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APPELLO PER IL SOSTEGNO ALLA RICERCA

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ARTICOLO21
LIBERIDI

Il professore e premio Nobel per la Fisica Carlo Rubbia ha manifestato le sue critiche al penoso stato della ricerca in Italia dalle colonne del quotidiano La Repubblica. Poche ore dopo il professor Rubbia è stato defenestrato. Per l’ennesima volta è stato colpito l’Articolo 21 della Costituzione. In questo caso la cultura delle liste di proscrizione ha colpito uno dei più grandi scienziati e ricercatori italiani. Per queste ragioni l’Associazione Articolo 21 esprime la convinta solidarietà al premio Nobel e invita il mondo della cultura dell’arte del cinema del teatro della ricerca a sottoscrivere pubblicamente il suo articolo e a far sentire in tutti i modi e in tutte le forme la propria protesta per un atto odioso che colpisce una delle figure che ha dato più prestigio alla ricerca scientifica in Italia.

“Glossario” da Neuropa

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di Gianluca Gigliozzi

www.neuropa.splinder.com

TERRORE: Macchinario semimessianico che taglia teste di oggi e salva corpi di domani

Ákusma

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di Giuliano Mesa

(per una migliore comprensione del testo di Inglese, qualche estratto della prefazione a Ákusma. Forme della poesia contemporanea, Fossombrone, Metauro Edizioni www.metauroedizioni.it , 2000. a.r.)

Continuiamo – parte 5

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di Andrea Inglese

5. Che faremo ora?

I progetti e le proposte di noi indiani superstiti sono davvero tanti e diversi. Non mi metto qui ad elencarli, per il semplice fatto che sono di giorno in giorno in via di definizione. E soprattutto perché lascio la parola ad ognuno di noi, per integrare quanto io ho detto senz’altro in modo incompleto e parziale. E poi per proporre le iniziative che bollono nel nuovo crogiolo.

Continuiamo – parte 4

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di Andrea Inglese

4. Chi saremo ora?

Helena Janeczek:

“Noi superstiti ci troviamo ora su un piano di maggiore parità, senza che in questo ci sia alcun merito. Ci sarebbe invece se riuscissimo a trasformarla in quello a cui credo mirasse Andrea Raos, usando la parola ‘fratellanza’.”

Continuiamo – parte 3

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di Andrea Inglese

3. La rottura
“Non ha più senso andare avanti assieme: i dissensi frenavano la radicalità del progetto.”
“Non ha senso separarci: i dissensi imponevano al progetto di articolarsi ulteriormente, senza perdere di radicalità.”

Continuiamo – parte 2

1

di Andrea Inglese

1. La ferita

Helena Janeczek:

Zeige deine Wunde, < > è il titolo di un’istallazione di Joseph Beuys (…). Credo che per noi che restiamo e che di giorno in giorno decideremo di restare sia bene, sia segno partire dalla ferita, non cercando di nasconderla.”

(La ferita, lo stiamo sperimentando, non implica solo una postura fetale-depressiva, ma anche l’agitazione sghignazzante dell’infebbrato, che corre in avanti verso un’improbabile salute.)

Continuiamo – parte 1

3

Di Andrea Inglese

Cominciamo da questo. Nazioneindiana non sarà più la stessa, questo credo lo si sia capito subito, dopo che Antonio Moresco, Tiziano Scarpa e Carla Benedetti hanno annunciato la loro dipartita. Ma questo blog collettivo di scrittori, intellettuali, artisti continuerà ad esistere. Non sappiamo ancora dire in che forma, non sappiamo neppure dire fino a quando. Eppure ci siamo incontrati in tanti. Ci siamo incontrati con coloro che hanno deciso di andarsene e con coloro che hanno manifestato un forte desiderio di continuare. Continuare non sarà facile, non è indolore e costringe quelli che restano ad un’assunzione di responsabilità maggiore. Tutto ciò implica una ferita, implica lo stare nella ferita, nella consapevolezza di ciò che si perde e, nello stesso tempo, nella percezione di qualcosa di vivo, di nuovo e di imprevedibile che può nascere da questo dolore.

Il massacro del figurante

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di Dario Morelli

[Ho pubblicato questo articolo qualche ora fa, poco dopo averlo ricevuto da Dario Morelli e dopo aver girellato un po’ in rete per un sommario controllo. Scopro ora – come già nei commenti qualcuno segnalava – che Dario Morelli ha preso un granchio: e con lui io, e almeno un altro paio di amici giornalisti che prima mi hanno scritto per fornire nuovi particolari, e poi mi hanno ri-scritto per avvisare che si tratta di un caso di omonimia. Il Paolo Seganti che è stato ammazzato l’altro giorno non è l’attore famoso, vivo e vegeto, ma è appunto un aspirante attore, più giovane di circa 5 anni, effettivamente alla ricerca di un’occupazione stabile nello spettacolo. Il che, nella logica secondo la quale certe vite valgono più di altre, spiega ampiamente lo scarso interesse dei mezzi di comunicazione di massa. giuliomozzi]

I grandi eventi, si sa, uccidono quelli piccoli. Soprattutto se questi ultimi sono piccoli eventi scomodi. Mentre l’Italia trema ancora per le bombe di Al Qaeda a Londra, è il caso di raccontare la breve storia di un brutale assassinio avvenuto a Roma tre giorni fa. Nel ruolo del protagonista, l’assassinato, c’è un attore italiano celebre ma spacciato per comparsa. Nel ruolo dell’assassino, un ignoto mister X. I mass media come contorno.

Guantanamo Supermarkets!

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di Mattia Paganelli

guantanamo supermarkets

Contemporanemente

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di Helena Janeczek

Per B.

La persona che non mi ha dato la vita, ma si è assorbita i miei rigurgiti e mi ha cambiato i pannolini, mi ha accompagnato a scuola e a comprare i primi reggiseni, la mia tata, la mia Ziehmutter, è in un reparto di terapia intensiva e respira col respiratore. E’ una notizia arrivata via fax. Una notizia via fax approfondita via telefono dove si parla di prognosi e prospettive, di senso della vita- “perché ha senso che uno vada avanti a vivere così?- “ah, certo, certo…“ – e sintomatologie.

Si riparte

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Lavori in corso

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Scusate il disagio.

facili istrionismi live

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reliquia.bmp
NoProject Milano e METAS presentano

EQUILIRISMI: POESIA E MUSICA PER VOCI MULTIPLE
3 serate di poesia contemporanea, musica elettronica e jazz

Al Barrio’s Café in Via Boffalora (angolo Via Barona – Milano)

Giovedì 30 giugno – ore 21.30

Letture di BIAGIO CEPOLLARO, ANDREA INGLESE e ANDREA RAOS

GIOVANNI COSPITO – computer music

(immagine: pope’s dead finger)

Appunti su “Endoglosse”

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Di Gherardo Bortolotti

Due aspetti, soprattutto, mi sembrano interessanti di Endoglosse di Marco Giovenale, dando luogo a quella che potremmo definire un’estetica della dichiarazione, che ritengo nuova e, probabilmente, decisiva per una letteratura in grado di offrire strumenti e modelli di esperienza per i nostri giorni.

Endoglosse

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early_learning franko b.jpgDi Marco Giovenale

The notion of some infinitely gentle
Infinitely suffering thing

[ T.S. Eliot ]

I.

Non c’è necessità di premere contro il nervo per vedere cristalli dietro oggetti. (Le esegesi esatte). (Riflette: endogenesi).

I colpi dal piano di sopra. Passa fuori un’acqua e senza dubbio qualcuno bendato per scherzo.

Come non avessimo già abbastanza vuoti di memoria e potere, ora questa pioggia sottilissima

Vacanza

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di Franz Krauspenhaar

fuerteventura.jpg

eri felice nuda ispessita contro finestre al vento ti vedevo mostrare le natiche sciolte nel vento carezzevole/////tanto tempo fa////
/////felice eri felice io ero sabbia /////percossa///// io ero saliva /////sbandata///// io ero lo schiavo che adorava una stupida salsa di statua viva///// eri sazia mi piacevi nuda al sole di Fuerteventura nel vento, la sabbia/////

The Ancient Egyptian

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dessin_de_Desnos4.jpgdi Michel Leiris

(Inedita fino ad oggi in Italia, questa poesia è apparsa per la prima volta nel 1929 nella rivista “Documents” diretta dall’amico George Bataille. Essa ha dato per altro origine alla moda del “gothique-égyptien” tranto sfruttato, in seguito, da alcuni surrealisti. A. I.)

Avez vous vu des pyramides ?
Avez vous vouvoyé des pyramides ?
Avez vous dedans vous des pyramides ?
Avez vous essayé de vanter des pyramides ?
Qu’avez vous foutu des pyramides ?
Seriez-vous une invention des pyramides ?
Combien de pyramides dans une cabine téléphonique ?
Combien de cabanes dans un cabinet de pyramides ?
Mettriez-vous fin à la croissance des pyramides ?

Piccoli torinesi coraggiosi

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Su La suora giovane di Giovanni Arpino

di Helena Janeczek

sironi_05.jpg Vi avviso subito: la prenderò alla larga. Prima di parlarvi di La suora giovane di Arpino , voglio raccontarvi come ci sono arrivata. Perché credo che i ragionamenti che posso fare con voi su questo percorso di ricerca lievemente accidentato si inseriscono perfettamente nel progetto di queste lezioni e quindi possono essere utili o perlomeno interessanti, altrettanto interessanti di quanto proverò a dirvi sul libro scelto.
Quando Dario Voltolini mi ha invitata a partecipare a questo ciclo, io avevo in parte capito male. Avevo capito che si trattava di presentare la lettura di un qualsiasi libro del novecento italiano, dove la particolarità sarebbe derivata dal contesto non accademico e dalla libertà interpretativa che si prendono gli scrittori quando affrontano altri scrittori, anche i più illustri. Pensavo dunque a libri santi e canonici come Il partigiano Johnny o La cognizione del dolore, non perché santi e canonici, ma perché continuano ad essere libri che si incidono in chi li legge, punti di riferimento fondamentali.
Poi Giorgio Vasta mi ha informata che non erano esattamente i titoli ai quali avevano pensato. Preferivano che si scegliesse un’opera del novecento italiana dimenticata.
Dimenticata come?

da “Ring”

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bath after marat franko b.jpg Del Maestro Francesco Forlani

Perché da qualcuno o da qualcosa bisogna pur prendere

Nella camera ardente della resa dei conti
Io ed il banchiere e noi due soli un mondo
Dalle carte separati e cogli sguardi vaganti
Cerchiamo il pieno in mezzo a tanto vuoto

La crisi – e non sono scuse- è solo al suo cominciamento
Bisognerebbe chiudere ogni ponte e fare di energie un impianto
– o un’altra guerra, una rivoluzione – penso
e nemmeno sottovoce perché lui mi guarda

Dialogo di Andrea Raos con Giacomo Sartori (2)

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sul suo Anatomia della battaglia, Milano, Sironi, 2005, p. 242

GS Io volevo parlare di mio padre, della sua epica agonia. La storia è venuta fuori mio malgrado, perché il personaggio che andavo delineando ispirandomi a mio padre non avrebbe potuto esistere senza dare spazio anche alla storia, e nella fattispecie al fascismo e alla seconda guerra mondiale. E anche la catastrofe è venuta fuori mio malgrado, come punto di incontro, come minimo comune denominatore, tra il fallimento del padre e quello del figlio. Ma anche qui non sono partito da schemi preconcetti. E’ anzi il romanzo, il lavoro di scrittura che ho fatto e che ha dato origine a questo romanzo, che mi permette di capire meglio, adesso, il senso della morte di mio padre, la sua valenza di catastrofe non solo individuale ma anche storica. Prima non lo sapevo, non mi sembra di averlo saputo. Avevo forse solo qualche vaga intuizione. Ma nello stesso tempo questo vuoto finale di cui parli è quello che ho da dire, è la mia verità più profonda, questo lo sapevo anche prima. Diciamo che non ero cosciente che esso potesse rappresentare il punto di contatto tra due generazioni apparentemente tanto diverse e distanti, detto in altri termini non ero cosciente dell’importanza della guerra e del fascismo per me e per quelli della mia generazione, nati quando la guerra e il fascismo erano finiti. Un critico recensendo il romanzo mi rimprovera di “saltellare in maniera convulsa da un periodo all’altro”, senza dei piani temporali ben separati. Questo critico non ha capito che dei piani temporali incomunicanti sarebbero stati artificiosi, avrebbero separato due mondi che in realtà non sono separabili né dal punto di vista strettamente storico né tanto meno da quello della psiche, che come è noto non conosce la diacronia.