risultati della ricerca

racconti

se non hai trovato quello che cercavi prova con un altro termine

La grassa signora

di Rosa Blasetti
Il profumo di crostata si diffondeva nel vano scala e raggiungeva l'androne del palazzo e le mie narici di bambina. Lo seguivo, rincorrendolo fino al terzo piano,...

La Neve

di Silvano Panella
So quel che ho letto, quel che ho studiato, appreso. E so quel che dico. Ancora oggi trovo la voglia di stupirmi, la voglia, i modi, i tempi. Il passato sovrabbondante di spiriti mi incuriosisce. Il mio è un interesse letterario, antiutilitaristico, non sociale. Volubile, floreale, insomma formale

Il gatto di Wittgenstein giocava certamente a tennis

di Chiara Merli
Stavi bene qui anche se le usanze napoletane ti sembravano le più strette possibili, e per questo leggevi molto sull’argomento: Goethe, Lewis, Benjamin. Sapevi più cose di me che ci ero nata. Goethe ti sembrava una personcina modesta e a modo, Lewis ti irretiva per le faccende guerresche e con Benjamin dividevi l’intolleranza alla città

Naïf

di Mattia Gargiulo
Non lo so dov'è mio padre.Mia madre sì, lo so benissimo, ma mio padre no, non me lo sono mai chiesto. A parte oggi. Oggi è così, un giorno in cui certe cose ti vengono in mente senza averle pensate o chiamate.

Folgoriti

di Igor Antonio Lipari
Ho un binocolo. Una notte ho visto le luci, dalla finestra di camera mia. Come no. Potrebbe essere stata qualunque cosa, o niente del tutto. Tu vedi sempre qualcosa: ma quanto capisci, di quello che vedi?

La Spada

di Silvano Panella
La villa era composta, silenziosa, non ostentava il disfacimento del lutto improvviso, era governata come in un giorno qualunque e in effetti, se non si fosse indagato negli animi di chi sapeva, sarebbe davvero risultato un giorno qualunque

L’eremita delle ossa

di Enrico Di Coste
Nessuno sapeva quanti fossero sopravvissuti. Le abitazioni agibili erano occupate per chilometri. I beni primari si ottenevano con immane fatica. Le trattative con i forestieri si concludevano quasi sempre tramite baratto. Ogni barlume di civiltà annichilito dallo sciacallaggio, il denaro un indecifrabile ricordo

La tua foto di stupido a Zante

di Alberto Pascazio
Su quella spiaggia hai provato a dimostrarmi che anche tu ne sapevi di poesia e mi hai letto Alda Merini cercandola su Google e io ti ho compatito perché non sapevi niente — e per fortuna non sai davvero niente — e allora tu sei tornato a fare le tue cose e ti sei messo a saltare sul fuoco

La teoria della madre

di Marco Pianti
Era asciutto, prosciugato. Alcuni lembi di pelle pendevano dal collo e dalle braccia. La faccia era anch'essa decaduta sotto il peso della fronte, ammucchiata e sfigurata in un unico punto, da cui emergevano due piccoli occhi con i quali indagava la sua ristretta porzione di mondo. Un dettaglio degno di nota erano le sue camicie, candide e prive di grinze

Il necroforo

di Jacopo Biolatti
Un'ombra si trascina ossequiosa tra le logore lapidi del cimitero di Bouchet, all’ora del crepuscolo in cui si accendono i primi lampioni. Questa metropoli di fioche luci, le uniche visibili tra le colline blu notte, esiste dall'alba dei tempi

Funghi neri

di Delfina Fortis
Quando ho acceso la luce è saltato il contatore. Sono rimasta al buio, in silenzio. Ho acceso la torcia del cellulare e ho trovato l’appartamento pieno d’acqua, i soffitti ricoperti di macchie, i muri deformati dall’umidità, pieni di escrescenze e di muffa nera

Dente da latte

di Valeria Zangaro
A vederla non sembrava avesse mal di denti, mal di gengive, mal di qualcosa insomma. Niente di gonfio, niente di rotto. Solo un dolore sottile e costante che dal naso arrivava fino all’orecchio, e certe volte si irradiava fin giù alla gola; un dolore diramato, senza un centro preciso, o con un centro ogni volta diverso

Il Dimidiato

di Astronauta Tagliaferri
È il sei settembre e sono alla scrivania a scrivere con la mano sinistra perché stasera alle otto, alla spalla destra, m’hanno messo un tutore blu che puzza di nylon. Sono caduto mentre alleggerivo l’albizia il cui tronco è stato svuotato da un fungo cresciuto a causa della poca luce, tutta assorbita dalle imponenti acacie

Insetti

di Bruno Barbera
Mi stavo massaggiando la testa con lo shampoo quando ho sentito, in corrispondenza della tempia destra, un punto cedevole. Istintivamente ho fatto pressione con due dita e nel mio cranio si è formata un’apertura.

La Mattonella

di Silvano Panella
Foglie color del sangue ossidato per esposizione all'aria aperta, perduto da chissà quale preda sacrificale, la tigre decide di punire chi, come me, si addentra troppo nel suo territorio, gli uccelli si danno il cambio e vocalizzano canti più cadenzati e querimoniosi...

Giallo

di Franco Santucci
Giallo, come argomentazione sterile, come il ridicolo di emozioni in un trascorso indenne, giallo narciso di sconforto e inettitudine, nervi a pezzi di un giallo inutile. Mi rifugiai sul primo treno in partenza, uno qualunque (giallo borghese di una medesima ribellione), per sfuggire alla persecuzione

Non premiatemi, sono un poeta

di Max Mauro
Sono un poeta. Negli ultimi dodici anni ho partecipato a 128 concorsi letterari. Tengo il conto di tutti perché sono un tipo preciso. In camera, in una cartellina dentro il cassetto dei documenti, conservo le ricevute delle raccomandate di ogni singola spedizione...

Una storia emiliano-romagnola

di Valeria Merante
A Bologna un affitto è più caro di un mutuo ed è una notizia indegna. Tutti pensano al capitale investito come la ricchezza migliore. Matteo ha un camper e vuole vendere la sua casa immensa, non vede l’ora.

Un bon élève

di Simone Redaelli
Ma questa è una menzogna. Nulla nel mondo ha di queste sensazioni. Tutto continua a girare: gli esseri umani procedono indisturbati, gli alberi generano foglie, i muri continuano a reggersi.

Gaza: Warfare

di Flavio Torba
Si scambiano dichiarazioni di guerra con gli occhi. Il viso di Pastore è un campo minato dall'acne. La vita all'aria aperta non deve fargli un granché bene. Si tormenta un bubbone, mentre sibila un flusso ininterrotto su chi ucciderà chi

Lo senti

di Stefano Ficagna
Cominciarono a sparire in primavera. Dissero che era colpa di un batterio, l'eredità genetica della guerra: certe persone diventavano trasparenti, poche per la verità ma abbastanza da poterlo notare coi tuoi occhi, perché succedeva ovunque. Fu una trasformazione graduale, tutt'altro che piacevole

Euphorbia lactea

di Carlotta Centonze
L'odore vivo dei cespugli di mirto, della salvia selvatica, del legno d'ulivo bruciato e della terra ferrosa, mischiato a una nota onnipresente di affumicato e di zolfo che veniva dal vulcano, le solleticavano il naso e la irritavano come una falsa promessa. Non ci sarebbe stato spazio per i sensi in quella loro missione.

La lettera

di Silvano Panella
Mi trovavo all'esterno di un locale improvvisato, tavolini sbilenchi sotto una pergola che non aveva mai sostenuto viti – non sarebbe stato possibile, faceva troppo caldo, davanti a me il deserto africano, l'aridità giungeva fin dentro i bicchieri, polverosi e arsi.

La sostanza degli arti mancanti

di Elena Nieddu
Il Ponte crollò mentre stavano costruendo la mia casa. In quel tempo, quasi ogni giorno, l’architetto e io andavamo a scegliere cose nei capannoni della valle, parallelepipedi prefabbricati, piatti e larghi, cresciuti negli anni lungo il greto del torrente, abbracciati da strade che nessuno si sarebbe mai sognato di percorrere a piedi.

Esca

di Ilaria Grando
Papà ti spiega come uccidere la domenica pomeriggio. Hai 10 anni. Attraverso i tuoi occhiali da vista tondi, lo guardi preparare le esche chiuso in una giacca a vento rosa e verde. Nell’ago appuntito infila un verme vivo. Il verme sguscia tra le dita, si agita. Ti chiedi se senta dolore

Tiziano

di Federica Rigliani
Il padre di Martina e il mio collega Tiziano furono per me lame di una forbice. Il primo non c’è stato mai, ha sbagliato una volta e per sempre. Tiziano invece riempiva uno spazio fisico da cui fu allontanato troppo tardi. Lui ha sbagliato tante volte. Una dietro l’altra

Il branco

di Marco Angelini
A casa ho fatto le cose per bene per mantenerla come l’hai lasciata. Dopo il lavoro ho trascorso il più del tempo in officina e mi sono preso cura di Tobi. Con il nostro giardino ho fatto il possibile. I gelsomini hanno resistito, le rose bianche invece sono morte e le ho sostituite

Fluminiano

di Matteo Ubezio
Cinta, sbanca, raspa, rileva, cataloga e dágli con lo zappino e la scopetta, per settimane e settimane si gruvierarono campi e boschi, finendo col portare alla luce le sobrie vestigia di un antico villaggio: esemplare, secondo la miglior vulgata latina, per virtù risparmiativa, cioè poverissimo. Un poco discosta dall’abitato era riemersa come Troia allo Schliemann l’antica Fluminiano

Mar e Dio

di Vincenzo Reale
Si abbandonò sul letto a braccia aperte, si tolse le scarpe. Era inquieta, era stanca. Fece un lungo sospiro, sollevò le sopracciglia, ma invece di sorridere sentì il volto contrarsi in una smorfia di disgusto, e fu solo in quel momento che accettò di piangere

Come uva

di Edoardo Balacchi
Quando ci accorgemmo che il capo era morto ci venne naturale chiuderlo nello sgabuzzino. Lo lasciammo sulla poltrona presidenziale che si era comprato da solo per i dolori alla schiena e ci limitammo a spingerlo nel ripostiglio in cui tenevamo i toner per la stampante, le lampadine di ricambio e le risme di carta
Print Friendly, PDF & Email