Home Blog Pagina 555

Catena di Sanlibero 307

2

________________________________________
riccardo orioles
La Catena di San Libero
25 ottobre 2005 n. 307
________________________________________

La solitudine e il coraggio. “Me ne faccio poco di questi due, tre
giorni di copertura mediatica. Me ne faccio poco della visita di Ciampi
o del cordoglio politico. L’esperienza mi ha insegnato che poi tutti
torneranno a casa propria, e della Calabria non gliene freghera’ di
nuovo niente a nessuno. O solo per due-tre giorni l’anno”.
* * *

Il buio dentro gli occhi

35

di Marco Rovelli

Lo incontri in biblioteca, Said. Mi volete clandestino, ma non mi tagliate fuori dal mondo. Legge i giornali, parla, discute. Come ha sempre fatto, anche in Marocco. Devi mantenere il tuo sguardo, per salvarti, per non farti sommergere dall’inesistenza alla quale ti hanno condannato. Così Said continua a esercitare il suo sguardo sulle cose del mondo – con lucidità, e mente acuta.
Deve essere per questo che la sera del 2 marzo gli riesce ancor più intollerabile.
E’ successo nel CPT di Bologna, la sua città. E’ la sua città da quindici anni, ormai. Era la sua città prima del 2 marzo, lo è rimasta dopo.

PASOLINI. Corpo e Scrittura.

1

In concomitanza con il trentennale della morte di Pier Paolo Pasolini l’Associazione Culturale Punto Rosso di Milano organizza, nell’ambito dei corsi della Libera Università Popolare, un ciclo di incontri per proporre quattro diverse angolazioni interpretative che suggeriscano diversi approcci alla lettura dell’opera di Pier Paolo Pasolini. Per informazioni rivolgersi qui.

Di seguito il programma.

da Sud n°5

2

Questo testo lo ha scritto Renata Prunas, sorella di Pasquale, fondatore nel 45 della rivista Sud, e redattrice della nuova edizione di cui mi occupo. Renata è una persona straordinaria oltre ad essere un’artista visiva con un percorso molto interessante e la sua presenza nel nuovo Sud è imprescindibile. Cercando di tenere costante un dialogo tra le due edizioni per ogni numero ha messo a disposizione gli archivi omonimi. E così abbiamo via via pubblicato testi inediti ,carteggi, lettere, corrispondenze, nell’ordine, di Annamaria Ortese (colonna infaticabile di quella straordinaria Rivista), Giaime Pintor, Oliviero Prunas, Piero Gobetti e in quest’ultimo numero Rocco Scotellaro. Il numero 5 di Sud è uscito. Molti dei materiali postati da me fanno parte di questo numero. NI e la rete stanno facendo vaggiare le nostre parole superando frontiere e i limiti della piccola distribuzione. Copyleft lo abbiamo sempre detto e ripetuto. La rivista però vale veramente la pena. Per il suo essere innanzitutto un luogo fisico, elegante, ricco di interventi artistici (cito da questo numero la bellissima foto che Mimmo Jodice ci ha dato). Sarà distribuita a partire da questa settimana ma trovarla è veramente un’avventura. Più semplicemente telefonate all’editore Dante e Descartes, di Napoli ( tel 0815516771) e chiedete: c’è Sud?

Da SUD a SUD
di
Renata Prunas

a Rocco Scotellaro

«Spett Redazione di “Sud” – Napoli
Ho partecipato al concorso Sud del 15 luglio inviando una poesia . Avrò piacere di conoscere l’esito. Intanto invio l’acclusa poesia e prego mi siano inviati in assegno i numeri di Sud che frattanto usciranno. Saluti
R. Scotellaro
Tricarico – 10 agosto 1946»

Granelli di polvere e formiche

4

di Franco Arminio

Soli e scontenti. Quello che ci riempie per un attimo, è già scaduto per il successivo. Ho l’impressione che, per la prima volta da quando gli esseri umani sono al mondo, l’esistenza sia diventata semplicemente il sintomo di un corpo che non esiste. Non so bene cosa significhi questa frase, ma è la seconda volta che la scrivo, è un pensiero che non si vuole allineare agli altri, li vuole rifondare.

Il tè

4

di Harold Pinter

(In occasione del Premio Nobel per la letteratura recentemente conferito al drammaturgo inglese, pubblico questo racconto del 1963. Un anno dopo la B.B.C. commissionò a Pinter una commedia per la European Broadcasting Union. L’autore decise di usare il medesimo argomento per la scena; a suo dire, il meglio riuscito è il racconto. F.K.)

La vista mi si è indebolita.

Il mio medico è alto poco meno di un metro e ottanta. Ha una striscia grigia nei capelli, una sola. Ha una macchia marrone sulla guancia sinistra. I paralumi del suo studio sono cilindri blu notte. Con l’orlo d’oro, ognuno, identici. C’è una grossa bruciatura nera sul tappeto indiano del suo studio. Tutto il suo personale porta occhiali, non escluse le donne. Attraverso le veneziane odo gli uccelli del suo giardino. Ogni tanto compare sua moglie, in bianco.

FICTIONSCAPE. Splendori e miserie della fiction televisiva italiana #1

31

di Giorgio Vasta

Da un po’ di tempo avevo intenzione di ragionare a fondo sulla fiction televisiva italiana contemporanea, sulla sue premesse culturali, sulla sua fattura e sui suoi obiettivi, partendo dall’idea che la fiction tv è un dispositivo narrativo che produce una determinata lettura del mondo e che genera un immaginario popolare. Poi, qualche settimana fa, il ministro delle comunicazioni Landolfi, rispondendo a una dichiarazione di Prodi, ha affermato che la fiction televisiva italiana, in questo specifico momento, è di sinistra, quasi comunista, portando l’esempio del Commissario Montalbano e del Grande Torino, in onda in quegli stessi giorni. Questa affermazione mi ha colpito e mi ha suscitato una serie di considerazioni. Rendendomi conto che non era possibile affrontare il discorso da solo, ho chiesto a chi lavora nella produzione della fiction (sceneggiatori, head writer, script-editor, story-editor, produttori) di discutere di questo argomento, riassumibile in una frase: come si fa la fiction tv in Italia, e che cosa fa la fiction tv all’Italia?

The Shield

10

di Gianni Biondillo

Da un po’ di anni a questa parte ho la sensazione che la grande macchina dei sogni hollywoodiana si sia inceppata. Dopo decenni di storie incise col bulino (tale era la loro qualità) si è passati ad un abbrutimento sempre più deprimente dell’intero comparto sceneggiature. O meglio, la sensazione è che “i poteri forti”, soprattutto dopo l’11 settembre, abbiano ripreso in mano la macchina per i propri scopi patriottico-demagogici. In pratica negli USA il cinema non è più la testa d’ariete dell’immaginario collettivo, ma solo una pachidermica retroguardia sostanzialmente conservatrice dello statu quo.
Ci sono due eccezioni forti, però.

Descrizione del bosco #4 (fine)

0

di Laura Pugno

tracks

stai in caccia, estendi
la caccia estendi
la lingua: è così, se in caccia
come prima avvertivi del leopardo

estendi la lingua nelle cose

Descrizione del bosco #3

2

di Laura Pugno

tu sei il corpo

statua acefala, senza
mani o braccia,
torso coperto da pellicce,

tu sei il corpo

incubando sottoterra,
località nel bosco,
con coperte di pelliccia coprono il corpo della statua

Credere negli idranti
A due anni dalla morte di Elliott Smith

2

di Gianluigi Ricuperati

Elliott Smith, uno dei migliori scrittori di canzoni nella storia della musica popolare contemporanea, è morto il 23 ottobre 2003 a Los Angeles a causa di un numero imprecisato di ferite da arma contudente al costato e al cuore. Sono passati due anni da quel pomeriggio americano. Nei trentaquattro anni di vita Elliott Smith ha pubblicato una settantina di canzoni. Io ho le ho amate quasi tutte, le ho sentite quasi ogni giorno, ho ascoltato la sua voce da viola soprano indecisa tra il virile e l’angelico con gli auricolari abbastanza vicino al cuore da potermi permettere di scrivere un ritratto travestito da elogio, mettendo il mio sguardo dentro il ritratto e alcuni lampi di piccole cose che mi riguardano dentro l’elogio.

Descrizione del bosco #2

0

di Laura Pugno

interruzione del bosco

questo è qualcuno-cosa che è mutata,
grande tartaruga piena di carne

vedi la storia:
si muovono a quattro zampe,
c’è olio sull’acqua
e copertoni incendiati

Descrizione del bosco #1

1

di Laura Pugno

extensions

lei è
spalle contro la parete
ti guarda
negli occhi adesso,
anche tu puoi guardare: cinque
fibbie le fissano alla testa
trecce di capelli lunghi,
capelli umani, curati con l’olio
sul cranio rasato

Borges, o della lettura

37

di Sergio Garufi

Accantonato frettolosamente come un abito smesso, ritenuto ormai liso e sorpassato, oggi postmoderno non è più quella parola feticcio utile a designare e nobilitare qualsiasi cosa – fosse un romanzo, un risotto o un bikini -, di cui si riempiva la bocca soprattutto chi ne ignorava il significato; ma è diventato un epiteto infamante, la quintessenza di ogni nequizia artistica.
Messe in soffitta l’intertestualità, la metanarrativa, la contaminazione dei generi, perfino l’ironia, considerate in qualche modo responsabili di un’idea rinunciataria e immiserita della funzione della letteratura e del ruolo dello scrittore; del postmoderno forse sopravvive solo l’estetica della ricezione, la sua creatura meno impresentabile.

Ancora su Edward Lewis Wallant – 2

88

di Leonardo Colombati

Edward Lewis Wallant iniziò a scrivere a trent’anni. Morì appena sei anni più tardi, nel 1962, per la rottura di un aneurisma. Fece in tempo a vedersi pubblicati due romanzi (The human season e The pawnbroker) e a lasciarne altrettanti, inediti, ai posteri. Si sa, però, che questi ultimi tendono ad essere generalmente distratti: perché perdere tempo con uno scrittore ebreo-americano prematuramente scomparso, quando si hanno a disposizione Bellow, Roth, Mailer e Malamud? Il pubblico e i critici americani si dimenticarono presto di lui.

Fronte Sud

30

dal Diario Numero 37

L’arte a Napoli
di
Giuseppe Montesano

A Castel Sant’Elmo a Napoli, dove si svolge quest’anno la “XII Biennale dei giovani artisti dell’Europa e del Mediterraneo”, ci arrivo attraversando una città letteralmente fatta a pezzi da un paio d’ore di pioggia. L’acqua dal cielo e e quella delle fogne scoppiate ha trascinato e ammucchiato automobili come in una selvaggia installazione di land-art, negli asfalti delle strade si sono aperte voragini patafisiche, fioriscono cumuli di immondizie e sampietrini che nessun Christo riuscirebbe a impacchettare, lo stadio San Paolo è inagibile, molti negozi sono stati devastati.

Il fantastico quinto

3

di Nicola Lagioia

Negli scontri tra i Fantastici Quattro e il Dottor Destino mi sono sempre ritrovato a parteggiare per il caro vecchio Victor von Doom. Ero un ragazzo piuttosto turbolento: dopo una sospensione scolastica o un litigio furibondo con i miei, capitava che mi rifugiassi nei fumetti Marvel importati in Italia dalla Corno. Condividevo i complessi di Peter Parker, mi affascinava la marginalità degli X Men, ma ogni volta che mettevo piede al Baxter Building ero preso da un sentimento di disagio, di repellenza, di incestuoso decoro.

Il vangelo secondo precario

1

promo film vangelo precario Un film che parla di storie di ordinaria flessibilità doveva ovviamente essere prodotto in modo precario, e così è stato. Stefano Obino, Stefano Cella e Francesco Pensabene hanno finanziato Il vangelo secondo precario con il metodo della produzione dal basso, vendendo dei future sui DVD del loro film. Ora che è finito si può vedere, a Milano al cinema Anteo il 24 ottobre alle 20.30 e alle 22.30 (gratis) e nel resto d’Italia presto, consultando il sito del film.

Canto del cigno

22

di Jacopo Guerriero

Qui di seguito una breve intervista che mi ha concesso Roberto Parpaglioni, editore gentiluomo che mi comunica in queste righe una pessima notizia: la chiusura di un’attività editoriale che è certo tra le più interessanti degli ultimi anni.
A breve tenterò di approfondire alcuni dei temi lanciati da Roberto, che mi sembrano meritevoli di grande attenzione. J.G.

Dalla Malaparte (III) Sud n°5

3

LA GUERRA NELLA PELLE
di
Frédéric Beigbeder
traduzione di Martina Mazzacurati

Vivo in un mondo in guerra, ma non ne risento. Non ho la percezione della violenza perché sono cresciuto in un paese protetto, in un’epoca pacificata. Non ci capisco niente. La guerra, l’ho vista nei film e alla televisione: crepitio ridicolo, luci folgoranti nella notte, bombardamenti teleguidati. In Jugoslavia: carnai, epurazioni etniche; popolazioni vicine si massacrano in modo sistematico su prati verdi prima di sotterrarsi in foreste nere. Sembra che la stessa cosa sia accaduta da me poco tempo prima che nascessi. In Irak, c’è stato bisogno di un bel po’ di sbarchi americani per licenziare un baffuto dittatore. Come in Francia quaranta anni fa. In Palestina, i carri sparano su giovani lanciatori di sassolini. Cresciamo guardando queste immagini che non vogliono dire niente.

Il lume dei diritti

30

 Heli Rekula

di Andrea Inglese

“AAAAAAAARRRGH! GOOOOOOL! NOOOOOAAH! Era finito il primo tempo.