di Daniele Muriano Mi chiamo Aria, e sono una bomba. E che bomba… Non però in senso volgare, no. Io sono una bomba: lucida, tornita e inossidabile. Insomma, esplodo
di Yousef Elqedra Yousef Elqedra è un poeta palestinese oggi residente a Gaza. Pubblica queste pagine in arabo su Raseef22 e appare qui in italiano nella traduzione di Sana Darghmouni e Pina Piccolo . Il primo episodio del suo diario porta il titolo “Quella è mia sorella minore che riposa in una fossa comune”.
di Giuseppe A. Samonà Caro Andrea, ho come altre volte letto con grande attenzione e interesse il tuo articolo, tanto più che il titolo individua una prospettiva che mi trova completamente d’accordo. E sento il bisogno di risponderti, su un punto in particolare, ma non so ancora, nel momento in cui inizio a scriverti, se pubblicherò questa lettera o se te la invierò in forma privata
di Giacomo Sartori Le immagini dall’alto dei campi costellati di crateri delle battaglie in Ucraina sono tristemente identiche a quelle della valle dell’Adige, nella mia regione, nel conflitto di più di cento anni prima.
di Andrea Inglese In tanta furia di dibattiti, i dialoghi si sono fatti rari. Questo di Filippo La Porta e Luca Cirese tratta di una questione che è tornata ad assillarci oggi, in quanto spettatori di una guerra in corso alle porte dell'Europa.
di Ilya Kaminsky, Ludmila Khersonsky, Zarina Zabrisky, Elena Andreychykova
Una città in cui la gente continua ad andare all'opera, alle letture di poesie, nonostante i colpi d’artiglieria; in cui uno zoo ha riaperto da poco e un numero enorme di persone fa la coda per isolati per poter entrare e salutare gli animali. Il giorno della riapertura, una mucca ha partorito davanti alla folla. Il piccolo l’hanno chiamato Javelin, come l’arma anticarro portatile.
Utilissime queste note di Roberto Pinton sulla situazione dell'agricoltura biologica, in particolare in Germania e in Italia. Si parla molto di crisi del biologico, ma le flessioni - che seguono a molti anni di grande crescita, e che riguardano in realtà soprattutto il canale di vendita specializzato (a fronte di aumenti nel discount) - sono in realtà relativamente limitate:
"Su 25 categorie di prodotto secco per i dodici mesi terminanti...
Di Sergej Gandlevskij Sulle prime non mi davo pace alla ricerca delle parole giuste per descrivere l’inizio della guerra, ma ho finito per scegliere le più comuni, quelle che riporto nel titolo, poiché sono quelle che la stragrande maggioranza degli amici e delle persone che conosco ha nel cuore e nella mente.
di Giuseppe A. Samonà
Divagazioni su: Sergej Roić, Achille nella terra di nessuno, Zandonai 2012 (nuova edizione Besa 2017, 188 p.)
Per chi come me ama la letteratura e il calcio – sì, questo mio testo è insieme una recensione e una confessione... – uno dei sogni più potenti è di riuscire un giorno a raccontare dal di dentro alcuni momenti, il senso di quella travolgente epica che ci parla delle...
(Condivido la prima parte di un testo pubblicato ieri su L'Ordine - inserto culturale de La Provincia di Como - ma scritto oltre un mese fa. Certe cose, sopratutto in questa prima parte, sono forse troppo legate al contingente. La seconda parte, più specifica, la pubblicherò lunedì prossimo. G.B.)
di Gianni Biondillo
Stare sotto i riflettori del sistema mediatico è una tentazione alla quale pochissimi sanno resistere. Gli accigliati professori, ricercatori,...
di Alessandra Spallarossa
Forse complice la memoria che sbiadisce dopo una certa età, forse anche il processo di rimozione dei ricordi dolorosi per salvaguardare la propria salute mentale, mia nonna al telefono mi spiega che la guerra fu meno pesante per loro rispetto a questa reclusione forzata e a questo dramma epidemiologico.
La sua dichiarazione arriva in risposta al pensiero che ho condiviso con lei pochi secondi prima: “certo è dura...
di Faruk Šehić
io non sono un uomo di Sarajevo
a Sarajevo
aprile è davvero il mese più crudele
dove si mescola fantascienza e orrore negli alambicchi dei corpi
gli spiriti sono sospesi nell'aria, gli spiriti della schizofrenia letteraria
devi solo coglierli, quei tristi grappoli di universi
che pagherai con il tuo sangue
a Bistrik e a Kovači le case sono recintate con alte mura
mentre le anime umane sono aperte come le cupole delle moschee ottomane
l'aria è pungente...
di Roberto Antolini
La letteratura italiana (come altre europee) è ricca di 'narrativa di guerra'. Sono numerosi i libri che hanno segnato l'idea che le generazioni seguenti si sono fatte degli eventi bellici: pensiamo a quanto di quello che abbiamo in testa sugli assalti disperati della Prima Guerra Mondiale lo dobbiamo ad "Un anno sull'Altipiano" di Lussu, o a quanto della ritirata di Russia a "Il sergente nella neve" di...
Capita ogni tanto, nella letteratura come nella vita, di imbattersi in semplici frasi, scritte o orali, riflessioni e immagini di tale radicalità e umanità che ci danno l’immediata sensazione di trovarci di fronte a qualcosa di lungamente meditato e sofferto, che va subito all’osso, che ci dice come stanno veramente le cose, direttamente, senza mediazioni, senza fronzoli.
di Andrea Inglese
Perché tanto baccano per le stragi del 13 novembre a Parigi, che hanno fatto solo 130 morti? La domanda è legittima, se uno considera che la copertura mediatica di queste stragi è stata particolarmente intensa a livello mondiale. A ciò bisogna aggiungere le reazioni di solidarietà espresse sia dalle istituzioni sia dai cittadini di un gran numero di paesi, e ulteriormente amplificate dai media. Certo, una strage...
di Andrea Inglese
.
Non sono mai stato un lettore assiduo di Charlie Hebdo. D’altra parte, come scriveva Beckett, poiché “sono nato tetro come si nasce sifilitici”, non sono un gran consumatore di stampa umoristica. Ho fatto i miei maggiori sforzi seguendo con una certa regolarità Cuore durante il suo periodo fasto e del Vernacoliere mi basta adocchiare i titoli al chiosco dei giornali. Di Charlie Hebdo ho però apprezzato sommamente...
di Leonhard Frank
(con il gentile accordo dell'editore, pubblichiamo l'incipit de "I mutilati di guerra", l'ultimo fortissimo racconto della raccolta "L'uomo è buono" (1917), pubblicata ora da Del Vecchio assieme al racconto lungo "L'origine del male" (1915), il tutto nella traduzione di Paola del Zoppo)
La “cucina del macellaio” è un ambiente molto ampio, due volte più lungo che largo, e dal tetto così basso che il capitano medico, nel suo...
di Mattia Paganelli
Due documentari usciti di recente, e in qualche modo paralleli, mi spingono a fare alcune considerazioni sulla nozione di simulazione riguardo la guerra, la tecnologia, e le immagini nella cultura contemporanea. Non intendo farne una recensione, solo prenderli come spunto. Raccomando se possibile di vederli entrambi.
The Act of Killing, di Joshua Oppenheim http://theactofkilling.com/ http://www.youtube.com/watch?v=SD5oMxbMcHM
The Unknown Known, di Errol Morris http://www.youtube.com/watch?v=J-NSyMTpkYI
Prima di tutto la simulazione. La distinzione, come...
di Antonio Sparzani
Lor signori si commuovono, lor signori deplorano, poi lor signori vanno in aeroporto a ricevere le bare avvolte strette nelle bandiere, lor signori sfiorano le bare con gesto toccante e misurato, invocano le vie diplomatiche, tuonano, quando ne hanno la forza, sulla natura terribile della guerra, sulla sacra obbedienza e la dedizione al dovere, insomma si stracciano le vesti, naturalmente in modo metaforico, dioguardi, pensa che gesto...
di Farid Adly
Vivo questi momenti con angoscia. Sono convinto antimilitarista, pacifista e nonviolento.
Vivo la guerra libica come una sconfitta personale. La mia generazione di libici è fallita. Non abbiamo fatto abbastanza per sconfiggere politicamente la dittatura gheddafiana. L'opposizione era frantumata in mille rivoli, dai monarchici fino ai socialisti, ma tutti regolarmente all'estero e uno contro l'altro. Perché all'interno del paese c'erano soltanto Abu Selim (eccidio di 1200 detenuti politici,...
di Antonio Sparzani
Ormai è così: le parti della nostra Costituzione più innocue si tengono senza problemi, quelle che servono per una qualche lotta politica interna si usano per l’appunto per questa lotta, quelle che sono scomode per tutti gli schieramenti “importanti”, sono cioè scomode bipartisan come orribilmente si dice ormai, semplicemente si trascurano di comune accordo, si trascurano bipartisan, e morta lì.
Mi riferisco al famoso ma ormai di comune...
di Luca Lenzini
1. Quando, nel dicembre 2009, Barack Obama ritirò a Oslo il Premio Nobel per la Pace, nel discorso di accettazione(1) non mancò di notare – e lo fece in esordio, senza tanti preamboli – che il fatto di avergli assegnato quel premio poteva, per più ragioni, sollevare legittimi dubbi. In primo luogo, osservò, egli era all’inizio, e non alla fine, del suo impegno «sul palcoscenico del mondo»,...
di Alberto Volpi
Di cosa parliamo?
Se è ancora vero che le parole custodiscono il senso dei fenomeni designati, una breve chiarificazione del significato dei termini inglesi raid e raider appare un buon viatico per l’itinerario che ci accingiamo a percorrere. Il verbo significa appunto “fare un’incursione in” che presuppone un’improvvisa andata e un veloce ritorno. Esso ha vari sinonimi che declinano l’azione: razziare, saccheggiare, rapinare, fare scorrerie. Qui lo scopo...
di Mohamed Altawil
Sono un palestinese la cui famiglia è vissuta per generazioni nel villaggio di Al-Maghar. Sessant’anni fa, durante la Nakbah (catastrofe), i miei nonni furono espulsi con tutta la loro famiglia da Al-Maghar, sradicati e mandati tra le capanne e le stradine di un campo profughi distante 100 miglia. A tutt’oggi assaporano l’amarezza di quella perdita e restano a guardare inermi mentre le fiamme di quella tragedia bruciano...
di Gianni Biondillo
Ci sto pensando da alcuni giorni - dopo aver seguito la discussione a questo post - non ho il modo di articolare come vorrei, ma ora che trovo il tempo scrivo quanto meno questi appunti di getto.
C'è come una evidenza basica: le fotografie di guerra, la guerra, la mostrano. Il '900 esiste nella nostra coscienza come un macigno perché esiste un numero sterminato di fonti visive -filmati,...
di Helena Janeczek
Al cimitero di Orta Nova, in Puglia, c’è’ un piccolo mausoleo di marmo bianco simile a quelli dedicati al Milite Ignoto. Ma il ragazzo che vi è sepolto non è caduto in guerra. E’ morto nei tempi di pace che hanno generato l’Europa unita, è morto perché credeva che potessero circolarvi non solo merci e capitali, ma anche le persone come lui che vogliono scambiare la forza...
Nel suo intervento intitolato «Gaza: le elezioni israeliane e il silenzio di Obama» pubblicato sul Corriere della Sera del 3 gennaio, lei attribuisce la scelta dei tempi dell' attacco israeliano a svariati motivi tra i quali le imminenti elezioni in Israele e il cambio della guardia alla Casa Bianca. Ma non prende nemmeno in considerazione la vera ragione dell' attacco: la necessità di sopprimere i lanci dei missili di...
Serve avere una finestra su Gaza, ora? Questo fatale divenire testimoni oculari dell'ingiustizia, ci rafforza? Guardando quel poco di ciò che si può o si riesce a guardare – corpi a brandelli di bambini, donne, vecchi, “miliziani” – diventeremo più efficaci, reattivi, o più intorpiditi? Leggere l'elenco delle bombe cadute sugli edifici di Gaza, elenco che troviamo nel blog del ventitreenne Sameh Habeeb, ci rende più consapevoli? Non lo...