di Dario Voltolini
E’ nato sacripante!
E si può leggere qui.
Treviana #1: I cani del nulla
Il quadro più triste del mondo sta a Londra, alla National Gallery e si chiama la Morte di Procri di Piero di Cosimo; in quella piccola tempera, opera di un pittore “molto stratto e vario di fantasia, si conosceva la stranezza del suo cervello ed il cercare che faceva de le cose difficili” (Vasari, Vite), Piero rilegge da artista “stravagante e di capricciosa invenzione” un episodio delle Metamorfosi di Ovidio, quello dell’amore infelice fra Procri e Cefalo, narrato nel libro VII.
MON SEMBLABLE
di Gianni Biondillo
Gh’an Ditt oeuv senza guss, bartolamee,
barlafus, fasoritt, menus, coo d’aj,
signori de cittaa, zeder, campee,
barolè, ballauster e coraj
(Carlo Porta)
E SPEGNETE LA LUCE, GRAZIE.
di Sergio Nazzaro
“Io la velocità della luce la so,
ma la velocità del buio non ce l’hanno ancora insegnata…”
(Dino di Zenica, 12 anni)
Qualche giorno fa tre uomini sono stati ammanettati e uccisi a Casavatore da finti agenti di polizia. In pieno centro. Un’esecuzione. Ecco perché all’inizio della nuova guerra di camorra quattro carabinieri, scambiati per killer, sono stati feriti a Scampia. Giorni prima, un uomo è stato decapitato e bruciato nella sua macchina. Una giovane donna di venti anni è stata torturata e bruciata nella sua macchina. Ancora esecuzioni. Un’altra donna è stata sparata in faccia. Questa è la guerra di camorra. Litri di sangue e ferocia che scorrono a fiumi. Niente giri di parole. Peccato che nel telegiornale non facciano vedere il vero volto della morte che equivarrebbe a vedere il vero volto del problema. Nel calderone della guerra del golfo nostrano la globalizzazione avanza e i killer appartengono alla mafia albanese. Gente che per punire le sue stesse donne, sfruttate come puttane, taglia un pezzo di gamba e poi gira e rigira fino a staccarla completamente, alla stessa maniera si uccidono gli animali. Forse con un più pietà e rispetto. Immaginateli ingaggiati in una guerra di camorra: speranza di sopravvivenza del bersaglio pari a zero. Morire velocemente è già salvezza. La sera guardo il telegiornale, l’uccisione dei tre uomini è la quinta notizia, meno di due minuti per spiegarla. Dopo di che il blocco dei pendolari sulla Milano-Torino.
Duo da camera (3)
di Andrea Inglese
La nostra felicità è letale come muso
di Medusa, non vale assaporare desti
con metro e lenti, ma camminare schivi
sonnambuli, distratti, molto indaffarati.
(Incapace io veglio, storco il collo, sbircio,
memorizzo passi, prendo appunti, ipotizzo,
ogni rictus d’intima beatitudine fisso:
mi scavo, molto maledicendomi, la fossa.)
Le scimmie… (87)
di Dario Voltolini
Risposta (non obbligata) a Giuseppe Genna
Segnaliamo l’intervento di Giulio Mozzi apparso sul suo blog, in risposta alla lettera di Giuseppe Genna sui Miserabili.
Let it bleed
di Manuela Ardingo
Amo le femmine folli. Le accattivate vittime di fasi lunari e maree zuppe di ormoni. Le mestruate teste matte che non si risparmiano mai.
Amo il mio essere cerchio con croce. Da sempre, da subito.
E, soprattutto: tanto il cerchio, quanto la croce.
Il giorno delle mie prime mestruazioni c’era un cielo come quello di oggi.
Il giorno delle mie prime mestruazioni era il giorno della mia seconda nascita. Da allora nasco e muoio spesso. Almeno una volta al mese.
Con tutte le fasi del caso che mi spazzano: distinte eppure amiche.
La nascita si emancipa in gioia. La gioia si macchia vivace. La vivacità richiede consapevolezza. La consapevolezza arriva e esplode, isterica. L’isteria stridula conduce al dolore. Il dolore saggio insegna la morte. La morte è il fondo.
Poi si ricomincia.
Simposio antimoderno (2)
Dialogo a quattro voci sul romanzo e il romanzesco
di Stefano Zangrando
Cavalleresco, aristocratico, borghese o rivoluzionario, il romanzesco è – più concretamente – quel Kitsch di cui il romanzo, fin dalla sua nascita, non ha potuto fare a meno di nutrirsi: sono le eroiche avventure di Amadigi di Gaula, che generano il folle ideale cavalleresco di Don Chisciotte e lo conducono lancia in resta contro i mulini a vento che egli scambia per giganti; sono le melensaggini da romanzo sentimentale di cui si nutre il sottile e spietato occhio critico di Choderlos de Laclos, autore de Le relazioni pericolose; sono i romanzi d’amore e d’avventura che fanno sognare Emma Bovary, generando uno scarto fatale tra i suoi ideali romantici e la prosaica realtà borghese a cui essi finiranno per soccombere; sono, più in generale, tutte le “regressioni liriche” che ogni autore concede a sé stesso, alla propria opera e ai suoi fruitori (il romanzesco, così inteso, è ciò che dilaga oggi nel cinema popolare o in saggi critici come quello di Margaret Doody, per non parlare della fiction televisiva), ma che nel caso particolare del romanzo verrebbero accolte come bersaglio privilegiato della critica più o meno dissacrante dell’autore medesimo.
Simposio antimoderno (1)
Dialogo a quattro voci sul romanzo e il romanzesco
di Stefano Zangrando
L’avreste mai detto? La critica accademica, dopo diversi decenni di negazioni sempre più compiaciute e rifiuti sempre meno convinti, è tornata a flirtare con il romanzo. I frutti di questa insospettabile liaison, tutt’altro che clandestini, sono ormai sotto gli occhi di tutti: quale frequentatore italiano di librerie, sia egli o no un lettore colto, non si è imbattuto, nel corso degli ultimi anni, nella nidiata enciclopedica Einaudi, cinque nutriti volumi sul Romanzo realizzati sotto la direzione di Franco Moretti?
E’ possibile ancora scrivere un libro scandaloso?
di Mauro Covacich
Il saggio di Tiziano Scarpa (quello è proprio un saggio; vedi qui) muove una critica fondamentale: mi pare di poter dire “muove” e non “mi muove” e adesso proverò a spiegare la ragione di questa mia impressione. La critica fondamentale è: questo romanzo contro il sistema è perfettamente funzionale al sistema, questo romanzo che addita la nostra epoca come unico colpevole non fa che rispecchiarla vicariamente, questo romanzo, distruggendo a parole il mondo dei giornali e delle tv, si presta surrettiziamente a dibattiti giornalistico-televisivi.
Ecco, io non so se è così, ma se è così credo che non si possa fare diversamente, credo che non ci sia scampo. La critica di Scarpa secondo me ci costringe a chiedererci: è possibile ancora scrivere un libro scandaloso?
Folklore italiano del XXI secolo #2
di Alderano Marco Rovelli
Antifona.
Marcello Lonzi è morto l’11 luglio 2003. Aveva ventinove anni. Era detenuto nel carcere di Livorno per tentato furto, con quattro mesi ancora da scontare. Infarto, hanno detto. Ci hanno messo dodici ore per avvertire i familiari. Poi sono venute fuori le foto. E sarebbe difficile negare che Marcello è stato vittima di un pestaggio – se non fosse per le reciproche complicità dei poteri. Leggetevi la storia. E questa storia, non è che una delle tante. Se potete, fatevi un giro sul sito dei Filiarmonici – per un meraviglioso viaggio nel mondo segreto delle galere.
È sempre verde…
Di Giorgio Mascitelli
Se la traduzione di un libro è sempre un momento significativo nella storia dei rapporti culturali tra due paesi, a maggior ragione lo è quando il libro appartiene a una cultura e a una lingua poco note nella nazione in cui viene tradotto. È questo il caso del romanzo È sempre verde… dello scrittore slovacco Pavel Vilikovsky, appena pubblicato presso la casa editrice Anfora, una casa editrice meritoriamente specializzata nelle letterature dell’Est europeo, nella versione di Alessandra Mura ( prezzo euro 11). Il romanzo è imperniato sulla confessione- racconto di una grande spia internazionale fatta a un giovane, e alquanto disprezzato, allievo, seguendo e parodizzando tutti gli stereotipi del genere spionistico.
Fantato’s Trio
di Gabriela Fantato
in viale sarca
la linea a perdita di sguardo
si dà potentemente grigia
di cubi: facciata d’occhi
senza mani alla finestra
(superficie dissennata
nel ripetersi di case a deserto
in sempre passi, uno su uno,
uno su mille; a sorte)
Letteratura popolare, terra di conquista
di Giuseppe Caliceti
Il dibattito culturale più interessante di questo inizio anno si interroga sulla cosiddetta “letteratura popolare” e ha come protagonista due donne: Carla Benedetti, scrittrice e acuta critica letteraria e Loredana Lipperini, giornalista cultura di Repubblica. Tutto inizia da un articolo di Carla il 7 gennaio su L’Espresso, poi in versione integrale su Nazione Indiana (vedi qui), Genocidio culturale, che mette in guardia di fronte ai pericoli di una mutazione genetica che avrebbe trasformato l’editoria italiana in una monocultura del best seller, prendendo a esempio Io uccido di Giorgio Faletti.
Al Qaeda è solo uno spauracchio di Bush?
di Robert Scheer
Sabato 19 febbraio al Teatro i di Milano (in Conca del Naviglio) Nazione Indiana organizzerà un incontro dal titolo GIORNALISMO E VERITA’, invitando alcune voci libere e tenaci del giornalismo d’inchiesta. Pubblico qui di seguito un articolo di Robert Scheer , giornalista d’inchiesta del Los Angeles Times, uscito il 13 Gennaio 2005 su ZNet. A.S.
Le scimmie… (86)
di Dario Voltolini
Le scimmie… (85)
di Dario Voltolini