di Helena Janeczek
Il biondino spilungone con la smorfia strana e la bretella giù, i pantaloncini da cui sbucano stecchi di gambe sporche, è forse il più freak tra i bambini ritratti da Diane Arbus. La sua espressione, hanno scritto, parrebbe “quasi maniacale” - effetto suggerito anche dalla granata giocattolo che stringe in una mano e trasforma l’altra in un artiglio che stringe l’aria. Ma lui, povera stella, è stufo...
di Marilena Renda
- Mi sono svegliata che ti stavo sognando, eravamo al mare e io ti toccavo sott'acqua. Da lontano vedevo tanti ami, e una barca di quelle che fanno il raduno sul lago.
- Io non ricordo invece il mio sogno. Sono cosciente del fatto che mi hai svegliato.
- Un momento dopo eravamo in una piazza, guardavamo le case attorno perché volevamo comprarne una, riuscivamo a vedere dentro le...
di Lorenzo Esposito
"Quanti siamo in questa casa?", "A parte i fantasmi, quattro o cinque". Questa stupefacente - e, conoscendo Raoul Ruiz, molto poco involontaria - definizione di cinema, è resa in un semplice dialogo di Nucingen Haus. Da Henry James a Edgar Allan Poe (fino a Balzac, da cui è curiosamente tratto il film), è sempre stato così: il battito del fantasma è una fonte elettrica tanto potente quanto...
di Leonardo Colombati
5.
Il rischio dell’allegoria
Quando leggiamo la storia per la prima volta, è come se aprissimo un romanzo intonso.
Nel 1751, all’età di quattordici anni, Edward Gibbon entrò nella biblioteca scolastica e gli capitò sottomano un volume della storia romana di Echard in cui venivano narrate le vicende dell’Impero dopo la caduta di Costantino. Mentre leggeva della traversata del Danubio da parte dei Goti, la campana del pranzo lo costrinse...