di Francesca Fiorletta
Jafar Panahi ha girato, letteralmente davanti alla telecamera, uno dei film più interessanti degli ultimi tempi. Si è messo alla guida di un taxi, in un ipotetico giorno qualunque, e ha attraversato le vie polverose e catatoniche di Teheran. Ha fatto salire, sembrerebbe per caso, un borseggiatore professionista che inneggia all’impiccagione dei ladruncoli d’accatto, una maestra d’asilo che si esercita nella difesa dialettica dei diritti umani, seppure...