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Il mondo di Tatiana

di Stefano Savella

Coltivando tranquilla l’orribile varietà
delle proprie superbie
la maggioranza sta

F. De Andrè

Razzismi QuotidianiTatiana è stata trovata morta, uccisa, la mattina di lunedì 19 febbraio 2007, nelle campagne alla periferia di Trani. Viveva in città da una decina d’anni Tatiana, transessuale brasiliana, e pare la conoscessero in molti. La notizia di un omicidio, in una città “tranquilla”, in una “perla del Sud”, appassiona sempre molto i giornalisti locali di nera, megafoni dei comunicati e delle conferenze stampa delle forze dell’ordine, ma in questo caso è calato dopo pochissimi giorni un ininterrotto silenzio; del resto, Tatiana incarnava alcuni tipici requisiti del reietto: transessuale, prostituta, in un luogo frequentato anche da omosessuali, immigrata (pur se «in Italia con regolare permesso di soggiorno», ci tengono a sottolineare i giornali).

foto di Francesca Galliani

foto* di Francesca Galliani, via CEPA Gallery

«La Gazzetta del Nordbarese», inserto locale della «Gazzetta del Mezzogiorno», ne scrive per tre giorni, nominando Tatiana sempre con la sua identità anagrafica (Aldomiro Gomes) e declinando sempre gli aggettivi al maschile, ignorando completamente la sua condizione di transessuale. Mercoledì 21 febbraio, il corrispondente Antonello Norscia apre il suo pezzo ex abrupto: «La soluzione del delitto è da cercarsi negli ambienti omosessuali» (p. 5), punto e a capo. Non si fa cenno se questa “svolta decisiva” provenga da fonti delle forze dell’ordine o meno, ma la «pista è ormai certa», pur difficilmente praticabile a causa delle «numerose frequentazioni a scopo sessuale del viado». Ma quali sarebbero questi “ambienti omosessuali”? Una transessuale che si prostituisce, generalmente, è ricercata da uomini eterosessuali, attratti dall’abbigliamento femminile, dall’aspetto e dalla voce femminili di colei che è fisicamente, in presenza o meno di un intervento chirurgico, donna. Va da sé che un uomo omosessuale, appunto, sia attratto generalmente da un altro uomo. La stessa differenza non pare cogliere l’articolo di «la Repubblica-Bari» del 20 febbraio, che comincia così: «Il rapporto omosessuale nella sua vecchia auto, una Fiat uno di colore grigio». Entrambi gli articoli, peraltro, insistono sul dettaglio per cui la zona fosse frequentata da omosessuali, ma si fa silenzio sul fatto che la presenza di una o più prostitute transessuali attirasse la presenza anche di eterosessuali.

La certezza della pista da seguire è assoluta secondo i due articoli, i quali però accennano solo in chiusura (e senza il minimo accenno in titolo occhiello e catenaccio) a una circostanza di non poco conto: «La scorsa settimana Aldomiro Gomes aveva chiesto aiuto ai carabinieri, denunciando che alcuni giovani lo prendevano in giro e poi scappavano». Con questa frase, riportata quasi per “dovere di cronaca” e senza ulteriori approfondimenti, si chiude l’articolo di «Repubblica», mentre la «Gazzetta del Nordbarese» scrive che «si stanno verificando le denunce di molestie che Gomes avrebbe subito tempo addietro». Quello che i due articoli non dicono, attenendosi rigorosamente alle parole delle forze dell’ordine, senza dunque nessun lavoro di ricerca e un’indipendente valutazione critica del fatto, è che, se Tatiana è arrivata a sporgere denuncia (con il coraggio che questo gesto ha, nel suo caso, comportato) appena una settimana prima del suo omicidio, è quantomeno possibile, non avventato, che dietro l’aggressione possa celarsi un movente discriminatorio e transfobico. Manca, al contrario, nelle parole dei giornalisti, il minimo dubbio sulla pista da seguire.

Neppure si può dire che siano rare circostanze come questa. Esattamente un anno prima, il 22 febbraio 2006, Gisberta, una transessuale brasiliana, veniva torturata per giorni e uccisa in Portogallo da un gruppo di ragazzini dai 10 ai 16 anni, in una vicenda che sotto certi punti di vista ricorda quella di Tatiana, a partire dello sdegno dei/delle transessuali portoghesi ed europei/e circa la rappresentazione mediatica dell’omicidio e il silenzio che ne seguì pochissimi giorni dopo il fatto. Nessuno dei partiti politici portoghesi ha mai espresso un’esplicita condanna dell’assassinio, così com’è accaduto a Trani, città peraltro impegnata nella solita lunga campagna per le elezioni amministrative (anticipate).

Secondo i dati raccolti dall’associazione Crisalide, nel triennio 2003-2005 l’Italia è stato il secondo paese al mondo per numero di transessuali uccisi/e, sette, dietro solo agli Stati Uniti, molto avanti a tutti gli altri paesi europei. Del 2006 è un altro caso di una ragazza transessuale sgozzata vicino Novara, e ancora una volta, come nel caso di Gisberta, la condanna degli attivisti GLBT si rivolge prevalentemente alla narrazione superficiale del fatto sui mezzi di comunicazione, dove la disattenzione del giornalista rende spesso evidenti i suoi pregiudizi ammiccanti, la pruderie, il moralismo.

Non mancano, del resto, pezzi in cui risale a galla il fantasma dell’oltraggio al comune senso del pudore”, con segnali precisi quali i termini “torbido”, “squallido” e, in questo caso, “travestito”. L’articolo di cronaca sull’assassinio di Tatiana, sul quotidiano locale «Il Meridiano», li raccoglie quasi tutti: il titolo a tutta pagina è «Omicidio “a luci rosse”, ucciso un travestito», e in coda al pezzo si legge la più classica delle frasi rivolte in casi di cronaca di questo genere: «Un mondo notturno e occulto che ha fatto da macabro e squallido contorno al delitto».

Su «La Stampa», il 31 gennaio 2007, viene pubblicato un articolo in cui si racconta di Umberto Prinzi, condannato per l’omicidio dieci anni prima della fidanzata transessuale, Valentina, e della sua nuova storia d’amore con l’insegnante di lettere del carcere in cui era recluso prima del trasferimento ad Ancona. Proprio alla sua nuova fidanzata, Prinzi confida ora il luogo in cui aveva abbandonato il corpo di Valentina, gettato da una scarpata e rimasto per tutti quegli anni senza sepoltura. Il giornalista sottolinea il cambiamento repentino nel carattere dell’uomo, non più assassino e rissoso ma tranquillo e pronto a laurearsi in informatica, e lo fa anche mettendo esplicitamente a confronto, a modo suo, le due donne della sua vita: Valentina, «trans di una bellezza torbida, quasi inquietante, regina incontrastata delle notti torinesi dell’inizio anni ‘90»; l’insegnante di lettere, invece, poche righe più sotto, è descritta come una «ragazza di una bellezza mediterranea. Dolce, molto dolce».

* La fotografia non riguarda persone descritte nell’articolo.

Altri articoli di Stefano Savella su Nazione Indiana:
Dov’è l’emergenza

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16 Commenti

  1. Grazie a Savella e a Jan.

    (complemento d’informazione: GLBT acronimo per Lesbiche, Gay, Bisessuali, e Transgender)

  2. Lucido e preciso nello smontaggio dello stile superficiale, scontato, ignorante di certo giornalismo, con l’uso, sempre uguale da decenni, degli aggettivi stereotipati come “squallido, torbido” ecc. In questo paese continua a coesistere un dualismo ipocrita di libertinaggio/omofobia che sembra impossibile da superare.

  3. Se può interessare, Trani è tutt’altro che città “tranquilla”. Vi si movida parecchio, con annesso consumo sessuale. Sulla Gazzetta del Mezzogiorno, che dire? Sparate sulla Croce Rossa. Ma sono proiettili utili.

  4. Immagino si intendesse che Trani era “tranquilla” in riferimento alla casistica di delitti.
    Sulla movida e il resto non ci sono dubbi.

  5. (Poi basta con la questua, ma oserei amplificare il nano logo. sempre che la scarsa leggibilità non sia colpa del mio firefox razzista:)

  6. Una precisazione sui termini usati da Inglese.
    […] le persone transessuali […] mutano l’aspetto ormonale e/o anatomico del loro sesso biologico […] quelle transgender […] si ridefiniscono in termini di genere ma non si sottomettono ad interventi medici (Hanne Blank, tradotta Miriam Mareso e Mirella Izzo)
    Infatti:
    The term transgender was popularized in the 1970s by Virginia Prince in the USA, as a contrast with the term “transsexual,” to refer to someone who does not desire surgical intervention to “change sex,” and/or who believes that they fall “between” genders, not identifying fully, or strictly, as either male or female. (Wikipedia).

    Dunque la “T” della sigla GLBT (che in italiano generalmente è acronimo di Gay, Lesbiche, Bisessuali, Transessuali; in inglese di: Gay, Lesbian, Bisexual, and Transgendered) è problematica.
    La soluzione mi pare si trovi sul sito dell’Associazione
    Crisalide
    nella cui homepage si avverte Queste pagine sono dedicate alla tutela del diritto all’identità personale di coloro che si riconoscono transessuali e transgender (di seguito indicati con l’acronimo T*) o che vivano una condizione intersessuata.

    Posterò questa cosa anche sul sito di Georgia perché mi pare utile.

  7. Andiamocene dall’Afghanistan, ai loro autisti ci penserà Karzai o casomai quella guerrafondaia della Rice, “la trans di colore”, come l’ha definita ieri sera un nobile Vauro.

    Un’impresa, quella di Vauro, che va al di là di ogni titanica attesa: conciliare il politicamente corretto con un’offesa attualissima e very sexual. Eggià. Si sa che la satira fa anche razzismo di serie C. Ma se satira era, lo skillato disegnatore/guastatore avrebbe potuto anche scrivere “trans negrona”, mentre invece nella vignetta Condy è raffigurata come una trans, sì, ma “di colore”.

    Andiamocene via. Al posto di votare il rifinanziamento e far alzare in volo i Mangusta, lasciamo tutto nelle mani della diplomazia dei movimenti. Siamo o non siamo – unici insieme agli Usa – la potenza europea che può vantare una politica estera davvero unilaterale? Prima di tutto filiamo, così saremo legittimati a chiedere un tavolo di pace, una conferenza con i capi talebani liberati.

    Chiudiamo la vicenda dell’intervento afgano con una bella fiction dell’ancor più figo Raul Bova. Via da Kabul, che in patria ci sono da risolvere priorità prioritarie: il congresso dei DS, la costituente del PD, il nuovo soggetto tra Rifondazione, Correntone e PDCI. Un posto per Mussi! Meno male che Emergency coprirà la ritirata, senza sprecare un granulo del vetusto, angusto, ma mi sembra giusto mito degli Italiani brava gente. Viva il Paese dei tana libera tutti.

    Tranquilli. Ci proviamo noi a trattare con i successori di Zarqawi. Con i registi di Hamas che mandano i bimbi in tv. Ci pensiamo noi al Partito di Dio libanese, al gerarca di Teheran e ai giustizieri di Dadullah. Noi, i superlaici che a casa predicano la linea della fermezza con i fondamentalisti ruiniani e binettiani, e all’estero no, il dialogo, la caritas e la comprensione. Avanti miei Prodi, noi che non diremmo mai mammà lo sai ho caricato un trans?

  8. è inquietante come certe persone possano tranquillamente affrontare la crudeltà di cui sono stati responsabili.

  9. Grazie ad a.b. per la precisazione. In effetti per ovviare al problema si trova spesso l’acronimo GLBTT.

    Grazie anche a Inglese e Baldrati.

  10. è il ritorno del sessimo anni cinquanta.
    il ritorno dell’italia schifosa di sempre cui la cultura laica di sinistra ha fatto argine a partire dai settanta per poi collassare alla fine dei novanta.
    ma questa è solo una delle possibili letture.
    per questo anche una battaglia come quella sui dico è importante, perché è un punto di opposizione al sessismo, al ritorno della doppia morale, al perbenismo catto-provinciale, eccetera.

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