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Uomo libero

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Una delle prime presentazioni critiche sull’opera di Giorgio Caproni è stata fatta da Pier Paolo Pasolini che lo definisce “uno degli uomini più liberi del nostro tempo letterario”. Pier Paolo Pasolini è stato il promotore forse della migliore Poesia che sia stata fatta nel Novecento in Italia: da Giorgio Caproni a Sandro Penna, a Amelia Rosselli… per citarne alcuni. Ci sono moltissimi modi per parlare bene (o male!) di Pasolini. forse uno potrebbe essere questo, di ripubblicare dei versi a lui dedicati dal poeta livornese in occasione della sua morte.

Davide Racca

da Res Amissa

Dopo aver rifiutato un pubblico commento sulla morte di Pier Paolo Pasolini

Caro Pier Paolo.
Il bene che ci volevamo
– lo sai – era puro.
E puro è il mio dolore.
Non voglio, per farmi bello,
fregiarmi della tua morte
come d’un fiore all’occhiello.

Statistiche di ottobre

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Nel mese di ottobre sono stati pubblicati su Nazione Indiana 90 articoli, portando il totale a 1.365 post e 13.429 commenti. Il traffico è rimasto stabile sui livelli di settembre, con un lieve calo di sessioni e un aumento del consumo di banda di cui scriverò in futuro:

ottobre – sessioni totali: 44.626 media giornaliera: 1.439,55
settembre – sessioni totali: 45.735 media giornaliera: 1.524,50

Lo strumento di analisi del traffico è Urchin. Ecco il grafico delle sessioni di ottobre:

Accattone, forse un autoritratto

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di Franz Krauspenhaar

( Approfitto cinicamente (?) del trentennale per pubblicare poche righe su di un film che mi è piaciuto… F.K.)

Accattone fu girato da un dilettante. Pasolini nel 1961 aveva già scritto delle sceneggiature (come quella de La notte brava, il miglior film di Bolognini) ma, per la prima volta davanti alla macchina da presa, non sapeva esattamente che pesci prendere, o meglio: sapeva bene quello che voleva ma non sapeva bene come usare i pennelli per il suo quadro. Girò alcune scene ritenute insensate, la produzione non ne volle sapere, il film non si sarebbe fatto più: la sua carriera cinematografica finiva ancor prima di iniziare. Il poeta voleva farla finita, sul cinema aveva puntato tutto. Il cinema è alimentare ma non è elementare. Il cinema bisognerebbe saperlo fare, prima di farlo. Con le dovute eccezioni…

A Casarsa il 25 aprile

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di Gianni Biondillo

Oggi moriva, assassinato, un uomo. Lo voglio ricordare con alcune parole che ho scritto davanti la sua tomba oltre un decennio fa.

Qui sull’arida sponda delle tue ceneri
sto, Pier Paolo, dismesso
Dal mondo che mi ufa.

Ricevo e volentieri pubblico (RVP)

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è nata Maledizioni.
(i libri di noi)

di
Sparajurij
All’inizio di tutto c’era questa piccola follia di pensare i libri come
cose vive. Vivi loro, vivi noi, vive e vitali le parole di cui sono fatti,
parole come globuli rossi, piastrine inconsolabili, molecole di ossigeno
capaci di far respirare o lasciare esplodere ogni cosa.
All’inizio di tutto c’era anche questa immonda pretesa di essere un
gruppo, un branco di imberbi senza ritegno che sapesse viaggiare,
incontrare altri mondi, altri branchi, un alveare che scrivesse il più
possibile lasciandosi a sua volta scrivere; un gruppo di idioti che tra
l’altro ha perso tempo rincorrendo giochi inutili e blasfemi, quasi sempre
per il solo gusto di essere inutili e blasfemi, quasi mai riuscendoci fino
in fondo.

Propositi

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un microracconto di Diego De Silva

Lui le disse sottovoce che l’amava.
Poi attese, con angoscia, la risposta.
Lei, commossa: “Ti amo anch’io”.
Un anno dopo, lui, e la migliore amica di lei,
scopavano.

Bacheca di novembre 2005

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Usa i commenti come spazio per segnalazioni e discussioni a tema libero.

Per la Chrysler

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Cosa succede a un ragazzino di quattordici anni che vive nelle isole Trobriand, nella Melanesia occidentale, quando i suoi genitori decidono di non partire più per ricongiungersi a loro parenti emigrati in Europa, ma attraverso un finanziamento di una ong, di dedicarsi a gestire una piccola village guest house per turisti?

da “Prossimamente”

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di Giancarlo Majorino

è bello avere parecchio da fare pitturate bene le labbra
è bello non dover resistere fuori al gelo senza poter prendere un taxi
è bello tirarsi su la mattina per un soave appuntamento
fantasie favorevoli in testa e far vacanza come gira

Colazione al Fiorucci Store (Milano)

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di Massimiliano Governi

Il 9 ottobre 2004 ero lì che scorrevo la colonnina dei pezzi sul sito di Nazione Indiana per vedere se c’era qualcosa di interessante e l’occhio mi è caduto su una poesia intitolata Colazione al Fiorucci Store (Milano).

Tre poesie dei vent’anni

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di Franco Arminio

per Angelo

esce la morte

dalla buca

come la formica

per riportare al buio

il chicco.

IN TERRA D’ABRUZZO

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Fra Pescara e Chieti, dal 2 al 16 novembre, si può rivedere tutta la produzione cinematografica di Pasolini. Poi Pasolini o la ragione di un sogno l’omaggio girato da Laura Betti ed ancora documentari, cortometraggi, incontri con chi, della vita di Pasolini, è stato partecipe. Si possono incontrare Mario Dondero, Gianni D’Elia, Girolamo De Michele e tanti altri.

Facciamo così, vi allego il programma.

FICTIONSCAPE. Splendori e miserie della fiction televisiva italiana #2

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di Giorgio Vasta

Seconda parte della conversazione con Giovanna Koch sulla fiction tv in Italia.

CENSURA, AUTOCENSURA, DEVIANZA CREATIVA, MANDRIE E COW BOY

GIORGIO. Provo a precisare alcuni punti per evitare fraintendimenti.
Quando mi riferivo alla profonda differenza tra la resa drammaturgica dell’Innocenzo di Bacon rispetto a quello di Velazquez non era assolutamente mia intenzione far valere questa differenza in termini di giudizio – meglio Bacon e peggio Velazquez. Né volevo cadere nell’equivoco di immaginare che avendo Velazquez un committente, allora questo semplice fatto avrebbe limitato le sue capacità espressive, mentre Bacon, svincolato da queste pressioni, si costituirebbe come modello ideale di artista “libero”.

Parola Plurale (2)

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64 poeti italiani fra due secoli

a cura di Giancarlo Alfano, Alessandro Baldacci, Cecilia Bello Minciacchi, Andrea Cortellessa, Massimiliano Manganelli, Raffaella Scarpa, Fabio Zinelli e Paolo Zublena

7. Col gusto per la sintesi e la provocazione che lo contraddistingue, Sanguineti liquida la questione in maniera spiccia: «Dopo gli anni sessanta vengono a mancare due aspetti fondamentali: le tendenze e gli autori importanti». Tutte quelle seguìte alla neoavanguardia non sono che «proposte reazionarie» (Sanguineti 2004, 101).

Il sabato del villaggio (globale)

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di Elio Paoloni

All’uscita del penultimo libro, il cupo, inquietante, morboso Ian Macabre – così McEwan era stato soprannominato – dichiarò di essersi voluto allontanare dai romanzi basati sulle idee: Espiazione nasceva dalla necessità di riportare l’amore al centro di un intreccio. E a proposito del recente Sabato (Einaudi, come l’altra dozzina di romanzi) che gli è costato due anni di sala operatoria per documentarsi sul lavoro dei neurochirurghi e lo ha portato in conflitto con i suoi amici dell’intellighenzia liberale a proposito dell’intervento in Iraq, ha detto: “Mi è sembrata interessante l’idea d’un uomo che si ritiene davvero fortunato perché la donna che ama è, curiosamente, la moglie (cosa molto rara) e arriva a preoccuparsi di essere una bestia strana”.

da Sud n°5

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Il testo che segue , cone Renata Prunas racconta nell’altro post, Rocco Scotellaro lo aveva mandato a Pasquale Prunas perchè lo pubblicasse su Sud. Un numero che non vide mai la luce. Quel che capitò al Politecnico di Vittorini, era già accaduto alla rivista diretta da Pasquale Prunas. Entrambe caddero sotto i colpi dell’ideologia, dell’ottusità e della paura della classe dirigente del PCI di allora. Fuoco amico, si direbbe ora. Il racconto di Scotellaro appare così su Sud nuova edizione. Lo illustra un bellissimo ritratto che di Scotellaro aveva fatto Carlo Levi. Un saluto a Roberto.

Una testuggine
di
Rocco Scotellaro

Sarebbe un segreto non farsi prendere dalla malinconia in queste giornate natalizie, eppure nel vicinato i camini che fumano lenti sulla strada, come i panni sparsi al sole si prendono i nostri pensieri dentro i loro pennacchi.
È morta stamane la testuggine, l’avevamo tenuta nella crusca, vicino al fuoco per conservarla calda e viva.

Contadini e Luigini

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di Carlo Levi

Ecco: i due veri partiti che, come direbbero nel Mezzogiorno, si lottano, le due civiltà che stanno di fronte, le due Italie, sono quella dei ‘Contadini’ e quella dei ‘Luigini’.

“[…] Ebbene: chi sono i Contadini? Sono prima di tutto i contadini: quelli del Sud, e anche quelli del Nord: quasi tutti; con la loro civiltà fuori del tempo e della storia, con la loro aderenza alle cose, con la loro vicinanza agli animali, alle forze della natura e della terra, con i loro dèi e i loro santi, pagani e pre-pagani, con la loro pazienza e la loro ira. […] Ma non sono soltanto i contadini. Sono anche, naturalmente i baroni […], quelli veri, con il castello in cima al monte: i baroni contadini. […] E poi ci sono gli industriali, gli imprenditori, i tecnici: soprattutto quelli della piccola e media industria, e anche qualcuno della grande: non quelli che vivono di protezioni, di sussidi, di colpi di borsa, di mance governative, di furti, di favoritismi, di tariffe doganali, di contingenti, di diritti di importazione, di privilegi corporativi. Gli altri, quelli che sanno creare una fabbrica, quel poco di borghesia attiva e moderna che, malgrado tutto, c’è ancora nel nostro paese, per quanto possa sembrare un anacronismo. E anche gli agrari, magari i grossi proprietari di terre, ma quelli che sanno dirigere una bonifica, ridare una faccia alla terra abbandonata e degenerata. […]

Parola Plurale (1)

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64 poeti italiani fra due secoli

a cura di Giancarlo Alfano, Alessandro Baldacci, Cecilia Bello Minciacchi, Andrea Cortellessa, Massimiliano Manganelli, Raffaella Scarpa, Fabio Zinelli e Paolo Zublena

(È appena uscita per l’editore Luca Sossella un’antologia di poesia italiana di 1177 pagine al prezzo politico di 20 euro. È un’antologia curata da 8 giovani critici, tra i più attivi e attenti del nostro attuale panorama letterario. Dunque un’occasione importante per una ricognizione rigorosa del frastagliato universo poetico, così come si è costituito negli ultimi trent’anni. Come ogni antologia, e per l’intenzione ambiziosa che la muove, presenterà aspetti discutibili, limiti, difetti. Credo, però, che possa fornire sopratutto ai non addetti ai lavori una prospettiva ampia e articolata, come raramente accade, anche della poesia più recente. I brani che pubblico sono tratti dall’introduzione “collettiva”. A I)

da Sud n°5

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Liberate uomini l’ergastolano
di
Rocco Scotellaro

Chiuso nel cerchio che disegni
roteando le tue mani protese
verso un segno di liberazione,
mentre insiste questa pioggia
che porta nella stanza tanta luce
quanto basta alle tiepide cappelle,
han bussato alla tua porta nel silenzio
i contadini laceri del Sud,
i calzolai tisici dipinti
come l’acqua sporca della suola.
E sul libro le parole
riacquistano il calore della fiamma.

L’ora dei falchi solitari
induce al refrigerio
dell’ombra delle acacie.
Le voci sono le maledizioni
dei mietitori contro il sole:
non è tempo che la tua mano inerte
tracci motti sibillini
sull’arena accaldata.
Hai tu ergastolano nel tuo cuore
appeso alle sue sbarre,
così solo come sei.
I mietitori si son dati
convegno questa sera
a batter pugni sulla spalla
del datore di lavoro.
E sento che t’insorge la preghiera
fra le loro canzoni e le bestemmie:
Liberate, uomini, l’ergastolano.

Arroganza

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(Pubblico volentieri questo pezzo, scritto appositamente per Nazione Indiana. Mi sembra molto interessante e pieno di spunti. Vincent Raynaud è editor per la narrativa italiana di Gallimard e traduttore. Da qualche mese vive in Italia. AB)

di Vincent Raynaud

Non è sempre facile per un francese vivere in Italia. In parte perché i francesi sono arroganti, si credono più bravi di tutti, e hanno un enorme complesso di superiorità rispetto agli italiani. Sembra un cliché ma purtroppo non lo è, per quanto possa essere assurdo, visto il livello delle proposte artistiche nella Francia d’oggi. Figuriamoci in campo letterario. Ma vediamo piuttosto un paio di esempi recenti che riaccendono l’eterno conflitto fra cugini francesi e italiani.

Risposta alla lettera aperta

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Caro Sherif El Sebaie,

A nome della Comunità ebraica di Torino raccolgo il suo grido d’allarme e d’angoscia spedito il 19 settembre a tutte le Comunità ebraiche.

Non solo in quanto ebrei che hanno vissuto secoli di vessazioni e persecuzioni in svariate aree geografiche, di cui la Shoa rappresenta l’apice, ma anche in quanto cittadini democratici di questo Paese, condividiamo tutte le sue preoccupazioni.

Riteniamo che la lotta al razzismo debba essere per tutti un impegno inderogabile insieme all’impegno per la salvaguardia della democrazia e della libertà.
Un caloroso shalom

Tullio Levi
Presidente della Comunità ebraica di Torino