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L’astronave della parola scritta e Zio Demostene. Intervista ad Antonio Moresco

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di Jacopo Guerriero

(Ieri il supplemento di «Liberazione», Queer, ha ospitato questo mio lavoro. Lo segnalo anche qui, si parla di un libro che non deve passare inosservato.)

Fotografie in bianco e nero affiancate all’«astronave della parola scritta», il diario di una civiltà rurale non ancora incalzata dal processo d’industrializzazione capitalista. E’ questo e molto altro Zio Demostene –Effigie, 101 pp., 12 euro-, l’ultimo libro di Antonio Moresco che, a partire dalla storia travagliata di uno zio dell’autore, ripercorre le tappe di un intero albero genealogico, in una cavalcata che diviene confronto con l’intero Novecento attraverso la lente della saga familiare. «Un lavoro – dice Moresco- che avevo urgenza di affrontare in questo preciso momento della mia vita. Non avrei potuto rimandare o, altrimenti, farlo in passato».

Vite a progetto

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di Andrea Bajani

Quando hai fatto il tuo primo colloquio di lavoro avevi appena concluso un corso di formazione in cui ti insegnavano come affrontare bene il colloquio di lavoro. Quando si fa un colloquio di lavoro ci sono alcuni accorgimenti da osservare per avere la certezza di portare a casa il risultato. Arrivare puntuale agli appuntamenti è la prima delle regole del gioco. Informarsi sull’azienda alla quale ci si sta proponendo è altrettanto indispensabile, così come saper ascoltare e mantenere una postura corretta sulla sedia. Guardare l’interlocutore dritto negli occhi è fondamentale, così come non spiare in continuazione l’orologio. Ma ciò che conta di più è la sincerità, la capacità di parlare apertamenete dei propri interessi e delle proprie passioni.

Sul fallimento

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di Franz Krauspenhaar

Non credo in alcuna realizzazione, se non nel fallimento. Ci sono fallimenti quasi perfetti, fallimenti mascherati da successi, fallimenti temperati, conclamati, raffinati, esorbitanti, timidi, quasi felici. E fallimenti rassegnati al suicidio, sicuramente i peggiori.

L’educazione dei cinque sensi

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Nell’ambito di
Absolute Poetry
October Poetry Festival
Monfalcone 2005
www.absolutepoetry.org

8 ottobre

17,30
Galleria d’Arte Contemporanea

Xadrez de Estrellas : Luciana Stegagno Picchio, Daniela Ferioli e Massimo Rizzante presentano la prima antologia italiana dell’opera di Haroldo de Campos
L’educazione dei cinque sensi
a cura di Lello Voce e con note di Umberto Eco e Augusto de Campos
Metauro editore
Lettura bilingue di Arnaldo Antunes e Lello Voce.

Haroldo, fratello siamesimo

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di Augusto De Campos

WHO EVEN DEAD YET HATH HIS MIND ENTIRE («Che, anche se morto, ha la mente intatta»). Pound, transcreando per il suo Canto 47 un verso del Canto 10 dell’Odissea. Haroldo non si è consegnato. Fino all’ultimo momento in cui ho potuto parlare con lui, in ospedale, voleva sapere che cosa c’era di nuovo, parlava di progetti, instancabile. Poi, ormai sotto sedativi, muto, fra i cavi kafkiani che lo legavano alla vita, nell’estremo tentativo di sconfiggere il male, vedevo ancora sul suo viso un’espressione di sfida, come se fosse seccato per la perdita di tempo che gli infliggevano.

Alle spalle della fisica

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La sala da pranzo e la biblioteca dei miei ricordi erano adesso, abbattuto il muro divisorio, un’unica stanza grande e smantellata, quasi priva di mobili. Non cercherò di descriverli, perché non sono sicuro di averli visti, nonostante la spietata luce bianca. Mi spiegherò meglio. Per vedere una cosa bisogna capirla. La poltrona presuppone il corpo umano, con le sue parti e le sue articolazioni; le forbici, l’atto di tagliare. Che dire di una lampada, o di un veicolo? Il selvaggio non può percepire la Bibbia del missionario; il passeggero non vede lo stesso

Dialogo di Giacomo Sartori con la traduttrice Nathalie Bauer

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[questo dialogo è apparso anche in “vibrisse“.]

Nathalie Bauer traduce dall’italiano in francese, e svolge attività di consulente editoriale. Ha tradotto diversi autori classici (Primo Levi, Federico De Roberto, Mario Soldati, Natalia Ginzburg, Giovanni Arpino) e contemporanei (Fois, Rasy, Abate, Ballestra) per varie case editrici francesi.

GS Per il tuo lavoro di scout – spesso sei tu stessa che proponi i testi alle case editrici francesi – leggi da anni un numero molto grande di romanzi italiani, una massa enorme (o almeno questa è la mia impressione) se paragonata ai testi che sembrano leggere molti critici italiani. E comunque senza alcuna prevenzione e al di fuori di qualsiasi rete di relazioni o di favori incrociati. Potresti dire in due parole, non ti chiedo naturalmente di fare una mappa dettagliata o con una qualsivoglia pretesa di completezza, come ti appare questa grande “produzione” che ti passa per le mani?

Quarto Oggiaro è un luogo comune

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di Gianni Biondillo

bambini a quarto oggiaro
1.

Una volta una giornalista mi ha chiesto: “possiamo dire che Quarto Oggiaro è il Bronx di Milano?”
“No,” le ho risposto. “Non lo possiamo dire. E poi non vedo perché lo si debba dire!”
La gente parla spesso per luoghi comuni. Quarto Oggiaro, in questo senso, è un luogo fisico perfetto da trasformare in luogo comune.
Il luogo comune tipico sui luoghi fisici è: periferia = marginalità. Si prende una condizione geografica (la periferia) e le si sovrappone pedissequi una condizione sociale (la marginalità).

Da “Vera vita di Gesù”

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Di Guido Caserza

Il cenone pasquale

Angioletti barocchi con gli occhi rivolti verso l’intenerimento doloroso della Maddalena ai piedi del crocifisso ornavano gli angoli del tavolone cui si apparecchiavano le 12 bocche affamate, 12 bocche consustanziali, 12 bocche pronte all’eucaristia, ai salvifici milzoni, agli orgasmari sgarbolizzanti dei membri, 12 mascelle eruttive pronte alla stomacazione dell’agnello, alla macellazione del tacchino, 12 libbre esofagali pronte alla vomitazione del vitello e all’orinazione del brodo, 12 arrendevoli lingue pronte alla venializzazione dei testicollini del coniglio, all’alacrità faringea e alla raffinatezza del titillamento del capezzolo, millanta denti pronti alla laboriosità della castrazione del bue

Tecniche di suicidio

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di Sergio Garufi

L’incipit di un libro è un tentativo di adescamento, e quello folgorante e lapidario de Il mito di Sisifo di Albert Camus è fra i più riusciti che io conosca. Vi si afferma in modo perentorio che esiste un solo “problema filosofico veramente serio: quello del suicidio. Giudicare se la vita valga o non valga la pena di essere vissuta significa rispondere al quesito fondamentale della filosofia.”

Bacheca ottobre 2005

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Uno spazio per lettere, segnalazioni, discussioni varie e richieste a Nazione Indiana.

Statistiche estive sul traffico

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Tre mesi fa è entrata in funzione la nuova piattaforma web di Nazione Indiana 2.0. Ecco alcuni dati sul traffico e sui visitatori di questo blog.

Catena di Sanlibero n.303

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La “Catena di San Libero” e’ una e-zine gratuita, indipendente e senza fini di lucro. Viene inviata gratuitamente a chi ne fa richiesta. Per riceverla, o farla ricevere da amici, basta scrivere a: riccardoorioles@sanlibero.it. La “Catena” non ha collegamenti di alcun genere con partiti, lobby, gruppi di pressione o altro. Esce dal 1999. L’autore e’ un giornalista professionista indipendente.
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riccardo orioles
La Catena di San Libero
27 settembre 2005 n. 303
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“Freiheit ist konkret”. Qualcosa comincia a muoversi sul caso Benanti, il giornalista-operaio licenziato in Sicilia perche’ aveva scritto articoli pacifisti. L’appello lanciato da Domenico Stimolo e da altri della societa’ civile (lo trovate sull’Erroneo, il sito di Marco Benanti, che ha ricominciato a funzionare dopo disumane traversie) sta girando parecchio ed e’ stato ripreso anche da Articolo 21 e da Megachip, “senza se e senza ma”.

La vita dura

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di Stefano Zangrando

1
Il verbo resistere (composto da re- con valore intensivo e dal latino sistere, stare) coniuga in sé due dominî semantici tutt’altro che complementari, quello del verbo opporsi e quello del verbo durare. Ci si può opporre a una qualsiasi alterità per un solo brevissimo istante e poi subito arrendersi o cedere, come il cranio di un pacifista sedizioso colpito dal proiettile ottonato di una Beretta P-92. Allo stesso modo, si può durare molto a lungo senza per questo opporsi ad alcunché, come un pianeta ignorato dalle traiettorie delle meteoriti e anche, possibilmente, disabitato. Resistere significa invece opporsi a lungo e, nel caso degli esseri viventi, attivamente. Perciò ogni forma di resistenza, lungi dall’esprimere una semplice passione, è un’azione per la quale ci vuole, se non coraggio, almeno una buona dose di paura.

Da “Storie d’Ellis Island”

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Di Georges Perec

Traduzione di Andrea Inglese
(Vorrei dedicare questo brano a un’amica ebrea, a Helena Janeczek, che proprio in questi giorni sta scrivendo su quella fantasmatica sostanza che pare si trasmetta dai genitori ai figli.)

perché raccontiamo queste storie?

che cosa siamo venuti a cercare qui?

che cosa siamo venuti a chiedere?

Absolute Poetry – October Poetry Festival

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(Monfalcone, 6-7-8 ottobre 2005)

Con il mese di ottobre Monfalcone si trasforma in città della poesia. I giorni 6, 7 e 8 ottobre, infatti, avrà luogo a Monfalcone, presso il Teatro, la Galleria e la Biblioteca Comunali, il Festival Internazionale Absolute Poetry – October Poetry Festival.

Shaggǻ del ritorno di Abdallah, capitano del ruggito della spada

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di Antoine Volodine

E d’altra parte, bulldog ingrato, come osi credere che scrivendo questo libro io mi rivolga ai tuoi amici del Sichersheitgruppe, ai tuoi esperti del servizio codici, a tutti quei capiciurma dell’imperialismo, a tutti quei cani, e come osi immaginare che penserò al lettore placido, al lettore intelligente o severo, ben protetto dietro le sue imposte e la sua polizia?
Io non avrò che un solo interlocutore, mio bulldog, tu, Kurt, mio bulldog, penserò solamente a te, mio caro bulldog, mio amore bulldog, Kurt : a te.

Tratto da Lisbonne dernière marge, Paris, Minuit, 1990.

[continua…]

foto di Jean-Luc Bertini (Opale)

Appunti per una ricognizione.

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Vorrei riprendere il filo di un ragionamento che avevo incominciato qui su NI qualche mese fa. Comincio con questo testo per provare a chiarirmi le idee. Jacopo Guerriero

Esiste indubbiamente una pop editoria che è consumatrice-già-consumata. Crea cioè consumi estetici attraverso la rielaborazione in chiave teorica di merci e stereotipi comuni, a fondare una consumazione artistica che derealizza ogni presente. Nel senso che non esiste novità del presente, esiste invece un tempo che è nessun tempo. La novità del presente è già nel prima, nel già consumato e autoreferenziale. Tutto inizia sempre, dunque non inizia mai nulla –come nell’arte pop nella pop editoria c’è un vuoto originario, non c’è affermazione di un contenuto artistico che al contrario ha come solo destino la perpetua implosione-.

La scienza di Musil

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Adesso vi sottopongo quel che Musil dice prima di quelle righe su Galileo. Mi scuso per quegli a capo involontari e dovuti appunto a qualche mia ‘tecnica’ insipienza.

Dobbiamo ora far seguire due parole a proposito di un sorriso, e cioè un sorriso fornito di un paio di baffi, fatti apposta per la prerogativa maschile di sorridere sotto i medesimi; si tratta del sorriso degli scienziati che erano accorsi all’invito di Diotima e che avevano sentito parlare i famosi letterati ed artisti. Benché sorridessero, non bisogna credere, Dio guardi, che sorridessero ironicamente. Al contrario, era la loro espressione di rispetto e d’incompetenza, di cui s’è già accennato. Ma neppure questo deve trarre in inganno: Nella loro coscienza era così, ma nel subcosciente, per adoperare questa parola d’uso corrente, o per dir meglio nel loro stato d’animo collettivo, erano uomini nei quali la tendenza al male rumoreggiava come il fuoco sotto una caldaia.

Il Galileo di Musil

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Fu Galileo a cominciare a non chiedersi più il perché delle cose, ma solo il come?

Ecco una straordinaria citazione di un mostro sacro della letteratura del Novecento, Robert Musil; da L’uomo senza qualità, cap. 72 :

Se ci si chiede senza pregiudizi come la scienza abbia assunto
il suo aspetto attuale — cosa importante di per se stessa, perché
la scienza regna su di noi e neppure un analfabeta si salva dal suo
dominio giacché impara a convivere con innumerevoli cose che
son nate dotte — s’ottiene un’immagine alquanto diversa. Secondo
tradizioni attendibili s’è incominciato nel sedicesimo secolo, un
periodo di fortissimo movimento spirituale, a non più sforzarsi di
penetrare i segreti della natura, com’era successo fino allora in due
millenni di speculazione religiosa e filosofica, bensì ad accontentarsi di esplorarne la superficie, in un modo che non si può fare a meno di chiamare superficiale. Il grande Galileo Galilei ad esempio,