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L’Ulisse n°3 online

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È on–line il terzo numero de L’Ulisse (www.lietocolle.com/ulisse), rivista monografica di poesia e pratica culturale diretta da Alessandro Broggi, Carlo Dentali e Stefano Salvi. Questa nuova inchiesta è incentrata sul tema Arte e realtà/Scrittura e realtà.

<<[…] un’indagine di scottante rilevanza – si guardi all’“impegno civile”, ad una cognizione del mondo presente e dei suoi meccanismi (uno sguardo alla realtà dei media, alla loro correlazione con il modus vivendi delle folle, a come l'arte mira a scardinare questi rapporti, o si guardi alla realtà sociale), all’aderenza e alla possibilità dei linguaggi nella resa di un'esperienza-mondo ad essi esterna, oppure ad una scrittura come “quotidiano”. >>

Edo

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di Massimiliano Governi

edoardo bortolotti.jpgMi chiamo Edoardo Bortolotti e sono morto il 2 settembre del 1995. Forse qualcuno si ricorda ancora di me. Sono stato per diversi anni un promettente terzino del Brescia, ho giocato in serie A e in serie B. Nella Nazionale Under 21 di Cesare Maldini ho collezionato quattro presenze, ma potevano essere molte di più perché spesso ho rinunciato alle convocazioni sostenendo di essere infortunato, ma detto tra noi non erano infortuni terribili, semplicemente non mi andava, o avevo di meglio da fare.
Il mister Maldini deve averlo capito, perché a un certo punto ha smesso di convocarmi, e per me è stato un sollievo. Ho cominciato a giocare a calcio a dieci anni, nel Voluntas, una società satellite del Brescia, insieme a Eugenio Corini e a Luca Luzardi.

La verità nell’epoca della sua riproducibilità tecnica (2)

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di Piero Vereni

RicercaEcomputer.jpg15 gennaio 2005. Sono un giovane giornalista, collaboro con diverse testate ma sono a tutti gli effetti un free lance. Ho deciso di scrivere un saggio su un tema di “scottante attualità”: la fame nel mondo, la mafia, la corruzione politica, la sovrappopolazione, fate voi. Ovviamente, non c’è nessuno disposto a finanziare il mio progetto ma riesco a lavorare parttime almeno un paio d’ore al giorno, e per di più non ho impegni durante la fine settimana. Inizio, com’è naturale, da Internet. Immetto la parola chiave della mia ricerca su Google e mi escono 14.756 pagine che trattano di quell’argomento (ovviamente, ho scritto la chiave in inglese, e ho fatto una ricerca “in tutto il web”).

A caccia di Unabomber

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di Tiziano Scarpa

kferr.jpgI terroristi sono scrittori in cerca di editore. I brigatisti rossi comunicavano a colpi di pistola e ciclostile. Fare politica con la sola scelta delle vittime non bastava. Mandavano lunghi comunicati ai giornali. E a distanza di anni, anche quando hanno smesso di sparare, continuano a scrivere libri di memorie, romanzi.

Da Kiev (#3)

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di Giovanni Catelli

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31 gennaio 2005

Il viaggiatore occasionale e’ portato a volte ad illudersi: la novita’ dei luoghi, degli eventi, la contiguita’ dell’apparenza con le categorie note, induce sottilmenteall’errore, alla sopravvalutazione, al rifugio nell’acquisito, nel dato piu’ evidente: all’Est, come notava Paolo Rumiz nel suo magistrale “Maschere per un massacro”, e come ha dimostrato l’apparente “rivoluzione” romena dell’ottantanove, nulla e’ mai mutato senza l’impulso di un potere, senza la spinta decisiva di un apparato; ancora non conosciamo i dettagli precisi e le forze che si sono mosse nel lungo braccio di ferro ucraino, forse non le conosceremo davvero mai, nonostante il tessuto di voci popolari e giornalistiche intente a ricostruire il complicato meccanismo, certo e’ che Viktor Yushenko, insediatosi ieri come Presidente, non sarebbe arrivato cosi’ lontano, forte del solo appoggio popolare, e neppure sarebbe riuscito a richiamare in modo cosi’ massiccio e plateale i media d’occidente, oggi curiosamente quasi latitanti, una volta compreso che la vera partita del potere si e’ gia’ conclusa.

Che c’entra la letteratura popolare?

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di Carla Benedetti

gramsci.jpgSul “Corriere della sera” è continuata la discussione, cioè il depistaggio, sulla letteratura popolare, come sostiene Carla Benedetti in questa replica pubblicata ieri. T.S.

Innanzitutto non capisco come mai questo dibattito iniziato con un articolo di Cristina Taglietti che prendeva le mosse da un mio intervento su L’Espresso intitolato “Genocidio culturale“(vedi qui, sia scivolato in una discussione accademica sul “rapporto tra la letteratura popolare e la cultura di sinistra”. Che c’entra la sinistra? Forse che il genocidio non riguarda tutti quanti gli uomini e le donne? E cosa c’entra la letteratura popolare?

Best seller

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di Riccardo Ferrazzibestseller-redlogo.gif

La busta era troppo leggera. Brutto segno: un editore, se vuole pubblicare, telefona. Se scrive è per rifiutare. E infatti.
“Gentile Augusto Rossi, Le siamo grati, eccetera. Peraltro, il Suo scritto non rientra nell’indirizzo editoriale delle nostre collane, eccetera eccetera.”
Tutto ciclostilato. Il nome, inserito a macchina, un po’ storto. Ciclostilata anche la firma, debitamente illeggibile per evitare che lo scrivente la riconosca e assilli il funzionario con lettere e telefonate. I rifiuti editoriali sono così: anonimi e ipocriti.
Augusto Rossi passò in copisteria a ritirare tre copie fascicolate. Le avrebbe spedite a tre editori contemporaneamente. Tanto valeva lavorare all’ingrosso.

Sperando che non arrivi domani

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di Vins Gallico

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Sono le 4 e 17 della notte fra il 9 e 10 Febbraio; domani, fra poche ore, costringeranno Zahra Kameli a salire su un volo Lufthansa, destinazione Iran, spedendola probabilmente a morire.Faccio un passo indietro, prendo un caffè, provo a descrivere la situazione.
Zahra Kameli è una ragazza iraniana di ventiquattr’anni, arrivata in Germania dieci anni fa. Si è separata recentemente dal marito, iraniano anche lui, dopo otto anni di convivenza più o meno forzata, secondo quei matrimoni combinati e predefiniti, tipici di laggiù.

La verità nell’epoca della sua riproducibilità tecnica (1)

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di Piero Vereni

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Questo pezzo è un mio tentativo di contribuire alla preparazione dell’incontro GIORNALISMO E VERITÀ (vedi qui). È volutamente polemico e poco condiscendente nei confronti dei produttori di notizie. Spero che serva ad alimentare il dibattito e a ridurre, per quanto possibile, la tendenza a reificare l’opposizione tra buoni e cattivi oppure tra verità e menzogna. Pur non essendo marxista, ho cercato di apprendere la lezione di Marx, prestando la dovuta attenzione alle “condizioni materiali di produzione”. Con questo cerco inoltre di riaprire la discussione sulla “pubblicazione online” che Nazione Indiana ha alimentato qualche tempo fa. Per agevolare la lettura, ho diviso il mio intervento in tre parti, pubblicate separatamente. Nella prima racconto come si doveva fare (e si faceva) un libro d’inchiesta venticinque anni fa. Nella seconda come si potrebbe fare (e in alcuni casi si fa) oggi. Nella terza provo a sintetizzare in forma “teorica” le mie argomentazioni, proposte nelle prime due parti in forma narrativa.

Il McMondo e il capitalismo di finzione

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di Aldo Nove

verdu.jpgSono molti i libri che tentano di interpretare il presente nella sua fase di accelerazione verso un futuro che scardina le categorie e si propone ambiguo e vischioso, spesso paradossalmente impossibile da percepire come utopia e dunque come non-ancora, come un progetto, come un qualcosa che davvero non è ancora venuto e verrà, oltre ogni ipotizzata “fine della storia” che le guerra e i mutamenti continui ci proibiscono di pensare ma ci spingono a percepire.

Panteon Neurolettico

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Ecco i nomi. Gli Dei neurolettici non sono uno, ma sono molti. Il tempio si chiama Online Pharmacy. Essi appaiono, inattesi, nelle colonnine dei commenti. E chiedono di essere, anche loro, adorati. Non trascurateli, vi prego. In fondo, l’oppio è la religione dei popoli. A. I.

Meridia
Cialis
Viagra
Celebrex
Ultram
Paracodin
Soma
Valium
Zanaflex
Effexorxr

Il dito di Dio

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di Sergio Nelli

Madonna.jpg“Le prove scientifiche del miracolo”, ha scritto qualche tempo fa Missori sul “Corriere della sera” riferendosi alle perizie condotte dai religiosi sulle lacrimazioni di sangue della Madonnina di Civitavecchia. “L’insieme del Dossier è impressionante. Gente di responsabilità, persone autorevolissime nei rispettivi campi e, dunque, abituati a misurare le parole, non esitano a esporsi e ad arrendersi alla realtà. Tutto, dicono unanimi, fa pensare che in quell’angolo di terra alle porte di Roma si sia verificato un evento che non ha spiegazione umana e che rinvia al mistero del Soprannaturale”.
C’è stata un’eco forte anche in televisione. Otto e mezzo, Porta a porta, ecc. ecc. hanno dedicato spazi a quel dossier della Commissione Teologica che imponeva un indiscutibile rinvio al soprannaturale.

Le labbra della Lecciso e la lingua della letteratura

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di Giuseppe Caliceti

lecciso.jpgMercoledì il Corriere della Sera ha dedicato grande spazio al dibattito in corso sulla “letteratura popolare” su cui avevo scritto anche io qui su Liberazione qualche giorno prima. Con un articolo di Cristina Taglietti, che lo ripercorreva partendo dall’acceso confronto tra la critica Carla Benedetti e la giornalista di Repubblica Loredana Lipperini; l’articolo iniziava con una capziosa domanda: “E se dopo anni di orgogliosa elite la cultura di sinistra fosse diventata troppo popolare?”

Le scimmie… (90)

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di Dario Voltolini

Intervista a Wu Ming 1

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di Jacopo Guerriero

Dall’ultimo numero di “Letture” un’intervista su editoria e diritto d’autore con WM1.

Le scimmie… (89)

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di Dario Voltolini

Queste favolette ne susurrano….

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di Antonio Sparzani

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‘‘Dagli scettici più antichi sono comunemente tramandati dieci modi, per mezzo dei quali pare effettuarsi la sospensione del giudizio e che chiamano anche, con vocaboli sinonimi, ‘regole’ e ‘figure’. E si riferiscono: 1: alla varietà che si nota negli animali; 2: alle differenze che si riscontrano negli uomini; 3: alle diverse costituzioni dei sensi; 4: alle circostanze; 5: alle posizioni, agli intervalli, ai luoghi; 6: alle mescolanze; 7: alle quantità e composizioni degli oggetti; 8: alla relazione; 9: al verificarsi continuamente o di rado; 10: alle istituzioni, costumanze, leggi, credenze favolose e opinioni dogmatiche. Accettiamo questa serie, dandole un valore convenzionale.
Ma ci sono tre modi che comprendono tutti questi: quello che dipende dal giudicante, quello che dipende dal giudicato, e un terzo che dipende da entrambi. A quello che dipende dal giudicante si riducono i primi quattro (ché‚ ciò che giudica è animale o uomo o sensazione o si trova in una qualche circostanza); a quello che dipende dal giudicato si riducono il settimo e il decimo; al terzo, risultante da ambedue, il quinto, il sesto, l’ottavo, e il nono.
A loro volta questi tre si riconducono a quello della relazione, talché il modo della relazione viene ad essere il più generico, i tre diventano specifici e i dieci si riducono a sottospecie. Questo diciamo verosimilmente intorno al loro numero. Segue ora il discorso intorno al loro valore.’’(Sesto Empirico, Schizzi Pirroniani, I, 36-39).

INTEL INSIDE

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di Victor Pelevin

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Quando studiavo all’università nell’ultima decade dell’USSR (nessuno poteva lontanamente immaginare che fosse l’ultima decade), il mondo era organizzato in modo molto semplice. Aveva due poli. Un polo era il Male e l’altro era il Bene. Un polo era l’America e i suoi satelliti; noi e i nostri amici eravamo l’altro.
Ci consideravamo naturalmente il Male. Il fatto che molti intellettuali americani protestassero contro questa rozza divisione del mondo serviva semplicemente a confermare la sua correttezza: il confronto tra l’Occidente dubbioso, dialettico, autoriflessivo, e il progetto Sovietico, ottuso e lineare come un tratto di rotaia arrugginita, rese di colpo tutto chiaro.

Note maccheroniche e dell’assurdo

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di Franz Krauspenhaar
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“Soy muy grado a la buena suerte d’esser venido en possession, en una manera absolutamente casual, de las copias autenticas de los diarios de dos guapos milanés risalentes a los anos de la estrema crisis expiritual, economica y politica de la ciudad la mas grande del norte del pais, a nosotros muy querido, de los spaghettos, de Michelangelo, de la Mafia y de Raffaella Carrà.

Treviana #2: Senza verso

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di Linnio Accorroni

senzaverso.jpgQuando i carpentieri in legno iniziano a costruire un ponte, quando i maghi esibiscono una cordicella sul palco, quando i bambini giocano a tiro alla fune e quando i funamboli clandestini installano un cavo, c’è sempre un momento in cui il filo penzola liberamente tra due punti, e sorride.
Philippe Petit, Trattato di funambolismo
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Emanuele Trevi è un funambolo delle lettere: sono sicuro che gli piacerebbe essere paragonato a Philippe Petit, l’artista che, irridendo ogni logora legge fisica, in un assolato mattino dell’estate 1974, riuscì a camminare, per otto volte di seguito, su di un filo d’acciaio che, teso a 417 metri d’altezza, collegava le due Torri; anche lui ama tendere fili ed escogitare trame che mettono in ustoria relazione ambienti e luoghi che parrebbero, per definizione, irrelati: la frequentazione delle alte stanze del saggismo raffinatamente antiaccademico e gli angiporti, desolati e squallidi, dell’autobiografismo più smaccato ed esibito, sulla scorta della lectio keatsiana secondo cui ogni vita è un’allegoria.