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prosa poetica

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Se la sete è abbaiare la condensa

di Mariasole Ariot Di nuovo, appesi all'infinito e a questo spazio, se l'appeso è un aspettare, il gioco è dire basta, morire nella cassa toracica del niente.

Se le grida non prevedono assonanza

di Mariasole Ariot I terrestri in fila indiana continuano a montare, si corteggiano silenzio ad un silenzio: i polmoni medicati hanno case a cui tornare come arvicole che sanno il predatore. Voi avete cento porte chiuse a chiave: a me cade dalla tasca una finestra

Nervino

di Mariasole Ariot
Si apre nella stanza – la parvenza della luce che ha per occhio – una buca sul terreno della casa – le mani dolci come cialde – il delicato attendere una chiamata

L’affanno della lingua

di Mariasole Ariot   18 ottobre 1917. Paura della notte. Paura della non-notte Franz Kafka     Aleksandr Nikolaevič Skrjabin - Etude Op.8 No.12 "  Crescono i corpi del giardino come piccole tempeste della notte, un fiore che appassisce alla finestra e tu non dici acqua - quando lo scherzo è cauto e doloroso, il bene che hai annunciato una miseria, di nuovo un filamento un pozzo un sogno, ancora il...

L’uovo del cielo

di Mariasole Ariot    Cade un mondo dalla testa, amplifica la velocità del tremendo, quando si china e non mi chiama, un capo abbassato conficcato nella terra, quando resta la parte clandestina che non apre, quanto preme, quanto muore e se non muore: vedere il bosco uscire dalle labbra, una pelle scorticata per le attese, il silenzio che muove, il vento di aprile, il frutto acerbo delle età immobili, e...

La verità dei primati

di Mariasole Ariot     A volte mi affaccio nei boschi della nuca, vorrei fosse un passaggio, un passato che passa, aprire le finestre e affacciarsi alle viscere, le viscere del mondo, di quest’epoca malsana – le mie, sempre troppo esposte: quando si scorgono le mie lacerazioni e si entra per lacerarle un po’ di più. I sonni e i sogni sono ricominciati, pullulano di grandi ambienti marini, grandi musei d’acqua, una...

La staticità dell’assenza

di Mariasole Ariot   John Cage In a Landscape   La distanza che separa il voler essere dall’essere, questa sacca nera stomacale, quando la notte buca il ventre ed esce il buio dalla bocca: si affianca il nero al nero, gli oggetti ricoperti da pelli animali, l’animale che si muove ridendo rannicchiato alla finestra. E’ questo dolore immobile, la staticità dell’assenza, le presenze che gridano la stanza.   Una bocca non è una parola Si...

Dietro la maschera del sonno il cervello piange

  di Mariasole Ariot   Una copertura: dietro la maschera del sonno il cervello piange. Il mutismo dei lineamenti, l'inflessione straniera, appena piegata sul bordo: non dicono niente. Questa apparente nuova cera è un frutto chimico, composizione di elementi. La lingua non batte, e voi cosa vedete? Quando uno sguardo perfora e si acceca trafitto da se stesso, e vede il retro senza aver mai notato la fronte. E cosa vedete voi - di...

Passeggiando nelle strade della testa

di Mariasole Ariot Arriva il vuoto del mattino, dove si scioglie il tempo e si dilatano gli oggetti : una sfera al centro del volto, che smussa angoli e scompone, che ride allo specchio nei lobi oscuri, quando arrivano madri e padri a bussare alla porta rossa del risveglio – e quante mani addosso, quanta presa, quanto rumore. Passeggiando nelle strade della testa fuggono i ricordi del futuro, si approssimano al...

Sei prose

di Giovanni Duminuco   Da Dinamiche del disaccordo (silloge vincitrice dell'ultima edizione del Premio Lorenzo Montano per la raccolta inedita).   I Che poi è strano non abitare il corpo, disattendere le promesse del nutrimento, soccombere a questo silenzio liquido, nella forma del disaccordo: sentirla addosso, sentire questo esito fatale, inseguendo le impronte sulla sabbia, nei sandali insanguinati, come bestie in direzione ostinata, verso valichi che aprono a nuove pretese dell’indicibile. Una volta e non...

Al rovescio del sole

di Mariasole Ariot Ci sono perchè tu non ci sia più. Per respirare i termini confusi del tuo frastuono. Quando le donne versavano il latte dalle grondaie, il mio seno era riverso. E gelavo a gambe serrate, la finta di un suono più alto. Ma ora il mio rumore è un ago estratto e rovesciato, il dolore convesso di ciò che emerge e ha finito di entrare. - La piccola danza dei nove mesi domani sarà la ricompensa per gli arrabbiati- E ho confuso per secoli le teste dei mendicanti, conservato...
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