di Steve Reich
Il pezzo inizia e finisce con il primo violino che raddoppia il forte segnale acustico di avviso (in realtà un FA) emesso dal telefono quando viene lasciato sganciato. Nel primo movimento ci sono voci d'archivio dei controllori del traffico aereo del NORAD, allarmati dal fatto che il VOLO 11 americano fosse fuori rotta.
di Luca Lenzini
In uno dei film più significativi degli ultimi anni, La venticinquesima ora di Spike Lee, c’è una scena in cui due dei tre amici protagonisti della storia conversano in un appartamento le cui finestre si affacciano su Ground Zero. Frank lavora a Wall Street e Jakob è insegnante di inglese. In una pausa della conversazione lo sguardo dei due si volge all’esterno: nella luce fredda,...
di Paolo Mossetti
Il candidato Democratico Bill De Blasio è il vincitore delle elezioni per la poltrona di sindaco di New York. Il suo trionfo è stato definito da quasi tutti i giornali come una landslide, una valanga. Se come diceva Camus “dare un nome sbagliato alle cose contribuisce all'infelicità del mondo”, questo vale in particolar modo per New York, in cui ognuno vede e legge ciò che vuole e ciò che più...
di Helena Janeczek
Il biondino spilungone con la smorfia strana e la bretella giù, i pantaloncini da cui sbucano stecchi di gambe sporche, è forse il più freak tra i bambini ritratti da Diane Arbus. La sua espressione, hanno scritto, parrebbe “quasi maniacale” - effetto suggerito anche dalla granata giocattolo che stringe in una mano e trasforma l’altra in un artiglio che stringe l’aria. Ma lui, povera stella, è stufo...
di Giacomo Bottà
ANGELA: Il signor La Morte, gente. Beh, vuoi dargli qualcosa da bere, caro?
GEOFFREY: Certo.
ANGELA: È un mietitore il signor La Morte.
TRISTO MIETITORE: Il Tristo Mietitore.
da ‘Mony Python. Il senso della vita’
New York City è come un cimitero
A tutti i cadaveri piace come suono la chitarra
Devi essere carino se vuoi andare lontano
New York City è come un cimitero
‘New York City’s like a graveyard’ / The Moldy Peaches
Un’intervista con...
di Helena Janeczek
Cosa ci fa una pubblicità in polacco nella metropolitana newyorchese? Non ho pazienza per decifrare il testo che accompagna la foto di un uomo con la faccia da operaio, però scorrendo sopra le teste dei viaggiatori, l’occhio trova un cartello in spagnolo e infine una donna di colore con scritta in inglese. Il fatto che sia vagato fin lassù è prova che sto cercando di distrarmi da...
di Helena Janeczek
Si trovano con un albero sul tetto e privi di elettricità per chissà quanto. Bernie ha i capelli bianco-cotone, Leah una pelle olivastra simile a quella di una tartaruga. Cammina con un bastone, quando sprofonda nella poltrona, non smette di parlare. “Era pieno di foglie qui dentro, insopportabile”.Ora il parquet specchiante rimanda alla fatica e al pericolo di liberarlo dall’intrusione degli eventi meteorologici straordinari. Hanno novant’anni, non...
di Giampaolo Graziano
Arrivo a New York imbottito di letture, di blues ascoltato male, e di nostalgia vera per un luogo che non ho ancora mai visto. Arrivo in un tardo pomeriggio d'agosto, viaggiando dietro a un tramonto che si stiracchia per ore e non ne vuol sapere di chiudere lo spettacolo. Si corrono questi rischi, volando verso Ovest: si crede di aver più tempo del dovuto, si diventa ottimisti.
E...
di Loris Righetto
Quello che segue è il racconto parziale di una presentazione del libro Tre Vite con lo scrittore americano Rick Moody, avvenuto presso Villa Maria, Roma, il 3 giugno 2008, in occasione di un ciclo di incontri dal titolo “quadrangolare internazionale del fantareale”, organizzato dalla scuola di scrittura creativa Omero. Grazie alla disponibilità di Moody a confrontarsi col pubblico e parlare della sua idea di letteratura, l’incontro si...
di Franz Krauspenhaar
Ora poche soddisfazioni, pianeggianti
cumuli di nulla, e sere e inverni, estati,
primavere di nulla sfioccanti, erba e
trine di vestiti di bambole sgonfie,
ricordi paleolitici d’ infanzie scosse,
così niente, sempre, in Europa, la mia
terra defenestrata e muta, singhiozzi
l’accecano. Mentre allora vivevo la forza
bruta dell’esistere da poco, e così andavo
per campi nuovi. Mica sempre normali,
spesso impervi. E fatti di sudore premiato
con poca cioccolata, e speranze di divenire
qualcosa, che non ero che...