di Ornella Tajani Il sonno si impadronisce di loro come un impellente bisogno fisico, alla stregua della fame, della sete o della passione carnale. All'improvviso si addormentano, subito, senza che nella loro vita vi sia soluzione di continuità tra la veglia e il sonno.
di Ornella Tajani Ultramarino sfrutta tonalità fantastiche, oniriche; l’autrice rende molto bene il piano acustico (i cigolii metallici, i suoni acquatici) e quello visivo, orchestrando una narrazione in costante equilibrio fra il piano del reale e le rivelazioni dell’inconscio.
di Ornella Tajani Si capisce così perché Cocteau vi si fosse stabilito, facendo del luogo un rifugio intimo più che un salotto mondano, e perché, quando lo scoprì, disse di aver finalmente trovato «un cadre», una cornice serena e un po’ magica in cui vivere e lavorare.
di Ornella Tajani Questo è senz’altro uno dei punti di forza di Ernaux: ogni nuovo testo è un tassello di una medesima opera più grande, unitaria, un'auto-socio-biografia che racconta il suo percorso di donna, di intellettuale, e nel farlo dipinge sullo sfondo l’affresco di un’epoca e uno spazio attraversati dalla lotta di classe.
di Ornella Tajani Miope, selvatico, taciturno ai limiti della scostumatezza, annunciato dalle cameriere degli amici come «un bambino con un bastone da passeggio»: Jean Cocteau descrive con alcuni di questi tratti l’amico Raymond Radiguet
di Ornella Tajani
Mi sarebbe molto piaciuto vedere The Human Voice di Almodóvar, tratto da La voix humaine di Jean Cocteau; al momento in cui scrivo, però, i cinema sono chiusi e l’ipotesi di riuscirci mi appare remota. Così, un po’ per protesta, un po’ per una singolare forma di compensazione, ho deciso di recensirlo, sulla base delle dichiarazioni del regista, delle poche immagini che circolano, della descrizione della trama...
di Claude Arnaud
Cocteau non ha mai saputo dove avesse visto Proust per la prima volta. Era stato forse in rue de Bellechasse, a casa di Mme Daudet, vedova dell’autore delle Lettres de mon moulin? Nella residenza di parc Monceau dell’acquerellista Madeleine Lemaire, «la donna che ha creato il maggior numero di rose dopo Dio», dove s’incontrano pittori e aristocratici? In quella di Marie Scheikévitch che riunisce il fior fiore...
di Ornella Tajani
Sul piano della qualità filmica Carol di Todd Haynes è un prodotto medio, e forse è giunta l’ora di abituarsi al fatto che un film che racconta una storia omosessuale non deve necessariamente battere un qualche primato, per farsi strumentalizzare e prestarsi a vessillo dell’una o dell’altra barricata, ma può serenamente collocarsi nel larghissimo spazio che sta tra il capolavoro e il disastro, senza disturbare nessuno dei due...
di Ornella Tajani
Tra pochi giorni uscirà al cinema Mommy, il primo film di Xavier Dolan a essere distribuito nelle sale italiane. L’etichetta di enfant prodige per Dolan è scontata: classe 1989, il regista -e attore- canadese ha al suo attivo già cinque lungometraggi. Mommy ha vinto il Prix du Jury al Festival di Cannes di quest’anno, ex aequo con Adieu au langage di Jean-Luc Godard.
Les amours imaginaires (2010) è il...
di Ornella Tajani
Tradurre è come andare in analisi, solo che costa di meno, scrive Henri Meschonnic. Probabilmente ha ragione, ma in realtà già leggere le sue opere di linguista e critico della traduzione, provando a spostarsi dalla traccia teorica all’esempio pratico, presenta difficoltà simili a quelle di un percorso terapico, nel momento in cui occorre passare dall’individuazione del sintomo all’applicazione di un metodo di trattamento.
Nelle sue Proposizioni per una...