di Ginevra Bompiani
Una galleria scura – senza volta e senza pareti – suoni come di rami che fremono nella notte; gli occhi sono pesanti, le spalle leggere, leggere, cadono sotto il ricordo di quel peso che è stato sollevato; poi dei portici; una luce improvvisa, come di un servo che solleva la lampada sulla faccia dello straniero; fuochi e notte rimbalzano l’uno sull’altra; una galleria scura, scura – senza...
di Ginevra Bompiani
Ed è con indifferenza che Persefone si lascia derubare, concedendogli il suo cane;
e che Eracle non diffida.
Che cosa imparò Eracle ad Eleusi non si saprà, finchè i misteri restano misteri. Ma quel che imparò doveva servirgli a penetrare nel regno dei morti; e ancor più a uscirne. Non diede però mostra di nessuna conoscenza. Forse gli insegnarono soltanto a non stupirsi. Non è questo un iniziato?...
di Ginevra Bompiani
L’impresa del furto delle mele d’oro dal giardino delle Esperidi si pone sotto un segno chiaro: quello della restituzione. Quelle mele appartenevano alle nozze di Zeus e Era e quali che fossero le loro peregrinazioni dovevano tornare ai sovrani. Anche Prometeo, durante il viaggio, fu restituito a sé stesso e alla libertà. E c’è poi il complicato gioco tra Eracle e Atlante: Eracle chi si accolla l’asse...
Il riso che coglie chi di colpo
si trova di fronte a una intuizione formidabile e ovvia
di Ginevra Bompiani
Il tempo è bianco quando affiora dalla vagina materna alla luce abbagliante del giorno; giallo quando tocca il vertice, come l’oro e tutte le altre bionde ricchezze sperperabili; ma è rosso quando scende nelle acque dietro al sole morente; rosso come le vacche del sole; rosso come l’Ovest; rosso come il sangue...
di Ginevra Bompiani
Ma Zeus dov’era mentre il suo figlio prediletto
deviava così dalla propria strada?
La storia si potrebbe anche raccontare così. La figlia di Euristeo voleva il cinto di Ippolita. L’amazzone acconsente a donarlo a Eracle, ma nel momento in cui glielo consegna legge nel suo sguardo che ha deciso di tenerlo per sé. Allora pone le sue condizioni.
In quel cinto Eracle aveva visto qualcosa di più di un ornamento...
di Ginevra Bompiani
Eracle, la testa mezzo nascosta dalla pelle del Leone Nemeo,
nemmeno se ne accorse.
Per Minosse quel toro era la sua vergogna. Perciò aiutò Eracle a catturarlo. Interessava più a lui che a Euristeo che l’eroe se lo portasse via. Al paese l’animale aveva fatto due doni infami: la follia amorosa e il Minotauro, entrambi scavati nel grembo di Pasifae, regina imbestiata.
Eracle liberò Creta dalla causa di quei flagelli,...
di Ginevra Bompiani
Perché nessun dio si accontenta di una vittima di scarto.
Quando Eracle ebbe compiuto sei fatiche, il suo destino mutò in tre punti: da quel momento il pungolo alle sue imprese sembrò piuttosto la macchinazione che la paura, e dacché la paura è solitaria, ma alla macchinazione servono complici, nelle sue avventure compaiono sempre più spesso compagni e brigate: così, dietro ai passi dell’uno o dell’altro, i suoi...
E si potrebbe pensare alle stalle
come a una città massicciamente visitata dalla morte,
e che Eracle venisse a insegnare le pratiche di sepoltura.
di Ginevra Bompiani
Si sa che le vacche appartengono al padrone dei campi, il sole. Sue erano quelle che gli rubò Ermes: sue quelle con cui banchettarono sacrilegamente i compagni di Odisseo. Ma di sole non ce n’è uno, ce ne sono tre: sole nascente, sole a picco e...
Eracle era un pensatore
di Ginevra Bompiani
Quando si alzavano in volo oscuravano il cielo. Dall’alto della collina, seduto con l’arco e le nacchere di bronzo appoggiate accanto, Eracle aspettava quel momento. Sotto di lui c’erano le paludi grigie, quasi immobili, se non per le bolle d’acqua che ciotoli che ruzzolavano o rane che si tuffavano aprivano le canne. Ma in mezzo, acquattati tra le foglie dei giunchi, c’erano loro, gli...
di Ginevra Bompiani
In realtà non era venuto lì per banchettare. Doveva occuparsi del cinghiale; ma traversando la terra dei centauri si era fermato con loro, vinto dall’ospitalità. Gli avevano cotto le carni, che di solito mangiavano crude. Avevano conversato con lui, e messo a tacere la metà animale: per una volta che potevano trattarsi da uomini.
C’era perfino Chirone, il saggio. E pareva un convito di vecchi sapienti, le zampe...
Eracle fu perciò un semidio: nessun tedio umano lo risparmiò.
Quelle di Perseo, di Teseo, furono imprese.
Le sue, fatiche.
di Ginevra Bompiani
È probabile che prima di mettersi a correre non l’avesse neppure vista. Gliela avevano descritta, naturalmente, come qualcosa di bello. Ha le corna. Al sole si vedono splendere. Ma poiché la sua caratteristica era la corsa veloce, è difficile che qualcuno l’abbia guardata da vicino. Di lei si sapeva che...
Le sue battaglie erano dunque metafore?
O era metafora il cielo impallinato da quelle cartucce zodiacali?
di Ginevra Bompiani
Ogni volta che Eracle combatteva in terra una figura, in cielo si fissava un destino. Così il Granchio, alleato dell’Idra, contro cui Eracle lottò con un proprio alleato, dalla sua spada ricurva fu lanciato nella curva zodiacale dove cucì con le sue branchie l’alto e il basso del cielo.
Intanto il giovane alleato, Iolao,...
di Ginevra Bompiani
Quando Eracle affrontò la sua prima fatica era già stanco. E molte circostanze legate al Leone erano fonte di perplessità. Il Leone era un leone per tutto tranne che per la nascita e le abitudini. La sua nascita veniva dalla congiuntura di una madre e di un figlio di razze opposte: una serpe e un cane; abitualmente viveva in fondo a una caverna con una doppia uscita....