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Narrando in italiano #4

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Quarta puntata della conversazione avvenuta il 19 marzo 2002 tra Vincenzo Consolo, Laura Pariani, Tiziano Scarpa e Emilio Tadini (moderatori: Paolo Di Stefano e Ranieri Polese) al Teatro Studio di Milano, a cura della Fondazione Corriere della Sera (fondazione.corsera@rcs.it), ora disponibile nel fascicolo fuori commercio MADRE LINGUA – Percorsi di versi e di parole. In questa parte, dopo un intervento di Vincenzo Consolo si scatena la discussione.

I fatti diversi 2

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di Jean-Jacques Magneto

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Spiato ad ora tarda. Istituto Italiano di cultura, a Parigi

Stanza buia con ottomana, tagliacarte su ampia scrivania, e Nuovo Direttore dell’Istituto Italiano di cultura a Parigi seduto su una poltrona di pelle girevole. Il Nuovo Direttore indossa un dolcevita nero, ha il volto illuminato da una lama di luce, che investe anche il libro aperto sulle sue ginocchia. Titolo del libro: “Il teatro di palazzo a Roma: Gian Lorenzo Bernini e Clemente IX”.

Narrando in italiano #3

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tadini 2.jpg Terza parte della conversazione avvenuta il 19 marzo 2002 tra Vincenzo Consolo, Laura Pariani, Tiziano Scarpa e Emilio Tadini (moderatori: Paolo Di Stefano e Ranieri Polese) al Teatro Studio di Milano, a cura della Fondazione Corriere della Sera (fondazione.corsera@rcs.it), ora disponibile nel fascicolo fuori commercio MADRE LINGUA – Percorsi di versi e di parole. Questa volta Paolo di Stefano rivolge una domanda a Emilio Tadini (ricordo che le immagini, peraltro inconfondibili, sono quadri di Tadini stesso).

G.F. quarta edizione

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di Gemma Gaetani

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Ci sono altri due posti dove quelli
che ci vivono dentro non ne possono
uscire mai nemmeno per comprare
le sigarette che altri gli portano.

Narrando in italiano #2

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Prosegue la trascrizione della conversazione avvenuta il 19 marzo 2002 tra Vincenzo Consolo, Laura Pariani, Tiziano Scarpa e Emilio Tadini (moderatori: Paolo Di Stefano e Ranieri Polese) al Teatro Studio di Milano, a cura della Fondazione Corriere della Sera (fondazione.corsera@rcs.it), ora disponibile nel fascicolo fuori commercio MADRE LINGUA – Percorsi di versi e di parole.

Intervista a Wu ming 5

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di Jacopo Guerriero

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Qualche tempo fa, per motivi di lavoro, ho avuto la fortuna di conoscere Riccardo Pedrini, Wu Ming 5. A quell’epoca avevo già letto tutti i suoi libri, anche quelli scritti prima di entrare nel collettivo, ne avevo apprezzato lo schema logico, la densità, la tensione estremista e provocatoria.
Qui sotto riporto un nostro scambio realizzato di recente, in coda inserisco anche il risultato di una nostra precedente conversazione tenutasi in occasione dell’uscita di Havana Glam.

Narrando in italiano #1

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tadini04.jpgNella primavera del 2002, la Fondazione Corriere della Sera ha organizzato un ciclo di conversazioni sull’uso della lingua italiana nelle arti della parola (narrazione, poesia, canzone). Ecco i titoli degli incontri e l’elenco dei partecipanti:
Narrando in italiano
Vincenzo Consolo, Laura Pariani, Tiziano Scarpa, Emilio Tadini.
Poetando in dialetto
Raffaello Baldini, Amedeo Giacomini, Franco Loi.
Poetando in italiano
Mario Luzi, Valerio Magrelli, Giovanni Raboni.
Cantando in italiano
Lucio Dalla, Giovanni Lindo ferretti, Frankie Hi NRG
Cantando in dialetto
Luca Morino (Mau Mau), Nando Popu ( SudSoundSystem), Raiz (Almamegretta), Davide Van De Sfroos.
I moderatori erano Paolo Di Stefano e Ranieri Polese.

Le conversazioni sono state trascritte e ora si possono leggere in un bel fascicolo intitolato, come il ciclo, MADRE LINGUA – Percorsi di versi e di parole. È una pubblicazione fuori commercio, ma chi è interessato può richiedere informazioni a:
Fondazione Corriere della Sera,
via Solferino, 24
20121 MILANO
tel. 02 62828027
fax 02 29009739
fondazione.corsera@rcs.it.

Qui di seguito riporto la prima conversazione, Narrando in italiano, svoltasi al Teatro Studio di Milano il 19 marzo 2002. Tra i partecipanti c’era anche Emilio Tadini (il dipinto in home page è suo), che purtroppo è mancato pochi mesi dopo. Ringrazio la Fondazione Corriere della Sera per aver concesso la pubblicazione su nazioneindiana, in particolare nella persona della dottoressa Margherita Marvulli. (T.S.)

In guerra nella scuola

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di Sergio Nelli

scuolatene.jpgSono in guerra con lo stato italiano e in special modo con uno dei suoi ministeri: quello della pubblica istruzione. Il ministero a cui ho dichiarato guerra è un ministero determinato, ma la mia guerra vale anche contro i precedenti ministeri, contro i precedenti governi e dunque ancora contro lo stato.

Quando il governo trascura i diritti dell’uomo e del cittadino, quando per anni e anni si perpetra un’ingiustizia, quando quest’ingiustizia assume le forme del grottesco, allora non c’è che da disseppellire l’ascia e pitturarsi il viso.

Io sono un uomo mite. Non farei e non farò del male a una mosca. Se per male s’intende violenza, non sarò violento. Ma la mia guerra è già in atto da tempo.

La vecchiaia fa schifo

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di Marco Lodoli

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Si è discusso e scritto molto attorno al lifting di Berlusconi: la mattina, nel bar dove faccio colazione, ho visto tanta gente sbellicarsi dalle risate, e forse non ci sarebbe da aggiungere altro, forse quegli sghignazzi irridenti bastano e avanzano. Però la questione è talmente importante, carica di elementi simbolici e di messaggi palesi e subliminali, che vale la pena rifletterci sopra ancora un minuto.

Va’ a lavura’, barbun!

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di Michele Rossi

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Il lavoro a progetto, ossia come tornare nell’Ottocento. Signori cari, signore care, mi permetto di toccare un tasto dolente e terra terra, ossia una circolare ministeriale che pone le specifiche attuative della fantomatica legge Biagi. A leggere bene possiamo ancora una volta dire a gran voce “Arivolemo i cococo!” (per dire che al peggio non c’è limite). Ma il progresso va avanti, il lavoro cambia, la flessibilità incombe e i lavoratori sono i nuovi bruscolini dell’azienda Italia. Non costano più nulla. Anzi mi faccio promotore dell’iniziativa “Adotta un collaboratore”. Siamo tanti, buoni, lavoriamo sodo, paghiamo le tasse, non sporchiamo e non diamo fastidio. Se il collaboratore non ti piace lo puoi buttare via tranquillamente perché come nei pacchi di Kleenex, ce n’è sempre uno pronto! Buona lettura.

Domani sarà peggio

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di Tommaso Giagni e Christian Raimo

No, non hai proprio capito, quello ha scapocciato. Dovevi starci, non è ’r fatto der sangue, l’ha sfranto sul lavandino, io sono entrato al cesso a buffo, pe’ piscià, e c’era Emir per terra. Ma non sai che scena. Come Emir chi? Er Paglia, er Paja. Che te stai a sentì? Damme ’na cuffia. Insomma oggi la tengono in questura. Quella non è una pischella, te lo dico, cià ’na forza che: fermati, è ’na macina. L’ha chiuso, quello coi denti in mano, tutto ’r sangue. Poraccio, ’n finale mi dispiace pure, ma i cazzi tua te li devi bada te. Che stai a aspettà? Che vie’ l’angioletto a risorvete i casini? Con me, cedadillo, con me è sempre stato preciso. Offrime ’na sigaretta, fa’ ’r bravo… Marlborone, te tratti bene.

Nevermore

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di Giorgio Vastamarie et julien 2.jpg

questa mattina
domenica 16 novembre 2003
ho visto un film
histoire de marie et julien
di jacques rivette

sintetizzando
il film racconta una storia d’amore tra un uomo e una donna
(non esattamente una grossa novità)
solo che l’uomo è vivo e la donna è morta

lo spettatore questo non lo sa
lo scoprirà soltanto alla fine
non è un film di suspence
non è il sesto senso o the others

Tre domande a Gore Vidal

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di Helena Janeczek, Jacopo Guerriero e Dario Voltolini
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Abbiamo fatto pervenire tre domande a Gore Vidal, che gentilmente e tempestivamente ci ha risposto.

Ringraziamo Gore Vidal e la casa editrice Fazi che ci ha messi in contatto con lui.

Ecco qui di seguito il breve scambio epistolare.

Macello

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guerra5-catania0009.JPGNon siamo abilitati
alla macellazione ovina
ma qualche volta dal camion
scende un agnello
gli si avventano addosso in due
lo coprono con tela scura
trascinano l’ovino in tripperia
e lì con corde bianche lo strangolano
dopo, uno si incarica di sollevarlo
l’altro incide a metà i viscerini
che si spargono senza necessità di spazio,
quello che tiene la bestiola suda molto
l’altro scortica e taglia più composto.

da: Macello di Ivano Ferrari, Einaudi 2004

Il revival della modernità # 2

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di Carla Benedetti
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Cosa c’è dunque di tanto terribile e castrante nel concetto di modernità?
Torniamo al nostro esempio iniziale (talmente esemplare e didascalico da parere quasi inventato ad hoc). E’ evidente che nella poetica-contenitore elaborata per la mostra di Rivoli la modernità non ritorna solo come nome ma anche come logica: o meglio come operazione formale astratta, capace cioè di proiettare la sua forma su qualsiasi contenuto e, con ciò, di valorizzarlo.
Di proiettarlo persino ricorsivamente su se stessa, reinvestendosi di nuovo valore differenziale, nonostante il discredito accumulato negli ultimi decenni.

Il revival della modernità # 1

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di Carla Benedetti

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Il 15 aprile 2003, al Castello di Rivoli di Torino si è aperta una mostra intitolata “I moderni”. Non presentava opere di fine Ottocento, né di inizi Novecento, ma sculture, ambienti, dipinti, suoni, video e film di artisti contemporanei di diverse parti del mondo.
Perché questi artisti sono stati definiti “moderni”?

Meditazioni barocche: la trista consapevolezza

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di Sergio Beltramo

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La conoscenza è tutto fuorché organica: si conoscono ormai meccanismi vertiginosamente specifici di alcuni campi del sapere, ma il bandolo della matassa, l’insieme e il suo senso ci sfugge più che mai. Eppure il livello dei saperi tradizionali ha cagionato delle trasformazioni psichiche di enorme portata. C’è una nuova “trista” consapevolezza: nell’arco dei fatti, fra i suoi estremi segnati all’infinito dall’estremamente piccolo e dall’estremamente grande, il nostro spazio di percezione è per sua natura mediano, è una minuscola frazione, quella più o meno della fisica meccanica…

IL VORTICE (note sui Viceré)

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di Antonio Moresco

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Ho incontrato tardi I viceré, scoraggiato da ciò che mi capitava di leggere intorno a questo romanzo nelle storie e nei dizionari della letteratura, dove viene in genere liquidato come esempio illustre del naturalismo italiano di fine Ottocento e si mette l’accento soprattutto sulla sua capacità di essere specchio dei cambiamenti storico-politici dell’Italia del tempo.

Libertà obbligata

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di Luciano Coen e Achille Varzi

specchio.jpg«Laura? Ciao, sono io. Sono appena arrivato. Ti richiamo dopo con calma, quando torni dal lavoro. Ti lascio un messaggio giusto per dirti che il viaggio è andato bene e che anche l’albergo è più che dignitoso. La camera è ampia e luminosa, e ben arredata. Peccato solo che i suoni rimbombino un po’ (sento l’eco della mia voce), ma pazienza. Ho disfatto i bagagli e adesso mi faccio una doccia, poi esco a fare due passi ed esplorare i dintorni. Nel breve percorso dalla stazione ho già avuto modo di vedere il meraviglioso Parco che si estende a Est e la spiaggia che si apre a Ovest sull’Oceano infinito. Questa Finis Terrae sembra proprio una località magica, come diceva la guida. Già pregusto le giornate di meritato riposo che mi attendono.»

Racconto espiatorio in morte del padre

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di Fabio Santopietro

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Da bambino si affacciava al belvedere della chiesa dedicata al patrono san Bartolomeo incantato dal panorama.
A perdita d’occhio, l’inconcepibile ma dolce distesa dei colli; sulla cima di molti di quei colli i paesi; qua e là, lungo la costa dei colli al di sotto dei paesi le cascine sparse, una vasta distesa che si spalancava davanti ai suoi occhi con l’onnipotenza di una divinità, per spingersi fino ai piedi delle montagne, ben visibili nei giorni tersi. Guardando quella distesa, che nell’estrema lontananza lasciava intuire la sua sfericità, da bambino pensava sbalordito alle dimensioni della terra, e quella che in realtà non era altro che una minuscola porzione del pianeta gli sembrava rappresentarne non solo la totalità, ma addirittura qualcosa di ancora più vasto e immenso di quella totalità impossibile da abbracciare e che a lui non era dato di vedere altrimenti che con l’immaginazione.

Appunti indiani #4

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di Sergio La Chiusa

guruvayur-3.jpg Per accedere al tempio, qui a Guruvayur, gli uomini devono sfilarsi la maglia o la camicia, mostrarsi al Dio a torso nudo. Penso al duomo di Milano, dove il controllore di turno, davanti al portone di bronzo, verifica che tutte le spalle siano ben coperte. In entrambi i casi si tratta, dicono gli amministratori del culto, di una forma di rispetto dovuta all’unico Dio.