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poesia lirica

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Autenticità e poesia contemporanea #7

di Andrea Accardi
   “Autenticità”, non c’è parola più ambigua e scivolosa di questa, e quindi fate bene a porre il problema. Per il senso comune, una letteratura e una poesia autentica sarebbe grossomodo quella che mette in mostra una trasparenza del soggetto, che fa esercizio di confessionalismo, e questo non è né falso né vero.

Semantica e sintassi beckettiana in Gabriele Frasca e Giuliano Mesa # 1

di Andrea Inglese
Diversi sono i poeti italiani, in cui è possibile rintracciare un’influenza puntuale o un’affinità più generale rispetto all’opera di Samuel Beckett. Ma per nessuno di questi autori si può parlare, come avviene nel caso di Gabriele Frasca e di Giuliano Mesa, di un rapporto frontale e consapevole con l’intera esperienza letteraria beckettiana.

L’Ulisse: decimo compleanno e nuovo numero della rivista

Il numero è scaricabile qui; questi dieci anni di monografie, qui.

Inedite

di Daniele Ventre 1 Eppure nella caverna si nascondeva un tesoro fra il sogno d’una ragione e il senso d’una misura, l’eco di un canto di fate, la fiaba d’una natura dischiusa all’ordine antico d’una leggenda inverata: la pietra filosofale che piombo ti muta d’oro. Ma questa tua lanterna di luce raggelata (eco di tubi al neon nei corridoi di plastica), questa tua religione che sensi non ne mastica ma li rimpiange torpida d’ironie di straforo, non rivela poi molto,...

Careerbuilder – Satura minima

di Daniele Ventre in quest'età di squali e mare stanco il candidato a mansioni di schiavo soffre non poco la competizione così va in sovraccarico e in tensione lui strumento vocale postmoderno e si gioca l'augusta selezione tu candidato al nobile servaggio ascolta il Sorvegliante Costruttore delle Carriere ed evita l'errore di presentarti in abito e infradito come se fossi tornato dal mare uno schiavo sereno non ci serve di invitare il severo inquisitore padronale al rinfresco del baretto uno schiavo gentile non ci...

Inedite brevi

di Daniele Ventre 1. A volte la misura non ricorda sé stessa nel ritorno dei rintocchi, nell'eco della forma in coda agli occhi o nel vibrare incerto d'una corda. E questa voce roca che si accorda al dissono tinnio dei miei balocchi o al ruvido dissolversi dei fiocchi non sente più ragione o se ne scorda. In questo tempo futile di vetri spezzati a una follia di sassaiole non sento più che un'iride riflessa. E tu che forse a questo gioco arretri non...

Telemachia

di Daniele Ventre Sull’orizzonte non c’è che un bagliore rosso di sangue a ricordare la guerra che è stata e gli incendi lontani e le città rovesciate e le grida: il sogno di pochi sulle macerie di troppi. I corvi hanno ricco banchetto: certo perfino gli dèi sono sazi fino a morire, delle volute di fumo dai roghi. Ogni tanto c’è un rogo: fuochi per lutto o magari per vittime, che i sacerdoti sgozzano lungo la riva...

Poesie Inedite

di Daniele Ventre   1. Il ricordo che forse frugavi nella caverna del mondodavanti all’ombra, a un fantasma di cera che cola,il ricordo che ancora cerchi ti segna, feriscenel bagliore che filtra dal giorno fra gli scuri appena accostatisugli occhi cerchiati di polvere. E forse vorrestiscrutare di nuovo il buio, sondare ancora i veggentio il volto dei sogni che ti spieghino il senso dell’irache dentro ti cova nel tempo, che sempre ti...

Satura contra quosdam

di Daniele Ventre   credimi certo è facile segnare il passo quando ti ricordi che qualcuno ha sempre qualcosa da dire da scrivere da ben fantasticare da commentare o demenziare -o da mal masticare malmostoso per suo carattere ingiurioso -orlando curioso i trini e i merletti del senso che per verba non dispenso -e inhumanar significar per verba non mi verria perciò càntatela da solo la tua epica moritura e (ri)nascitura -rivoluzione prossima ventura restaurazione minima futura (domineddio dominemarx) denuncia rinuncia...

Poesie edite da “L’alcova del sé”

di Antonio Maggio Incipit Non soltanto parole che, perdute,ritrovano nel tempo un’altra formaraccolgo tra le foglie qui cadute già prima che l’idea si faccia normae scavi nella mente come lucesoffusa che il demiurgo plasma e informa. Ma immagini racconto a chi m’inducea cercare nell’anima del mondouna traccia d’argento che riluce nascosta dentro al cuore, nel profondo. 1. Forse a poche inquietudini avvicinole labbra circonfuse di bugieda mani che si avvolgono in maniecon te che appoggi il...

Poesie edite 2

di Daniele Ventre 1. Ritornano involute le tue formetrasparenti da un velo di memoriecovando sotto cenere le storiesommate lungo il caso ormai difforme.Vuoto l'abbaccio si richiude, dormel'onda del tempo nel caos delle scorie:la paglia lungo le orbite aleatoriefluida per note di abbandono informe.Non sa il gioco redimerci dall'urnané salvarci l'incontro dalle spiredel vortice dischiuso oltre le porte:così riguardo alla metà notturnadove già i sogni sembrano arrossiresu retrograde vie di stelle morte.  2. Aperte...

Altre poesie inedite

di Daniele Ventre 1.   Non so se il giorno si compia nel tramonto che posa sopra le case stanche un rosso manto d’ore, o se la luce trovi qualche senso più nuovo nella memoria dell’iride che animava la pioggia, o nella memoria del vento che fugava le nuvole rapide all’orizzonte.   Ma questo scorrere lento di giorni senza colore non lascia memorie nelle fughe del vento oltre il vieto sipario dei tramonti, calato (un tremito di foschia sulla farsa del mondo) al...

Piccole Barbare

di Daniele Ventre   1.   Non vedi? La traccia dei segni è ancora inquinata di tracce falsate. Qualcuno è passato a ritroso: ha invertito il senso di marcia. Allora dovresti davvero conoscerla, questa verde vita di ninfe, offesa tra queste cortecce di rami spezzati e tronchi abbattuti: le maschere t’hanno distolto. Allora vedresti che a riporre senso nel nulla, non hai più che nulla: il tuo pugno pieno di forza si abbatte alla scorza riottosa degli esseri, cade ogni tua pretesa...

Un paio di cose

di Daniele Ventre   1.   Liberaci, signore, dalle astuzie di tecnici grifagni e sofi idioti lesti a insegnare fra genie d’iloti che in principio era solo la balbuzie.   Libera nos dall’approssimazione di questa insulsa fiera campionaria, dai pensieri avvitati al vuoto d’aria degli argomenti in decomposizione.   Liberaci una volta da gerarchi di prebende e geronti nauseosi, da tutti i padri ignobili seriosi larghi d’angosce e di futuro parchi.   Liberaci dal critico mortuario, poesia in forma di prosa da chirurghi, perché la morta fantasia si spurghi da sue...
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