di Fabio Moliterni Per studiare la letteratura meridionale contemporanea sarebbe necessaria un’indagine a tutto campo: un lavoro critico, collettivo e condiviso, la cui urgenza sociale e politica si misura soprattutto oggi, nella temperie un po’ asfittica della critica letteraria e accademica.
di Niccolò Amelii Chi ha la «cultura» ha, se non il potere, almeno
una delle condizioni di esso.
(F. Fortini, Dieci inverni)
Gli intellettuali nelle società del neocapitalismo avanzato sopravvivono a stento nei coni d’ombra, nelle aporie, negli interstizi delle strutture professionali e di produzione. Sebbene il fenomeno di disgregamento di un certo tipo di intellettuale (semi)engagé, culturalmente novecentesco, sembri inscriversi nella sua totalità nel quadro fenomenologico di una contemporaneità che ci appare...
di Pierpaolo Rosati
L’inaudita originalità delle idee e l’indubbia autorevolezza del nome inducono a prestare ascolto alla voce di chi – più di un secolo fa – emetteva la condanna più impietosa dell’Amleto e, come se non bastasse, dell’intero corpus shakespeariano. Si parla di Lev Nicolaevič Tolstoj, autore di un Saggio critico del 1903, raccolto dalle Edizioni Boringhieri tra i suoi Scritti sull’arte (con Introduzione di L. Radoyce, Torino 1964...
di Giorgio Mascitelli
AA.VV. Il presente di Gramsci. Letteratura e ideologia oggi a c. di Paolo Desogus, Mimmo Cangiano, Marco Gatto e Lorenzo Mari, Galaad Edizioni, 2018, euro 18
La riflessione su Gramsci negli ultimi decenni in Italia è stata alquanto carente, proprio nel momento in cui nel mondo anglofono e iberoamericano la sua figura conosce una ricezione rinnovata e diffusa. Viene a colmare almeno parzialmente questa lacuna il volume collettivo...
di Pierpaolo Rosati
L'interpretazione ivi proposta prende le mosse da un passo gramsciano che promette di svelare, per via analogica, valenze euristiche del tutto inopinate. Il nocciolo dell'argomentazione parla di Amleto che rinvia i propri disegni di vendetta non già perché trattenuto da ragioni psico-emotive più o meno inconsce, ma perché attardato dalla rimozione necessariamente lenta e faticosa dei condizionamenti culturali radicati nella sua esperienza; condizionamenti tali da esigere una...
di Domenico Talia
Se un narratore sceglie di usare la frase di un uomo politico come esergo del suo romanzo, il rischio di buttarla in politica va messo nel conto. Se il politico che ha scritto quella frase non è uno dei tanti ma è Antonio Gramsci, uno dei migliori che l’Italia ha saputo esprimere, il rischio aumenta. Che Saverio Strati volesse raccontare una storia in cui la coscienza politica...
di Carlo Formenti
Conclusioni
Se un libro è riuscito a spiegare al lettore le idee che l’autore desiderava trasmettergli, non dovrebbero servire conclusioni: queste spetterebbero al lettore, piuttosto che all’autore (che si presume abbia già detto tutto ciò che voleva dire). Se non c’è riuscito, le conclusioni non potranno ovviare al fallimento. Ma le conclusioni sono un rito editoriale cui nessuno può sottrarsi, perciò, pur arrendendomi alla tradizione, cercherò di tributarle...
(Dopo le prime puntate in Spagna - qui e qui - ecco una nuova intervista per capire che ruolo giochi la nostra letteratura fuori dai confini nazionali. Questa volta esploreremo l'Argentina grazie alla guida di Jorge Aulicino. Il salto tra i continenti non vi sembri così arbitrario: le due culture e i due mercati editoriali sono profondamenti intrecciati. gz)
Un'intervista a Jorge Aulicino di Ilide Carmignani e Giuseppe Zucco
Che spazio...
di Andrea Bajani
Ogni fascia anagrafica ha il suo spauracchio confezionato ad hoc. Per gli adulti, è disponibile l’extracomunitario. È uno spauracchio di comprovata efficacia, estesa applicazione e referenza millenaria. Funziona bene come catalizzatore della frustrazione e dell’odio sociale, provare per credere. Per i giovani in età scolare, invece, da poco è stato lanciato sul mercato il prodotto “bullo”. Il bullo è una sorta di “extracomunitario italiano adolescente” che mena...