di Francesco Borrasso A pochi metri il chiacchiericcio di una civetta gli finisce dentro le orecchie. Si stringe le gambe al petto, ha freddo, il gelo gli si arrampica sulla faccia.
di Francesco Borrasso
La depressione è una terra continuamente esposta, è un luogo bagnato, umido, è portare una croce senza un gesto che possa farti capire che prima o poi ci sarà la quiete; la depressione è stata come una colata di cemento dentro i muscoli, sopra le ossa, è stata guardarmi allo specchio e vedere una faccia estranea, osservarmi nel riflesso e non riuscire a riconoscermi e piangere e...
di Francesco Borrasso
Portare i fiori nei cimiteri, è importante onorare i morti, le tombe, le spoglie, che sono tutto ciò che rimane di un uomo; poi, con il tempo, scompaiono anche quelle e non resta più niente. È quello che dicono: rispettare i santi, dare voce ai deceduti, renderli ancora vivi a forza di parole e ricordi, riguardare vecchie foto. Abbiamo tutti grandi colpe da scontare; l’abbraccio con una...
di Francesco Borrasso
Le luci artificiali della ruota panoramica brillavano a poca distanza da un cielo livido di fine febbraio, un contrasto rosso e blu e giallo. Marta se ne stava seduta sopra una panchina, la sciarpa avvolta intorno al collo, una sigaretta lunga tra le dita. Un uomo con il viso colorato di bianco restava immobile, a due passi da lei, le persone di passaggio, a volte, gettavano una...
di Francesco Borrasso
Mi cadono queste ore di attesa sulla schiena, sulla lingua la scia della sigaretta e del suo fumo, i lividi sotto gli occhi che mi fanno da penitenza, e tutto questo momento sembra una fotografia scattata distrattamente, da qualcuno che stava pensando ad altro.
Brucia come una ferita aperta, quella giornata in cui appena sveglio vidi mia sorella piangere quasi fino a strozzarsi nello schermo di un computer;...
di Francesco Borrasso
Dicono che domani piova, e io non so perché, nella pioggia ho perennemente trovato conforto.
Sarà che nell’abbandono ho sempre riconosciuto una terra bagnata.
Domani te ne sarai andata, e qui sul tavolo restano le cose che hai usato tu; una penna, un elastico per i capelli, un cuoricino rosa su un foglio di carta, il rossetto, il tappo della penna con la forma dei tuoi denti.
Chissà se...
di Francesco Borrasso
Sei qui, al mio fianco, nell’auto fa caldo, fuori un vento solido simula le onde, borbotta.
Mi restituisci il profilo, la pelle di porcellana, i capelli rossi che ti toccano le spalle quasi con disperazione. Il silenzio che c’è tra noi, adesso, è uguale ad un valico, il primo che parla, perde tutto.
Ti ho amata come si ama il ghiaccio, ti ho amata come si ama la...
di Francesco Borrasso
Ho odiato le pacche sulle spalle, gli occhi tristi o fintamente tristi che ti osservano, ho odiato le parole di conforto, gli abbracci di sconforto, ho odiato tutti i discorsi che sono incominciati con “lo so che non posso capirti”; ho odiato chi ha cercato di capire; ho odiato il funerale, la bara bianca, vaffanculo. Ho odiato la chiesa piena, il prete e i suoi inutili discorsi,...
di Francesco Borrasso
Dal finestrino passa veloce il paesaggio: campi spogli, gialli, appiattiti dal sole.
Il vento entra nell’auto, parla. Manco dal paese paterno da vent’anni. Ho mantenuto la proprietà dopo la sua morte. Avrei dovuto venderla, ci sono andato vicino tante volte. Scorgo il paese da lontano, la sera inizia a scendere dal cielo, le luci elettriche si stanno accendendo, il luogo sembra un presepe; mi ricorda il Natale e...
di Francesco Borrasso
Quando le parole non esistono più, inizia a prendere forma il gesto. Quando nessuno ti ascolta, i pensieri ti si spezzano nella gola. I muscoli del collo stringono la presa, una spugna nella faringe che cattura la saliva e consuma il respiro, pochi secondi. Mi basterebbe il pianto; basterebbe, forse, per rendere meno reale questa muscolatura estranea. Appena qualche lacrima, come un fiume potente, porterebbe via i...
di Francesco Borrasso
C’è un luogo dove le cose assumono forme straniere. Questo luogo è un evento, il ricordo di un addio che non sono riuscito a bruciare; come una foto piantata davanti agli occhi, è la zona dalla quale non sono stato di capace di evadere.
Una parte di me ha cominciato a pretendere una scissione, è stata messa in dubbio la mia unicità, il mio fisico è venuto a...
di Francesco Borrasso
Non riesco ad uscire da questo disordine. Un laccio mi tiene stretto al ricordo.
Da allora, le mie giornate sono inerzia, secondi che seguono secondi, il mio compito è riempire, senza consapevolezza.
C’era il dolore bambino che ha cercato con un’imposizione di mettermi una benda sugli occhi, era il dolore che si fermava in un angolo della stanza e mi osservava, con i suoi argomenti provava a convincermi che...