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Proviamo a ballare insieme quest’ultimo valzer

di Helena Janeczek

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Tanto volle sopravvivere che poi morì. Tanto vollero sopravvivere che poi morirono.
Lo dico con rabbia perché la cosa che più mi sento stamane è incazzata. Mi pare bene, però, potenzialmente. Mi pare bene che si sia rotta la coltre del Non-Ci-Sono-Alternative, di rassegnazione al meno peggio. Ieri sono successe due cose, in rapida e ineluttabile sequenza.
Grillo ha candidato Stefano Rodotà, dopo cazzate presumibilmente tattiche come la scelta della Gabanelli (la Gabanelli?). Ha fatto politica, ha fatto scacco matto. Molto probabile che fosse consapevolissimo che così otteneva l’obiettivo più facile da raggiungere: portare il Pd al suicidio. Ci è riuscito, complimenti. Con una sola mossa potrà guadagnare un sacco di voti e fare ciò che più gli piace negli anni a venire: l’opposizione eterna e sterile a Berlusconi, megafonato, oltre che da se stesso, dai suoi amici sempre molto costruttivi e per nulla interessati alla sopravvivenza personale nella politica-spettacolo: tipo Travaglio e Santoro. Questi pseudo-messianici nichilisti il mio consenso se lo possono scordare sine die anche per questo.
Ma ieri è successa (sarebbe successa?) anche una cosa bella. Il nome di Rodotà ha abbattuto il clima da devastante e demenziale guerra civile che si è preparato (ed è stato fomentato) dopo le elezioni.
C’è stato un riconoscersi di una schiacciante maggioranza che ha abbracciato dalle migliori firme che scrivono su Repubblica (Barbara Spinelli, Salvatore Settis p.e) al Manifesto e oltre. E soprattutto cittadini che – giustamente- se ne fregano che stavolta la cosa giusta l’abbiano fatta Grillo e il Movimento.
Oggi però hanno voglia di ripetere: visto! Ve l’avevamo detto! Pd e Pdl stessa cosa! Anzi Pd uguale all’altro meno elle!
Forse la seconda frase-slogan è più tristemente vera della prima. Il Pd ha dimostrato un servilismo nei confronti di Berlusconi senza limite. Il Pd purtroppo ha anche dimostrato che in termini di “Kasta” sta messo peggio del Pdl. Ha dimostrato che l’unica tradizione unificante delle sue correnti ex-Pci e ex-Dc è il dna della nomenclatura di partito, del burocratismo, dei papaveri e mandarini.
Se l’unico a essere emerso da questo sistema autoreferenziale di morti viventi è Matteo Renzi, temo che la ragione stia principalmente nel fatto che è sfuggito di controllo; perché è partito da una strada meno vigilata, quella dell’amministrazione locale. Poi, certo, con le sue idee politico-economiche è più facile trovare appoggi importanti che con quelle che si collocano più a sinistra.
Ieri mi si è anche sciolto un dubbio che mi portavo appresso sin dalle primarie alle quali non ho partecipato proprio per via di quel sentimento schizofrenico. Pensavo che solo Renzi potesse salvare il Pd dall’entropia; ma mi pareva insensato votare per un segretario che non avrei votato come candidato premier. Come molti, pensavo che Bersani mi fosse politicamente, persino “antropologicamente”, più vicino; però mi facevo troppo poche illusioni che potesse avere la forza di far svoltare il partito per sentirmela di dargli la preferenza.
Oggi penso di aver fatto male. Penso che avrei dovuto andare a votare Renzi. Penso che, in effetti, la questione del rinnovamento o della rottamazione, venisse prima di ogni altra; perché per il Pd la cosa che veniva prima era la sopravvivenza di sé stesso, un obiettivo del tutto pre- o antipolitico. La patetica (eufemismo) perorazione di Stefano Fassina per Marini di ieri sera lo dimostra a sufficienza.
Non sono addentro alle questioni del partito e non voglio esserlo. L’Unità diretta da Concita de Gregorio mi aveva affidato una piccola rubrica settimanale nelle pagine di politica che l’Unità diretta dal fedele Claudio Sardo poi mi ha tolto. Pensavo fosse il mio compito di cosiddetta intellettuale indipendente fare le pulci al Pd o come diceva Franco Fortini, l’ospite ingrato. Il primo pezzetto non pubblicato aveva il titolo di lavoro Pd-Pasok. Sembrerebbe andata anche peggio.
Non so se dico una cosa davvero sostenibile se affermo che mi pare di capire che persone come Mila Spicola, di Palermo, o Francesco Nicodemo da Napoli, persone che non conosco personalmente ma che mi sembrano intelligenti, colte, agite da passione politica trasparente, stanno con Renzi non tanto per totale appoggio alla linea politico-economica, ma perché il Pd in quelle latitudini fa particolarmente cacare (meridionalismo dovuto!). La stessa cosa vale anche per le regioni “rosse”, per l’erosione dei voti verso l’M5S da quelle parti. Perché il problema non è solo D’Alema e Enrico Letta, ma anche i tanti amministratori protetti e selezionati dall’apparato che non fanno altro che amministrare (sempre peggio) il loro potere o poterino e non ci pensano minimamente a mollare l’osso.
Dico ancora una cosa piuttosto a naso, ma non mi pare del tutto fortuito che le risorse umane migliori del Pd che io conosca si trovano a Nord, nelle regioni dove non ha avuto per un ventennio poco o pochissimo potere (quello che ha avuto, però, è simboleggiato dal nome di Penati). La punta emersa di quell’iceberg si chiama Pippo Civati. Lo seguo grosso modo da tre anni, lui sì lo voterei perché mi ritrovo quanto basta (e avanza) in quel che scrive, dice, propone politicamente. Però che fatica boia ha dovuto fare perché almeno quelli che si interessano di politica potessero scoprirne l’esistenza. Giusto adesso gli hanno consentito di uscire un attimo fuori dall’armadio perché serviva qualcuno che potesse far passare credibilmente il tentativo di colloquio con l’M5S. Non c’è forza politica che più del Pd si sia dimostrato un Saturno che strozza i propri figli.
Ma finché ci sono persone come lui e molte altre, a tutti i livelli, finché c’è soprattutto un noi di cittadini che non riesce a farsi piacere un movimento guidato (come abbiamo abbondantemente visto) in modo ultra-autoritario, dove il criterio di selezione per dare le cariche più importanti (leggi Crimi e Lombardi) pare quello della fedeltà del perfetto idiota, preferirei che non ci ammaccassimo, non ci avvilissimo, non ci rassegnassimo a far vuotare al Pd il calice del suo triste destino, con o senza un vaffanculo tornato comune patrimonio del popolo italiano.
Vorrei che ora, proprio adesso, in queste ore, cercassimo di riprendercelo perché sono altri che se ne sono appropriati contando sulla nostra mestissima pazienza infinita, sul nostro senso-di-responsabilità portato sino ai limiti del masochismo.
Le identità politiche fatte di contenuti, programmi, visioni dell’economia e della politica, le dovremo definire e costruire, certo. Ma dopo. Fare battaglie condivise anche con coloro con i quali già sappiamo che da domani avremo poco da spartire non è politica al ribasso. È politica e basta.
Oggi c’è bisogno di stare uniti, tirare fuori un po’ di voglia di lottare. Nel nome di un candidato alla Presidenza della Repubblica che batte in levare: come un valzer.

Per chi volessse firmarla (male non può fare anche se non basta) c’è questa petizione.

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33 Commenti

  1. Cara Helana,

    è difficile credere che una persona intelligente come te, e che stimo da molti punti di vista, sia stata e sia tuttora così ingenua. Il PD-SEL sono un monumento all’inciucio berlusconiano (non che questo rappresenti il male assoluto, intendiamoci: non credo che B. sia il male dell’Italia, bensì un sintomo, una manifestazione; tuttavia, la storia insegna: ricordi Violante http://www.youtube.com/results?search_query=violante+berlusconi&oq=violante+berlusconi&gs_l=youtube.3..0l3.24387.27765.0.27990.21.11.1.9.10.0.108.882.10j1.11.0…0.0…1ac.1.xTuvQE5QLHM che in una seduta parlamentare ricordava a B. che nulla era stato fatto da loro, la “sinistra”, per mettere in pericolo “le sue televisioni”?) e all’acquiescenza più prona ai dettati di Bruxelles, quell’Europa che con la sua moneta e le sue imposizioni autoritarie ha messo in deroga la nostra costituzione con, ma non solo, il pareggio di bilancio in costituzione. Dov’eravate voi, uomini e donne di “sinistra”, quando sotto il governo Monti è stato fatto sfregio alla costituzione con questo obbrobrio che condanna il nostro paese, assieme all’abbraccio mortale dell’Euro, a un declino economico-e-culturale inevitabile? E di cosa si parla ora? Di Marini, Rodotà, ecc. ecc. quando il paese avrebbe bisogno di tutt’altre discussioni sulle prime pagine dei giornali. Siamo ancora ad aspettare l’uomo forte o, altrimenti, l’uomo puro che può degnamente rappresentare questo paese, presi da un’ottica personalistica della politica di stampo fascistoide, sia “de destra” che “de sinistra”. Napolitano non è stato, specie nel periodo finale del suo mandato, un degno presidente della repubblica: il proconsole Mario Monti via BCE-Germania l’ha messo lui sull’alto scranno permettendogli di fare macelleria sociale come mai vista in questo paese. Risultato: una crisi economica mai vista dal secondo dopo guerra in poi, con una contrazione del PIL mai registrata. È del tutto irrilevante chi sarà il futuro presidente della repubblica; l’importante è rendere coscienti i cittadini italiani che la guerra non si gioca solo qui, entro i confini nazionali, ma soprattutto fuori, in Europa, e che una classe politica degna di questo nome dovrebbe avere come primo mandato la messa in discussione dell’intera Unione Europea e dell’Euro o l’uscita immediata dalla stessa e dall’unione monetaria. Questi sono i topics; tutto il resto, comprese le acrobazie sessuali di B, non credo abbiano un impatto macroeconomico sul paese determinandone una crisi di questo tipo.

    • Lombardini, sarò anche d’accordo con il contesto internazionale della crisi italiana, ma sembra che tu non abbia mai nemmeno amministrato un condominio. Il problema è tuttaltro, benaltro, è l’albero che mi toglie il sole dalle finestre… ma dai! Questi strumenti abbiamo, nella Repubblica, e permetti ben che li usiamo e ne discettiamo.

      La frecciata lecchina ad Helena poi risparmiatela, dai.

  2. Da tempo il PD si è mosso in una direzione per cui molti elettori come me non potevano più votarlo, oggi molti elettori come me decideranno se in futuro potranno votare partiti di sinistra che faranno alleanza con il PD. A questo punto mi auguro si spacchi, così la smettiamo con questo aborto di partito.

  3. Cara Helena, scrivi:
    “Molto probabile che fosse consapevolissimo che così otteneva l’obiettivo più facile da raggiungere: portare il Pd al suicidio. Ci è riuscito, complimenti. Con una sola mossa potrà guadagnare un sacco di voti e fare ciò che più gli piace negli anni a venire: l’opposizione eterna e sterile a Berlusconi, megafonato, oltre che da se stesso, dai suoi amici sempre molto costruttivi e per nulla interessati alla sopravvivenza personale nella politica-spettacolo: tipo Travaglio e Santoro. Questi pseudo-messianici nichilisti il mio consenso se lo possono scordare sine die anche per questo.”
    Su questo punto cerchiamo di essere lucidi. 1) Il PD s’è “portato” al suicidio da solo (un’ennesima volta); 2)”l’opposizione eterna e e sterile a Berlusconi” è stata una dei più grossi limiti della politica e della cultura del PD (e di Repubblica, ecc.) in questi anni.
    Non c’è bisogno di essere un elettore di Grillo per riconoscere questi fatti.
    Aggiungo una cosa. Berlusconi – e lo constato su di me e sul mio voto in questi anni – ha permesso al PD di rimanere compatto e di presentarsi in modo convincente come il male minore. Dubito che con l’avvento di Grillo, questa strategia funzioni per molto. “Repubblica” si è subito messa al lavoro con questo scopo. Ma come prevedevo nell’immediato post elezioni, il Movimento5Stelle non è solo portatore di sue enormi contraddizioni, ma anche rivelatore di grandi contraddizioni in seno a tutta la sinistra.

  4. Temo che Inglese abbia ragione: il PD si è suicidato da solo. Di più, dopo le elezioni è riuscito acrobaticamente ad accoltellarsi su ambo i lati. Berlusconi andava combattuto occupandosi del lavoro, di serie riforme, di istruzione… E indicando un “modello etico” degno di rispetto.

  5. peraltro in quel crinale degli anni 90 in cui il buon marini occupava la seconda carica dello stato ci siamo piegati alle logiche del pragmatismo della diplomazia facendo si che Abdullah Öcalan,leader del più grande gruppo etnico privo della patria,fosse di fatto consegnato ai suoi carcerieri senza cercare di compensare la cosa in qualche maniera,per esempio istituendo una conferenza permanente sui diritti del popolo curdo.In pratica quando a vincere è il pragmatismo c’è sempre poco da gioire(e quindi possiamo iniziare a festeggiare.Forse)

    http://s6.farskids314.com/Masoud2/91/08/26/01/Lana%20Del%20Rey%20-%20Burn%20To%20Die/Lana%20Del%20Rey%20-%20Burn%20To%20Die%20320/1-01%20Born%20to%20Die.mp3

  6. C’è un dato evidente: è solo, unicamente tattica. Strategia l’è morta da tempo.

    Strategia è un progetto politico-economico-sociale alternativo a quello dominante, cioè quello di Monti e dei suoi padroni. Che resta tale anche se Monti non conta più niente. Lottare per questo progetto, anche in minoranza, ma crederci. Invece niente. Regna il Terrore. Di potere urtare la Sensibilità Dei Moderati. Anche solo a parlarne si viene tacciati di ingenuità, di irresponsabilità. E chi ne parla viene regolarmente escluso dai media dominanti, che sono controllati dai padroni di cui sopra. I Moderati potrebbero entrare in iperventilazione!

    Quindi, solo tattica. E Grillo tatticamente è stato particolarmente velenoso. Ha tirato fuori la candidatura di Rodotà a giochi fatti, cioè l’indecente inciucio tra Pd e PDL. Così può dimostrare che veramente il Pd è “meno elle”. E nessuno può dargli torto.

    Così Renzi può dimostrare che sono tutti zombi e solo lui vuole davvero “spaccare”. Perché solo lui è il rinnovamento. Così ci tocca essere d’accordo con uno che ha la politica economica di Ichino e Marchionne.

    La tattica di per sé non consente scappatoie. Perché dovrebbe essere al servizio della strategia. Ma strategia l’è morta da tempo.

  7. a Mauro,
    “Regna il Terrore. Di potere urtare la Sensibilità Dei Moderati. Anche solo a parlarne si viene tacciati di ingenuità, di irresponsabilità. E chi ne parla viene regolarmente escluso dai media dominanti, che sono controllati dai padroni di cui sopra. I Moderati potrebbero entrare in iperventilazione!”
    Questo è il lavoro giornaliero dell’ideologia dominante: far credere che questa sia l’unica forma di società possibile, per necessità naturale, e pensare diversamente è come voler volare, violando le eterne leggi della gravità. Solo che la situazione attuale accentua il carattere schizofrenico dell’ideologia, che deve ogni giorno di pioggia ripetere che fa un caldo esagerato.
    Comunque qualche conclusione io ho finito di tirarla. Per la prima volta nella mia non brevissima cariera di elettore, non voterò più PD, anche se sotto il ricatto solito di far andare al potere Berlusconi o chi per esso. Tanto il Baubau non è in procinto di arrivare, è già arrivato, e da un pezzo, e oggi ne stiamo sperimentando tutte le conseguenze. Ha vari nomi: si può chiamarlo shock economy, deregolamentazione dei mercati, fiscal compact…, ma campeggia alle spalle delle miserie italiane.
    Come speranza mi rimane che Renzi ottenga finalmente quanto fino ad ora non si è realizzato, ovvero una scissione tra la parte moderata e conservatrice del partito, da lui guidata, e quella minoranza non rassegnata, che ha ancora voglia di combattere davvero. Detto questo noi abbiamo, mi sembra, anche a sinistra del PD, un paesaggio di macerie. E non sarà facile mettere assieme i pezzi, anche sperando che ne arrivino di nuovi. E dopo queste allegre considerazioni, mi fermo.

  8. Cara bellissimo sono d’accordo quasi su tutto. Cioè fino all’altro ieri ero d’accordo su tutto tutto – perchè la questione dissonante per me è Renzi. Voglio Rodotà, condivido la tua analisi, anche io a casa mia ne ho fatta una molto sintonica, e hai super ragione sia su l’Unità nevvero che sull’ottimo Civati, che mi sta piacendo sempre più.
    solo che io trovo Renzi sostenibile fino a che uno non sente esattamente quello che dice. Quando comincia a parlare capisci che quello che si considera rinnovamento è esclusivamente uno spostamento semantico orizzontale. Non si va verso nord si va verso est. E in questo modo, si vincerebbe, forse, ma ruotando la mappa, sulla carta, portando effetti che un governo di forza italia avrebbe procurato ugualmente.
    Donde il mio stato d’animo di questi giorni: vertici di massimo sconforto

  9. Non c’è dubbio che il Pd si stia facendo fuori da solo. E sia l’unico responsabile delle sue azioni.
    Ma la tattica di Grillo è stata sin dall’inizio respingere ogni travagliatissima e spesso patetica apertura per portare il Pd all’incucio con il Pdl e portarsi a casa lo scalpo del nemico più facile da far esplodere nelle proprie contraddizioni.
    (sono d’accordo con Mauro e mi sa che non faccio altro che ripetere quel che lui ha già scritto). Il risultato è che ci ritroveremo esattamente con le vecchie contraposizioni che tu denunci, il surrogato “morale”, identitario, autoritario e personalistico di vere e anche dure dialettiche e conflittualità politiche: solo che d’ora in avanti ci sarà Grillo vs Berlusconi. Non mi pare una gran figata, sinceramente.
    Indubbiamente Repubblica si è subito messa al lavoro per andare in culo a Grillo e al movimento e fare la spalla al Pd, o anzi una o più dei suoi frammenti (Bersani e Renzi, a targhe alterne grosso modo). Con i metodi dello sputtanamento mediatico che trovo ormai insopportabili perché mettono sullo stesso piano eventuali investimenti in Costarica, Crimi che dorme in parlamento, la Lombardi che ha perso il portafoglio e cose anche politicamente gravi; in primis, tutte le promesse mancate sul “uno conta uno”, sulla democrazia più piena e partecipativa.
    Insomma è decisamente vero che si replicano le modalità collaudate sub Berlusconi, con una tale diffusione parossisitica che – come ho letto da qualche parte – con tutte ste macchine del fango in giro (anche in rete, dal basso) il settore che potrebbe dare buone entrate pur in tempi di crisi è l’autolavaggio.
    Per tornare al Pd, mi ha colpito molto il seguente commento di Maurizio Cassi, trovato sulla pagina facebook di Lipperini a questo pezzo.
    “Secondo me è peggio di come la descrivete. C’è un nocciolo duro e agguerrito di apparatciki, nel PD, che non vuole la riforma elettorale perché è ben contento della nomination, non essendo assolutamente in grado di affrontare una campagna elettorale nei contenuti e di fronte agli elettori; che non vuole né abolire le province né ridurre davvero i costi della politica, che sono il loro stesso pane; che vorrebbe, infine, sancire il principio di non perseguibilità o quasi dei politici. Insomma, un gruppo forte e coeso che si sente più affine al PDL, a cui è accomunato dalla gestione del potere, che al proprio elettorato. Costoro si illudono che, eleggendo Marini e traendone poi la conseguenza logica del governo di larghe intese, potranno restare dove sono per qualche anno e addomesticare ulteriormente a loro uso l’ingegneria delle istituzioni, per potersi autoperpetuare. Invece io penso che Berlusconi, dopo aver servito la polpetta avvelenata che è Marini, le larghe intese le farà durare non più di due mesi e poi farà saltare il banco, andando a elezioni in cui il PD (se non si sarà nel frattempo scisso) prenderà il 10% se va bene. E’ questo il trappolone in cui stanno cadendo. E Grillo pure è contento, perché chi troverà indigeribile votare a destra voterà per lui, o non voterà. Al punto in cui siamo c’è da augurarsi che alla fine prevalga Rodotà, ma temo che con questo clamoroso coming out sulla vera natura dei propri interessi il PD abbia comunque firmato la sua condanna. Comunque vada. In questo momento storico la distinzione tra destra e sinistra, che seconco me è inestinguibile, è oscurata da un’altra opposizione: quella tra apparato e società. Come tanto tempo fa teorizzò Max Weber, se non sbaglio”.
    La sovrapposizione tra i due piani è un problema non da poco. Vale per il successo del M5S (e non è scelta casuale che qui parlo di movimento e non di Grillo), vale per Renzi. In teoria non mi parebbe niente male che il Pd si scindesse non riuscendo più a governare le sue contraddizione squisitamente politiche: specie se questo significasse la sconfitta dell’apparato. I centristi-liberisti da una parte, dall’altra quelli più a sinistra. Poi uno – alleluja – potrebbe scegliere per chi votare con criteri che hanno un senso compiuto.
    Ma c’è il problema dell’apparato che pesa assai di più della conflittualità politica. (in questo quelli del M5S hanno ragione, seppur ignorando gli elettori, molti tesserati e anche un bel po’ di politici “veri”).
    @Domenico, non c’è bisogno che mi dai dei lei.
    Stavolta ho voluto parlare e sì, anche sfogarmi, di una specifica contingenza italiana del momento. Poi c’è il problema della UE, delle politiche monetarie che è più grande, certo. Come è più grande ancora il problema dell’ambiente, del lavoro e della distribuzione della ricchezza nelle società avanzate postindustriali e dell’erosione che questo crea alla politica e alla democrazia non solo rappresentativa, ovunque. Per riflettere su tutte queste cose insieme ci vorrebbe molto tempo e molto più spazio, pur elencandole in forma breve.
    Se una riflessione circoscritta non ti interessa, passa pure oltre.

    • Il commento di Cassi mi sembra acuto, anche in relazione a ciò che non era ancora accaduto. Con il flop di Prodi, scelto all’unanimità, direi che la diaspora del Pd si avvia alla convulsa conclusione. Mi spiace, in quanto ho continuato a ritenerlo un “meno peggio” per fare almeno il mio dovere di cittadina: disillusa da tempo nelle speranze di giustizia sociale e democrazia condivisa, ma tuttavia convinta della “necessità” di andare almeno a votare…

  10. Su Renzi (per Zauberilla e tutti), in sintesi: non lo voglio proprio per quel che rappresenta politicamente. E non ho come priorità vincere a tutti i costi. Però auspicherei la fine della notte dei morti viventi. E credo (probabilmente mi illudo) che solo lui sia oggi in grado di spaccare il Pd in modo sufficientemente sano: ossia facendo sia da centrifuga politica che da “rottamatore” dell’apparato. Con la conseguenza che la parte di sinistra sia costretta anch’essa a fare spazio a chi vuole fare la politica-per-la-politica.

  11. Si sbaglia Helena quando dice che Grillo farà quello che gli riesce meglio, l’opposizione a Berlusconi, perché storicamente l’unica opposizione che Grillo abbia mai fatto è quella alla sinistra parlamentare organizzata. Anche il suo recente appello a Bersani di votare Rodotà sin da subito con la promessa di un governo (sirene peregrine da un partito senza né capo né coda) è stata una mossa per dare in pasto ai giornalacci il simulacro del segretario del Pd, dato che Grillo sapeva perfettamente che nelle prime fasi di voto non si sarebbe potuto andare nella direzione di Rodotà, non condiviso da tutto il parlamento. Ora serpeggia il nome di Prodi che è la vera candidatura del Pd, ma questo ovviamente quelli della trasparenza l’integrità la purezza ecc ecc non lo capiscono, perché spalare merda sulla sinistra è ormai sport nazional-popolare (sono d’accordo che la sinistra per molte cose vada aspramente criticata, ma almeno fatelo sui punti veri non sulle norme costituzionali – l’inciucio il Pd non l’ha voluto fare, l’hanno detto in tutte le lingue del mondo, ed infatti nasce proprio da qui l’esigenza di fare prima il capo dello Stato e poi il governo… Pd e Pdl non hanno fatto insieme nemmeno un governo di scopo, figuriamoci uno politico).
    Mi fa davvero strano che un sito così intellettuale come NI che dovrebbe mantenersi laterale rispetto alle descrizioni politiche mainstream ci casca dentro con tutte le scarpe… fino a pubblicare la foto di Bersani e Alfano durante un coffee-breack… mah, contenti voi.

  12. Ore 14:48, siamo sul divano, siamo davanti la TV, io ho appena finito di leggere questo pezzo, ascoltiamo le notizie e la persona accanto a me dice “andasse affanculo pure Prodi” – e per la prima volta dopo tanti, tanti anni, mi trovo a sperare che sì, che il partito di sinistra scompaia (affinché la sinistra non scompaia), e che (come dimostra bene questo pezzo perfettamente lucido e appassionato al tempo stesso) “mi pare bene, però”.

  13. Grazie, Renata. Temo che alla fine della giornata avrò mollato anch’io le ultime speranze o resistenze.
    Già oggi è una puntata ancora più tragicomicamente incomprensibile.
    Prodi.
    1) Che il Pdl e i suoi elettori odiano (il che ve bene per l’elezione di un premier, per il Presidente della Repubblica sarebbe persino un po’ contro la Costituzione)
    2) Che non va neanche al Movimento, comprensibilmente perché
    3)è associato coram populo a quell’Euro che ci renderà tutti più ricchi e felici, come si è visto.
    4) che, a quanto pare, nemmeno molti elettori del Pd vogliono votare!

    Quindi: why?
    Solo per dimostrare che loro sono più forti di Grillo? (ahahah)Per questa logica da asilo Mariuccia, mentre il solo parziale recupero di consenso in extremis passa per Rodotà?

    Se c’è dietro qualcos’altro, non voglio saperlo, non mi riguarda.

  14. Riprendo il commento citato da Helena:
    “In questo momento storico la distinzione tra destra e sinistra, che secondo me è inestinguibile, è oscurata da un’altra opposizione: quella tra apparato e società. Come tanto tempo fa teorizzò Max Weber, se non sbaglio”.
    Si potrebbe essere tentati di pensare che questa seconda opposizione sia tutta italiana, e grosso modo periferica rispetto ai problemi maggiori, ma la Francia lo sta scoprendo anch’essa in questi mesi, e sotto guida socialista. Credo che oggi sia errato sottovalutare questa opposizione, relegandola alla semplice retorica di matrice populista. (Questo non significa – concordo perfettamente con Helena – sposare le visuali alla Travaglio.) L’apparato e la società, per altro, è un tipo di opposizione che si ritrova storicamente in paesi dai regimi molto diversi, dalle dittature laiche e arabe al regime comunista sovietico. E il rimando a Weber dovrebbe far pensare che non siamo nell’ambito di preoccupazioni puramente moralistiche, ma di questioni centrali che riguardano la natura delle istituzioni.

      • http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/04/20/elezioni-presidente-della-repubblica-cetacei-impazziti-dellex-pd/569680/

        qui qualcuno che dice la stessa cosa in maniera forse un pò più leggibile.

        il riassunto è questo: il PD è il problema, non il suo suicidio, che anzi è un evento, per quanto doloroso, che deve avvenire il prima possibile.
        Non c’è da riprenderselo, c’è da farlo saltare per aria, perchè il PD non è mai stato un progetto di popolo e di sinistra, bensì un progetto di classi dirigenti centriste e antipopolari.
        Il PD è nato per incardinare al centro il voto di sinistra, esattamente come faceva la DC col voto di destra, nell’illusione di creare una nuova DC in grado di costringere il PDL al ruolo di eterna opposizione che fu del PC.

        Volete morire democristiani? E’ questa la domanda da porsi.

  15. Penso sia sostanzialmente vero che la dicotomia priincipale sia oggi quella fra apparato e società (in altri termini, quella tra flussi – finanziari – e territorio). In sè questa opposiaione non ha nulla di populistico; naturalmente può essere “sfruttata” populisticamente. Credo, al fondo, che questa dicotomia sia l’espressione, per dirla classicamente, di un nuovo disagio della civiltà. Mi pare, purtroppo, che la sinistra non abbia ancora (e per l’ennesima volta) i mezzi per interpretare questa dicotomia: la sinistra, forse, per dirla stringatamente, non ha proprio un’idea economica valida. Questa ce l’hanno i grandi capitalisti, naturalmente, e i grandi tecnocrati e forse, per questo, la nota, in alto, di Lombardini, ha una sua ragione.

  16. Helena, ti seguo sempre con ammirazione. Ma non questa volta. La possibilità di “scalare” questo pd è semplicemente inesistente e Renzi non credo sia la soluzione (i suoi finanziatori parlano per lui). A questo punto, meglio che Saturno finisca il suo ciclo: le macerie non attirano gli sciacalli e potremmo usarle come materiale da (ri)costruzione.

  17. A furia di fare analisi circoscritte, cara Helena, qui siamo nella merda. A furia di guardarci l’ombelico non vediamo che ce lo stanno mettendo sai bene dove. Non vi rendete conto che è il PD il male peggiore per questo paese, in questo momento storico, ben più del babau S.B.? Non vi rendete conto che è stato rieletto colui che non certo per incapacità di capire la situazione (vedi qui questo bel discorso di Napolitano http://www.camera.it/_dati/leg07/lavori/stenografici/sed0383/sed0383.pdf#nav del 1978) bensì per sciagurata scelta politica ha accettato senza tema i dettati autoritari della UE? La grave irresponsabilità del PD è ed è stata la non volontà di intavolare una discussione democratica sull’unione europea e sulla nostra eventuale uscita dall’Euro: quando usciremo, e usciremo, dall’euro si avrà un vuoto di potere o comunque il PD non potrà mai essere un referente credibile. Ora metteranno un altro governo tecnico che tecnico non sarà, come ben abbiamo visto con il proconsole germanico in Italia Mario Monti. E quali saranno mai le riforme che il paese avrebbe bisogno per “aumentare la propria competitività economica”? RIDUZIONE DEI SALARI REALI! LO CAPIAMO, PIDDINI? È ORA DI SVEGLIARSI DAL DELIRIO DELL’UNIONE EUROPEA E DELL’EURO! Ma una sinistra degna di questo nome non dovrebbe difendere i lavoratori? E questi inetti, ignoranti e collusi dovrebbero “battere col pugno sul tavolo” a Bruxelles per pretendere condizioni più favorevoli per l’Italia?

    La UE è uguale per tutti
    (farabutti)

    Per non parlare di questo http://krugman.blogs.nytimes.com/2013/04/08/france-has-its-own-currency-again/ e altre amenità, da cui si evince il carattere autoritario e razzista (ove la razza assume più una connotazione di potere economico che biologica) dell’Unione europea.

  18. Grillo ha candidato Stefano Rodotà, dopo cazzate presumibilmente tattiche come la scelta della Gabanelli (la Gabanelli?). Ha fatto politica, ha fatto scacco matto. Molto probabile che fosse consapevolissimo che così otteneva l’obiettivo più facile da raggiungere: portare il Pd al suicidio

    Helena mi potresti spiegare meglio questo tuo interessante passaggio?
    Per come lo leggo io è una cosa abbastanza grave quella che sembri ipotizzare.
    Vuoi dire che è grillo che ha scelto rodotà e non gli elettori pentastellati delle quirinarie?
    Vuoi dire che la gabanelli, scelta per prima, è stata solo una mossa tattica ed era scontato in partenza (forse concordato) che rifiutasse?
    Vuoi dire che le cosi dette quirinarie sono state tutta una bufala di grillo/casaleggio?
    In effetti ci sarebbe stato l’annullamento sospetto della prima votazione, con la scusa ridicola dei troll (e la curiosità di sapere chi avesse vinto in quelle prime primarie è veramente grande), e il fatto che non siano mai stati forniti i voti presi dai singoli candidati …
    Se fosse vero sarebbe veramente molto grave.
    Vorrebbe dire che grillo (ma daccordo con chi?) ha preso tutti in giro.
    Hai dei riscontri reali per dirlo o è solo una tua ipotesi (che però potrebbe essere molto realistica)?

  19. Georgia, la frase è stata forse scritta troppo di slancio su alcuni passaggi. Non credo – e manco mi pongo il problema – di un gomblotto, ma penso che tra tre primi prescelti delle quirinarie Rodotà fosse l’unico candidato adatto alla carica, il solo di cui ci si potesse aspettare che la accettasse. In più era un nome che circolava tra quelli proposti nel Pd o nella sinistra del Pd. Tornandoci su più a freddo è comprensibile che Grillo punti a erodere l’avversario più debole, ossia il Pd: debole perché è quell’accozzaglia di bande che si è vista, ma anche debole perché i suoi (residui) elettori sono in maggioranza più vicini al M5S. Il problema è che questo rafforza il Pdl, come si è sempre visto.

    Enzo, forse hai ragione tu e l’opzione di scalare questo Pd non esiste, malgrado la palese dissociazione del medesimo. E a quel punto Renzi non è nemmeno una soluzione parziale al problema del ridimensionamento dell’apparato. Non ho mai pensato però che fosse la soluzione del problema “partito-di-sinistra” e credo di averlo scritto in maniera abbastanza univoca.
    Il problema è che qui le cose cambiano di giorno in giorno, e io scrivevo queste cose molto a caldo mentre il lungo sucidio politico era appena cominciato. Gli ultimi sviluppi con l’endorsment a Renzi (che lo brucerà, se accetta, e penso sia difficile non accetti) ti danno ragione.

    Domenico, io resto dell’idea che la questione UE abbia bisogno di risposte politiche coordinate tra più paesi e non sono così convinta che l’uscita sia senz’altro la giusta soluzione. L’alternativa non è però nemmeno subire i diktat di sempre.
    E’ vero che il Pd fino a oggi è stato il più ligio a non mettere pressocché nulla in discussione, anche se degli strappi anti-austeri di Berlusconi mi fiderei pochissimo. C’è un antieuropeismo di destra che dei danni sociali alla fine se ne fotte.
    Comunque c’è un’indubbia correlazione tra la crisi dei partiti tradizionali della sinistra (moderata) in tutta Europa e la crisi della UE, alla quale sinora hanno trovato una risposta forse solo in Grecia, con Syriza.
    Forse tu pensi che da noi questa opzione sia soddisfatta dall’M5S, ma resta la questione che certe istanze devono trovare rappresentanza nei parlamenti o nei governi, avere la capacità di condizionare la politica di un paese nel suo insieme. Che ne parliamo io e te serve a pochissimo; invece il peso dell’M5S sul Pd potrebbe (ancora) essere proficuo. L’alternativa è un M5S al governo e mi sembra difficile (più difficile dell’eterno ritorno di B) e per vari aspetti non auspicabile, allo stato delle cose.

    • non ti accusavo di pensare ad un gomblotto, ma per carità (tral’altro non userei mai quel termine), ma solo di accusare grillo di fare politica mentre lui fa solo e sempre reality. Anche le quirinarie sono state solo reality e non normali primarie, ma il vero reality lo ha fatto chi ha continuato a chiedere rodotà come presidente (dalle piazze e dai soliti appelli) anche dopo che il pd aveva candidato prodi. Pensi davvero che poco più di 4000 voti in web (e per giunta senza alcuna garanzia di trasparenza) possano legittimare l’imposizione al Parlamento, dal di fuori, di una candidatura?
      Allora perché non imporre la fiducia a un governo bersani che di voti ne aveva presi più di un milione e mezzo a delle primarie vere?
      In realtà (forse per fortuna) siamo ancora in una repubblica parlamentare e non è possibile fare un presidente per acclamazione delle piazze come succedeva con le legioni romane che acclamavano l’imperatore :-)
      Io ero una grande ammiratrice di rodotà ma sinceramente penso che sarebbe stato un miglior aspirante presidente se, dalla candidatura di prodi in poi, si fosse ritirato. Prodi si è giustametne ritirato dopo la prima bocciatura perché, e rodotà lo sa bene, un presidente della repubblica, al momento, NON può situarsi come elemento di violento scontro. Soprattutto stefano rodotà che è ferocemnte contrario al presidenzialismo.
      geo

  20. Ciao Helena,

    grazie della risposta. Questa tua asserzione: “Domenico, io resto dell’idea che la questione UE abbia bisogno di risposte politiche coordinate tra più paesi e non sono così convinta che l’uscita sia senz’altro la giusta soluzione” è condivisibile ma si scontra allo stesso tempo contro “la dura realtà” di un’unione dominata dai pochi a danno dei molti o, se vuoi, dalla maggioranza contro la minoranza economica. Che l’uscita dall’Euro sia cosa salutare per noi (e per noi più di ogni altro paese dell’Euro) è concetto portato avanti in Italia da ormai molti esperti (che solo ora riescono avere voce e pubblico) e all’estero da molti altri (http://www.businessweek.com/articles/2012-07-15/why-italy-has-the-most-reason-to-quit-the-euro; http://www.zerohedge.com/news/italy-it-game-theory-over, qui il lavoro completo: http://www.latribune.fr/getFile.php?ID=5314959. Ecc. ecc.). Il vero problema, secondo me, è quando dici “non sono così convinta”: io invece, dati alla mano, e considerando le nostre passate esperienze (ad esempio quando uscimmo dallo SME), “so” che uscire è “una” prima soluzione cui vanno sommate altre, non ultima quella di avere una classe politica dignitosa e con una visione.

  21. vedi anche qui, ad esempio,
    Domenico Lombardini
    http://vocidallestero.blogspot.it/2013/04/perche-il-fmi-non-puo-affrontare-la.html#more, in cui “E’ evidente da lungo tempo che ci sono solo due soluzioni definitive al malessere della moneta unica. O si rompe, consentendo alla magia delle valute fluttuanti di ripristinare l’equilibrio economico dell’Europa, oppure si deve rapidamente passare ad un’unione di trasferimento su larga scala, con le nazioni surplus che sovvenzionano le economie deficitarie. Invece di costringere i leader della zona euro ad affrontare questa scelta, il FMI acconsente a soluzioni t

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Helena Janeczek è nata na Monaco di Baviera in una famiglia ebreo-polacca, vive in Italia da trentacinque anni. Dopo aver esordito con un libro di poesie edito da Suhrkamp, ha scelto l’italiano come lingua letteraria per opere di narrativa che spesso indagano il rapporto con la memoria storica del secolo passato. È autrice di Lezioni di tenebra (Mondadori, 1997, Guanda, 2011), Cibo (Mondadori, 2002), Le rondini di Montecassino (Guanda, 2010), che hanno vinto numerosi premi come il Premio Bagutta Opera Prima e il Premio Napoli. Co-organizza il festival letterario “SI-Scrittrici Insieme” a Somma Lombardo (VA). Il suo ultimo romanzo, La ragazza con la Leica (2017, Guanda) è stato finalista al Premio Campiello e ha vinto il Premio Bagutta e il Premio Strega 2018. Sin dalla nascita del blog, fa parte di Nazione Indiana.
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