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dario fo

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Tronismo di massa e sestessità scatologica: la cifra stilistica del populismo quotidiano, da Titti Brunetta a Lapo Elkann, via Maria Feliziani

di Lorenzo Declich e Anatole Pierre Fuksas Lorenzo. La cosa che mi ha più colpito dell’intervista a Titti Brunetta è stata questa frase: "Non ho giocato, ero io con il mio animo, le mie passioni politiche, il mio impegno civile e i miei rapporti di affettività. Io sono Bea e porto nel cuore questa esperienza…". Sembra una specie di brevissima ode all’autenticità. Ma è anche qualcosa di formulare, sembra quasi che Titti dica...

ADIEU, VENISE

di Massimo Rizzante Visitare il Padiglione Italia della 54a Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia organizzato da Vittorio Sgarbi è un’esperienza abissale, nel senso che ci conduce nell’abisso della situazione intellettuale e artistica contemporanea, di cui l’Italia è un’avanguardia ormai riconosciuta in tutto il mondo. L’idea di Vittorio Sgarbi è stata quella di invitare più di 250 uomini e donne di cultura a scegliere un’opera di un artista italiano...

Ubu-Reportage per un secolo di Patafisica

Per la rivista diretta da Riccardo De Gennaro ho chiesto al mio maestro Fernando Arrabal di scriverci una nota su questi cento anni di patafisica visti da dentro (fuori, sopra e sotto). La traduzione è mia e il fotodossier a cura di Mauro Guglielminotti. Abbonatevi a Reportage, vale! effeffe Hommage di Fernando Arrabal traduzione di Francesco Forlani Da il Reportage numero 6, aprile-giugno 2011 Del College Pataphysique temo mi sia ignoto l’essenziale....

LUCIANO BIANCIARDI

di Franco Buffoni "Farò squillare come ottoni gli aoristi, zampognare come fagotti gli imperfetti", scrive Luciano Bianciardi in uno dei passi più ritmici e ironici della Vita agra, dopo avere evocato - francesizzandone il nome in Jacques Querouaques - il poeta americano che in quel 1961 aveva appena finito di tradurre per Guanda: "(Farò) svariare i presenti dal gemito del flauto al trillo del violino alla pasta densa del violoncello,...

Dario Fo: il dito nell’occhio della censura

Fra le varie nefandezze di cui Dario Fo deve sentirsi responsabile, non ultima è quella di aver fatto cadere in amore per il tubo catodico un ragazzino di undici anni, che catalizzato dalle sue opere trasmesse in quella televisione dei tardi anni Settanta non aveva del tutto capito che quella a cui assisteva era un'eccezione e niente affatto la regola. Perché, poer nano, che ne sapeva lui che quello...
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