di Simone Redaelli Ma questa è una menzogna. Nulla nel mondo ha di queste sensazioni. Tutto continua a girare: gli esseri umani procedono indisturbati, gli alberi generano foglie, i muri continuano a reggersi.
di Silvia Belcastro Dal mio corpo escono tubi da mungitura perché devo allattare la notte, devo mettere al mondo le sue creature: su un nastro trasportatore sfilano, a distanza regolare, i miei fantasmi contornati di luce.
di Bruno Barbera Le lettere non andrebbero mai aperte, bisognerebbe rispettare il riserbo e il vincolo dell'inchiostro che non avrebbe mai voluto denudarsi sotto forma di parole intellegibili, mi dico quando penso.
di Gabriele Galligani Malanotte racconto inedito Apre gli occhi. Sul soffitto della cameretta la spuma dei sogni arretra al riaffiorare dei ricordi. Quando stropiccia le palpebre, sente il trucco pizzicarle il viso....
di Laura Mancini La voce brusca dello zio e quella fioca del nonno riscossero Adamo dalla sua beatitudine. Si voltò e li vide sbracciarsi oltre il cancello mentre un uomo vestito di lenzuola sbatacchiava il lucchetto. Adà, sfiatava il nonno, Adamo! tuonava lo zio. Adamo fece un nodo al respiro.
Sharon Vanoli
Quale intuizione mi aspetto, per liberare che cosa?
Sylvia Plath – Diari
Hai detto che avresti provato di nuovo. Non serve aspettare la notte. Guarda, l’infermiera ha abbandonato il Signor Vito un’altra volta in mezzo al corridoio. Puoi vedere la punta dei suoi piedi, da qui. L’alluce che spunta da un lato del lenzuolo, ricoperto di peluria candida. Le mani – ah, le mani –...
di Federico Betta
A vederlo così era come se stesse affogando. Si muoveva tutto veloce, saltava di qua e di là, dal suo manuale al video, e poi dal video ai suoi appunti e poi si fermava, tirava un respiro, guardava lo schermo e ricominciava a sbracciare coi suoi stupidi fogli. Lo so, è impossibile, ma sembrava come se venisse risucchiato dentro quel coso.
Da quando ha cambiato lavoro non ha...
I momenti prepotenti / Marco Mazzucchelli
Ecco, sono sveglio.
È mattina. Nel letto di fianco sta un corpo sotto le coperte, una testa di capelli bianchi. Fuori il sole, l’albero muove le sue fronde, d’improvviso verde. Fino a ieri notte nevicava, mi sento ancora il freddo dentro le nocche delle mani, sotto le guance. Schiaccio il pulsante che ho al collo e arriva un’infermiera, bassa, mora. Mi saluta, mi chiama per...
di Davide Orecchio
Roma, 1977
Tra poco ne fa venti. Un mese e li compie, di settembre. Le pagine del suo diario sfogano dal cuore di uno che non diventerà mai adulto e s’accontenterà di un commento sbagliato per odiare e per sempre, o di sguardi gentili per il contrario, né dimenticherà e vorrà vendicarsi, e di ogni pensiero, fantasia o storia che caverà dal suo sacco attribuirà il leading role...