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Quando il prete va in fabbrica
Un’intervista a Luisito Bianchi

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di Andrea Bajani

“Ho capito che i quadri dirigenti non richiedono di apprendere qualche cosa ma solo di chiudere gli occhi, eseguire gesti una volta, due volte, cento volte, finché sei ammaestrato per bene, come succede con gli animali del circo”. È il 5 febbraio del 1968 e don Luisito Bianchi fa il suo ingresso in fabbrica, alla Montecatini di Spinetta Marengo, come operaio turnista addetto alla lavorazione dell’ossido di titanio. Quando ne uscirà saranno passati tre anni, e la sua conclusione amara sarà: “i tre anni di fabbrica m’hanno persuaso che oggi, nella situazione attuale, l’evangelizzazione non è possibile”.

Guy Debord 3

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S e p a r a z i o n e

In questa terza tranche della Società dello Spettacolo, di Guy Debord, emerge la parola separazione. Passa di qui un filo, o forse una matassa di fili, che avvolge – per come li leggo io – in qualche modo sia Pasolini che Deleuze. E anche quel che sta succedendo a Parigi in queste settimane. Ecco qua:

20. La filosofia, in quanto potere del pensiero separato, e pensiero del potere separato, non ha mai potuto da se stessa superare la teologia. Lo spettacolo è la ricostruzione materiale dell’illusione religiosa. La tecnica spettacolare non ha dissipato le nubi religiose in cui gli uomini avevano deposto i loro poteri staccati da loro stessi: le ha soltanto riallacciate a una base terrena. Così è la vita più terrena che diviene opaca e irrespirabile. Essa non respinge più nel cielo, ma alberga presso di sé il suo ripudio assoluto, il suo ingannevole paradiso. Lo spettacolo è la realizzazione tecnica dell’esilio dei poteri umani in un al di là; la scissione compiuta all’interno dell’uomo.

21. Quanto più la necessità viene a essere socialmente sognata, tanto più il sogno diviene necessario. Lo spettacolo è. il cattivo sogno della società moderna incatenata, che non esprime in definitiva se non il suo desiderio di dormire. Lo spettacolo è il guardiano di questo sonno.

Catena di Sanlibero 310

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riccardo orioles
La Catena di San Libero
14 novembre 2005 n. 310
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Sgombero di senza-casa in una citta’ italiana. Due lettere in
redazione.

Un mar de sueños

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segnalazione di Silvio Mignano

Un mare di sogni-Un mar de sueños è al tempo stesso una piccola casa editrice e un progetto di cooperazione culturale a favore dei paesi dell’America Latina. Nato nel 2001, prevede la pubblicazione di opere della letteratura italiana tradotte in spagnolo. Ogni titolo viene stampato in almeno 20.000 esemplari, in edizione tascabile con estrema cura nella grafica, nella stampa, nella scelta della carta. I libri vengono regalati alle popolazioni dell’America Latina e consegnati – grazie alle ambasciate, ai consolati e agli istituti di cultura – a enti e organismi che ne garantiscano una capillare distribuzione alle fasce più deboli della società: scuole, biblioteche, università, perfino penitenziari. Il progetto è finanziato dal Ministero dei beni e attività culturali e da varie Regioni italiane e patrocinato dal Ministero degli affari esteri. Ideatore dell’iniziativa è stato Loris Romagnoli, che è purtroppo mancato all’inizio del 2005. Sono stati finora prodotti i seguenti volumi:

Emilio Villa: L’anti-Edipo e il primordiale

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di Davide Racca

DI LEGGE NON SI VIVE
DI LEGGE SI MUORE
LA LEGGE E’ MINACCIA
LA LEGGE E’ASSASSINIO
LA LEGGE E’ INGANNO
NESSUNO HA BISOGNO DELLA LEGGE
LEGGI SEMPRE QUESTA LEGGE

Tavola della legge del futuro testamento (opera visiva di Emilio Villa, Napoli 1974)

Emilio Villa è stato un uomo del desiderio, un anti-Edipo?

Appunti su roghi e coprifuochi (2)

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Di Andrea Inglese

(Questo testo prosegue una riflessione iniziata qui.)

7. Chiamo la polizia!
2 novembre. Suonano alla porta del mio appartamento, situato in un edificio popolare. Non attendo visite. Guardo dallo spioncino, ma non vedo nessuno. Apro comunque la porta e m’inoltro nel corridoio che conduce agli altri appartamenti. A questo punto sento delle voci, e dei tonfi. M’incuriosisco, e accelero il passo.

Di Gilles Deleuze/ V.O. (version originale)

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Questo testo di Gilles Deleuze è stato pubblicato come supplemento al n°24, mai 1977, della rivista Minuit, e distribuito gratuitamente . Ve lo propongo, nella sua totalità in lingua francese. A questo post ne seguiranno un paio con delle traduzioni in italiano. E’ un testo importante. I Nouveaux Philosophes sono, tanto per intenderci , quelli che intervengono una volta al mese su Repubblica per spiegare le ragioni dell’intervento americano in Iraq, la necessità di bombardare Belgrado, usare o no il preservativo quando piove, ecc. insomma Biasceelle B.H. Lévy e André Glucksmann. Questo testo di Gilles Deleuze si impone secondo me come un testo chiave per un’interpretazione del lavoro intellettuale oggi (a trent’anni di distanza). Se Nazione Indiana avesse un programma di azione questo ne farebbe parte sicuramente. Almeno per qualcuno di noi (giusto per non dire sempre, secondo me). Ma per fortuna Nazione Indiana non programma.

Monadi e autisti

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di Franco Arminio

L’epoca che passa nel mio corpo è un’epoca triste e affannata. La vita è una noiosa agonia, noiosa perché segue la morte piuttosto che precederla. Non so come si faccia a fare finta di niente, ma qui si ama e si odia per finta. Ci sono uomini di tutti i tipi, ma non c’è più nessun uomo in giro. Possiamo benissimo continuare con le solite manfrine, attaccare briga con la storia o con dio, non cambia niente. Davanti a ognuno, ignoto o famoso che sia, c’è uno specchio buio.

NEUROPA: viaggio per intervalla insaniae

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di Daniele Poccia

“I migliori medici o i migliori scrivani che ci sono al mondo non riusciranno a trascriverlo in bella copia dal confuso abbozzo della sua follia: è un pazzo misto, con molti intervalli di lucidità.”
Miguel de Cervantes, Don Chisciotte

“La grande comica è sempre stata una specie di encomium moriae, di elogio della pazzia.”
Ernst Cassirer, Saggio sull’Uomo

1. Che cosa può cercare di svelarci sull’Uomo, sulla Storia, una opera di finzione che faccia della stultitia un vero e proprio principio formale? In che modo la coscienza scissa dello squilibrato può fungere da asse intorno al quale costruire una narrazione? Domande che sembra lecito evocare in merito a Neuropa di Gianluca Gigliozzi, questo poema epicomico in prosa che affronta l’ambizioso tentativo di inscenare sub specie insaniae un’autentica indagine genealogica sulle radici della nostra civiltà europea.

La coscienza delle cose

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di Franz Krauspenhaar

Camminava dopo trent’anni per quelle strade: una vita, pensò attraversando la cortina fumogena dei ricordi che erano balzati d’improvviso da spazi imprevisti e ora fulmineamente rivisti ma molto diversi. Non erano solo gli anni trascorsi, era stato proprio quel lunghissimo assentarsi dal suo primo mondo. Rivide quel piccolo parco, una O di ripida erba nel centro della piazza, attorno rumoreggiavano le auto come trent’anni prima.

E’ bello non morire

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un microracconto di Elena Stancanelli

Grazie alla legge che dice che si muore
Ho smesso di fumare.
In dieci giorni sono ingrassata sette chili.
Ma quando diventerà obbligatorio dimagrire, mi metterò a dieta.
Gli uomini dovrebbero fare in fretta le leggi.
Perché secondo me
E’ bello non morire.

L’estinzione

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un microracconto di Gianluca Morozzi

“Scusa?” disse lei mordendosi il labbro. “Sì?” disse lui fumando una sigaretta. “Sei sicuro che…?” mormorò lei “…che sei uscito in tempo, vero?” “Uh?” bofonchiò lui mascherando il dubbio “Certo, bimba, certo. Ora però devo scappare”.
E ancora una volta l’umanità scongiurò il rischio estinzione.

Libertà di stampa, astrologia ed il bisogno di “sapere già tutto”

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di Andrea Arrighi

Ad inizio estate (maggio-giugno) leggo sul settimanale “D” di Repubblica un articolo a proposito di una proposta di legge che vuole far scrivere, all’inizio di ogni oroscopo, che ciò che si sta per leggere “non è scientificamente provato, non bisogna crederci” o qualcosa del genere. Negli articoli che ne parlavano si diceva che allora un simile avvertimento sarebbe da mettere anche all’inizio di molti altri contributi “presunti scientifici”, come ad esempio quelli relativi al cibo ed alle diete, al benessere in generale, alle leggi di mercato ed a molte altre tematiche. Veniva detto anche che sono ben pochi quelli che “credono ciecamente all’oroscopo”. Moltissimi, a quanto pare, lo leggono, dato che quasi tutte le riviste, più o meno serie, si preoccupano di tenerne un’apposita rubrica.

Da SUD n° 6 / Eugenio Barba

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LA CASA DELLE ORIGINI E DEL GIORNO
di
Eugenio Barba

(Discorso in occasione del conferimento della Laurea Honoris Causa da parte dell’Università di Varsavia, 28 maggio 2003)
Permettetemi, come segno di gratitudine, in questa cerimonia che onora i miei compagni dell’Odin Teatret e me, di ricordare gli inizi. Le prime parole di un noto testo teatrale: – Merdre! Il più conosciuto fra gli incipit del dramma europeo, forse andrebbe evitato in questo solenne consesso. Ma non si può, perché questa sorprendente esclamazione è, senza dubbio, la più significativa. La provocazione con cui Jarry aprì Ubu Roi, quando fu scritta e detta la prima volta, dovette essere deformata (Merdre!) per risultare accettabile. Oggi, se non fosse deformata e contraffatta, sarebbe talmente banale da passare inosservata. Questa parola distorta dovrebbe essere scritta sulle bandiere dei nostri teatri, se i teatri alzassero ancora bandiere in cima ai loro tetti come a Londra ai tempi di Shakespeare. Quella parola sulla bandiera non è un insulto. È un rifiuto. È questo che il teatro, lo sappia o no, dice al mondo che lo circonda.

da “Guerra”

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di Franco Buffoni

13. Per il potere di sciogliere e legare

Fu impiccato a Ponte Sant’Angelo
Il compilatore di avvisi Annibale Cappello
Ma il boia prima gli mozzò una mano
E strappò all’uso vaticano
La lingua al gazzettiere.

IL PROBLEMA DELLA SETE

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di Giorgio Mascitelli

( racconto istantaneo in onore dell’iniziativa storica del concerto di live 8)

Le donne che camminano coi capelli colorati di giallo ho scoperto che molti sono falsi. Quando Orsini sente questa mia osservazione, che di solito non le esprimo ad alta voce mantenendole nel riserbo della mia coscienza, mi guarda con occhi strabuzzati e sbotta:”Quanto sei scemo”. Ora io ammetto di avere certi problemi assai per i quali che la carenza di iodio mi ha causato e non alludo solo al gozzo, ma venire a Roma a luglio al Circo Massimo per un concerto che dura tutto il giorno senz’acqua come ha fatto Orsini che è intelligente, voglio vedere se stasera starà meglio l’intelligente assetato o il cretinogozzuto dissetato.

Il futuro di un paese

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di Francesco Pacifico

L’internetcafè sotto casa mia è pieno giorno e notte di ragazzi bianchi tra i dieci e i trent’anni che combattono in rete in giochi multiplayer di guerra, si sparano e ammazzano, vivono meravigliose avventure medievali o postatomiche, lanciano acido come in Irak: acido finto, digitale, numerique. Oggi pomeriggio sono già una trentina, ogni notte le stesse facce: quando entro c’è sempre qualcuno che dorme sulla poltrona. Uno ha appena urlato “ti ammazzo, putain”.

La sinistra e le città

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di Marino Magliani

“Partecipazione nei governi locali dell’America Latina” è il sottotitolo del libro La sinistra e le città, pubblicato recentemente dalla Caminito, giovane casa editrice di Firenze che si occupa di letteratura e cultura latinoamericana, proponendo traduzioni di autori dalla voce nuova, che sappiano raccontare l’America Latina, ma liberi dalle briglie del realismo magico.
La traduzione é di Marita Nadalutti.

Appunti su roghi e coprifuochi

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di Andrea Inglese

1. Il diniego
Il Primo ministro francese, signor Villepin, bell’uomo incravattato, con un’aria calma e concentrata, ha comunicato il 7 novembre, sul primo canale della televisione nazionale, che da ieri notte, in Francia, sarebbe stato reintrodotto il coprifuoco. La sua postura composta, la sua voce senza tremiti e sbalzi, la sua capigliatura argentata, di uomo intraprendente, tutto in lui, immortalato nell’inquadratura televisiva fissa, quasi frontale, rimandava al Daniel Auteuil di Haneke: tutto nel Primo ministro ripeteva quel diniego radicato profondamente, ignaro di sé, e devastante che il francese-francese manifesta di fronte al francese-africano, all’immigrato, al figlio d’immigrati, al figlio del figlio d’immigrati, per una sotterranea fede nel proprio sentimento di superiorità o nella propria missione di civilizzatore.

Con i fantasmi della letteratura

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forum su Cesare Garboli di Piero Sorrentino

Quante sono le anime, quanti gli stili che ancora respirano nei libri di Cesare Garboli? Di nove volumi pubblicati in vita, una manciata di raccolte postume e dello sterminato lavoro critico sparso sulle pagine dei giornali o emesso a voce – nella foga di una oralità che chi lo conosceva bene gli attribuiva con sempre maggior frequenza, soprattutto negli ultimi anni – quello che resta a poco più di un anno dalla morte proviamo a indagarlo con l’aiuto di critici e scrittori che dei libri di Garboli e della sua figura si sono nutriti: Filippo La Porta, Giuseppe Montesano e Emanuele Trevi.

6 Poesie di Günter Kunert

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tradotte e introdotte da Vincenzo Gallico

Ku

Günter Kunert ha un sostrato di esperienze private che s’intreccia in modo particolare alle congiunture storiche del ventesimo secolo. Nato nel 1929 a Berlino, è il figlio di una donna ebrea sposata ad un ariano poco interessato alle diatribe politiche, ma molto innamorato di sua moglie. Per tale motivo la famiglia Kunert incappa nelle leggi razziali di Hitler e si trova a fare i conti con le confische, la fuga, la latitanza. Günter cresce dunque in un’atmosfera di persecuzione, escluso dalla scuola, Fremder in eigener Heimat, straniero in patria.