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Caro Ministro

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di Diego De Silva

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Caro Ministro Bossi,

in classe di mia figlia c’è una bimba color nocciolina tostata, Cristina. È dolce, affettuosa, e molto bella. Ci sono altri bambini dolci, affettuosi e molto belli in classe di mia figlia, ma Cristina la noto di più perché spicca, in mezzo a tutto quel bianco. Ma è un interesse solo mio, agli altri bambini non importa.

I due fratelli e lo Zio

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Di Andrea Inglese

L’antefatto lo conoscete. La coppia è giovane e inesperta, comunque non priva di entusiasmo. Hanno nomi importanti, che lasciano il segno: Adamo ed Eva. Tutto secondo copione: la convivenza, la scoperta della sessualità genitale, il primo figlio, bruttino ma robusto, dai tratti vistosamente semiti, la pelle olivastra, nero e riccio di capelli. Poi la nascita di un secondo figlio. Il primo era Caino, questo lo chiamano Abele. Subito lo viziano. Abele, poi, ha questa faccia da angioletto, un vero WASP, dai modi insopportabilmente eleganti, i boccoli d’oro, l’occhio celeste, sempre ironico, sprezzante, distaccato.

Qualcosa che viene da lontano #4

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di Piersandro Pallavicini

martins_foto.jpgE I KUREISHI, I RUSHDIE? Dunque non bastano le intenzioni, la consapevolezza, non basta avere storie vulcaniche da raccontare, non basta una buona tecnica. Arrivati a questo punto, passati più di dieci anni dagli esordi, e con le basi, gli spazi, le possibilità editoriali e gli errori già commessi ben evidenti agli occhi di tutti, è lecito aspettarsi qualcosa di più. È lecito, insomma, ora, cominciare quel processo di rimozione del nome e della quarta di copertina dai libri dei migranti, alla ricerca del libro davvero grande e capace di farsi ricordare in sé e per sè. Libro davvero grande e memorabile che ancora non c’è stato, è vero, ma che è facile indovinare dove andare a cercare per il prossimo futuro: occorre, infatti, andarlo a cercare dove c’è il talento. Presso gli scrittori veri e puri. E allora ecco una rassegna dei nomi cui ci si può rivolgere.

Qualcosa che viene da lontano #3

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di Piersandro Pallavicini

Mbacke.jpgPOI LA SECONDA ONDATA… È stato il 1999 l’anno in cui sono usciti per Portofranco la raccolta di racconti Il Sole d’Inverno di Muin Masri e il romanzo Verso la Notte Bakonga di Jadelin Mabiala Gangbo, nonché, per Bompiani, il romanzo La Straniera di Younis Tawfik. Ed è stato li che è cambiato qualcosa. Masri è palestinese, Gangbo congolese, Tawfik iracheno, e tutti e tre, con storie diverse alle spalle, contano su una lunga permanza in Italia e un perfetto padroneggiare della nostra lingua. I loro libri sono stati scritti senza pesanti mediazioni editoriali: a questi autori, le loro case editrici hanno provato a far fare gli scrittori-e-basta.

Qualcosa che viene da lontano #2

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di Piersandro Pallavicini

Ron.jpgAREE PROTETTE E RISERVE INDIANE…Un valore aggiunto di questi primi libri stava nel senso di possibilità che hanno offerto. Nell’idea che una narrativa scritta da chi viene da lontano potesse trovar spazio anche in Italia. L’effetto delle aperture di credito, nella scrittura, è quello di creare movimentazione di idee, di chiamare altri allo scrivere, di suggerire a chi già scrive di provare a spingersi più in la. In questa direzione hanno dato una mano anche altri libri, stampati in modo più appartato da un fitto sottobosco di case editrici piccole e piccolissime, nonché le pagine di riviste letterarie di carta o elettroniche.

Qualcosa che viene da lontano #1

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di Piersandro Pallavicini

muin1.jpgViene difficile anche solo definirli, tanto le etichette sembrano tutte inadeguate se non, in qualche caso, persino sottilmente offensive: scrittori migranti, scrittori allofoni, stranieri che scrivono in italiano, scrittori (e qui, francamente, sale un brivido d’orrore) “extracomunitari”… E ulteriore incertezza c’è sui confini di questo recinto, poichè di sicuro vi rientra chi è nato altrove, si è spostato in Italia ed è riuscito a padroneggiare abbastanza la nostra lingua da saperci scrivere racconti e romanzi, ma anche, per una specie di contiguità culturale, chi è figlio dell’immigrazione e ha l’italiano come prima lingua. E ancora: con quale metro giudicare i libri di questi scrittori? Occorre considerarne il contenuto in connessione alla biografia dell’autore (e dunque tener conto, se del caso, del valore aggiunto che viene dalla testimonianza sociale), oppure cancellare nome cognome e quarta di copertina e leggere, per farsi un parere sul libro come tale?

Viaggio in Argentina #7

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di Antonio Moresco

Buenos Aires.jpgSono qui in Argentina da diversi giorni e non sono ancora riuscito ad andare al cesso. Il mio cagare sta diventando argomento di discussione quotidiana tra noi. Contiamo i giorni. Tre, quattro, cinque… E non ci sono segnali. Eppure mangio: bife al sangue, medialunas, quelle incredibili torte col dulce de leche… “Vedrete che succederà all’improvviso” dico agli amici.

Viaggio in Argentina #6

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di Antonio Moresco

El Atletico.jpgAndiamo a mangiare il solito bife con Nic e Laura. Raccontiamo loro quello che è successo al Boca. Lei non dice niente. È un po’ stanca, va a casa a riposare. Passiamo il resto del pomeriggio e la serata io e Giovanni da soli. A un certo punto ci viene la smania di andare a vedere il tango. Rintracciamo un locale dove Laura ci aveva detto che fanno il tango per i turisti, con le ballerine scosciate. Quando arriviamo è tardi. Io sono vestito come uno straccione, Giovanni è in mutande.

Viaggio in Argentina #5

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di Antonio Moresco

Juicio y castigo.jpgAscolto i racconti di Laura, di quando è venuta le altre volte in Argentina, dei peruviani e dei boliviani con le loro facce da indios, immobili per giorni sotto i ponteggi dei cantieri, in attesa che qualcuno cada o si faccia male per poter prendere il suo posto. L’amica che le ha confessato di aver mangiato per disperazione anche un topo. “Come hai fatto?” le ha chiesto Laura, intendendo come hai fatto a vincere lo schifo, ecc… L’amica invece, intendendola come una domanda tecnica, le ha risposto: “L’ho lavato con un pezzo di sapone prima di cucinarlo!”.

Eulero

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di Christian Raimo

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Ho l’amore nel sangue, dice lui, e prova a abbracciarla, una, due volte, da dietro, da davanti.
Abbiamo vent’anni, lei fa la voce sicura, Non possiamo pensare che le cose siano queste, le stesse, per tutta la vita.
Sono seduti vicini, guardano tutti e due per terra, ma mattonelle diverse.
E poi tu, gli chiede lei, allora che cos’è che vuoi condividere con me? Tutto, dici “tutto”… “tu-tto”… ma che cazzo vuol dire “ tutto”… che è che pensi?
C’è di più di quel che credi, la carica, le stringe l’avambraccio e le dice: Ci sei? Perché dubiti che non può essere veramente “tutto”? Le mette la punta delle dita sulle labbra, lei non le scosta.
Ci sono infiniti numeri primi, dice lui.

Edificazione

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di Marco Franzoso

Per la serata padovana Letteratura come verità / Edificazione Marco Franzoso ha preparato un breve intervento che a me sembra particolarmente interessante. Lo propongo qui per intero. [giulio mozzi]

Letteratura come verità #3: Edificazione

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Si terrà lunedì 1° dicembre alle ore 21, a Padova presso il Cinema Excelsior (vicolo Santa Margherita, laterale di via San Francesco), il terzo incontro del ciclo Letteratura come verità, dedicato al tema: Edificazione. Leggeranno Marco Bellotto, Marco Franzoso, Marco Mancassola e Massimiliano Nuzzolo; interverranno nel dibattito Romolo Bugaro, Umberto Casadei, Roberto Ferrucci e Giulio Mozzi.

Sono disponibili in rete i materiali della prima serata del ciclo (Emozioni) e della seconda (Esperienza), nonché gli interventi per lunedì 1° dicembre di Marco Franzoso (un appunto sull’edificazione) e di Marco Mancassola (un brano dal racconto inedito Il ventisettesimo anno).

Il ciclo d’incontri sarà ripreso in dicembre a Mestre (Ve) presso la Biblioteca Civica Centrale (via Miranese 56), con queste date:
– giovedì 4 dicembre, ore 21: Emozioni;
– giovedì 11 dicembre, ore 21: Esperienza,
– giovedì 18 dicembre, ore 21: Edificazione.

La mamma dell’assassino

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di Antonio Piotti

retro2_03.jpgL’ultimo numero di Impackt – contenitori e contenuti (da cui è tratto questo intervento di Antonio Piotti) è dedicato allo sporco e al pulito, ai detersivi, alle merci che smacchiano le cose e le coscienze. La rivista è curata da Sonia Pedrazzini e Marco Senaldi. Per informazioni: impakt@dativo.it. (T.S.)
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almonerv.jpgCi sono due immagini che mi vengono alla mente quando penso al pulito, alla macchia da cancellare, al sapone o ai detersivi. La prima è classica, shakespeariana, e rimanda all’idea che ci siano alcune macchie non cancellabili. Nessun sapone può cancellare il delitto commesso, la traccia è condannata a rimanere, come una lettera scarlatta incisa sul corpo perché la colpa merita una punizione ed un ricordo eterni. Non vale a nulla allora affannarsi a lavare e a strofinare: ciò che è, è per sempre, e bolla l’esistenza. Persino quando il delitto-trauma è del tutto dimenticato dall’individuo, esso non smette di ripresentarsi come sintomo, come segno che ritorna dal rimosso.

Radio 3 – Tutto in una notte

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rairad3.gifUna lettura integrale che è anche una performance vocale, un`atletica staffetta che per sei ore, senza interruzione, racconta un libro.

Nella notte tra sabato 29 e domenica 30 novembre su Radio3, in diretta dagli studi di Via Asiago di Roma, Romolo Bugaro, in compagnia di scrittori e amici di passaggio legge integralmente il suo ultimo romanzo: Dalla parte del fuoco.

fuoco.jpgUn romanzo nel quale si alternano i sentimenti e la cronaca sullo sfondo di una città sconvolta dagli scontri tra polizia e no global.

Romolo Bugaro sarà negli studi di Via Asiago a dare voce al suo romanzo dalla mezzanotte di sabato 29 alle 6 di mattina di domenica 30 novembre. Con lui, a leggere in staffetta, tutto in una notte, alcuni suoi amici scrittori: Roberto Ferrucci, Marco Franzoso e Tiziano Scarpa.

Oltre a queste voci, nella lunga maratona notturna, risuoneranno le musiche scelte da Romolo Bugaro per accompagnare il suo romanzo e ospiti notturni di passaggio o collegati al telefono.

Garabombo a Milano

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Ricevo e pubblico molto volentieri. Lo spettacolo è davvero bello..

DOC 8

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Mercoledì 26 Novembre inizia a Milano (allo Spazio Oberdan) la rassegna Doc 8, a cura dell’associazione Filmmaker. Da otto anni l’unico spazio milanese (ma non mi pare che a Roma esista l’equivalente) per una rassegna di cinema documentaristico e sperimentale. Filmmaker presenta anche le produzioni di giovanissimi autori che, come ogni anno, tra mille difficoltà, è riuscita a finanziare. Vale la pena di farci un salto…
Ecco il programma:

Sono davvero irritato, mi urta…

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di Andrea Raos

Sono davvero colpito, profondamente irritato, mi urta l’assurda, nonché (dato il momento storico che viviamo) colpevole genericità di molti interventi recenti sulle culture ed i paesi del Vicino Oriente. In particolare, e semplificando molto, mi sconcerta che si insista a dire “l’Islam” (sempre al singolare!), “i musulmani”, per descrivere universi di tale complessità; rinchiudendo così milioni (miliardi) di persone in una gabbia (una sola! fossero almeno molte, come le nostre…), che forse in parte esiste, ma che in molti, fra loro, mettono o vorrebbero mettere in discussione.

La resistenza della letteratura #2

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di Christian Raimo

images.jpg L’articolo sfogo sulla Resistenza nel mondo dei libri che ho scritto qualche giorno fa ha generato un cumulo di reazioni, molte assolutamente adesive, altre assolutamente offese. Persone a cui voglio bene mi hanno tolto il saluto. La colpa è stata in gran parte mia che ho sparato alzo zero, sapendo di insolentire alcuni. Ma la mia idea utopistica era che, scagliando in maniera violenta e sintetica queste affermazioni, si potesse trovare una tensione fruttifera, una dialettica non falsa di scontro. Per questo, ma non solo per questo (anche e soprattutto per rendere quella che può essere sembrata una polemica personale una prospettiva di dibattito), provo a contestualizzare, a correggere, e ad ampliare alcune questioni.

Il cinema del funzionario

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di Daniele Maggioni

È una novità che un funzionario televisivo decida di pubblicare un libro sul cinema con un approccio, si potrebbe dire, teorico, o meglio di teoria progettuale e produttiva. Non che sia “illegittimo”, ma Nuovo Cinema Italia di Carlo Macchitella, direttore generale di Rai Cinema (Marsilio, 2003), stupisce sin dal primo impatto,

Aria di guerra

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di Giorgio Mascitelli

Marco Lodoli nell’intervento apparso su Nazione Indiana dal titolo “Manca un tassello” mette in guardia collaboratori e lettori di questo sito dal rischio di sottovalutare i pericoli provenienti dall’integralismo islamico in nome di una vis polemica nei confronti dell’attuale politica dell’amministrazione statunitense e dei suoi alleati in Iraq. Siccome un rischio del genere è del tutto plausibile in una situazione così confusa sia politicamente sia emotivamente, è bene raccogliere l’invito di Lodoli e provare a ragionare.

Manca un tassello

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di Marco Lodoli

wood.jpgAl dibattito sulla strage di Nassiriya a mio avviso manca un tassello importante, che stranamente nessuno ha voglia di piazzare. Molto è stato scritto – forse a cuor troppo leggero, stabilendo nessi avventati – sulle truppe coloniali italiane, sui carabinieri protagonisti prima dell’orrido episodio della caserma Bolzaneto e poi dell’occupazione in Irak, e via così.