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Quattro porte su ‘Petrolio’ # 1

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di Carla Benedetti

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La prima porta è: potere.La seconda: visioni. La terza: tempi. La quarta: mondo.

1. POTERE

L’ultima opera di Pasolini è un romanzo sul potere. Un susseguirsi di “Appunti” che si stratificano e si espandono avendo per asse il tema del potere. Perciò questa prima porta è obbligata. E’ la porta d’accesso a Petrolio, per entrare non si può che passare da qui.

Ieri passeggiavo per Milano…

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… e quello che ho visto avvicinandomi al Duomo è stato:

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Moresco e Sokurov

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di Giovanni Davide Maderna

Devo replicare all’intervento che, partendo dalla lettera madrilena di Moresco, giunge all’elogio del viaggio cinematografico di Sokurov per le stanze dell’Ermitage, perchè sento toccare alcuni nervi che sono, almeno per me, scoperti.
Sto leggendo in questi giorni i Canti del Caos seconda parte di Moresco e conosco abbastanza bene la filmografia del russo Alexandr Sokurov. Alcuni anni fa mi affascinò il film “Madre e figlio” e cercai di recuperare le opere precedenti del cineasta.

Piccola riflessione su “Lettera da Madrid” di Moresco

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di Simone Ciaruffoli

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Ho sempre pensato che il desiderio di fare cinema fosse una tensione comune a quella del guardarlo. Che l’autore del film incontrasse a metà strada, nel limitare baluginante dello schermo, l’emozione sempre nuova provata dallo spettatore. E che in un bacio, in una concupiscenza inattesa tra artista e rosicchiatore di pop-corn, scoccasse come un colpo di fulmine l’amore eterno. E’ ancora così?

Lettera da Madrid

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di Antonio Moresco

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Cari amici,

vi mando un paio di note che ho buttato giù nei giorni scorsi mentre ero in viaggio, aggiungendoci alla fine anche una piccola fantasticheria.

La bici e la morte #2

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di Tiziano Scarpa

Esp_20010512_5_Var[1].jpg VITAMIN
Potassio calcio
Ferro magnesio
Biotina minerale
Zinco selenio carnitina-L
Adrenalina endorfina
Elettrolito coenzima
Carboidrato proteina
Vitamina A B C D

A un esistenzialista esausto, esaurito dai patetismi dell’anima, può dare sollievo constatare che il corpo in bicicletta è puro metabolismo, materia organica che funziona: sostanze chimiche, biocarburante bruciato nelle fibre. In questi anni il ciclismo, insieme all’atletica, ha messo in primo piano il carattere puramente macchinistico dell’atleta: vince chi è dopato meglio.

Bandiere

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di Dario Voltolini

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Il legno secolare dei grandi portoni ha strisciato sulle lastre di pietra e cigolando sui cardini ha spalancato la vista sull’esterno. Si è bloccato incastrandosi nei dislivelli dei pavimenti, ha ondeggiato, si è fermato. Ha fatto stridere i suoi chiavistelli e i suoi perni sulle selci, gli ambienti rimbombavano ai colpi subiti dal legno.

Vivere all’ombra della morte

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di Benedetta Centovalli

split.jpgIeri mattina alla radio ho sentito la notizia di un ragazzino palestinese di dodici anni ucciso da soldati israeliani a Ramallah, in Cisgiordania. I militari avrebbero sparato contro un gruppo di ragazzi che lanciavano sassi. Una mattina come un’altra. Tanti morti anche giovanissimi la cui tragedia rischia di non farsi più sentire. Non ne siamo colpiti, non ne siamo scandalizzati. Rumore. Poi silenzio. Quello che passa tra la notizia e il momento in cui dovremmo comprenderne il senso. Meglio allora tornare di corsa al rumore. Sta accadendo a tutti noi una cosa terribile: ci stiamo abituando. Ci siamo abituati ad alzarci la mattina e venire a sapere dell’ultimo attentato in Israele, in Iraq o altrove. Ci siamo abituati alle frasi di circostanza che descrivono la situazione, alle immagini e ai reportage che si ripetono.

La bici e la morte #1

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di Tiziano Scarpa

e382163xuox[1].jpg Un mese fa ho comprato Tour de France Soundtracks dei Kraftwerk. L’ho ascoltato al tramonto, con gli auricolari, per due o tre sere di seguito, facendo lunghi giri in bicicletta nei boschi brandeburghesi. Il disco contiene poco meno di un’ora di musica plumbea, più cinque minuti di colori spalancati e felicità inventiva. In Tour de France Soundtracks quasi tutto è greve sfondo, ben poco si staglia in primo piano. Nessun ritornello memorabile. I rari decolli melodici vengono schiacciati sulle nervature ritmiche, quasi dovessero essere repressi.

L’ultimo viaggio del signor M.

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racconto con link di Dario Voltolini

CESENATICO20030049.JPGIl signor M. era costretto dal suo lavoro a passare lunghissime ore guidando l’automobile. Partiva presto al mattino e arrivava tardi la sera. Faceva tappa nei piccoli alberghi dei paesetti lungo le autostrade. Appena discosti, dietro una collina, oltre un fiume.

Guardare il dolore degli altri

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di Benedetta Centovalli

Sontagleft.jpgSontagright.jpgNel 1917 un generale inglese conquistò la Mesopotamia e alla fine della prima guerra mondiale l’Iraq fu assegnato alla Gran Bretagna. Il primo bombardamento aereo non è stata la carneficina di Guernica ma la campagna inglese in Iraq tra il 1920 e il 1924, come racconta il comandante delle operazioni militari Arthur Harris: «Gli arabi e i curdi adesso sanno cosa vuol dire un vero bombardamento in termini di vittime e danni; adesso sanno che nel giro di quarantacinque minuti un intero villaggio può essere praticamente spazzato via».

Davanti al dolore degli altri di Susan Sontag (Mondadori 2003), seconda tappa dopo Sulla fotografia (1977), è un libro sulla guerra o meglio è un libro che si interroga sulla rappresentazione visiva della guerra. Dalla guerra civile spagnola, la prima documentata modernamente con fotografi professionisti sul campo, a Dachau e Auschwitz, Hiroshima e Nagasaki, il Vietnam con l’uso delle telecamere, poi Kabul, Sarajevo, Mostar Est, Grozny, i sedici acri di downtown Manhattan all’indomani dell’11 settembre 2001, il campo profughi di Jenin… le fotografie del dolore ci mostrano quello che accade. Questa è la guerra. Come nelle acqueforti di Goya, I disastri della guerra, la cui narrazione si annulla in un effetto di accumulo devastante segnato dal binomio etica e sofferenza.

Belleville

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di Dario Voltolini
triplette0048.JPGtriplette0069.JPG Domani è nelle sale, con il titolo Appuntamento a Belleville. L’ho visto in Francia questa estate. Mi è piaciuto veramente molto.
(Questo non è un articolo di critica, né un commento. E’ solo un passaparola come capita fra amici).

Non si legge il giornale a tavola!

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di Tiziano Scarpa

spaghetti[2].jpgThe Observer di domenica scorsa era succulento assai. Una ricostruzione storica di Weatherman, gruppo terrorista statunitense degli anni Settanta, un’anteprima su Kill Bill, l’ultimo film di Quentin Tarantino, un’intervista a Kenneth Branagh su celebrità e depressione, una a Lord Heseltine, pezzo grosso della destra inglese, un servizio su Grayson Perry, artista travestito da bambola che dipinge abusi sessuali sull’infanzia, un articolo sulle coppie lesbiche che fanno conoscenza in rete, notizie su un piano del governo britannico per mandare all’università gli studenti poveri e su un dispositivo da far indossare ai pedofili per tracciarli elettronicamente.

canyouhearmedoctor

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Andrea Raos

“Doctor? Can you hear me, Doctor? Can you hear me?”
Quasi tutte le mattine andavo a consultare la posta elettronica in un internet-café vicino al parco. È uno di quei posti dove si può anche telefonare in paesi lontani spendendo meno che con la Telecom (senza contare che c’è anche gente che non ha il telefono/segreteria/fax in casa – eh già, i poveri esistono ancora).

Tarkus

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di Dario Voltolini

tarkus.jpgAll’inizio degli anni 70 del secolo scorso eravamo teenagers e ci aggiravamo nelle medie inferiori, negli inizi delle superiori. Ora non riesco a ricostruire il momento esatto, ma il luogo e la persona sì. Siamo fra il ’71 e il ’73, a Torino, il mio amico Giorgio Prandi e io, a casa sua, in corso Palermo. Giorgio mi esibisce con entusiasmo un LP. La copertina è colorata: una strana creatura se ne sta minacciosa in una landa a strisce colorate sotto un cielo blu, più chiaro all’orizzonte. Ossa di carcasse biancheggiano in lontananza. Una quindicina di zanne o denti compongono una scritta: TARKUS.

In ascolto del testo poetico

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Esistono due vie maestre per abbordare la questione del rapporto tra letteratura e realtà. La prima consiste nel considerare il termine “letteratura”, da un lato, come un sinonimo del termine “finzione” (discorso non referenziale) e il termine “realtà”, dall’altro, come sinonimo del termine “verità” (discorso referenziale).

Replica a Raimo (su Bellocchio)

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di Simone Ciaruffoli

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Mi permetto di replicare al pezzo di Raimo, che ritengo intelligente ma con una mira che slitta di poco sulla sinistra, mancando così il bersaglio e finendo sul groviglio delle nostalgiche “coraggiose indagini” cinematografiche. Indagini che a mio parere Bellocchio non ha ritenuto portare a termine non certo per codardia, ma per semplice disinteresse.

No grazie

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school1[1].jpe Ricevo dal Movimento di Cunegonda (www.cunegonda.info) e pubblico molto volentieri:

SPONSORIZZAZIONE NIKE RIFIUTATA DALLE SCUOLE

Si è chiusa la campagna Fuori la Nike dalla scuola con la cancellazione dei loghi Nike dai campetti sportivi donati esattamente un anno fa dalla multinazionale statunitense al Comune di Roma. Zanotelli commenta: “una vittoria della societa’ civile. Basta alla devastazione della formazione pubblica da parte delle multinazionali degli affari”. Ora il Comune si doti di una “Commissione Etica” di valutazione delle sponsorizzazioni.

Una democrazia in offerta (paghi uno prendi due)

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di Benedetta Centovalli

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Dopodomani è di nuovo l’11 settembre. Ma c’è davvero «bisogno di anniversari per ricordare quello che non si può dimenticare»? Anche per questo consiglio di leggere la raccolta di scritti politici di una donna speciale, Arundhati Roy, appena pubblicata da Guanda, con l’ironico titolo Guida all’impero per la gente comune. Nel diluvio di articoli saggi e libri per ricordare la tragedia delle torri non mancherà la retorica, ma dal rumore intenso di una giusta memoria sarà difficile non domandarsi il perché di altri silenzi, di altre cancellazioni di morti.

Chi è al volante?

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di Dario Voltolini
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Intervista allo storico Giovanni Borgognone sui neocons statunitensi.

Invito alla lettura

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di Jacopo Guerriero

borsellino.jpgPropongo una pagina di Lucia Borsellino, figlia di Paolo. La trovo inserita nella biografia del magistrato antimafia scritta da Umberto Lucentini, pubblicata una prima volta nel ‘94 e ora uscita in edizione aggiornata per i tipi di San Paolo (18 ?). Il volume è un resoconto dettagliato, si costruisce su testimonianze inedite e svela aspetti sconosciuti della vita del giudice assassinato.

Tra i nuovi contributi un’intervista alla moglie del magistrato, un colloquio con i figli, la testimonianza della sorella Rita.

Mi sembra che le parole di qui sotto, scritte nel febbraio 2003, chiedano riflessione, il tempo che viviamo le carica di un nuovo significato.