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Poesia di un sabato pomeriggio, e altre

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di Franco Arminio

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POESIA DI UN SABATO POMERIGGIO

ho scherzato con la mia vita
l’ho tenuta piccola
l’ho tenuta tra la madre e il paese
e questa moglie
che mi tiene come un naufrago
che mai finisce di asciugarsi.
l’essere è in onda, ma io sto qui nel camerino
mi trucco scrivendo
veramente non ho avvenire
se dovessi scoprire che era un trucco
perfino la paura di morire.

IS THIS SUSTAINABLE AT ALL?

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di Mattia Paganelli

Canto popolare e altre poesie

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di Tomaz Salamun
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Canto Popolare

Ogni poeta autentico è un mostro.
Annienta la voce e la gente.
Il canto crea una tecnica che devasta
la terra per non farci mangiare dai vermi.
Il beone vende il cappotto.
Il furfante vende la madre.
Soltanto il poeta vende l’anima per
separarla dal corpo che ama.

tradotto da Jolka Milic

Stilos diventa una testata indipendente

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(Ricevo da Piero Sorrentino e pubblico. F.K.)

Dal 21 giugno Stilos esce dal quotidiano La Sicilia e diventa una testata indipendente. Cambia veste, pagine e collocazione: un quindicinale (in edicola il martedì) a diffusione nazionale, con 24 pagine al costo di un euro. A sette anni dalla nascita, il magazine nato con La Sicilia compie un salto importante. Stilos uscirà nelle edicole italiane e del Canton Ticino con una rinnovata veste grafica più mossa e vicina a una vera e propria rivista letteraria.

Dialogo di Andrea Raos con Giacomo Sartori (1)

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sul suo Anatomia della battaglia, Milano, Sironi, 2005, p. 242, 14 euro

AR Allora, Giacomo Sartori, avevo letto e apprezzato Tritolo (Il Saggiatore, 1999); adesso ho appena finito Anatomia della battaglia. La fabula del libro è semplice. Ci sono due assi : da un lato, il padre del protagonista si ammala di cancro (a causa di Chernobyl), tiene duro per alcuni anni, poi muore. Questa lunga agonia è seguita passo a passo da uno dei figli, voce narrante, che per l’occasione torna in Italia dall’Africa, dove lavorava e dove si era rifugiato dopo un periodo di militanza (tormentata, opaca) in un gruppo armato; da questo ritorno scatta il secondo asse : ricostruzione di infanzia, adolescenza, giovinezza, (primo abbozzo di) maturità del figlio di un padre autoritario e fascista (in senso storico e mentale) e dei suoi tentativi di liberarsi da questa eredità (militanza politica di estrema sinistra, sconfinamento nella lotta armata, partenze all’estero, tentativi di costruzione di una personalità di scrittore).
Detto così, sembra semplice, nonché un po’ “reducista”, con affrettate equazioni pseudo-socio-psicanalitiche (padre fascista e dunque… e però in quegli anni almeno lottavamo… e la scrittura che ci salva… e via lagnando). In realtà non è così, per fortuna tua e dei tuoi lettori. Si tratta invece di uno dei libri più sobrî, asciutti, scolpiti, impressionanti che ho letto negli ultimi tempi.

(il coltello)

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di Éric Houser

traduzione di Andrea Raos

1.

g. in tondo / l’unica via d’uscita
t. la solitudine / si r. dalla sua stanza
si r. dalla società / si s. come un uomo di frontiere
ogni racconto crea un po’ di effrazione / per il semplice sopravvenire dell’evento
r. nella sua stanza / il cielo di un nero spesso
a. la natura / le sensazioni interne ed esterne
collimate esatte le une con le altre
le palpebre / dolcissime al tocco
per non ferire la pupilla / l’unica via d’uscita

Appunti sulla distinzione uditiva – 2

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di Massimiliano Viel
www.maxviel.it

1 – Musica e rumore.

Eccoci dunque nella situazione di dover identificare l’inizio di un brano musicale all’interno del continuo sonoro. Anche nel caso dell’assenza di “segnali”, come gli applausi e l’orchestra che si accorda, è comunemente un’operazione banale distinguere l’inizio di un brano musicale dai “rumori ambientali” che lo precedono. In effetti, l’identificazione di uno stacco tra il prima e il dopo è parallela a quella che comunemente si dà tra “rumore” (ma altre denominazioni sono tipiche, come “ambiente”, “rumore di fondo” o semplicemente “sfondo”) e “musica” (o “suono”).

Courage

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di Ferdinando Tricarico

Scena prima (reclutamenti)

Martizziamo clanneschi affigli euro for plasmo gamurra slippate matutae sgozze
travuagliotte in coberteras cadaverbo sanculo in sirenas prena pronas minigotte
oliododio seculo arrastrellette bambule para sgommar de sangre corne y sorde
Mary Quant mitragliosa nikita lolita vampita cazzimmosa cafè borghetti chi beve
are sine coso amo sine titte latte chiummo bellomunno arriccastra pel pupomìne

venite ad me zoccolas rimembrate imeni cotti fresca toppa faida lux sbrodolotta
grappe gnappe bande desolè decolté mestruolotti fucilotti alè fotti motti cappottè
stramba cazza velatonga ponga tanga na paranza ganga ganza famelenza adè
malasorte malavita malamorte nunziatine accorte lucielline cuncettine nidiatine
bruscoline cipolline ridoline tritoline raggierelle nanninelle bricconcelle acidelle

pollicina mollichina bijou bignè buffet spieziatina briciola braciola flipperosa cerebra
ramazzuola cenciofila defenestra arrampicante edemoso foco damigiana damigèl
rugosoffri raguglù raffa attocca ein filippa dos tres pulvera strofiga crina ragnatella
gnoraqui gnoralip baciacalli scappelletti brodi maribù bikinodi star d’igloo in the blue
salpare sul vascello dell’innocente macello stupri d’anime carnivore nell’ampolla

Mind-building col televisore

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cerveau.bmpDi Andrea Inglese

A tutti coloro che hanno paura di pensare oltre i confini prestabiliti, propongo un esercizio di mind-building col televisore. Si tratta di deformare sufficientemente alcuni vostri assunti di base, in modo tale che il concetto riguardante il vostro elettrodomestico preferito torni ad essere nitido. Fissate l’apparecchio TV. Sembra cresciuto nel vostro appartamento come un ciuffo d’erba in un terreno umido. Sembra una pietra immemore e morta. Provate a immaginare che quel prodotto di natura è invece un precipitato di rapporti sociali, una pietrificazione di rapporti di forza a favore di qualcuno e a sfavore di qualcun’altro.

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Come avrete notato è di nuovo impossibile accedere ai commenti del sito. Stiamo però lavorando per arrivare a una soluzione in tempi brevi. Ci scusiamo ancora una volta per l’inconveniente. Grazie per l’attenzione.

Referendum: due esortazioni e una considerazione (importante)

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di Tommaso Giartosio

1. La prima esortazione la accenno appena, perché circola già largamente in rete: andare a votare domenica mattina, il più presto possibile. L’affluenza elevata registrata dai media di solito esorta anche i dubbiosi e i demotivati a recarsi ai seggi.

2. Provate a pensare a qualcuno che probabilmente non andrebbe a votare. Sarà magari qualcuno al di fuori delle vostre conoscenze immediate, un parente, un amico distante, un collega. Tre nomi, due, uno soltanto. Alzate la cornetta, chiamateli e provate a convincerli di persona. Prendetevi questo piccolo impegno.

L’aspirapolvere

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di Sergio Nelli

Un’impronta esplicita di N. I. era fin dall’inizio uno spirito radicale di innovazione e di sfida rispetto alla normalità e la ritualità spesso depotenzianti delle riviste letterarie e di varia umanità. La reazione immediata alla ricerca di un cambio di livello e di slancio ha indotto, piuttosto che a interrogarsi e a immaginare, a curvare le spalle sulla propria identità, ad additare le forze buone che ci sono e a occupare uno spazio. Ne prendo atto anch’io con quel ritardo che mi è fisiologico.

Equilirismi

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NoProject Milano e METAS presentano

EQUILIRISMI
POESIA E MUSICA PER VOCI MULTIPLE

3 serate di poesia contemporanea, musica elettronica e jazz

Al Barrio’s Café in Via Boffalora (angolo Via Barona – Milano)

Giovedì 16 giugno – ore 21.30

Letture di TIZIANO SCARPA, FRANCESCA GENTI e FLORINDA FUSCO

Quintetto jazz-elettronica:
MAURIZIO ALIFFI – chitarra elettrica
LORENZO ERRA – tastiere
FRANCO DAURIA – percussioni

GIOVANNI COSPITO e STEFANO DELLE MONACHE – computer music

Poesia da fare

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È on line Poesia da fare, rivista mensile in pdf
www.cepollaro.it/poesiaitaliana/E-book.htm

Numero Uno, giugno, 2005

Dall’Editoriale di Biagio Cepollaro

L’attenzione richiede una drastica riduzione di ciò che si osserva. C’è, è vero, l’attenzione rilassata, o il rilassamento vigile, ma nell’accezione che qui si vuol usare, attenzione è fare davvero caso a ciò che si sta facendo, oppure se non si sta facendo nulla, davvero non fare nulla.
L’attenzione rivolta ad un testo poetico non necessariamente coincide con lo studio di esso: alla fine si sarà attenti al metodo, alla tradizione critica, alle strutture linguistiche, alla ricezione documentata –tutte cose utili e buone-, ma si rischierà di distrarsi dal testo.

Meno siamo meglio stiamo

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di Elio Paoloni

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Alla fine degli anni Ottanta Renzo Arbore fece delle comparsate in DOC, la trasmissione condotta da due suoi pupilli, Gegè Telesforo e Monica Nannini. Si fingeva svanito, nostalgico, un po’ rincitrullito. Teneva in mano una girandola e nei momenti (apparentemente) più inappropriati esclamava: “Abbasso l’autoreverse. Viva la girandolina”. Non divenne un tormentone perché la trasmissione era poco seguita ma in quella frase c’era tutta la capacità di anticipazione di Arbore. La girandolina, contrapposta all’ultimo grido dell’automatismo, rappresentava non solo la tradizione (quelle rosette erano inscindibili da certe feste comandate – per me quella del pellegrinaggio a San Cosimo) ma anche l’abbandono alla casualità, al vento della vita vera.

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Fravecatore

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di Lucio Lanzara

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Quando sono nato io i vecchi erano già vecchi. E lo sono stati per una decina d’anni. Fino a che ho preso chiarezza che la vecchiaia è un percorso, è strada fatta.
Enrico dice che non è una questione anagrafica, è un fatto di fatica, di lavoro di tutti i giorni. A volte pure della domenica.
Enrico è fravecatore, fa il muratore da cinquant’anni, da che le case erano equilibri di pietre. E pure ora che tiene i capelli bianchi e si muove lentamente, la mattina parte prima che venga luce, con la merenda, la bottiglietta di caffè e va sul cantiere. Enrico lavora ancora.
Meglio, dice, uno è vecchio quando finisce di lavorare.

Bella giornata

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di Piero Sorrentino

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“Ma bella giornata voleva dire bella per conto suo, come la natura che è indifferente al destino dell’uomo. Voleva dire una gioia che sembra sempre lì, a portata di mano, proclamata dall’azzurro raggiante del cielo, e che però non si può condividere. Voleva insomma dire una idea ostinata in fondo alla testa, radicata nell’animo, nel sentimento delle cose, ed è rispetto a quell’idea che tutto si misura”.

Dopo La Capria una generazione di scrittori “senza vita”

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di Filippo La Porta

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Durante una presentazione a Capua dell’ultimo libro di Raffaele la Capria, L’estro quotidiano –ariosa e malinconica meditazione sulla finitudine – c’è stato un momento di grande commozione: il “canto” della scrittura si è come distaccato dalla pagina e per un momento è divenuto autonomo. In una grande sala piena di gente – un pubblico attento, composto, perfino riservato (sarà un cliché ma non posso non pensare alla struttura di Capua, città-fortezza circondata da fossati, che si rispecchia un po’ nel carattere dei suoi abitanti, meno convenzionalmente estroverso di quello dei cugini napoletani…) lo scrittore ha cominciato a leggere alcune pagine iniziali, quelle sulla visita ai genitori al camposanto.

Terézia Mora a Torino

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Domani, 7. giugno 2005, alle 17.30 la scrittrice Terézia Mora sarà ospite del Goethe Institut di Torino. Terezia Mora è nata nel 1971 a Sopron, in Ungheria. Dal 1990 vive a Berlino. Ha tradotto in tedesco Harmonia Coelestis di Peter Eszterhazy e ha vinto vari premi, fra cui il prestigioso premio Bachmann con il suo esordio Seltsame Materie (Strana materia, Rowohlt, 1999).
Domani leggerà dal suo primo romanzo Alle Tage (Tutti i giorni, Luchterhand, 2004), che narra la discesa agli inferi e l’ambigua assunzione in cielo di Abel Nema, esule, disertore malgré soi, genio linguistico, amante rifiutato e altro ancora. Il libro è stato accolto con unanime entusiasmo dalla stampa tedesca e sta per essere tradotto anche in italiano.

Link: www.goethe.de/it/tur/itpkonf.htm#K2

Coralli

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di Giuseppe Impastato

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I miei occhi giacciono
in fondo al mare
nel cuore delle alghe
e dei coralli

(1977)