di Mauro Baldrati Angelo Maria Pellegrino, attore, letterato, marito e curatore delle opere di Goliarda Sapienza, scriveva che sua moglie apparteneva – purtroppo – alla sfortunata categoria degli “scrittori affettivi”. Perché sfortunata?
di Ornella Tajani Nel 1981 Hervé Guibert ha dimostrato definitivamente le potenzialità del racconto di una foto in absentia: in "L’image fantôme" l’autore crea un percorso fra scatti mai sviluppati, perduti o in via di decomposizione, in ogni caso invisibili a chi legge. Il supporto diventa irrilevante: in una scrittura di questo tipo, «che la fotografia di cui [si] parla sia vera o inesistente è esattamente la stessa cosa»
di Giacomo Sartori I viandanti assetati di bellezza avevano gli occhi freschi e curiosi, guardavano con deferenza i porticcioli e le chiese e le case, ma spesso anche le agavi e le querce e le rupi. Sapevano scovare il fascino anche dove chi ci abitava non lo sospettava, per esempio nell’architrave di castagno di una porta decrepita o nell’acciottolato di un carrugio.
di Sara Sermini (testi) e Elena Gargaglia (fotografie)
Entra da destra nel quadro, la zampa levata, l’occhio giallo (si intuisce) acuto nella pelle tesa: una capra d’ossa appesa accanto alla porta di una cella. Una capra nomade, fuori e dentro due pupille a penzoloni.
di Andrea Inglese Una riflessione sul rapporto tra immagini pittoriche, testo poetico e utopia. "Vi è una promessa di felicità delle più banali: l’impermanente per eccellenza sarà permanente, verrà sottratto alla duplice temporalità che corrode sia l’oggetto guardato sia il soggetto che guarda."
di Gianni Biondillo
Osservando le fotografie di Manuel Cicchetti, “fotografo puro” e attento lettore del paesaggio, pubblicate in "Tempo intermedio" - un defatigante lavoro durato quattro anni in giro per lo Stivale- ho incominciato ad apprezzarne il pensiero e la costanza (mai una fotografia rubata, mai uno scatto occasionale, una progettazione del processo ideativo che può durare anni, anche lustri). Guardare le sue fotografie mi ha aperto a un ricordo sepolto nel tempo. A una lettura fatta davvero molti anni fa, anzi decenni: "La nube purpurea" di M.P. Shiel.
di Ornella Tajani "Il colore è un modo di scolpire ciò che vedo. Il colore non serve a mostrare un soggetto o la scena che sto fotografando, è un valore in sé. È l’emozione stessa della fotografia".
Di Massimiliano Damaggio Poesia, fotografia, sguardo. Il momento in cui la luce penetra l'occhio e crea, ricrea, ricostruisce, mette a dimora un seme destinato a sbocciare quando sul bianco della pagina si apre e richiude l'obiettivo, e la forma si congela in un'immagine immobile, fotografica, e in una evanescente, scritta.
di Ornella Tajani È un mondo interstiziale quello ritratto dal grande fotografo tra il 1979 e il 2006, fatto di marciapiedi umidi, ristoranti cinesi deserti, ruote panoramiche su sfocati orizzonti, scritte murali che segnano il tempo: «Roulez moins vite, vous pourriez écraser Roland Barthes»
di Mariasole Ariot Quando cade la pioggia dalla bocca e si fa nero il nero, si accumulano le uova dell'insetto che apre e scortica il becco di tre parti, una cosa morta il bianco ragionato un petalo appassito per dolore...
di Mariasole Ariot
I passi dello sguardo del fotografo Pacini in "Non andare troppo lontano" (Editrice Quinlan, 2022), si confondono con i nostri, si avvicinano lenti verso l'immaginario che non acceca e non grida ma resta silenzioso...
di Ornella Tajani A Siena, presso il complesso di Santa Maria della Scala, è aperta ancora fino a fine gennaio la mostra fotografica "L'industria della polvere" di Carlo Vigni, dedicata all'ex impianto Idit
di Lisa Ginzburg
Ho conosciuto Isabelle Boccon-Gibod qualche anno fa, perché un’amica la portò a cena da me (ancora si cenava insieme, con quegli “aggiungi un posto a tavola” a movimentare convivialità che è difficile e anche doloroso ricordare nel presente di adesso).
di Mariasole Ariot Si apre nella stanza – la parvenza della luce che ha per occhio – una buca sul terreno della casa – le mani dolci come cialde – il delicato attendere una chiamata
di Mariasole Ariot
Caro G.,
oggi il cielo è plumbeo, ho scartavetrato la casa per cercare un corpo che non fosse inquinato, ho preso le parti e introdotto un nervo nello stipite. La paura è questa sacca di placenta che spinge la mia testa, nascono figli e figlie dentro la nuca, mi chiedo sempre come tu stia, da quando la montagna ci ha soccorso.
Ho camminato a lungo, ho percorso un...
di Andrea Inglese
L’episodio è unico, ma vorremmo capire come parlarne. Era semplice e banale, certo, ma enormemente vischioso, e subdolo, e anticipatore, ma non sapendo di che, di quali fatti futuri. Comunque è già iniziato, l’episodio parte a tutta birra, è velocissimo, corre su binari certi, ma, per un sacco di tempo, nonostante la frenesia generale, non succede quasi nulla. Delle mani si stringono, questo è sicuro, ma di...
di Roberto Antolini
1. NuovaBicocca
Ho ricordi personali piuttosto tardi della grigia Bicocca dell’epoca industriale, ricordi degli anni Settanta, quando mi è capitata qualche volta l’impresa di “andare a volantinare” la Pirelli-Bicocca (che sarebbe durata ancora non molto più d’un decennio). Per qualche anno ho bazzicato la sede milanese del gruppo politico Il Manifesto, quello radiato dal Partito Comunista nel 1969, per essersi permesso di lamentare la solitudine di Dubčeck di...
di Pierluigi Cappello
Ama le biciclette e la polvere degli sterrati, la Repubblica. Magari una solida Bianchi con i freni a bacchetta. D’estate, quando si accendono interminabili veglie, si racconta sotto i bersò, davanti ad un bicchiere di rosso, pane croccante, salame ben stagionato.
La Repubblica preferisce le dozzine più che le unità, le voci a una singola voce, ma, del coro, distingue una voce dall’altra. La si è vista sedere...
di Fulvio Dell'Agnese
«Che accadrebbe – si chiedeva un artista – se l’universo fosse leggibile? Forse c’è questo, nascosto dietro alla spaventosa bellezza della realtà. Ci accorgiamo che qualcosa parla con noi. Conosciamo quella lingua. Eppure non capiamo una parola»1.
È il problema che spesso si addensa – come una velatura opaca o una vernice troppo scintillante – anche su una fotografia, limitandone il grado di attendibilità nella lettura del suo...
testo e foto di Dario Coletti
La Sardegna è la seconda isola del Mediterraneo per estensione con un paesaggio costiero importante per dimensione, varietà e bellezza. Malgrado questo, il rapporto tra sardi e mare non è stato sempre facile e il mare, che in alcune culture è sinonimo di ricchezza e comunicazione, per gli abitanti dell’isola ha significato nel tempo mitologici disastri, incursioni e invasioni, barriera da superare alla ricerca...
testo e foto di Dario Coletti
Più di altri il territorio del Sulcis Iglesiente può essere visto come punto di incontro tra più universi, perché aggiunge ad una dimensione quotidiana, esplicita e ordinaria, che si sviluppa in superficie, una seconda dimensione: sotterranea, misteriosa, insondabile, conosciuta solo in parte e da pochi. Tale dimensione interna, che si sviluppa nelle profondità della terra e del mare genera due mestieri antichi e complessi...
di Dario Borso
“Ho sempre avuto, prima istintivamente poi consapevolmente, una tendenza a riprendere quelle cose che sono banali” 1. Se a ʻcose banaliʼ sostituiamo ʻvita quotidianaʼ, otteniamo il profilo essenziale di Ugo Mulas da giovane: fotoreporter.
Cominciò nel 1954 con la vita degli artisti al Bar Jamaica e quella degli immigrati nelle periferie...
di Eloisa Morra
Misi piede a Cambridge la prima volta per inseguire un amore; avevo da poco compiuto vent’anni, autunno inoltrato: foglie fradice affogavano il porch della casetta di East Cambridge condivisa con il figlio d’un rifugiato iraniano (con cui, ricordo, discutemmo a lungo sull’origine della pasta Alfredo) e con Brad, un ricercatore della Divinity School che passava il giorno a pensare a Adorno e Marx. L’inclinazione del pavimento della...
di Andrea Inglese, Barbara Philipp, Aleksei Shinkarenko
Quinto episodio, di cinque. In versione italiana, primo, secondo, terzo e quarto. In versione francese sul sito amico Remue.net, premier, deuxième, troisième e quatrième. Sulla natura del progetto, leggere in coda al pezzo.
Quello che vedo, lo vedo bene, sì, almeno, è l’impressione che mi fa, tutto quello che vedo sembra buono, è visto bene, non è scientifico, no, non è un’osservazione partecipativa, d’accordo, ma vedo proprio delle cose,...
di Ornella Tajani
Si on ouvrait les gens, on trouverait des paysages.
Moi, si on m’ouvrait, on trouverait des plages.
Agnès Varda
L’eterotopia foucaltiana è un luogo reale che accoglie la dimensione dell’immaginario. Secondo Jean Rieucau e Jérôme Lageiste, curatori del numero della rivista «Géographie et cultures» dedicato a La plage : un territoire atypique, «la nozione di eterotopia di deviazione, intesa come spazio in cui gli individui assumono un comportamento deviante rispetto alla...
Testimonianza sull'immagine superiore (del fotografo Walter Pescara, autore del dittico)
La fotografia in qualche modo fa riferimento al processo che Ferlinghetti subì in America nel 1957, quando fu processato per aver pubblicato con la sua City Lights, Howl (Urlo), nel quale Allen Ginsberg da voce alle pulsioni di un popolo sotterraneo battuto e beato, contrario alla guerra, che parlava di amore universale, utopie realizzabili, una spiritualità condivisa, senza muri e senza...