traduzione di Silvia Casertano
Eccolo, lo si scorge appoggiato ad una parete. Jack Ludwig col suo fiato pesante lo tiene bloccato lì, un torrente di Yiddish defluisce dal muso imbronciato. Lui – Saul – osserva con occhi inespressivi. In mano regge un drink. I suoi occhi disposti irregolarmente riflettono sentimenti diversi, esasperazione più che altro. La sua bocca è larga, i capelli prepotentemente invasi dal bianco. E’ il 1953. Ha...