di Fabrizio Centofanti
Echi
Estrema terra appare in questa sera
il pensiero di te, la lontananza
infida, l’attimo della finitudine,
del sacro vuoto d’amore,
dell’ignoranza indomita di qualsivoglia
umore, attonita baldanza,
attratta, astrattamente indotta
dal nulla che ti affoga, ti ride
sulla faccia. Apprendimi, sollevami,
scarta la tovaglia che si arriccia,
stropiccia il cuore, con l’unica
voce che mi strappa al dolore,
all’umido biancore del ritorno.
Diabolos
Chi l’avrebbe mai detto che i sorrisi
sarebbero rimasti a mezza bocca,
che una prosa barocca
non avrebbe arginato la disfatta.
Quanto...