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Il giovane collega

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di Giovanni Maria Bellu

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Sabato 19 febbraio al Teatro i di Milano (in Conca del Naviglio) Nazione Indiana organizzerà un incontro dal titolo GIORNALISMO E VERITA’ (vedi qui), invitando alcune voci libere e tenaci del giornalismo d’inchiesta.
In vista dell’appuntamento, pubblichiamo questo intervento di Giovanni Maria Bellu, inviato de ‘La Repubblica’, in uscita su “Problemi dell’informazione”, trimestrale edito da Il Mulino. Ringraziamo l’autore per l’anticipazione.

Pop e non più pop

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di Marco Senaldi

KlineNudes.jpgPer aggiungere elementi alla discussione fra Loredana Lipperini e Carla Benedetti (vedi qui e qui) sui generi attualmente popolari in letteratura, mi sembra utile proporre una riflessione (pubblicata sull’ultimo numero di Exibart) del critico e teorico d’arte contemporanea Marco Senaldi su che cosa si può veramente considerare popolare oggi. T.S.

Apprezzo come tutti l’idea di una teoria fatta di domande – tesa, come si dice, a “sollevare interrogativi”, o meglio, a “generare inquietanti questioni” – sono nato insomma con Wittgenstein tra le mani, che diceva di voler scrivere un trattato filosofico composto soltanto da domande. Non che non mi piaccia più, che mi sia stancato, per carità, solo che ogni tanto qualche risposta non guasterebbe.

Il bambino

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(Sul Conservatorio di Santa Teresa di Bilenchi)

di Dario Voltolini

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Uno vorrebbe svenarsi piuttosto che lasciare Sergio chiuso nel suo incanto. Uno vorrebbe gridare, scuotere qualcosa, provocare una rottura, in modo da crepare la superficie dell’immensa sfera che intrappola Sergio. L’affetto, la pena, l’amore e l’angoscia che si provano per Sergio sono in tutto identici a quelli che si proverebbero per una persona in carne e ossa. A patto di accorgersi di cosa quella persona, nel vivere, stia provando. Con il Sergio di Bilenchi, uno fra i più splendidi personaggi della letteratura, non accorgersene è impossibile.

La misoginia anche a sinistra

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di Lea Melandri

Il dominio maschile, pur avendo alle spalle una storia millenaria, resta ancora oggi un’ “evidenza invisibile”. Il fatto che il rapporto uomo-donna sia stato posto in secoli vicini a noi come “questione femminile”, e quindi come emancipazione o difesa del “sesso debole” e “svantaggiato”, non sembra aver scalfito più di tanto la “neutralità” dietro cui continua a celarsi il sesso che ha avuto in mano le sorti della specie umana, sotto qualunque cielo. L’idea che le donne appartengano a uno di quei gruppi sociali che, come direbbe Berlusconi, “sono rimasti indietro”, e vanno perciò aiutati, sollecitati, responsabilizzati, è purtroppo più trasversale di quanto si creda ai partiti e ai movimenti politici. Lo dimostra platealmente il fatto che non c’è sinistra, moderata o radicale, che quando nomina le donne (ed è già eccezionale che vengano nominate), non le collochi nel triste corteo dei diseredati e dei bisognosi, vittime o parenti poveri verso cui indirizzare la solidarietà , o tra quei nuovi “soggetti” che potrebbero, come fecondo integratore di energie, ridare fiato a una politica diventata sempre più sterile.

Storie di classe

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di Antonio Sparzani

Quinta non storia.

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La quinta storia non c’è, o forse è la storia delle storie e del perché le storie che stanno in questo fiume di storie, dove si nuota sempre più pericolosamente, sono solo quattro. Le storie, che lo si voglia o no, insegnano sempre qualcosa, ad ognuno una cosa, almeno in parte, diversa. L’escalation delle quattro storie potrebbe portare all’inquietante conclusione che Zenone – il protagonista dell’Opera al Nero di Marguerite Yourcenar – articola nel corso delle sue lunghe e lucidamente febbrili riflessioni (“l’atto del pensare l’interessava ora più degli incerti prodotti del pensiero”) durante la sosta a Bruges del suo viaggio verso un destino tragicamente segnato:

Non potevamo più

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di Paolo Pecere

televisori.jpg Nella sala si entrava scendendo per scale strette, e poi schivando costose casse stereo allineate come sassi rituali. Seguendo l’invito del commesso si accomodarono nell’ambiente, racchiuso da una porta di vetro infrangibile. P. vide le pareti rosse e irregolari, ricoperte di quel materiale spugnoso che serve a spegnere e contenere le vibrazioni sonore. C’era un solo divanetto, senza schienale, e all’altra estremità dell’ambiente una fila di amplificatori e casse da collegare. Gli schermi appiattiti sulla parete sembravano pannelli di un tempio, di cui non si leggeva più il messaggio. «La soluzione migliore», disse l’uomo del negozio, «potrebbe essere questa». Sollevò da un angolo un altoparlante piuttosto compatto, sul cui lato si aprivano complesse aperture circolari concentriche. «Non ha la mascherina. Si usa come spia. Ma ha il miglior rapporto qualità-prezzo. Il visore è al plasma, quello al centro».

Giornalismo in terra d’inferno

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di Enzo Palmesano

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Sabato 19 febbraio al Teatro i di Milano (in Conca del Naviglio) Nazione Indiana organizzerà un incontro dal titolo GIORNALISMO E VERITA’ (vedi qui), invitando alcune voci libere e tenaci del giornalismo d’inchiesta. In vista dell’appuntamento, pubblichiamo questo intervento di Enzo Palmesano.

…Una battaglia che continua, nonostante le intimidazioni camorristiche abbiano colpito non solo me stesso ma anche i miei incolpevoli familiari. Io temo di essere ucciso, sia detto senza alcuna reticenza. Per una lettera con minacce di morte, pervenutami per posta nel settembre del 1998 con un proiettile, è in corso un processo al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere a carico di Pietro Ligato (detenuto con l’accusa di associazione per delinquere di stampo mafioso), figlio del superlatitante Raffaele Ligato….

Un libro per la giornata della memoria

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di Marco Candida

Affinati.gifIl 29 Gennaio Eraldo Affinati sarà a Tortona presso La Sala Giovani in Via Mirabello 3 dalle ore 17.00 per parlare della Giornata della Memoria.
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Campo del sangue di Eraldo Affinati (pubblicato da Mondadori nel 1997 e ristampato in tascabile nel 1998, 166 pagine), è il diario del viaggio tenuto dall’autore insieme all’amico e poeta Plinio Perilli da Venezia a Auschwitz.
Il libro parla dello sterminio nazista attraverso le descrizioni dei luoghi del massacro, le riflessioni dell’autore – nato nel 1956 – e numerosi stralci di testi concentrazionari.

Meditazioni joxiane #6

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di Dario Voltolini

Una piccola ripresa delle meditazioni joxiane solo per segnalare sul Corriere della Sera di oggi, 26-01-2005, uno scritto di Franklin Eric Wester, colonnello della United States Army Reserve. Il testo originale si può trovare al seguente indirizzo:

http://carlisle-www.army.mil/usawc/parameters/04winter/wester.htm

Le scimmie… (84)

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di Dario Voltolini

amsterdam10033.JPG siamo tutti delle scimmie, Lucio, mi ci metto anch’io

Versi in corso

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di Paolo Rabissi uominiruggine.jpg

(da Lungomare)

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Insulti sono in dialetto,
tono di voce e strepito di sillabe
bastano a confondere,
in caso di replica non serve senso
serve mulinare braccia e gridare,
come bestia ferita.

Il colore del silenzio

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Serata dedicata alla poesia di Jan Skácel

Giovedi 27 gennaio ore 20

Teatro studio Eleonora Duse
Via Vittoria 6, Roma

I fantasmi di Portopalo, un’intervista a Giovanni Maria Bellu

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Sabato 19 febbraio al Teatro i di Milano (in Conca del Naviglio) Nazione Indiana organizzerà un incontro dal titolo GIORNALISMO E VERITA’ (vedi qui), invitando alcune voci libere e tenaci del giornalismo d’inchiesta.
In vista dell’appuntamento, riprendo da meltingpot.org questa intervista a Giovanni Maria Bellu, autore del volume I fantasmi di Portopalo (Mondadori 2004). Tra breve pubblicheremo su Nazione Indiana anche un inedito di Bellu.

Questa vicenda comincia nel dicembre del ’96 e non è ancora finita. Comincia con questo terrificante naufragio, al quale, con una serie di motivi che nel libro cerco di spiegare, le autorità non credono. Resta il fatto però, che siccome ci sono stati dei superstiti, lentamente, quando ormai i giornali non si occupano più della vicenda (se ne occupò solo «il manifesto») la Magistratura andò avanti, imbastì un’inchiesta e rinviò a giudizio i membri dell’equipaggio della nave che aveva condotto i migranti fino al Canale di Sicilia.

Processo contro la tortura

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Cari amici,
sabato 19 febbraio al Teatro i di Milano (in Conca del Naviglio) Nazione Indiana organizzerà un incontro dal titolo Giornalismo e verità, (a cura di Carla Benedetti, Jacopo Guerriero e Roberto Saviano; vedi qui), invitando alcune voci libere e tenaci del giornalismo d’inchiesta.
Avvicinandoci a questo appuntamento, continueremo a segnalare iniziative, riviste, libri, comitati, associazioni che si battono per un’informazione obiettiva o, se volete, detto più semplicemente, per la ricerca e la diffusione della verità.
Oggi ho ricevuto da Enrica Bartesaghi, presidente del Comitato verità e giustizia per Genova, questo messaggio sull’imminente processo ai torturatori del G8. (T.S.)
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PROCESSO CONTRO LA TORTURA
luglio 2001, caserma di Genova Bolzaneto, Italia:

TORTURATA N° 81
subiva minacce anche a sfondo sessuale da persone che stavano all’esterno
“entro stasera vi scoperemo tutte”; subiva percosse al suo passaggio nel corridoio da parte di agenti; colpita con violenza con una manata alla nuca; costretta a firmare i verbali relativi al suo arresto, che la stessa non voleva firmare; mostrandole le foto dei suoi figli, prospettandole che se non avesse firmato non avrebbe potuto rivederli.

Da Dnepropetrovsk

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di Giovanni Catelli

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Il Dnepr e’ vasto e potente come il silenzio.

Qui, all’ombra del ponte bianco voluto da Breznev nel 1969, che pare quasi gettare le sue brevi arcate senza numero verso la Florida, e non verso Lievo Bierezni, appare l’irrealtà di questo inverno tiepido e ventoso come una primavera, visitato da brezze umide quasi marine, da giornate di sole degne di un aprile, da una luce di bronzo che rade la corrente all’imbrunire, disegnando finissime fuggevoli scaglie d’argento prima del buio, e del piombo improvviso che sospende allo sguardo la fuga delle acque: lontano, dove sappiamo perdersi le fioche luci dei filobus che arrancano verso il centro del fiume, giace l’immenso quartiere di Pravda, Verità, come altrove, a distanze mute quasi invincibili dal passo, respirano le torri parallele di Pabieda, Vittoria, gli alti palazzi dispersi sulle morbide colline di Topol, i condomini anni’50 di Pietrovski, le barriere piu’ recenti di Parus, Vela, sino alle vie piu’ remote ed infide di Amur.

Da Odessa

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di Giovanni Catelli

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Piat rubliei, dice il negoziante, et voila’ Odessa, come tornare a casa: la stazione, dalla grande piazza, sembra il terminal delle astronavi per la luna, con i pionieri della rivoluzione a trainare la cupola d’argento. Odessa, citta’ da sempre di cultura russa e cosmopolita, ove ancora usa chiamare Rublo l’attuale Hrivnia, sembra navigare nella sua perenne saggia indifferenza, al di la’ di momentanee rivoluzioni che ancora devono mostrare la loro vera natura: qui, la maggioranza e’ stata sempre a favore dello sconfitto Yanukovich, filorusso, e ben lontano dal nazionalismo integralista delle regioni occidentali, dove si parla in prevalenza l’ucraino, e il russo e’ visto sempre piu’ come una lingua d’invasori, poco gradita pure quando e’ parlata dal turista.

Le scimmie… (83)

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di Dario Voltolini

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dedico questa fetta di Scimmie a Lucio Angelini, che in fondo in fondo è un mio estimatore

KAMIKAZE a Milano

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kamikaze.gifCari amici,
dal 25 al 30 di gennaio, presso il Teatro Verdi di Via Pastrengo 16, a Milano, andrà in scena Kamikaze, lo spettacolo di Teatro Aperto tratto dai Canti del Caos di Antonio Moresco.

Le scimmie… (82)

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di Dario Voltolini

Dieci modeste proposte ai massimi dirigenti Rai

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di Aldo Nove

ristor.jpg“Il bello non è che il tremendo al suo inizio”, scriveva il poeta Rainer Maria Rilke che molto se ne intendeva di angeli e di decadenza della borghesia agli inizi del Novecento ma non aveva mai avuto la fortuna di assistere a un reality show. Ed essendo questo nostro nuovo, novissimo mondo agli albori del nuovo millennio, potremmo tranquillamente rovesciare la frase di Rilke e costruirne una nuova più adatta ai nuovi tempi: “Il tremendo non è che il bello al suo inizio”. Chi ce lo dice, poi, che nell’escalation mistica di sublimi atrocità dei vari Grandi fratelli, Isole dei famosi, Fattorie, Case Pappalardo, Ristoranti e quant’altro non vi sia il segno di una nuova era? Certo non è il sol dell’avvenir, ma con l’avvenire c’entra. Piuttosto oscuro come avvenire all’apparenza ma si sa, le cose cambiano, evolvono.

Le pagelle impazzite di Moratti

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di Giuseppe Caliceti

LetMoratti.jpgFine gennaio. Tempo di consigli di classe e collegi docenti. Tempo di valutazione degli alunni e degli studenti. Tempo di caotiche riunioni di interclasse e accorati colloqui coi genitori. Un ottimo periodo anche per tirare qualche somma a proposito dell’applicazione della cosiddetta Riforma della Scuola. Soprattutto in base alle novità introdotte dall’applicazione della Moratti nella valutazione.