di Alfonso Guida
Ho letto "Arruina" (il Saggiatore, 2019) in un bar del mio paese, quasi sempre all'alba. Leggerlo è stato come passare al mattino presto dinanzi a un dipinto di Bacon, a una vetrina di macelleria, l'acciaio cupo delle onde nell'isola dei matti di Goya. Ora io non sono un critico. Non ho una formazione accademica. "Non è mai con intenzioni critiche che mi avvicino ad un'opera d'arte", scrisse...
Caro Francesco,
avevo promesso di accompagnare l'estratto da Arruina con una piccola nota. Ti mando, invece, questa lettera. Ho agito così perché temevo che la tua vicenda potesse uscirne fuori sciancata; che i nomi si occordassero con un gesso già duro. Invece un nome deve essere, come nella favola che narri, quella mezzanotte abbastanza luminosa da battere il discorso della lampada, che è discorso dominante, impero della letteratura contro le vere possibilità...