trad. isometra di Daniele Ventre
A. P. V 6
Glielo giurò Callignòto, a Iònide, di non avere
altro più caro, nessuna altra più cara di lei.
Glielo giurò: vero è il detto però, giuramenti d’amore
dentro le orecchie immortali, oh, non ci penetrano.
Ora è un ragazzo la fiamma, per lui: della povera amica,
come di Mègara, ormai, conto e ragione non c’è.
A. P. V 23
Come mi fai riposare, Conopio, al cospetto di questa
gelida soglia, anche...
trad. isometra di Daniele Ventre
Come si è smosso agitandosi, il ramo di lauro di Apollo:
come l’intera dimora: lontano, lontano il malvagio!
Sì, con il piede gentile è il Radioso a urtare i battenti:
o non lo vedi? La palma di Delo ha oscillato soave
all’improvviso e nell’aria il cigno solleva il bel canto.
Ora girate da soli, chiavarde di questi portali
e chiavistelli, da soli: oh, non più remoto è quel dio.
Dunque tenetevi pronti,...
trad. isometra di Daniele Ventre
Io lo detesto il poema del ciclo e nemmeno la via
dove s’affanna su e giù fitta la folla mi va.
Spregio l’amante che in giro si dà, mai da pubblica fonte
bevo, le volgarità tutte mi nauseano.
Bello, oh sì, bello, o Lisania, sèi tu, ma già prima che a voce
l’abbia gridato, ripete eco: oh, ma tuo non è più!
Sempre i Telchini, che mai della Musa furono amici,
rozzi che sono, sul mio canto rimuginano,
solo perché non lo tesso continuo un poema che narri,
lungo migliaia di versi, o delle imprese dei re
o degli eroi primigenii, ma in piccolo spazio mi volgo,
come un bambino -e non ho pochi decenni d’età.
E tuttavia voglio dirlo, ai Telchini: razza spinosa,
roderti il fegato è ormai l’unica tua abilità:
so che i miei versi son pochi:...