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Duo da camera (5)

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di Andrea Inglese

Anche la mia guerra è finita, schiacciato
a terra, l’odio stillato fino alla punta
delle dita, risalito ogni volta nel sangue
come un conato (sarà comunque nostro,
indiviso, il male che espelliamo invano,
che spingiamo l’uno contro l’altro).
Ma se mi fermo in mezzo, nella striscia
di nessuno, cercando cieco un pezzo
anonimo, né mio né tuo, in questo buio
d’assedio, tutto di noi si confonde
nuovamente: le armi, le corazze,
le più intime ferite.

La compassione del vero scrittore

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di Sandro Veronesi

sandro onofri images.jpg «Ma serve ricordare?». Si chiude così, con questa domanda terribile, Cose che succedono , il volume postumo di Sandro Onofri che raccoglie il meglio della sua attività di reporter, svolta tra il 1992 e il 1999, anno della sua scomparsa. E Sandro Onofri era uno dei pochi scrittori che potesse permettersi di farsela, questa domanda terribile, senza che suonasse anche solo vagamente retorica o demagogica. Credo di poter dire questo perché ho conosciuto Sandro fin da prima che entrambi diventassimo scrittori, quando già in lui pulsava un’integrità veramente rara e radicale, quel che si dice «essere a posto» rispetto a qualsiasi cosa ti possa riservare il destino. Fin da allora, alimentati com’eravamo tutti e due dal sogno di scrivere, e senza che nessun editore ci avesse ancora pubblicato una riga, la sua statura morale mi stordiva, mescolata com’era col talento, la pazienza e l’umiltà.

La via lattea 3

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di Franco Arminio

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Ora la letteratura è morta

perché la prudenza

le ha limato le unghie.

Eccola, è come vedere un insetto

che salta mille volte dentro un fiore

senza mai uscirne fuori.

IL POETA E LA FOGNA

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Di Jacques Vallet

traduzione di Martina Mazzacurati

«Voi mi chiedete, idioti:
– Perché non torni in Grecia?
E già, sono greco, per forza,
Ma il mio paese mi deprime.
Non voglio mettere mai più piede ad Atene.
E dico a mia moglie:
– Quando creperò qui, a Parigi,
Crema il mio cadavere,
E getta le ceneri nelle fogne.
Questo è il mio testamento».

BILANCIO PREVENTIVO

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di Gianni Biondillo
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18-1-1995

E sarò vecchio canuto poeta,
benedirò la mia modestia
da statale in pensione
ma dotto, oh si!, dotto
esemplare, guardato ad esempio
da giovani in versi:
con che sguardi brividi
mi parleranno ossequiosi
temendo la sconfitta placida,
che di me temo ora,
come spettro remoto.

Elogio dell’ateismo

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di Sergio Nelli
rondini.JPGSi parte sempre dagli effetti, non è un caso, nel discutere la questione dell’ateismo. Partire dagli effetti è rientrare nel dominio della psicologia che l’ateismo cerca di lasciarsi definitivamente alle spalle, di frantumare.

Se la religiosità umana in tutte le sue forme è originata da un bisogno psicologico, da una serie di bisogni psicologici, come sosteneva ad esempio Freud nell’Avvenire di un’illusione, con un radicalismo che richiama lo spirito dell’ala atea e materialistica dell’Illuminismo e il Nietzsche cosiddetto “illuminista”, il ruminare sulle conseguenze, sugli effetti, è un ripiombare in pieno nella palude dalla quale si vuole uscire.

Labilità

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Intervista a Domenico Starnone di Linnio Accorroni

starnonelab.jpgIn una pagina del suo diario, Flaubert , ad indicare la forza seduttiva della bêtise, racconta questo episodio: di notte, in un battello,è irresistibilmente ammaliato dalla conversazione futile e sciocca di due cacciatori: quelle chiacchiere, invece di respingerlo, lo attraggono, tanto da affiancarsi a loro, “in virtù di quell’istinto depravato che ci fa talvolta mettere il naso sotto le coperte per sentire l’odore di un peto”.
Qualcosa di simile è avvenuto in occasione dell’uscita di Labilità, l’ultimo libro di Domenico Starnone: mossi dallo stesso ‘istinto depravato’ di cui parla Flaubert, molti hanno ‘voluttosamente aspirato’ l’odore massmediatico, di chiara derivazione gossipara, scaturito dalla presunta sovrapposizione identitaria tra Elena Ferrante e Domenico Starnone; il subitaneo compattarsi di ranghi, soi- disant, intellettuali in questa pseudo querelle, con toni queruli e voyeuristici da talkshow televisivo di metà pomeriggio, appare illuminante, puntuale paradigma di quella ‘inerzia della critica’ di cui si è discusso in questi giorni, anche su Nazione indiana.

Tema dell’addio

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di Milo De Angelis

Milano era asfalto, asfalto liquefatto. Nel deserto
di un giardino avvenne la carezza, la penombra
addolcita che invase le foglie, ora senza giudizio,
spazio assoluto di una lacrima. Un istante
in equilibrio tra due nomi avanzò verso di noi,
si fece luminoso, si posò respirando sul petto,
sulla grande presenza sconosciuta. Morire fu quello
sbriciolarsi delle linee, noi lì e il gesto ovunque,
noi dispersi nelle supreme tensioni dell’estate,
noi tra le ossa e l’essenza della terra.

La via lattea 2

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di Franco Arminio

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Se la vivi
è mezza eternità la vita.

post-it

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di Michele Zaffarano

(in memoriam of monday, 26th july 2004, 7am)

il congiuntivo aiuta lo spontaneo formarsi di immagini

tutto questo tende a imporre un certo stile alla scrittura, si vuole imparare da soli, osservare
con gli altri; come si può proseguire nell’apprendimento, quali mezzi e materiali si dovrebbero
usare per imparare, l’obiettivo è la conquista di punti contro quelli che pare abbiano altre
prospettive
/penso comunque che non abbia senso se non si interpreta alla luce dei processi

Ciao, come stai?

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di Matteo Serpente

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La città si era risvegliata con il sole e con un sorriso bonario inciso tra le pieghe del cielo e le insegne degli esercizi commerciali. Mentre il profumo del pane fresco proveniente dal forno antistante si spargeva tra i capelli dei passanti, Dario De Sio si avviò verso l’ingresso della metropolitana accompagnando l’ancheggiare del busto con piccole torsioni delle spalle.

Balada in cü in aria

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di Edoardo Zuccato

A vöri dìtal inscì, spatasciâ,
parché l’é ‘na lengua da gent menga fen
ma che mi ta vöri ben
sa pó dì dumâ “mi ta vöri ben”.

A vöri dìtal inscì, spatasciâ,
parché vuraria dìtal in tütt i lengui,
anca quej ca semm no
parché mi ta na vöri püssê da quel ca só.

Vertigine, il n°5

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988820844g.jpgÈ uscito il quinto numero di Vertigine, il periodico di scrittura e critica letteraria curato da Rossano Astremo

Estratto dell’Editoriale:
Vertigine è un cantiere creativo in continuo divenire, uno strumento non contundente che fa dell’indipendenza la sua ragion d’essere, un’arma nelle mani di grafomani in preda a isterici e dissociati raptus di scrittura. Il precedente numero, interamente dedicato alle forme nuove della narrativa italiana, ha ottenuto consensi da parte dei nostri affezionati lettori e dissensi da parte del pubblico più esigente, di quelli che tutto distruggono aprioristicamente, degli intellettuali con la pappagorgia ben in vista, di operatori del mondo editoriale che esaltano visceralmente ogni minimo prodotto marchiato con il loro logo, i quali, senza molti peli sulla lingua, hanno etichettato la nostra piccola rivista come prodotto merdoso da dare in pasto a mosche portatrici di malaria incurabile.

Essere di sinistra nel 2005

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di Aldo Nove

Essere di sinistra nel 2005 vuol dire non dimenticare
che le parole sono armi e chi ha le armi ha i soldi per produrle
ad esempio la parola “flessibilità” arriva dal fuoco nemico distrugge
la verità della “precarietà” in cui viviamo per legge viziata di mercato.

Gradi di scrittura

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di Elio Paoloni

hemingw.jpgSono uno scrittore di secondo grado. Intendo dire che la scrittura, per me, sta in secondo piano. “Mi occupo d’altro, io” scriveva Hemingway in Verdi colline d’Africa. “Le assicuro che faccio una gran bella vita” diceva all’interlocutore, e alla domanda scettica “Cacciando kudù?” rispondeva “Certo, cacciando kudù e facendo un sacco di altre cose”.

Gli scrittori di primo grado sono reclusi che sacrificano tutto alla loro opera: D’Arrigo, Proust, Eduardo (che verso la fine confessò – più o meno: “Mi ha accompagnato il gelo. Tanto gelo”) ma anche, non trattandosi qui di eccellenza della scrittura, autori minori che, senza ottenere risultati grandiosi, hanno deciso di dedicarsi a tempo pieno alla scrittura, di consumarsi in questa monomania. Io non intendo consumarmi. Non intendo consumare neanche l’interno dei pantaloni (nel suo diario di viaggio in Russia Antonio Moresco racconta serafico di essersi ritrovato – poco prima della partenza -a pinzare con la cucitrice il cavallo dei suoi unici calzoni pesanti).

Londra e vedersi dal di fuori

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di Mario Bianco

viso3.jpgMe ne andai a Londra quasi di brutto, scappai di corsa, vent’anni fa, perché non ne potevo più di famiglia, di esigenze paterne, di protezioni e sgonfiamenti materni, di cretinerie sororali e della mia facoltà. Non ne potevo più anche di me stesso, a pensarci bene, perché dentro mi si aggiravano delle cose oscure che allora non potevo né vedere né definire, preferivo ignorare, ma le ombre viscerali pungevano e chiedevano voce, volevano essere partorite ed urlare alla luce del giorno.
Scappai a Londra con Elio, che appena iniziava l’estate non vedeva l’ora di prendersi quel treno e poi quel traghetto e finire là: London. E non soltanto perché a Londra aveva due o tre appoggi femminili ma anche perché lavorare in un grande albergo gli piaceva: faceva abbastanza soldi, durante l’estate, e pure questo gli gustava.

Reasons for Monument – Public Art

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di Mattia Paganelli

[Il testo che segue è stato scritto dall’artista Mattia Paganelli per presentare ad un curatore un suo progetto : costruire una piramide con degli spalti da stadio e piazzarla in un luogo pubblico di una città da determinarsi. Trovo di grande interesse sia il progetto in sé, sia il tono dialogico di questa «arte còlta nel suo farsi».
Il testo originale è in inglese, il curatore a cui è indirizzato è spagnolo. a.r.]

L’origine del mondo

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di Valentina Maran

Coubert.jpg “Se la guardi da qui può sembrare vagamente un sesso maschile. Vedi?”

Mi tiene la testa tra le gambe.

“…queste che si sono divise in due, una volta potevano contenere i testicoli…”

DOGVILLE
Ovvero un trattato di Teologia Politica per capire il nostro Tempo

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di Marco Alderano Rovelli

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Ho rivisto Dogville, di Lars Von Trier. E non posso non cantare le lodi di questo grandioso film teologico e politico. Che ognuno dovrebbe vedere per comprendere la storia del nostro Tempo, e la Storia tout court.
Avevo amato the Idiots, odiato Dancer in the dark. Dogville è magnifico. Esso dice l’etica. Dogville è la città del sottouomo – là dove la vittima è immediatamente carnefice. La ‘zona grigia’. E’ lo spazio cavo dell’etica, ridotta all’osso: la scheletrica e immaginaria scenografia teatrale non fa che presentare l’etica come un gioco di società. In questo gioco, la grazia appare come l’impossibile – e quest’impossibilità non può che materializzarsi come angelo sterminatore, in fine. Nicole Kidman è il tremendo – è il volto di Dio, dalla prima all’ultima inquadratura. E poi, Dogville ha un merito ulteriore: dice l’etica oggi. Dice l’America come spazio scenico dell’etica. Dice la catastrofe del nostro tempo, insomma.

RE: (la rivista)

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988815271p.jpgE’ uscito il semestrale cartaceo di “Re:”, dal titolo
Oltre lo zero (dedicato a Ronald Sukenick).

[…] e allora sotto! Penetrando pornograficamente nei laboratori scrittorî dei classici della iper-contemporaneità italiana, da cui partire per poi risalire alle fonti, o meglio rivivere nella contemporaneità il passato, ma partendo dall’ora, da questi nostri prochaines, senza drammi edipici, ansie d’influenze […] Alessandro Raveggi (dall’e-pistolario-introduzione)

Dalla fede si può guarire

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988815245g.jpgDi Andrea Inglese

Atei, abbiamo un millennio di tempo. Molto è già stato fatto, ma non abbastanza. Dobbiamo pensare ad un rilancio in grande stile dell’ateismo per gli anni a venire, sostenuto da un progetto politico di lunga durata. Ognuno dovrà lavorare dapprima in modo settoriale, dirigendo i propri sforzi terapeutici contro la malattia culturalmente più prossima. Per noi, atei italiani, essa si configura come monoteismo cristiano. L’obiettivo tattico di media durata sarà ovviamente l’abolizione del papato (“morto un papa non se ne fa più un altro”).