Rapporto sullo stato dell’editoria italiana 2010
È uscito da poco il rapporto 2010 dell’AIE (Associazione Italiana Editori) sullo stato dell’editoria italiana che presenta i dati per il 2008 e il 2009. Una sintesi del rapporto è visibile qui ed è la fonte di questo post. La scheda della pubblicazione invece è qui. Riporto in breve alcune cifre che mi sembrano particolarmente significative.
Per prima cosa, il calo del fatturato del 4,3% rispetto al 2008, che porta il giro d’affari dell’industria editoriale nazionale sui 3,4 miliardi di euro. Stando al rapporto, è il secondo calo consecutivo. In questo quadro, tuttavia, c’è un incremento del cosiddetto canale trade ovvero delle vendite in libreria, nella grande distribuzione, in edicola e on line. Si tratta di un aumento del 3,5%, formato tra le altre cose da un incremento significativo delle librerie di catena, rispetto a quelle cosiddette a conduzione familiare, e da un aumento anche più forte delle vendite on line. C’è un crollo invece dei collezionabili, ovvero dei fascicoli da edicola, le cui vendite diminuiscono del 31,4%.
Un altro dato segnalato è il lieve aumento dei lettori di almeno un libro (non scolastico) all’anno. Nel 2009 erano 25 milioni, con aumento di 800.000 unità. Di per sé, tuttavia, non arrivano neppure alla metà della popolazione presa in considerazione: equivalgono infatti al 45,1% delle persone con più di 6 anni e, quindi, in grado di leggere. Inoltre, l’organizzazione interna di questa percentuale rimane costante: solo il 44,9% legge almeno tre libri all’anno e solo il 15,2% almeno un libro al mese (anche se in questo caso c’è un aumento di due punti percentuali). I lettori più forti sono i bambini e i ragazzi con percentuali dal 51,6% nella fascia 6-10 anni al 64,7% (venti punti in più rispetto alla media nazionale) della fascia 11-14 e al 57% nella fascia 15-19. Allo stesso modo aumentano le lettrici, che distaccano i lettori di otto punti percentuali (uomini 43,6%, donne 51,6%).
I dati della produzione si fermano al 2008, ultimo anno di cui si possiedono dati definitivi. Si tratta di 58.829 titoli, con un secondo calo consecutivo che porta ad un saldo di 2600 opere in meno in due anni. Tuttavia, è in aumento il numero delle novità: dal 62% del 2007 al 64,3% del 2008. Allo stesso tempo, però, diminuisce il numero di copie per titolo che si attesta a una tiratura media di 3600 copie, 200 copie in meno del 2007. Inoltre, seguendo una tendenza già nota, aumentano fortemente le opere di attualità e dimuiscono le opere di reference. Infine, si contano 7009 case editrici, di cui solo 1600 hanno una presenza diffusa a livello nazionale, e gli addetti della filiera sono circa 36.000.
Gli ultimi dati che mi sembrano interessanti riguardano il mercato estero e quello digitale e degli ebook. C’è una diminuzione sia nel numero di titoli che in quello di copie relative ad opere non italiane: ovvero vengono tradotti meno libri (20,1% di libri tradotti nel 2008 rispetto al 24,9% del 1997) e di quelli tradotti si producono meno copie (il 36,7% del totale nel 2008 rispetto al 40,3% nel 1997). A rafforzare questa tendenza, c’è un aumento delle opere italiane vendute all’estero: sul totale delle novità di autori italiani, il 9,6% è stato venduto all’estero, segnando la percentuale più alta dal 2001. Il mercato digitale (dai DVD alle banche dati, ai servizi internet e agli audiolibri) copre il 10,7% di quello complessivo. Gli ebook, invece, nel 2009 rappresentavano solo lo 0,03% del mercato si prevede che, per il Natale 2010, toccheranno lo 0,1%, triplicando quindi il proprio mercato.
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“I lettori più forti sono i bambini e i ragazzi con percentuali dal 51,6% nella fascia 6-10 anni al 64,7% (venti punti in più rispetto alla media nazionale) della fascia 11-14 e al 57% nella fascia 15-19.”
Quindi un inquietante rapporto tra il non leggere e il fare danni: chi più dirige, meno legge, e più scassa. Chi più legge, meno dirige, meno scassa.
E vale anche per le donne. Dirigono (danneggiano) meno, leggono di più.
Questo forse è il senso profondo della cultura: tenendo inchiodata una persona ad un libro, gli si impedisce di realizzare proprie sciagurate, malsane, poco schiarite idee. Chi mai legge, cento ne fa.
è una cosa che notavo anch’io :-DDDD
cmq, a parte gli scherzi, fa veramente impressione il costante sgretolamento della figura del maschio adulto lettore.
salvo il maschio specializzato, in questo caso è egemone, legge, dirige e a volte scassa pure :D
good point!
Quando leggo, il cielo diventa altro, si allontana dal grigio perla,
dimentico sto in una città senza mare, senza amare,
sono una ragazza davanti tutto la vita, la percorre e posso essere
un maschio anche. Quando leggo, non faccio rumore, dimentico
la mia angoscia. Quando leggo la mattina si sveglia benissimo,
ho il tempo di alternare il paesaggio immaginato e la parola.
Il respiro fa incontrare la mia lingua interiore e la sua traduzione.
Quando vado un giro, il libro mi accompagna, nel volto di un passante incontro il volto del personaggio, sono più sensibile al albero, alla tristezza,
al fruscio, al passo, al sorriso.
Leggere in un altra lingua ( l’italiano) mi dà l’impressione di bagnare la mia anima, di ritrovare una bellezza mai vista,
non voglio dire che non leggo più nella mia lingua, ma il tempo passato da leggere nella mia lingua mi fa riconoscere un luogo familiare, dove il passeggiato è consueto.
tra l’altro si noti la costante accelerazione del mercato: nonostante diminuiscano i titoli aumenta la percentuale delle novità e le opere di attualità, più che altro vendute in librerie di catena…
l’editoria pompa sangue fresco e veloce (andrea: son pronti a tutto per una novità: dai nazi-pound alla prosa in prosa ;-)
Ho 2 curiosità su quei 59.000 titoli all’anno che immagino tutti trade:
– quante copie si stampano per titolo?
– quante copie si vendono?
stando alla sintesi si stampano 3600 copie a titolo. sui venduti non fanno parola. immagino sia un dato presente nel rapporto vero e proprio. è vero cmq che sarebbe interessante saperlo, soprattutto pensando alle dinamicissime politiche di scaffale che seguono nelle librerie di catena (in cui credo che che la presenza a scaffale di una novità si misuri in settimane, neppure in mesi).
59.000 x 3600 = 212.400.000
se si vende il 10% sono 21.240.000
il conto dell’invenduto è presto fatto. Che fine fa?
remainder e poi macero, immagino.
ma ancora prima sarebbe da capire quanti dei 200 milioni di volumi arrivano in libreria. tuttavia credo che come stima quel 10% (e il conseguente 90% “a vuoto”) di tutto il pubblicato abbia una sua plausibilità. sarebbe da chiedere a qualche commerciale delle librerie feltrinelli o mondadori: controllando anche la distribuzione sicuramente sarebbe in grado di fare il calcolo in modo calzante.
se la proporzione fosse quella (o simile: 20-80, 30-70) tutto il discorso ebook prende anche un’altra piega.
gherardo, qui un articolo interessante, anche se i numeri sono abbastanza sballati:
http://loredanalipperini.blog.kataweb.it/lipperatura/2010/11/02/il-reddito-dello-scrittore/
molto interessante!
e anche illuminante: mi rendo conto sempre di più di quanto in termini economici io sia proprio uno scrittore della domenica :-)
[…] Nazione indiana 27/10/2010. […]