di Orsola Puecher ... è una storia piccola, di un piccolo eroismo, un piccolo gesto di normale umana solidarietà, che la portò a esaurire al Campo di Concentramento di Ravensbrück i giorni di una vita bellissima e inconsueta.
di Paul Celan da Papavero e Memoria
TODESFUGE
SCHWARZE Milch der Frühe wir trinken sie abends
wir trinken sie mittags und morgens wir trinken sie nachts
wir trinken und trinken
wir schaufeln ein Grab in den Lüften da liegt man nicht eng
Ein Mann wohnt im Haus der spielt mit den Schlangen der schreibt
der schreibt wenn es dunkelt nach Deutschland
dein goldenes Haar Margarete
er schreibt es und tritt vor das Haus und es blitzen die...
di Orsola Puecher
Sono storie fra due guerre, di uomini, padri e figli, di donne: nonne, madri, sorelle, zie e nipoti, numeri di tombola estratti nella sequenza di un viaggio ideale attraverso una città, fra tracce e strade di un percorso cifrato.
di Orsola Puecher E ora che tutti i protagonisti di queste vicende se ne sono andati, non resta che raccogliere indizi, rispolverare ricordi di racconti, cercare i documenti. L’ultimo ritrovamento della mia ricerca riguarda un tassello apparentemente secondario, ma non meno importante, la fuga in Svizzera di mio padre Virginio, la cui stessa vita, dopo la deportazione in Germania del notaio Puecher, era in pericolo.
di Orsola Puecher Dopo una luminosa carriera poetica e letteraria, attraversata da variegate esperienze, dall’adesione al Surrelismo, al successivo abbandono, dalla radio, alla pubblicità, al cinema, alla critica, musicale, teatrale e cinematografica, durante l’occupazione nazista Desnos sceglie di impegnarsi nella Resistenza con scritti clandestini.
di Orsola Puecher Havas Non bisogna abituarsi. Abituarsi è accettare. Noi non accettiamo, noi subiamo... Atto II da "Le Verfügbar aux Enfers", operetta comica scritta dall'etnologa Germaine Tillion nel terrore di Ravensbrück, perché "Si può ridere fino all'ultimo minuto... è un elemento rivivificante."
Noor nasce a Mosca il 1 Gennaio 1917. Le viene dato il nome di Noor-un-nisa, “luce della femminilità”. Il padre la culla cantandole antiche canzoni indiane. In casa la chiamano con il soprannome di Babuli.
Il documentario inizia e finisce con i disegni di alcuni bambini di un asilo moscovita, simbolo della creatività naturale, innata in ogni uomo, che sempre viene brutalizzata dal concetto di massa, inerte e non pensante, insito in tutte le dittature.
di Orsola Puecher
Ogni anno il 27 Gennaio Giorno della Memoria, volenti o nolenti, si presenta una motivazione forte e contingente per scrivere, documentare e ricordare agli smemorati e ai negazionisti di turno la Memoria dei Campi, titolo del documentario incompiuto sulla liberazione dei campi di concentramento nazisti...
di Orsola Puecher Nella notte d’inverno le stelle scintillano, ancora più nitide, fredde nel freddo apogeo. Al fuoco del bivacco, appoggiato alle pietre, nude, del muro a secco, il dottore ('U Megu) non parla e dentro di sé sente la sventura vicina.
di Orsola Puecher La testimonianza di queste ragazze degli anni quaranta con il loro diario, con tutto il senso e il valore, ora perduto, di segretezza e insieme di confidenza che aveva tenere un diario, penna e carta, ha, anche dal punto di vista letterario, un valore unico, proprio come cosa scritta per non essere letta.
di Orsola Puecher
Ogni anno il 27 Gennaio mi attende il dovere di commemorare il Giorno della Memoria, rinnovando una sofferenza che solo chi ha avuto delle vittime del Nazifascismo fra i suoi familiari può comprendere profondamente.
di Orsola Puecher
In questo tardo Novembre di governi e valori al tramonto, le sorprese non finiscono mai, ma l’ultima cosa che mi sarei aspettata era di trovare, citato su Il Fatto Quotidiano del 14 novembre scorso, il nome, per di più storpiato in Aldo Pucher, di Giancarlo Puecher...
di Orsola Puecher "A survivor from Warsaw", composto da Schoenberg dall’esilio americano, captando con un oceano di mezzo lo spirito terribile della prima metà del novecento europeo, immaginandolo nelle minime pieghe di sofferenza, come e più che se le avesse vissute in prima persona nei suoi minuti istanti, traccia un brivido che sale quasi senza volerlo.
Alice e Marie dormivano vicine e il sonno se le prendeva senza sollievo né pace. La notte era solo un intervallo inquieto al dolore e nel pulsare tanto flebile delle loro vite non c’era differenza di rumori rispetto al giorno: l’abbaiare dei cani, passi, le voci secche. E il freddo così intenso di quel marzo senza primavera.
di Orsola Puecher
Quindici uomini uccisi dai fascisti.
Il dieci agosto del quarantaquattro.
A Piazzale Loreto, a Milano.
Quindici antifascisti detenuti
nel carcere di San Vittore.
Per questo eccidio condannato dal Tribunale Militare di Torino il capitano delle SS Theodor Saevecke. Nel 1999. All’ergastolo. In contumacia. Come tanti altri. Ormai più che ottuagenario. Visse una tranquilla esistenza in Germania. Da persona per bene. Non un giorno di prigione. Come tanti altri. Non si pentì mai...
di Orsola Puecher
“Abbiamo lasciato il campo cantando”
Così scrive Etty Hillesum, “il cuore pulsante della baracca”, nella cartolina che lancia sui binari dal vagone piombato che da Westerbork la porta ad Auschwitz. Con quella sua speciale capacità, propria dei bambini e degli artisti, di trasformare dentro e fuori di sé il male in bene, la tenebra in luce.
Immagine della locandina originale
con il bozzetto della scenografia
di Frantisek Zelenka.
Questa è la storia...