di Giacomo Sartori
avevo anch’io una giacca
nera con il collo cinese
sento ancora l’odore di treno
sul burro del velluto
le notti diafane di neve
dove sarà andata adesso
io non butto mai niente
deus in adiutorium meum intende
pure la mia aveva asole
e alamari di filo intrecciato
e due tasche quadrate sui lati
l’aveva portata dalla Cina
la madonna col capezzolo doppio
e gli occhi affranti di cane
(alias la mia famiglia)
era tornata tra i fulmini
era un’estate di fulmini
ci si baciava...
di Marco Palasciano
Prologo.
Presso «de l’ombre il vasto impero» (Orfeo, atto III)
__Un’Europa si aggira tra i fantasmi. Rifugiatasi nella loro caverna, la ragazza affannata dalla corsa sulla riva – un fiore d’ibisco le cade dai capelli – prova a afferrare per un lembo una, un’altra, né mai riesce a far presa, di quelle figure vane, a gridare nei loro orecchi sordi che c’è un toro che la insegue. Ma lei...