Sbronze memorabili: Blaise Cendrars e Amedeo Modigliani

Ecco il problema di chi beve, pensai versandomi da bere. Se succede qualcosa di brutto si beve per dimenticare; se succede qualcosa di bello si beve per festeggiare; e se non succede niente si beve per far succedere qualcosa. (Charles Bukowski, Donne)
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Immagine tratta dal sito dedicato a Blaise Cendrars

Brano tratto da Bourlinguer
di
Blaise Cendrars
trad. Francesco Forlani

(…)Oggi vorrei raccontarvi la nostra più bella sbronzografia.
Un pomeriggio d’estate , incontro Modigliani in fondo alla rue Dauphine.
– Ce l’hai il grano? mi chiese lui
– Un biglietto da cinquanta. E tu?
– Cento
– Figo, allora, si va a bere! gli dissi
Entrammo in una drogheria per comprare del vino e ci andammo a sistemare dietro al Vert Galant, lungo la Senna, di fronte al battello- lavatoio, dove immediatamente stappammo due, tre bottiglie.
– Ce l’hai dello spago? mi chiese Modigliani
– No, per farci cosa?

– Beh, per mettere in ammollo le bottiglie, al fresco, fa caldo
E Modigliani si tirò su per andare a trattare con il padrone del battello e farsi prestare un gomitolo di filo.
Calammo le bottiglie sul fondo e di tanto in tanto ne ripescavamo una per stapparla e vuotarla, non prima di aver fatto un brindisi roboante alle vecchie lavandaie che battevano il bucato, in ginocchio davanti alle tinozze.
Le lavandaie la sanno lunga e così si può immaginare bene come potesse succedere di tutto: risate, provocazioni d’ogni sorta, parolacce e gesti osceni da parte delle vecchie, e a cui rispondevamo al nostro meglio, senza smancerie e sempre di buon umore; l’ebbrezza ci aiutava e allo stesso tempo si impadroniva di noi, e a un certo punto Modigliani offrì una bottiglia alla più brutta a patto di lasciarsi baciare sulla bocca.

Incitato a farlo da tutte quelle megere, Modigliani, ignaro di tutto, si mise a voler camminare sulle acque per raggiungere la strega prescelta e colò a picco. Su uno scoppio di risa generale per tutto il lavatoio tanto inattesa era stata la cosa, ma non per me che mi arrovellavo su come salvare Modigliani che, naturalmente, non sapeva nuotare. Quando lo afferrai per i capelli, mi trovai impacciato non avendo che un solo braccio*. Un vigoroso colpo di talloni mi fece risalire in superficie, e il padrone del lavatoio, che era saltato su una barchetta ci ripescò. Ne seguì il fragore delle vecchie diavole che ci prendevano per il culo mentre asciugavamo i vestiti sul bordo del fiume, con il padrone che ci strapazzava e Modigliani nudo come una mano e bello come un San Sebastiano, vuotava la bottiglia che non aveva mollato e parlava già di come ritentare l’impresa. Il tutto terminò con la nostra espulsione. Era ora, del resto. L’alcolico si era scatenato e quelle vecchie virtuose erano pronte a massacrarci.
– Dai, Amedeo, andiamocene
Ecco allora che la sua incazzatura mi si ritorce contro. A Modigliani faceva orrore il suo nome.

E’ su questo unico aneddoto che mi piacerebbe chiudere le mie considerazioni sui piaceri del palato anche perché avrei troppi aneddoti da raccontare, visto che i compagni di tavola e di sbronza sono generalmente dei campatori, chiacchieroni, compiacenti, tolleranti, pronti alla risata, magnifici e pronti a scherzare di tutto. E a futura memoria vorrei soltanto rammentarvi che i peggiori eccessi della tavola sono gli eccessi dell’astinenza, un rimedio peggiore del male, come gli anacoreti sanno bene quando perdono lo spirito di umiltà e della preghiera e vengono distratti dallo stomaco che li strattona.

Ma io che sono uno senza fede, a cui è spesso mancato di tutto e che oggi so privarmi di tutto, perfino di fumare e bere, posso assicurarvi che la povertà è una grande forza spirituale a condizione di essere veramente sprovvisti di tutto.

* Blaise Cendrars aveva perso la mano destra, main d’écrivain, durante la prima guerra mondiale.

Nota
A parlarmi per primo di questo libro straordinario, Bourlinguer, a mia conoscenza inedito in Italia, è stato lo storico dell’arte Francesco Poli, durante una delle nostre innumerevoli e fantastiche conversazioni.
Grazie a Véronique Vergé, commentatrice di Nazione Indiana, sono riuscito ad averne una copia. Ringrazio allora i miei due amici per il regalo che mi hanno fatto.
effeffe

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5 Commenti

  1. Grazie effeffe per la delicatezza.

    Questo brano mi ha fatto sorridere: è un universo particolare, di complicità tra due uomini. La vista delle vecchie lavandaie è scherzosa, leggermente crudele. Nelle stesso momento penso al duro lavoro delle lavandaie, al freddo dell’acqua, al vigore dei gesti per “battere” il bucato.
    Vecchie sirene dimenticate dal desiderio. E vedo nel bacio della più brutta, forse uno scherzo fatto al destino di una donna vecchia, che no ha paura dell’uomo e sa parlare un linguaggio crudo.
    In quello momento di sbronza: sesso, morte, brutezza si mescolano.
    La vecchia diventa un’antica divinità del fiume.

    Il racconto che ho amato è Napoli ( ma l’ho già detto).

    Dalla parte di Véronique ( non una napoletana di occasione, ma nell’anima)

  2. Di sbronze colossali se ne contano, non di certo sulle dita di una mano… Sarebbero troppo poche…
    Naturalmente conta anche la compagnia. Mi è capitato recentemente di sbronzarmi con due filosofi, uno ormai su di età, l’altro ancora in erba. Che serata e pensare che si era partiti con un aperitivo sul far della sera. Abbandonammo il bar solo a notte inoltrata, piegati in due dalle risate, barcollanti e sereni in una qualsiasi giornata che non prometteva nulla di che. Alla vostra!

  3. Qui la complicità maschile e sbronzesca è davvero profonda. Bella traduzione, mi ha fatto venir voglia di leggere di nuovo Cendrars. Bello anche come è arrivato questo libro nelle mani del furlen, è questo che rende degno lo spazio dei commenti.

  4. bellissimo racconto, mi ricorda di tutte le volte che mi osno fermata al vert galant, ubriaca anch’io… ma per fortuna (o sfortuna, chi può dirlo?) niente lavandaie, dunque niente bagni improvvisi :)
    grazie mille per avermi fatto conoscere questo bellissimo pezzo.

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Sono musicista, quando si studia un brano si considera che anche il silenzio, la pausa sia musica. Compositori come Beethoven ne hanno fatto uso per sorprendere, catturare, ritardare le emozioni del pubblico, il silenzio parte della bellezza. Il silenzio qui però non è la bellezza. Il silenzio che c’è qui, da più di dieci mesi, è anti musicale, è solo vuoto.
francesco forlani
francesco forlani
Vivo e lavoro a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman . Attualmente direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Spettacoli teatrali: Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet, Miss Take. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Métromorphoses, Autoreverse, Blu di Prussia, Manifesto del Comunista Dandy, Le Chat Noir, Manhattan Experiment, 1997 Fuga da New York, edizioni La Camera Verde, Chiunque cerca chiunque, Il peso del Ciao, Parigi, senza passare dal via, Il manifesto del comunista dandy, Peli, Penultimi, Par-delà la forêt. , L'estate corsa   Traduttore dal francese, L'insegnamento dell'ignoranza di Jean-Claude Michéa, Immediatamente di Dominique De Roux
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