di Arben Dedja L’estate siamo andati in vacanza in Patria. Abbiamo scelto Borsh. Altroché amaro; era così dolce immergersi in quelle acque ioniche.
“Se un giorno il tempo peggiora, visitiamo Argirocastro, così la mostriamo alla figlia?” ha chiesto mia moglie.
di Arben Dedja Era qualche anno fa che ho partecipato al progetto Wordyssey. Cinque poesie di poeti ucraini contemporanei venivano tradotte da una lingua all’altra (solo il primo passaggio era dall’originale).
di Arben Dedja
Lo stuzzicadenti
Ah sì lo stuzzicadenti
me lo ricordo
eravamo in quel tal ristorante
i telegiornali tuonavano
i giornali con titoli in prima pagina
sul piano quinquennale
realizzato con eccedenza
e tu chiedesti
uno stuzzicadenti “ma per favore”
hai detto al cameriere “per favore
che non sia usato”.
Derrate alimentari
Il pane c’era quello sì
ma il resto…
Il lattaio lavorava dalle cinque
alle cinque e cinque
poi
si dava al solitario
nel negozio di alimentari
si riusciva a cavare un ragno dal buco.
Forse per dare un’idea...
di Arben Dedja
Amore e morte
Stava appoggiato al muro
vicino ai rifiuti il materasso
(buttato in così buone condizioni)
che noi lentamente trascinammo
per il suo lato lungo
la scia delle lumache rifletteva
il plenilunio ci mostrava la via
per il campus per la nostra calda stanza
dove lo mettemmo sul pavimento
ci serviva per fare all'amore
anche se ci era morto qualcuno.
Il nonno
Quando russava
dalla bocca aperta
sbirciavo
le verità inconfessabili
che a me solo
aveva raccontato.
In fondo al suo baule
ho scovato
una rivoltella
che imparai...
di Arben Dedja
Aquila bicipite
Quando nei Balcani il quinto Stato in soli tre anni, appena dichiarata l'indipendenza, adottò come bandiera un'aquila bicipite (nonostante i colori dell'aquila e lo sfondo), la pazienza dello Stato albanese giunse al limite e, con una lunga e dettagliata nota di protesta indirizzata a tutte le più importanti istituzioni internazionali, chiese d'urgenza il non riconoscimento delle suddette bandiere giacché plagiavano spudoratamente quella albanese, questa nota fu...
di Arben Dedja
Galleria
Questa lunga galleria dove io – bambino
correvo contento con il treno
delle vacanze di luglio è la vagina
di mia madre mentre nascevo
e questo fischio dal buio della
galleria spaventato è il fischio
del mio lubrificato corpicino
scivolando fra le cosce di mia madre
mentre quella luce lontana in fondo
alla galleria quella luce che soffoca che
presto s’avvicina facendosi vortice di colori
è la morte la splendida morte che abbaglia.
Tunel. Ky tunel i gjatë ku...