VINCENZO FRUNGILLO
La fine di Lucrezio
"Sed ne mens ipsa necessum
intestinum habeat cunctis in rebus agendis
et devicta quasi cogatur ferre patique,
id facit exiguum clinamen principiorum
nec regione loci certa nec tempore certo".
Finire non è uscire dalla vita,
ma è restare per sempre
nella sua scena madre,
è un difetto della vista,
che non si sceglie, si subisce,
e vede solo chi sa guardare
la nostra ferita mortale.
La pausa al crollo verticale
piega ogni scoperta ad una luce esterna:
la ragnatela...
MARCO SIMONELLI
Pretty Picture
Si sciolsero i Soft Cell nel millenovecentottantaquattro
e questo è confermabile, lo dice wikipedia, è un fatto vero
come è vero che il synth-pop negli anni ‘80 contendeva
le vette d' hit-parade ad internazionali megalomani melodici
ed è vero come è vera la tequila, il lemon soda, il tuo bicchiere
uno schermo di ghiaccio, di bottiglia da cui mi vedi a tratti
come dietro al vetro zigrinato di una doccia con qualcuno –
ed...
FABIO DONALISIO
(manifestino)
rivendico il diritto all’incostanza
alla linea interrotta al buco
alla danza
l’indisciplina come forma e sostanza
di una cosa poetica
violenta (e soprattutto non stanca)
rivendico oltre un noi o un loro
voto vita contro lavoro
(che poeta è, mal e detto, destino
*
la resa della sera
dopo odierno inciampare
è più vera
dell’abituare
e si abitano case
d’incidente
pur di qualcosa
pur di niente
*
"puoi credere nel buio quando la luce mente"
sono incredibilmente solo
nel senso che non ci credo
anche e soprattutto
quando vedo
e le semplici...
MARIAGIORGIA ULBARSarai anche tu un invitato al "funeral blues" che non ti aspetti per le volte, tutte, in cui hai scosso la testa per non essere coinvolto. Verranno a battere i gabbiani lunghi le loro ali anche lontano dai luoghi di mare che sappiamo, sulle paludi batteranno, sulle foreste su ogni città cadente che hai tracciato con una mano sbagliata su una carta. Tutti presenti, tu, io e chi...
ELEONORA PINZUTI
P’t
Mi rialzo in quest’autunno
scalzo il senso delle tracce
(ardo? agghiaccio? serve?).
Io non fui l’erba,
o la foglia che s’assottiglia,
ma la soglia sempre sospesa,
forse la chiglia.
Ho picchiato in tutti gli angoli del labirinto,
rivisto nelle pozze
le trame, riletto il palinsesto.
Ho adesso muscoli dolenti,
ossa crocchianti,
la rabbia come patina sui denti.
So per certo che la trama è, non vista, nelle glosse.
Che il sentiero è rilkiano, fatto di sassi bianchi,
di sinossi sulla piega della...