di Hilary Tiscione
La figlia piccola è matta da legare. L’altra è viziata e altezzosa. Ho imparato l’arte della calma. Verso brandy e firmo assegni, conosco ogni nuance del generale Sternwood. Se non ci fossi io qui dentro andrebbero tutti a gambe all’aria. Il capo ha chiamato un detective perché Carmen, la piccola, è finita nella merda un’altra volta. Ma li ho sentiti parlare anche di Regan. Regan è sparito....
di Hilary Tiscione
Sulla nuca della scala in biada di legno resistevano i Pupi.
Dalle tre teste fiorivano come rami difettosi le loro colonne vertebrali in ferro scuro. Curvavano come uncini incarniti dentro l’intrigo forato delle loro menti.
La scala era fatta di undici gradini. All’ottavo gradino potevo guardare i Pupi negli occhi.
Sembravano impiccati. Con i colli sbranati dai ferri cacciati nel muro.
All’ottavo gradino mi fermavo un istante. Mi tenevo ferma alla...
di Hilary Tiscione
Prende un piatto dalla credenza, lo scalda sul fuoco.
Prende un pacchetto dalla tasca, lo apre sul piatto.
Fa due linee proporzionate.
Prende una banconota da dieci euro e ne fa una cannuccia.
Mauro, porta la cannuccia al naso. Aspira forte e fa un grugnito.
La cocaina la prende lungo una strada vicino ai campi di carciofi.
Nei campi ci sono i marocchini che la notte non si vedono, ma scrutano tutto.
Spegne...
di Hilary Tiscione
Dentro una gigantesca casa, ce n’era una molto più piccola. Al piano zero, sotto ad altri quattro piani enormi, che quasi la schiacciavano.
In quella casa, viveva un uomo nero di nome M.
Aveva quarant’anni e la pelle ancor più nera intorno agli occhi, tanto che M. sembrava un vecchio africano; il servo ammattito di una famiglia ammalata.
M., la sera, assumeva l’aspetto di quelle mele lasciate fuori dal frigo...