di Linnio Accorroni
C’è poco da fare: quando i libri toccano e commuovono come quest’ultimo di Coetzee si vorrebbe quasi non scriverne. Si ha la sensazione, infatti, che qualsiasi interpretazione costruita su questo “Diario di un anno difficile”, anche la più acuta e sofisticata, servirebbe solo ad evidenziare l’intrinseca vacuità surrogatoria dell’esercizio critico quando il confronto passa attraverso opere siffatte. Il rumore sottile della prosa del recensore si trasforma in...