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Gli ossimori e gli eroi

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di Giordano Meacci

Quello che sta accadendo in questi giorni (il lutto, il pianto, la glorificazione dei carabinieri ‘caduti per la patria nel nostro 11 settembre’, i due civili – che parte della stampa ritiene doveroso considerare quasi-soldati: come se, altrimenti, si perdesse un po’ il senso dello schema complessivo – aggiunti al lutto nazionale insieme con i ‘combattenti per la pace’)è in qualche modo legato con la retorica classica rivisitata, la demagogia, Bertolt Brecht (non solo per il grottesco che la tragedia, suo malgrado, si è vista appioppare dai vertici dello Stato) e l’ultimo incontro tra Osvaldo Soriano e Marcello Mastroianni.

Helena mi suggerisce di…

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… mettere qui un commento che ho scritto ieri al pezzo di Carla Benedetti. E così faccio.
Dario Voltolini

Non con voi

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di Andrea Inglese

Dite: “Ora è il momento della solidarietà, il momento di essere tutti uniti, in quanto italiani, al di là delle divisioni e delle polemiche, il momento di rendere onore alle nostre istituzioni, all’Arma e all’Esercito. Ora siamo un paese solo, ora piangiamo assieme i nostri morti, ora rendiamo omaggio al dolore dei parenti.”
Vi rispondo semplicemente che il paese non è unito, gli italiani non sono solidali tra di loro, gli italiani si disprezzano tra di loro, non si riconoscono, non hanno più linguaggi e valori comuni.

On advertising #2

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di Raul Montanari

OnAd2.jpgEsistono quattro categorie di pubblicitari:

1. Quelli che sono più o meno soddisfatti del mestiere che fanno, e non ci trovano nulla di particolare, né nel bene né nel male.

2. Quelli che hanno un atteggiamento problematico verso il mestiere che fanno, si sentono in contraddizione con le proprie idee politiche, con la propria visione del mondo, e cercano soluzioni e compromessi intelligenti per ridurre queste dissonanze.

3. Quelli che guardano il mondo degli artisti e dicono: noi siamo come voi! Siamo artisti anche noi!

4. Quelli che guardano il mondo degli artisti e dicono: voi siete come noi! Attenti a non darci delle merde, perché allora siete merde tali e quali a noi!

Spero davvero che i pubblicitari che leggono queste mie considerazioni non si risentano con me: sono stato molto più generoso – più realistico, semplicemente – di Elio Paoloni e del suo sconcertante pezzo “I nemici della pubblicità”.

On advertising #1

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di Raul Montanari

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Da Il buio divora la strada, il romanzo di Raul Montanari pubblicato da Baldini&Castoldi nel 2002, riprendo alcune pagine che mi colpirono molto quando le lessi la prima volta, e che mi sembrano rilanciare la discussione sulla pubblicità avviata da Elio Paoloni. (T.S.)
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“Che ne sai tu del lavoro che faccio?” replicò Paleologo, freddamente.
“Be’… io non so di preciso qual è la sua mansione. Però ve-do che lei è una persona importante qui dentro. Lei è un pubblicitario, e…”
“E cosa ci vedi di tanto interessante nella pubblicità?”
Alex non ne poteva già più.
“Ma tutto, no?, tutto quello che dicono, che è il mestiere più di moda, che è creativa, è la nuova arte, tutto questo!”

Dall’aereoporto di Ciampino

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Una poesia e qualche appunto

di Helena Janeczek

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Torneremo, diceva
di semiprofilo, in primo piano
per dare risalto alle croste,
alle escoriazioni o come cristo chiamare
quelle tracce di sangue rappreso in faccia.
Diceva torneremo, torneremo laggiù,
e gli sparivano le ferite,
sparivano perché lui ripeteva torneremo.
Non l’avrebbero fatto tornare. Non sarebbe
ritornato laggiù, o dentro alla terra, o a casa sua,
dicevano i suoi occhi neri comuni
collocati nel cranio pallido da cui era uscito.

Infanti della patria

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di Sergio Baratto

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“Il tenente l’ascoltava ammirato, Pietro era in estasi.
– Ah, perché non sei italiana! – disse con rammarico.
– Il mio cuore è italiano! – rispose la fanciulla con fervore.”
Carolina Invernizio, La piccola araba

Giovedì, i primi morti italiani in Iraq.
Dall’11 settembre 2001 ho imparato che di fronte a certi eventi è meglio costringersi a qualche ora o qualche giorno di silenzio. Che a far prendere subito aria alla lingua, si rischia di dar fiato al peggior alito. Com’era purtroppo prevedibile, i mezzi d’informazione e le autorità hanno invece prontamente spalancato la bocca. Ne è sgorgata una massa di vecchi liquami assortiti: l’amor di patria e il sacrificio per essa, la strategia calcio-spaghetti, i vili traditori, i Salvi D’Acquisto. Persino Ground Zero, il nuovo, superbo modello di ogni tragedia che si rispetti (che sia rispettabile).
L’esperienza di calarsi in questa merda, nonostante il fetore, è istruttiva.

1.
Sfoglio il Corriere. L’effetto che ha sui miei nervi è dirompente. Mi fa diventare acido, cattivo, antipatriottico. Leggo l’editoriale, la seconda pagina, la terza… Comincio irrefrenabilmente a pensare che l’Italia non esista per davvero. Che sia soltanto una summa di stereotipi da manuale di stesura per fiction televisive o film da oscar.

I nemici della pubblicità

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di Elio Paoloni

Elio Paoloni mi invia un pezzo a proposito di un “articolo di argomento pubblicitario” (parole di Elio) pubblicato in Nazione Indiana da Tiziano Scarpa il 15 novembre. I nemici della pubblicità vengono distinti da Elio in quattro categorie: i professori di liceo, i pentiti, gli scrittori e i puri. [giulio mozzi]

Sugo d’onore

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di Michele Rossi

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Se già ci fosse stato il riso gallo blond io non avrei i miei ricordi di infanzia, di quando sceglievo il riso steso sul tavolo, chicco per chicco, vicino alle dita dure di mio nonno.
Erano mattine che segnavano la mia appartenenza a un altro mondo, oggi lontano, intimo e nuovo, al ricordo. Quando il sabato non andavo a scuola i riti erano molti, si sceglievano i legumi, si preparavano verdure e carni per il pranzo. Io tagliavo le zucchine, ma il coniglio lo ammazzava lui. Ne riconoscevo il corpo tremante, infilato in una busta di plastica appeso alla maniglia della portafinestra. Ultimo strascico di un mondo contadino naturalizzato in città. Mio nonno andava lentamente al mercato con la sua grande bicicletta blu. Tornava con le buste della spesa. Nel frattempo aveva scelto con cura il coniglio, ma non vidi mai la contrattazione. Me lo trovavo in cucina e solo rare volte assistevo al momento dell’esecuzione.

L’Italia nel buco del Reale

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di Antonio Piotti

nascarab.jpg Si fa presto a dire che non è come per le Torri Gemelle, che questo attentato ha avuto luogo sul territorio iracheno, mentre quell’altro nel cuore di una New York pacifica ed operosa, che i morti sono stati venti e non più di duemila, che erano soldati e non civili. Queste considerazioni vengono meno tuttavia, quando si constata l’apparenza che le immagini televisive ci rimandano: un buco c’è stato, un cratere piuttosto vasto intorno al quale le costruzioni sventrate non consentivano allo sguardo di divagare verso nessuna direzione immaginaria. La domanda più propria diventa pertanto: cosa fa l’Italia quando entra in contatto col Reale, quando cade il suo velo immaginario?

Piloti israeliani rifiutano di bombardare Gaza

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di Carla Benedetti

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Il 24 settembre 27 piloti israeliani hanno dichiarato che non intendono più
compiere raid contro le città palestinesi della West Bank e Gaza. Tra loro il comandante che bombardò il reattore nucleare iracheno nel 1981. “Ci rifiutiamo di continuare a a colpire civili innocenti”.
Rischiano emarginazione, punizione e imprigionamento. Mandiamo loro una lettera di solidarietà!
Qui sotto le istruzioni per farlo.

Muta 2 lingua

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di Andrea Raos

leggo un brano da Hans Henny Jahnn, Die Niederschrift des Gustav Anias Horn, 2 (Fluss ohne Ufer, III), 1936-1945:

«Il plancton nutre gli abitanti degli abissi. Nessuna luce vi penetra. Di conseguenza, non vi si trovano piante. Ma minuscoli cadaveri di animali e d’alghe scendono a pioggia in questa nera immobilità. Ciò che muore nell’acqua sotto il sole, lentamente sprofonda. Lì, nel profondo, è divorato. Miliardi di bocche aspettano questa pioggia di cadaveri.

Musica

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Segnalo il sito del compositore Nicola Campogrande di cui sono un librettista e linko un paio di canzoncine.
Saluti a tutti.

clicca qui per il sito
clicca qui per la canzone Amanti
clicca qui per il Tango

Dario Voltolini

Esperienza e narrazione: un tentativo

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di giulio mozzi

Quello che segue è l’intervento che ho preparato per la serata padovana su Letteratura come verità: 2, Esperienza (lunedì 17 novembre, ore 21.30, Cinema Excelsior). Mi rendo conto che è vagolante e confuso, ma pazienza. E’, come al solito, un tentativo – un tentativo di tenere insieme qualche generalità e la mia esistenza. Nella stessa serata interverranno anche Romolo Bugaro (che leggerà qualche pagina dal suo romanzo Dalla parte del fuoco appena uscito per Rizzoli; Umberto Casadei che leggerà qualche pagina da Maltempo, un romanzo al quale sta lavorando da anni; Roberto Ferrucci che leggerà un capitolo, intitolato Respiro, da un romanzo in corso d’opera e ancora senza nome.

La resurrezione dell’Io

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di Andrea Bajani

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Una buona notizia: il soggetto non è morto!
Il soggetto è vivo, in forze e si fa la lampada sovente!

Sabato mattina

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di Tiziano Scarpa
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fuori di te c’è un sabato mattina,
le bancarelle del mercato, il sole
(Dentro Di Te C’è L’Infinito) (Dentro
Di Te C’è L’Assoluto) (Smisurato).

porti gli occhiali scuri, tieni a bada
il mondo radioattivo, ultravioletto
(Ma Più Che Altro Impedisci Al Tuo Sguardo
Di Traboccare) (Dentro Di Te C’è
La Visione) (L’Invisibile). fai
la fila, compri un chilo di carciofi
(Dentro Di Te C’è L’Amore Totale).

Non mollare mai, uomo

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di Aldo Noveprig.jpg

Finché continuerò a farmi le seghe,
finché avrò un compact disc che mi funziona,
finché passeggio in piazza Duomo non
dimenticherò mai di dirmi: “Non
mollare mai, uomo. Lotta. Tu sei
degno di tutto questo”. E fino a quando
potrò guardare su Rai 2 qualcosa,
finché potrò comprare la Gazzetta,
finché acquisterò nuovi tipi di
rasoio nuovi shampoo e bagnoschiuma
non mi dimenticherò mai di dire:
“Non mollare mai, uomo. Tutto questo
ti appartiene ed un giorno apparterrà
ai tuoi figli. Combatti”. Fino a quando
avrò fazzoletti di carta, gocce
di valium, cozze surgelate dentro
il freezer dirò: “Non mollare mai,
uomo”. Sono felice. Fino a quando
potrò continuamente rinnovare
l’abbonamento a internet, segnare
i siti preferiti nell’archivio
e ritornare a navigarci senza
che nessuno mi esploda mutilando
il mio essenziale corpo che ogni giorno

La matita tedesca

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di Dario Voltolini

matita1.jpgIl padre stava accanto alla madre, nella stanza in penombra. Non c’erano finestre. C’era solo una porta di vetro, ma era oscurata da una tenda, o da un pannello di cartone, così su tutto calava un colore verde, scuro ma trasparente. Anche sul padre e sulla madre.

La resistenza della letteratura

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di Christian Raimo

FEN_03.GIFHo partecipato ieri alla tavola rotonda su “La resistenza della letteratura” che è stata organizzata come chiusura di un convegno su Fenoglio. I moderatori sono stati Giulio Ferroni e Gabriele Pedullà, gli altri partecipanti Michele Mari, Piergiorgio Bellocchio, Eraldo Affinati, Emanuele Trevi e Roberto Alaimo. In questi giorni ho passato mentalmente al setaccio idee e suggestioni sul senso della resistenza, su cosa vorrebbe dire oggi “scegliersi una parte dietro la linea gotica”, come diceva Giovanni Lindo Ferretti: ossia come si fa a discernere l’uso arbitrario del potere a cui opporre una resistenza. Gli esempi recenti più significativi di resistenza culturale che mi sono venuti alla mente non provenivano però dai libri, ma da quello che gravita intorno ai libri.
Le persone a cui pensavo sono io impiegato di una casa editrice, un tipografo e una ex-commessa di una “Feltrinelli”.

La Guerra del Pulito

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di Marco Senaldi

calimero.jpgVolevo aspettare che trascorressero i giorni del lutto nazionale per pubblicare questo articolo di Marco Senaldi, scritto in tutt’altra situazione, e per una destinazione completamente diversa: una rivista che si occupa di confezioni, packaging, consumi, merci.

A qualcuno questo scritto potrebbe apparire frivolo o immorale, se commisurato a ciò che è accaduto l’altroieri in Iraq. E invece forse è proprio oggi il giorno giusto per pubblicarlo. Un’analisi delle pubblicità tv di detersivi che sono ambientate in scenari militari, nei giorni in cui le divise si sono sporcate di sangue!

I maiali

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di Antonio Moresco

alfredino_rampi.jpg Bisogna andare lontano dall’Italia per vedere l’Italia. O anche solo essere un po’ dislocati all’interno del suo territorio, su una delle sue isole, per esempio. Qualche anno fa, a Favignana, nel tardo pomeriggio raggiungevo con una vecchia bicicletta noleggiata una scogliera dietro il piccolo cimitero dell’isola. Mi sedevo là sopra e ci restavo fino a perdere la nozione del tempo, guardando la lontana costa della Sicilia. Qualcuno mi aveva detto – o forse me lo ero soltanto immaginato – che quella che si vedeva da quel punto era la parte di costa siciliana su cui, un secolo e mezzo prima, erano sbarcati i mille di Garibaldi, che proprio lì c’era stato il primo impatto con l’esercito dei Borboni. A Marsala, poi a Calatafimi. Una battaglia difficile, dall’esito a lungo incerto, perché i soldati erano in alto e sparavano da lassù sui garibaldini che dovevano guadagnarsi palmo a palmo la salita tra i corpi di quelli che cadevano sotto i colpi. Eppure continuavano a salire. Non si fermavano, non si arrendevano, anzi contrattaccavano alla baionetta, anche se la sproporzione militare era enorme e l’impresa poteva apparire disperata. Finché sono riusciti ad arrivare in cima e, per il solo fatto di aver saputo reggere quel primo scontro e di essere arrivati in cima, sono poi riusciti a liberare o a conquistare metà dell’Italia.