Nazione Indiana
a c. di redazione
Nazione Indiana è nata ufficialmente con un pezzo programmatico, pubblicato il primo marzo del 2003, firmato redazione nel quale Antonio Moresco e il gruppo che si era formato attorno a lui provavano a dar vita a un nuovo spazio, di letteratura e di vita. Quello che qui desideriamo ricordare, e proporre ai lettori che sono arrivati a conoscerci dopo quella data, è la parte finale del secondo pezzo pubblicato, a firma di Moresco e in forma di diario argentino ̶̶ come molti dei successivi post di Antonio ̶ , nel quale il nome Nazione Indiana viene per la prima volta articolato e raccontato sotto il fantastico titolo In attitudine di combattimento e di sogno.
Crediamo che, malgrado i rivolgimenti radicali intercorsi nel frattempo nella costituzione e nella struttura del blog, compresa l’uscita di un certo numero degli stessi fondatori, a cominciare da Antonio stesso, Nazione Indiana abbia continuamente e testardamente interpretato e praticato queste iniziali parole e che in questo si riconosca una fedeltà forte alla sua costituzione originaria.
Eccolo a voi:
In attitudine di combattimento e di sogno
di Antonio Moresco
[…] Ho conosciuto alcuni tra i più importanti scrittori e poeti argentini e uruguayani, di cui mi ha colpito la semplicità e l’intelligenza ma anche la malinconia e la situazione per molti versi bloccata in cui si trovano, e che mi ha fatto capire ancora di più che grande, originale, potenziale cosa potrebbe essere quella nazione indiana che stiamo cercando di mettere al mondo.
Questa piccola irruzione emotiva (sono appena uscito da quasi 15 ore di volo sui tropici e sull’equatore, da un’opposta stagione e da un’accecante estate e da un breve sonno per recuperare l’insonnia febbrile del viaggio e il fuso orario, durante il quale mi sembrava che il mio letto tremasse continuamente) per dire agli amici che sono vivo, emotivamente teso, in attitudine di combattimento e di sogno, e che dovremmo davvero cominciare a far nascere questa Nazione indiana di cui abbiamo cominciato a fantasticare, qualcosa che ancora non si è vista, senza vincoli di poetica e di altra natura, gelosi ciascuno della propria libertà e indipendenza eppure capaci, quando occorre e ne abbiamo il desiderio, di cavalcare insieme. Incontrarsi, allontanarsi, perdersi di vista, persino, incontrarsi ancora, seguire ognuno le proprie strade, senza lasciarci logorare nel tentativo di ricomporre e moderare le diversità tra di noi, nello sforzo di mediazione che caratterizza anche i gruppi e le tristi consorterie letterarie di piccolo potere che ogni tanto nascono qua e là nello spazio e nel tempo, ma con qualcosa di indefinibile e libero che ci unisce e che ha fatto sì che ci siamo potuti incontrare, allargandoci moltiplicatoriamente verso l’esterno ma senza perdere la nostra libertà e il nostro peso specifico e baricentro, in questo grande vuoto ed enorme spazio che ci circonda.
Scusate l’emotività e la natura infantile di queste righe.
Un abbraccio,
Antonio
20 febbraio 2003.
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Grazie a tutti Voi.
PVita
“Gelosi ciascuno della propria libertà e indipendenza eppure capaci, quando occorre e ne abbiamo il desiderio, di cavalcare insieme”: pare appunto ciò che gli Indiani attuali NON sono. Pare essere invece, N. I., una di quelle “tristi consorterie letterarie di piccolo potere che ogni tanto nascono qua e là nello spazio e nel tempo”. Senza offesa per nessuno.
niky lismo
Sarebbe bello poter rispettare tali indicazioni di metodo e di sogni.
Ma sarebbe altrettanto opportuno (come è stata questa ‘ripubblicazione’) che ognuno misuri le proprie parole più volte prima di scagliarle nei commenti.
Sarebbe bello ed opportuno che si eviti di trasformare questo spazio in una chat di quart’ordine come spesso avvenuto.
Sarebbe bello, opportuno ed urgente che le molte ‘acidità’ da rancorosi vengano ‘filtrate e decantate’ prime di essere ‘offerte’ agli altri.
Viceversa sarebbe oltremodo patetico continuare ad offrirsi agli altri solo attraverso gli epiteti ipocriti e velenosi.
L’unica legge del web resta: “attenersi ai contenuti dei post”. Solo. Sempre.
Sarebbe poi …., ma ci riusciremo?
montecristo
Vi leggo molto, sin dai primi tempi, commento poco, quasi mai. Tuttavia N.I è ancora per me un sito su cui riposare lo sguardo, dopo aver fatto scorrere le pagine terrificanti dei quotidiani. Grazie di questo
Dal sogno alla realtà. Da un gruppo di letterati in attitudine di combattimento a una riserva di panciuti stanziali
L’articolo di Antonio Moresco svela i due lati che mi incantano in NI. Il cuore poetico che dà colori d’infanzia, sensi ritrovati; il sogno come punto di fuga attraverso una lingua bella fatta a volte di dialetto, o musica nata della traduzione. E’ l’idealismo che trovo: qui si ascolta le voci che hanno lottato per trovare uno spazio, la possibilità per quello che soffre di avere
una casa per essere sentito.
NOI NON MOLLEREMO MAI QUESTA NAZIONE INDIANA.
MAI. NOI SIAMO INDIANI.
ABBIAMO PIUME E PELLE.
VOCE E CORPO.
E CANTIAMO DAVANTI AD UN GRANDE FUOCO, RACCONTANDOCI STORIE.
COSI’ FACEVANO ALCUNI PRIMA DI NOI, COSI’ FACCIAMO NOI.
COSI’ FARANNO ALTRI DOPO DI NOI.
LA MAGIA SI RIPETE DA ANNI, TUTTI CONTINUANO A CREDERCI: SCRITTORI, LETTORI E SEMPLICI “CITTADINI” DOTATI DI CURIOSITA’.
:)
“In attitudine di combattimento e di sogno” sembra una frase di Castaneda, e magari il caso ne sa di cose, se Moresco scriveva quelle righe di ritorno dall’America latina.
Ora, le righe di Moresco sono molto belle e suggestive, ma se andiamo alla sostanza non dicono niente sul perchè un gruppo di scrittori si è ritrovato sotto il logo di NI, né dicono in cosa consiste questa fantomatica libertà che nello stesso tempo fa incontrare, unire, allontanare, incontrare di nuovo senza perdere… (indovina?) la libertà. Voglio dire: la parola è ripetuta troppe volte, c’è un che di impositivo in quella libertà – così ubiquitaria e indefinita.
Posto quindi che da quelle righe a mio parere non viene fuori nulla di tangibile a livello di ideali o di programma,
la domanda è: perché la redazione di NI ha sentito il bisogno di difendere la propria coerenza anzi la propria “fedeltà forte alla costituzione originaria”?
Perché una difesa non richiesta sulla propria “fedeltà” sa di dubbio sulla fedeltà stessa.
Lorenzo: perché le persone che si sono raccolte attorno a quelle parole negli anni hanno fatto NI, ed è una cosa bella, che voltandosi indietro fa piacere avere fatto e che in futuro promette di essere altrettanto divertente.
Ci fa semplicemente piacere dirlo ogni tanto, senza scomodare le teorie del complotto e del giovamento. Fare NI è divertente (oltre che faticoso, impegnativo e mangiatempo), spero che lo sia altrettanto leggerla e partecipare.
Il vostro solo difetto è di non aver pubblicato i pezzi ora raccolti qui:
http://ilmiolibro.kataweb.it/schedalibro.asp?id=375851
*-°
Ecco, Jan, è il divertimento, e magari anche il compiacimento, che manca secondo me nel post, che ha un tono quasi di autodifesa, o di rivendicazione: si rivendica, ci si difende quando ci si sente attaccati, messi in discussione in qualche modo.
Non c’è un tono del tipo: anche questo anno è passato e ci piace ricordarvi che noi indiani siamo nati così, e siamo ancora questi qui, e ne siamo contenti, e spero anche voi.
Poco male.
Da parte mia, sono contento che nonostante il tempo passi, e i cambiamenti siano sempre più veloci, questo blog ci sia ancora e da parte mia c’è piena disponibilità a parteciparvi come posso.
PS Non voglio ora dare giudizi di merito sulla sua gestione negli anni – al massimo potrei dire che la qualità dei commenti è peggiorata (lo so, non toccherebbe a me dirlo, ma pazienza).
Lorenzo, incasso la critica, questione di percezioni.
Lorenzo, “la qualità dei commenti è peggiorata” è una delle prime cose che ho letto su NI, quando ero ancora un commentatore, 6 anni fa.
Jan, più che aver fatto una critica ero incuriosito del perché di questo post, dato che secondo me non avete nessuna fedeltà da dimostrare. Il fatto che vi ha spinti a scriverlo un certo orgoglio anziché una serie di critiche sulla vostra fedeltà non può che farmi piacere. Poi, sulla forma, questione di percezioni, giusto.
A mio parere Gianni le cose sono molto peggiorate rispetto a 6 anni fa. I gruppi di anonimi inneggianti a razzismo, violenza ecc. su facebook sono l’evoluzione degli interventi anonimi sui blogs (a volte anche prolissi e pieni di informazioni e citazioni colte) volutamente atti a non dar nessun contributo alla discussione se non quello di depistarla, involgarirla, se non addirittura screditare direttamente il post o l’autore del post.
Del resto, visto l’involgarimento della tv, trasformata in un continuo dibattito – talk show dove politici e giornalisti di destra (non posso dire lo stesso di quelli di sinistra, la differenza è lampante, pur con le dovute sfumature personali) si trasformano in personaggi televisivi che attaccano o rispondono all’interlocutore di turno in modo sempre più aggressivo, maleducato e scorretto, se non infamante e fascista, non c’è da stupirsi.
Lorenzo scrive:
Da quando sono arrivato nel 2005 (sono 5 anni di lavoro) ho accumulato ore e giorni e mesi lavorando sui commenti, sui filtri antispam, sulla gestione dei troll, sulla registrazione dei nuovi arrivi, sui timeout alla discussione, ed ho discusso ciclicamente ad nauseam con gli altri indiani a proposito dei commenti. La conversazione è migliorata, si è liberata di certi accanimenti ossessivi, di modi prezzemoli molesti, di rutti e scuregge. Mi sento a mio agio ora, oggi sapendo che difficilmente sarò chiamato a spegnere incendi tra i commenti (o a rispondere in commissariato).
Questo non vuol dire che la conversazione sia per forza più interessante, più utile, più singolare: a volte sì a volte no. Io personalmente trovo pallosissime le discussioni nei nostri articoli endoletterari, più interessanti altre magari conversazioni meno gettonate, cerco di seguire i pezzi con oltre 10 giorni di vita (usciti dalla home page e dal furore dell’attenzione).
Lucy scrive:
I commenti sono aperti, non ho altro da dire.
scusate: io mi affaccio molto, ma commento poco. però ho capito una cosa.
ai tenutari di questo blog non interessa affatto che vi partecipino altre voci. anche quando i commenti sono seri e centrati vi rispondete un po’ tutti tra di voi, fondatori e new entry – evidentemente accreditate -. le persone comuni che hanno qualcosa da dire vengono bypassate regolarmente. questa è puzzetta sotto il naso: punto.
qualche giorno fa ho fatto una battuta nient’affatto cattiva, ma pur sempre una battuta, a due, non ricordo chi, che si beccavano. siccome uno dei due aveva fatto uno svarione grammaticale da kilo, io c’ho scherzato. sono stata cancellata due volte. mi pare che questo non deponga a favore di tutte quelle belle cose che vantate. senso dell’umorismo pari a zero, spirito di condivisione, meno di zero…
parlatevi tra di voi, o addosso, vedete un po’. è nazione indiana che non è diversa da altri luoghi di dibattito: in più è diventata un po’ snob, o forse lo è sempre stata. naturalmente ci sono le eccezioni: una è rappresentata da francesco forlani. i commenti dotati di informazione credo che a volte vengano ignorati dall’autore del post perché ne viene surclassato. ma con ciò si resta identici a prima, sterili, chiusi. il solito dramma della “cultura” italiana.
non vogliatemene…sempre che mi lasciate dire la mia.
buon anno nuovo.
lucia tosi. venezia
“.All’angolo di una strada, Karl vide un cartello con il seguente avviso: Oggi, all’ippodromo di Clayton, dalle sei del mattino fino a mezzanotte,si contratta personale per il teatro di Oklahoma. Il gran teatro di Oklahoma vi chiama! Solo per oggi, soltanto per questa volta! Chi rifiuta oggi questa opportunità, la rifiuta per sempre! Chi pensa al proprio futuro è uno dei nostri! Tutti saranno benvenuti! Chi vuole essere artista che si presenti! Il nostro teatro può impiegare tutti, ognuno nel posto che più gli si addice!
Fin da ora ci rallegriamo con coloro che decideranno di unirsi a noi!
Ma affrettatevi, in modo di arrivare prima di mezzanotte! A quell’ora si chiude tutto e non si aprirà più!
Sia maledetto chi non ha fiducia in noi!
Coraggio, a Clayton!…”
Quando nel 2005 sono entrato in Nazione Indiana invitato da Andrea inglese, mi era capitata la stessa cosa occorsa a mr K in Amerika. Per me Nazione Indiana è soprattutto questo, e mi auguro che lo sia per tutti, commentatori, redattori, collaboratori più o meno fissi e perfino per gli infami che in quei mesi bersagliavano il sito con i loro coccodrilli e annunci mortuari. Certo non potevano immaginare che degli autori di serie b avrebbero tenuto ( vd a questo proposito l’articolo di raul Montanari ( https://www.nazioneindiana.com/2005/05/27/allora-ce-ne-andiamo-prima-noi/ ) che fotografava bene la situazione di allora mancando però la previsione di quello che sarebbe successo poi. E cosa è successo, è a dir poco semplice. Per molte ragioni, alcune sicuramente fortuite -vd l’esplosione della rete e dei blog nei mesi successivi all’abbandono- ma soprattutto grazie al lavoro che le successive redazioni hanno svolto, c’ è stato un aumento considerevole del numero di lettori (e commentatori) , e la conquista sul campo dello status di sito letterario autorevole nel panorama italiano. (vd a questo proposito l’analisi lucidissima che ha pubblicato Gherardo Bortolotti http://bgmole.wordpress.com/2009/12/29/la-mediazione-laggregazione-e-nazione-indiana/ )
Nazione Indiana per molti di noi (Rizzante, Inglese, Raos, effeffe) era la tappa di una storia cominciata almeno dieci anni prima con le riviste (Baldus, Paso Doble,Atelier du Roman, Sud) di cui facevamo parte e da questo punto di vista almeno per me, l’unica fedeltà che ho chiesto al lavoro che avrei fatto per NI era a “quella” storia, non a questa con cui certo potevo entrare in “risonanza” ma che soprattutto nell’epilogo confesso di non aver capito. E visto che siamo a fine anno, tempo di bilanci, vorrei confessarvi un certo godimento nel realizzare che “les miserables” hanno mantenuto l’assedio e colgo l’occasione per abbracciare tutti quelli che ci sono vicini, che ci aiutano a far circolare articoli e autori che ognuno di noi ha desiderio di far conoscere e che si scontrano puntualmente con il muro di gomma di un’editoria ufficiale che da anni sembra aver disertato la battaglia delle idee. Mi auguro solo per Nazione Indiana che quando lascerò la baracca colui che mi subentrerà potrà leggere lo stesso cartello che ho trovato io.
effeffe
Ho sempre trovato in Ni uno spazio aperto per scrivere, e come commentatrice straniera, un vincolo che mi avvicina della letteratura,
della bellezza, e di un paese che amo. La qualità degli articoli mi dà
vergogna, quando so benissimo che la mia lingua è maldestra, imperfetta,
con errori o che il mio pensiero rimane al superficiale, nell’incapacità di
formulare un’idea chiara.
Commentare è un cenno di amicizia che faccio. Con Ni ho imparato a leggere l’italiano nella sua più bella forma, e incontrare anime. Ha rotto
la mia solitudine. Ho trovato un luogo (virtuale) dove mi sento più leggera.
Ringrazio Ni e Jan ( il lavoro che fa è straordinario); manca solo la la correzione degli errori miei :-)
Finché tagliate gente come db, come potete pensare di mantenere un livello decente? Buon ANNO MA BUONO DAVVERO.
Hai ragione, Jan, la mia visuale sui commenti è molto minore della tua e di certo non considera il tuo (invisibile ma tangibile) lavoro. Può darsi quindi che la mia valutazione sia molto parziale.
In ogni caso, buon anno, INDIANI!
Buon Anno.
augh! :-)