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L’intervista impossibile

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Incontro fuori orario (e fuori tempo massimo) con Enrico Ghezzi
di Franz Krauspenhaar

enrico_ghezzi_delirious_com.jpgDopo una lunga serie di tentativi non andati purtroppo a buon fine per ragioni che sarebbe troppo complicato spiegare qui, (vi rimandiamo per questo al libro di Elisabetta Virgili I sottorranei di Saxa Rubra, edito dalla Anonima Editori) tre anni fa siamo riusciti finalmente a intervistare il noto critico cinematografico Enrico Ghezzi nel corso della registrazione di una puntata di Fuori Orario. Crediamo sinceramente, con questa intervista atipica e inedita che abbiamo il piacere di pubblicare qui su Nazione Indiana grazie alla disponibilità dei redattori, di aver perlomeno tentato di dipanare alcune matasse, anzi bobine, di significato. Da sinceri appassionati di cinema, ci è parso doveroso tentare di fare chiarezza, per quanto ci è stato possibile…

L’ambiguità 25 frames al secondo

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di Simone Ciaruffoli

defilippi_costanzo.jpgOggi la migliore televisione possibile è quella che impudica mostra il suo artificio istauratore. Quella che al momento giusto sa smascherare i suoi marchingegni, le sue astuzie e gli imbrogli da truffaldina e mistificatrice di prim’ordine qual è. La migliore perché con calcolato machiavellismo sa anteporre tra sé e lo spettatore il raggiro del vero-non-vero, sommo fraintendimento di questi ultimi vent’anni di televisione. Introflessa com’è su se stessa, in nome della supremazia assoluta non teme di tradirsi e di portarsi dietro l’onta dell’infamia. La non lontana querelle Bonolis-Ricci documenta irrevocabilmente questa tendenza, senza che la stessa nemmeno si preoccupi di fare pubblica ammenda, così presa dal suo personalissimo e interno risarcimento danni.

Dialogo sull’entropia (#9). L’Aristogas.

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di Antonio Sparzani e Dario Voltolini

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Molto bene, allora. Proviamo a fare una descrizione discreta dell’Elio. Ma intanto mi pare di capire che le cose si complicano, e che gli atomi di Elio non sono abitanti normali del paesino. E che le nostre descrizioni sono probabilistiche a più livelli, è così?

sempre sul lupo

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andate a vedere “Le temps du loup” di Haneke. Il film sembra a un certo punto quasi mediocre, ingenuo. Invece ancora una volta l’esclusione dal concorso ufficiale di Cannes e il flop commerciale sono una garanzia. E’ un film importante, io che non andavo al cinema da mesi me lo sentivo, eppure l’ho capito davvero solo alla fine, da come me lo porto dentro. Andate a vedere il film di Haneke, e non rompete più le palle con Lars Von Trier.
G.M.

Di cosa parliamo quando parliamo del nostro voto

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di Raul Montanari

art_10013_1_urna.gifAncora in tema elettorale. Mi viene segnalato che c’è un sito curato da una società tedesca che si occupa di sondaggi e ricerche. Il sito è www.wahlomat.de. Il “gioco” di cui vi parlerò si chiama Wahl-O-Mat.
La società ha preso in considerazione tutti i programmi dei partiti tedeschi che si presentano alle elezioni europee. Ha elaborato i dati in modo da proporre a chi accede al sito un questionario di 30 domande, formulate in modo molto semplice, che toccano tutti i temi politici in senso lato. Quelli di cui si discute anche nei bar, per capirci.

Poesia da fare (il blog)

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Il blog Poesia da fare è curato da circa un anno dal poeta Biagio Cepollaro secondo i modi della rivista letteraria rigorosa, con periodicità mensile. L’obiettivo del Blog è dare la possibilità ai poeti più giovani di mostrare il loro lavoro e di interagire con i lettori della Rete. Il coagulo di questo flusso è costituito dai Quaderni di Poesia da fare, due all’anno, in formato pdf. Sono accessibili i primi due Quaderni del 2003, mentre è in preparazione il primo del 2004. Fin qui il blog ha raccolto una ventina di autori, tra poeti e narratori, tra i più significativi del panorama letterario italiano di questi anni. Per citarne qualcuno: Rosaria Lo Russo, Florinda Fusco, Marco Giovenale, Massimo Sannelli, Andrea Raos, Andrea Inglese, Pino Tripodi, Giorgio Mascitelli, Massimo Rizzante, Francesca Genti, Francesca Tini-Brunozzi, Fabrizio Lombardo, Anna Lamberti-Bocconi, Gianluca Gigliozzi.

Giancarlo Siani

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di Roberto Saviano

siani.jpg E io ti seguo di Maurizio Fiume è un film con il prezioso merito di ricostruire in modo significativo la vicenda di Giancarlo Siani, il suo percorso umano e la sua professione innescata dalla passione del vero.
Giancarlo Siani venne ammazzato il 23 settembre del 1985, ormai quasi vent’anni fa, in una Napoli profondamente diversa da quella apparentemente pacificata di oggi, 300 morti ammazzati l’anno la rendevano una città in perenne guerra.

Della porta (esercizi di felicità domestica)

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di Andrea Inglese

L’appartamento – utopia di un ventre benefico- poi la porta che lo chiude o lo apre – cerniera maledetta nei secoli – e il pianerottolo, ossia lo scivolo verso il caos, l’andirivieni di bolidi, di merci acuminate, di minacce deambulanti. Un interno fasciato da ogni lato da un esterno, una stanza di decompressione dall’agguato perenne del mondo, un portichetto per passeggiare con l’io al guinzaglio, mentre a cerchi diradanti si stendono pianure sterminate dove galoppano gli altri, la metafora, insomma, di un’osmosi controllata, governabile, tra dentro e fuori, e proprio grazie al foglio rettangolare rigido, con i catenacci, i cardini, la maniglia, lo spioncino, e quel gesto di apri-e-chiudi, che t’illude di scacciare fuori montagne di guai, tenendoti sul tappetino del soggiorno qualche preoccupazione formato insetto, da annichilire con un colpo di piede.

L’orgasmo elettorale

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di Tiziano Scarpa

desd.jpgSabato e domenica voteremo per eleggere il parlamento europeo, e per alcune amministrazioni locali.
In pochi istanti scriveremo il nome delle persone che ci governeranno per anni.
Dovrebbe essere una decisione ponderata, razionale. Invece i partiti puntano come sempre ad accalorare, a far schiumare le passioni. Creano le condizioni per un voto di pancia, non di testa.
Le campagne elettorali muovono le emozioni. La democrazia non si fonda su una decisione raziocinante, ma su un’invocazione passionale, su un’esclamazione orgasmica.

Viaggio in Argentina # 14

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di Antonio Moresco

Montevideo2b.jpgRitorno a Buenos Aires.

Incontro con Roberto Raschella, nel solito caffè all’interno della libreria. Laura lo intervista, per un libro che deve fare assieme a Giovanni. Arriva un’altra scrittrice, uno studioso di qualcosa, poi una che lavora nel cinema. Altri scrittori sono anche oggi seduti qua e là nel caffè della libreria. Tirano fuori come sempre il loro quadernetto, cominciano a scrivere. Dopo un po’ arriva qualcuno, uno che passa e li riconosce, un amico, cominciano a chiacchierare con lui, chiudono il quadernetto, lo riaprono il giorno dopo… Che tristezza tutti questi scrittori che passano il loro tempo nei caffè! Ma pare che lavorassero così anche a Parigi, nel dopoguerra, nei loro caffè diventati poi celebri, Sartre, molti altri…

Bizarre Show

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gilberti1.jpgPerugi artecontemporanea, via Giordano Bruno 24 b, Padova.

presenta

Bizarre Show
a show by Fausto Gilberti
inaugurazione: sabato 12 giugno 2004
ore 18.30
dal 12 giugno al 30 settembre 2004

Una performance, un’installazione, i nuovi disegni su carta di giornale e pittura.
Fausto Gilberti si presenta per la terza volta alla galleria Perugi con una personale.

Viaggio in Argentina # 13

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di Antonio Moresco

Montevideo

Montevideo4.jpgPartenza per Montevideo con Giovanni. Fermiamo un taxi. Ma l’uomo che lo guida è strano. Scuro, coi calzoni rotti, sembra stordito. È domenica mattina, qui al sabato stanno svegli tutta la notte, forse è solo per quello che sembra così sballato. Guida pianissimo il suo taxi scassato e dai sedili sfondati, nelle stradine piene di buche, con una lentezza incredibile, esasperante. Non si capisce bene che strade fa. Finalmente imbocca una strada più grande che ci sembra di riconoscere. Ma nella direzione opposta, ci pare. Giovanni glielo dice, alzando la voce: «Il porto è dall’altra parte!» L’uomo si gira appena, rotea un po’ gli occhi, emette una specie di verso, rimane per qualche istante indeciso, emette un sospiro, poi inverte la direzione di marcia. Dove ci stava portando? Non si riesce a capire se voleva attirarci chissà dove o se è solo cotto marcio.

Mosche, ranuncoli e altre scritture immaginate

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di Aida Maria Zoppetti

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Pubblico su nazione indiana quattro poesie (ma in realtà sono sei) di Aida Maria Zoppetti. Sono poesie da leggere e da guardare, scrittura e grafismi (come quello qui a fianco), giochi, guizzi, pasticci, impercettibili ed evanescenti, in fuga leggera e saltellante dalla percezione.
Aida sta raccogliendo i suoi lavori nel suo blog, Ricreazione.
Suggerisco di andare a dare un’occhiata.

Di nuovo in serie A

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di Federica Fracassi/ Teatro Aperto

Ricevo e pubblico un appello inviatomi da Fiammetta Borsellino per il coordinamento LiberaPalermo e mi permetto una piccola introduzione.
Considero Palermo la mia seconda città.
Forse, oltre che per il suo fascino indiscusso, perché ho l’onore di conoscere palermitani eccezionali (e Fiammetta è sicuramente la prima tra loro). Uomini e donne che vivono per scelta in una città così difficile e che tentano ogni giorno con il loro entusiasmo e il loro lavoro di coltivare la legalità e la cultura nella loro terra.
Ho passato a Palermo il mese di aprile e ho scoperto che:

Viaggio in Argentina # 12

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di Antonio Moresco

Montevideo3.jpgLaura racconta, mentre facciamo colazione a casa sua, la mattina dopo, che a Santiago del Cile, ci sono delle figure che vengono chiamate «i rospi».

I rospi
Fermi al centro delle enormi strade a molte corsie che corrono da una una parte e dall’altra, nel traffico così impazzito che a volte bisogna prendere il taxi per andare al lato opposto della strada senza venire investiti dalle ondate delle macchine e dalle valanghe degli autobus delle varie compagnie private in concorrenza tra di loro anche sulle stesse tratte, hanno il compito di segnalare agli autobus della propria compagnia i tempi di passaggio sulla stessa tratta degli autobus delle compagnie concorrenti, in modo che questi si possano regolare se gli conviene accelerare oppure rallentare per raccogliere un maggior numero di passeggeri. Nel rumore assordante e nel traffico impazzito, devono continuamente saltellare qua e là per non venire investiti, fanno segni muti con le braccia e la bocca per farsi capire e per questo vengono chiamati «i rospi».

Il futuro a Vapore di Zaccuri

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di Jacopo Guerriero

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Il tempo ha preso una direzione bizzarra. Tra XIX e XXI secolo parallelismi insospettabili guidano la storia in ambito geopolitico, religioso, culturale.

Viaggio in Argentina # 11

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di Antonio Moresco

Còrdoba

Montevideo1b.jpgLaura e Nic partono per Buenos Aires, io e Giovanni per Còrdoba. All’arrivo, ci viene a prendere all’aeroporto Esteban Nicotra. È una persona dolce. Ci porta a casa sua. Dopo un po’ arriva Silvia, sua moglie, che era andata a comperare delle bottiglie di cerveza ed era passata alla posta. Parliamo un po’. Lei ci mostra con desolazione la busta appena ritirata, lacerata in modo plateale da parte a parte, senza neanche salvare le apparenze. Esteban ci racconta di un suo lontano viaggio in Italia, dove ha vissuto di espedienti e ha fatto anche il bancarellaio. Era partito con un volo dell’Aeroflot russa, la compagnia meno cara. L’aereo aveva fatto scalo in moltissimi posti, per tirare su passeggeri, fermandosi, anche a lungo, in Brasile, nordamerica, Europa, forse anche Africa… Prima di atterrare in Italia si era fermato a Mosca. Esteban aveva addosso un numero incredibile di strati di vestiti, perché il bagaglio non doveva superare un certo peso. Così vestito, era costretto a scendere dall’aereo anche in posti dove si moriva dal caldo, fradicio di sudore e tutto infagottato come per una spedizione polare.

Il sogno e la storia

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di Marino Magliani

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“Chi è che ha svegliato il nonno?” ha chiesto il vecchio dalla sua poltroncina di vimini.

Un bambino di sette otto anni seduto al tavolo davanti a un piatto di pomodori e carne in scatola, ha risposto: “Non lo so.”

Nella grande cucina fa caldo, accanto alla stufa il paio di secchi di legna spaccata danno un senso di sicurezza. Tra la stufa e la credenza c’è pure il canestro della verdura vecchia, appassita, da dar ai conigli. Odore di tante cose, malgrado la pulizia. L’orologio a pendolo fa un insopportabile lak lak…

Uno sparo, dalle terrazze in faccia, che si vedono da una delle finestre, ha fatto dire al vecchio: “Ecco cosa m’aveva svegliato.”
Il bambino ha risposto : “Ah,” ha spinto il piatto al centro del tavolo e acceso la televisione.
“E’ da tanto che sparano?”
“Non lo so, nonno, io sono entrato in casa adesso.”
Il vecchio guarda l’ora. Il bambino è arrivato da scuola da poco.
“Finisci la carne almeno!” gli ordina.
Guido ha spento la televisione e s’è messo la giacca. “Esco” dice.
“Non la finisci la carne?”
“Se devo uscire come faccio…”
“Se devi uscire…? E i compiti?”

Immagini

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di Giorgio Mascitelli

L’immagine del prigioniero iracheno incappucciato e con i fili elettrici legati agli arti e le braccia aperte, un truce manichino privato anche della compostezza, è un’immagine che resterà nella memoria, sempre entro i limiti della labile memoria mediatizzata del nostro tempo, e magari avrà anche un effetto nel respingere l’involuzione bellicista che sta sempre di più avendo diritto di cittadinanza nei mezzi di comunicazione e dunque tra la gente. Probabilmente sarà considerata uno scacco per l’amministrazione Bush che dovrà porvi rimedio con altre immagini, anche se credo che il vero scacco dell’amministrazione Bush sia il record dei prezzi del petrolio dopo un anno di occupazione dell’Iraq.

Nel deserto della città blindata

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di Tiziano Scarpa

3.jpg“Idioti!”, gridavo allo schermo, mentre veniva inquadrata una ragazzina di tredici anni in lacrime, con un braccio ingessato appeso al collo. “A Roma dovevate andare, a Bruxelles, sul cratere dell’Etna, dal Papa, da Maradona, da qualsiasi altra parte, ma non lì! Avreste dovuto fare un enorme raduno, in quegli stessi giorni, ovunque fuorché a Genova!” La mia voce faceva a gara con l’urlio degli uccelli esaltati dal crepuscolo. Nel televisore un pensionato ancora incredulo mostrava la benda chiazzata di sangue intorno alla testa. “Dovevate lasciarli nel deserto della città blindata, a fare la loro sceneggiata! A far spiccare le loro opposte menzogne!”, inveivo. “Da una parte i coglioni in giacca e cravatta e i loro mastini in divisa, dall’altra i non meno coglioni teppisti con la faccia fasciata di nero! E voi a milioni, da tutt’altra parte, a fare un festoso casino alla faccia loro! Allora mi sarei unito a voi, testoline di minchia! Vi avrei portato un po’ di intelligenza e tanta fica fresca!”

da Kamikaze d’Occidente, Rizzoli, 2003. La vignetta di Altan è tratta da repubblica.it di oggi.

C’è molta più arte tra la terra e il cielo … # 2

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di Carla Benedetti

trivelle.jpgTerzo esempio di attrito: giovani artisti occidentali.

A Sarah Ciracì, vincitrice del premio New York dell’anno scorso, costruttrice di immagini di grande potenza visionaria (due trivelle che sfondano il pavimento di una galleria, la serie Trebbiatori celesti, l’installazione Un’estate a Bikini 2.0; al Macro di Roma si può vedere ora una sua installazione intitolata “Oh my God, it’s full of stars!), ho chiesto cosa pensa dell’odierna arte occidentale: “E’ un’arte che può fare a meno del pubblico”.

Com’è possibile, le chiedo, se dappertutto vi sono esposizioni, e se le immagini delle opere, riprodotte, vengono portate in mille modi sotto i nostri occhi? Eppure se si guarda meglio non si può non darle ragione.