di Daniele Ruini E sento nel lume sereno/lo strepere nero del treno/che non s'allontana, e che va/cercando, cercando mai sempre/ciò che non è mai, ciò che sempre/sarà...
Eraldo Affinati risponde a Massimo Rizzante
Massimo Rizzante
Comincerei da una delle tue ultime fatiche, Compagni segreti. Storie di viaggi, bombe e scrittori (Fandango, Roma 2006). Questo libro – anche se ha una parte letteraria dedicata agli scrittori che formano il tuo «museo immaginario» – assomiglia alle tue opere precedenti (spesso alla frontiera tra finzione e documento). Anche qui sei presente come autore e allo stesso tempo come protagonista. Da una...
di Massimo Rizzante
Dirò subito che ho incontrato una sola volta il grande “Jaufrè”, come lo chiamava Montale. Ricordate:
Jaufrè passa le notti incapsulato
in una botte. Alla primalba s’alza
un fischione e lo sbaglia. Poco dopo
c’è troppa luce e lui si riaddormenta
Quando un incontro importante resta unico, ogni gesto, ogni parola, ogni dettaglio della scena prende un’aria poetica.
Era l’estate del 1982. Credo luglio o agosto. Non avevo ancora diciannove anni. Ero seduto...
di Luca Carlucci
C'era una volta il treno.
Mezzo bello e popolare.
Incontravi gente, chiacchieravi.
Ti affacciavi al finestrino, socchiudendo gli occhi controvento.
Sedevi comodo, con un sacco di spazio, allungavi le gambe, allungavi il sedile, aggiustavi il poggiatesta, dormivi.
Guardavi rapito il diorama che scorreva incessante di là dai grandi finestrini.
Passeggiavi nei corridoi, mangiando un panino.
Anche nella canicola, non faceva mai davvero caldo. Tutti abbassavano i finestrini, le tendine svolazzavano impazzite, e tutto trasfigurava...
di Tiziano Scarpa
Sono le otto del mattino. Ho preso un treno alle sei. Sonnecchio nello scompartimento. Mi godo il viaggio in prima classe che mi verrà rimborsato dagli organizzatori del convegno. Un giovanotto piuttosto basso, in giacca e cravatta, legge il giornale.
Verso Brescia un vocìo in una lingua incomprensibile non mi fa dormire. Non è il giovanotto basso, che continua a leggere il suo giornale in silenzio. Sono due...