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Fuoco Amico /Wu- Ming per Sud n°1

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Immagine di José MUÑOZ

LEGARSELA AL DITO
di Wu Ming 1

Rancori coltivati con dedizione. Esiste un “pollice verde” dei rancori: c’è chi è in grado di farli crescere e chi no, chi crea per loro un perfetto microclima e ha la costanza di annaffiarli tutti i giorni prima di uscire di casa, e chi invece li lascia sul terrazzo, noncurante, li lascia a consumare la stagione finché le foglie non cadono, volano nei giardini sotto casa, tornano concime per il ciclo della vita.

Alle frontiere dell’apartheid

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Cittadini negati. La rivolta nelle banlieue è il risultato del razzismo istituzionale che caratterizza non solo la Francia, ma tutta l’Europa. Nel vecchio continente oltre alla militarizzazione dei confini esterni, si stanno costruendo delle frontiere interne che seguono la linea del colore ma anche quella sociale. Un’intervista con il filosofo Etienne Balibar (Il manifesto – 22 novembre 2005)

Cronache pavesiane

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A scena aperta
di Effeffe

Non meraviglia affatto che nello stato delle cose, ma dovremmo dire le piazze, i torinesi abbiano trovato proprio qui il loro posto naturale. Quando per risolvere il problema dei pensionati che a Torino sono una parte non trascurabile della città, si decise, con un’idea a dir poco geniale , di sostituire le lamiere di recinzione con strutture a grata. Pare che gli anziani complicassero, a causa della loro innata curiosità il lavoro dei cantieristi, sporgendosi da ogni fessura disponibile tra le lamiere. Chissà se però l’ideatore della soluzione si sarebbe immaginato che da quando nelle grandi piazze di Torino e prima su tutte piazza San Carlo, sterrata, sprofondata, divelta, insomma in pieni lavori, proprio tra i cantieri sarebbe emigrato lo spettacolo naturale della città.

L’ASSALTO ALL’ALTO CASTELLO (2 di 2)

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generiche noterelle sparse, scritte di getto, in una fredda notte d’autunno

di Gianni Biondillo

3.
Di che popolo vado parlando se, il popolo, è notoriamente scomparso, sostituito com’è dall’uomo massa? Come posso confondere la cultura popolare con la cultura di massa, che è, per definizione, non cultura?
Ma, appunto, non è anche questo l’ennesimo luogo comune?

L’ASSALTO ALL’ALTO CASTELLO (1 di 2)

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generiche noterelle sparse, scritte di getto, in una fredda notte d’autunno

di Gianni Biondillo

1.
C’è un luogo comune che impera nel triste dibattito letterario italiano, da un po’ di tempo a questa parte e cioè che oggi ci sia un dominio della letteratura gialla sul resto della letteratura nazionale. Una sorta di colonizzazione, come se i giallisti abbiano assaltato l’alto castello, preso il potere e non abbiano fatto prigionieri. Detta in un altro modo, sono gli unici scrittori che vendono, che fanno i soldi, con i loro libri in Italia. Questo dogma inconfutabile porta con sé alcuni corollari: il primo è che questa pianta malevole ha soffocato i germogli di una letteratura che non sia di genere, strozzando di conseguenza la vera letteratura. Il secondo, conseguente al primo, è che se vuoi essere pubblicato, se sei un giovane esordiente devi, assolutissimamente, scrivere un giallo. Altrimenti l’onta del silenzio, della non pubblicazione.
Non è vero, ovviamente. È una vulgata falsa e tendenziosa.

Ritratto di Saverio Sivizia

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di Franco Arminio

(Venticinque anni fa, il 23 novembre 1980, due scosse di terremoto del settimo grado della scala Richter – l’equivalente del massimo livello in quella Mercalli – rasero al suolo una vasta zona dell’Appennino meridionale, tra l’Irpinia e la Basilicata, causando tremila morti e decine di migliaia di feriti: famiglie cancellate, 300mila senzatetto, 700 comuni colpiti, in molti dei quali non una pietra rimase in piedi. I governi che si sono succeduti negli anni hanno stanziato per gli aiuti una cifra pari a 58.200 miliardi di lire. Dal 1980 a oggi, 384 persone sono state arrestate e condannate per reati legati alla ricostruzione del dopo terremoto. Questo racconto di Franco Arminio – che ritrae un famoso amministratore locale, poi diventato senatore e ministro della Repubblica italiana – fu inserito da Gianni Celati nell’antologia Narratori delle riserve.
P.S.)

Divenire minoritari

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(Lasciare Deleuze ai filosofi sarebbe uno spreco troppo grave. Per questo a dieci anni dalla sua scomparsa – egli si è dato la morte il 4 novembre 1995 – vogliamo dedicargli un incontro, che sia anche una festa: l’occasione di un intreccio tra diverse forme di creazione, del pensiero, ma anche della parola e della musica.)

di Gilles Deleuze

“La frontiera, ossia la linea di variazione, non passa tra padroni e schiavi, né tra ricchi e poveri. Perché, degli uni e degli altri, si tesse tutto un regime di relazioni e di opposizioni che fanno del padrone uno schiavo ricco, dello schiavo un padrone povero, in seno allo stesso sistema maggioritario.

Discriminazione istituzionalizzata

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di Magali Amougou

“L’aumento delle discriminazioni pone un grave problema nei confronti del nostro obbiettivo d’integrazione che si basa sull’eguaglianza dei diritti in tutti i settori”. Questa è una delle principali preoccupazioni che emerge dal rapporto del “Haut Conseil à l’Intégration”, una commissione consultiva sui problemi dell’integrazione attiva dal 2003 in ambito parlamentare. Questo rapporto riconosce la pratica sempre più frequente dell’esclusione e della messa in quarantena degli stranieri o delle persone di origine straniera.

Poesie Civili /Jack Hirschman per Sud

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immagine di Kristof Szalek

Caro amico—dopo una lettura che ho fatto ad Aversa, ( libreria Quarto Stato) un compagno, Paolo Graziano, mi ha dato un copia di SUD ed io ho detto che avrei mandato una mia poesia —ecco—- sempre— Jack Hirschman

p.s. la traduzione è di Raffaella Marzano

LA CASA DEL TRAMONTO

“ridiventa straccio e il più povero ti sventoli”
Pier Paolo Pasolini, “Bandiera rossa”

Poggio la mia bocca sulla tua miseria, New Orleans,
inondata e inzuppata di morte.
Qui giace: enormi mucchi di bugie sulla guerra, questa prigione

cimitero galleggiante grida di rabbia
al respiro finale. Qui, all’ultimo delta,
Desiderio disteso sul fianco, è derubato, e girato

sottosopra dal suo stesso governo, e soffocato.
L’estate è finita e la vita è morta,
e ‘round midnight tutte le speranze sono saccheggiate.

Nessuno verrà fuori pulito da Katrina
a New Orleans in questa
Casa del Tramonto che sta affondando.

Un tempo era il lavoro

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di Andrea Bajani

Un tempo c’era la fabbrica, e dove un tempo c’era la fabbrica oggi c’è una società di call center. Un tempo c’era la società chiusa fordista, l’organizzazione scientifica del lavoro di Taylor, e là dove un tempo c’era la società chiusa oggi c’è una società aperta e umorale, uno spazio di congiunture, di oscillazioni, di vite interstiziali. Un tempo c’era l’imponenza fisica della fabbrica, l’invadenza in cemento armato di uno spazio inamovibile. E dove un tempo c’era l’imponenza fisica della fabbrica ora ci sono insegne che cambiano sulle facciate dei palazzi, organizzazioni effimere che durano il tempo di due sponsorizzazioni confermate e poi si dissolvono nel nulla.

Hans Faverey, Man & Dolphin – Homme & dauphin

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Man & Dolphin – Homme & dauphin

*

Ball; say: ball.

(Balle ; dis : balle).
Tu dois dire « balle ».
Dauphin, dis juste balle.
B-a-l-l-e : balle. Hé,

dauphin, dis juste une fois « balle ».

Incommunicado 2005. Come si tortura, oggi, e perché

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Di Andrea Cortellessa

Le parole per dirla
In comune, guerra e tortura, hanno anzitutto questo: sono, oggi, parole impronunciabili. Come la guerra – che oggi si chiama peace-keeping o (al suo aumentare d’intensità) peace-enforcing – la tortura si esercita, certo: ma si fa a meno di chiamarla col suo nome. La si può al limite ammettere, ma in negativo. A posteriori. La si è fatta, ma oggi non più.

Alexanderplatz

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di Helena Janeczek
Alex2

“Sono a Berlino, sto entrando in Alexanderplatz”, mi sento dire all’amica che chiama da Roma dopo mesi, come se fosse abituale essere qui. Invece mentre attraverso la strada, “Alexanderplatz” è ancora un nome e basta, titolo di un libro che l’amica romana non conosce, refrain di una canzone ignota all’amico di Berlino che mi guida. “Te la puoi risparmiare”, aveva detto, “è bruttissima”. Non avevo obiettato.

Parigi è un labirinto

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di Vincent Raynaud

(Pubblico in ritardo questo pezzo di Vincent Raynaud scritto a caldo nei primi giorni degli scontri parigini. Me ne scuso anche con l’autore, ma sono stato a zigozago per l’Italia. AB)

Da qualche giorno, un sacco di gente, amici e non (tutti italiani però), mi fa più o meno la stessa domanda: cosa sta succendendo nel tuo paese? Devo dire che all’inizio non ero molto informato: sentivo delle cose alla radio, scorgevo una foto su un quotidiano, tutto qua. E non mi sembrava granché: non è la prima volta e non sarà l’ultima che succede qualcosa nelle periferie, purtroppo c’è poco da stupirsi.

La vie en noir

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di Franz Krauspenhaar

Comincio ad essere stufo di sentire il fruscio, nel dibattito letterario tutto italiano senza fine né inizio su chi ce l’ha più duro (e casomai anche puro) di chi pensa che il noir è paraletteratura, roba di serie B, o – grazie per l’interessamento- artigianato di classe quando va bene, quando si vuole essere magnanimi.

Il mio Golem

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e altre poesie di Günter Kunert

tradotte da Vincenzo Gallico

golem

MEIN GOLEM

An manchen Tagen
höre ich deutlich
seinem Schritt. Überflüssig
der Blick aus dem Fenster
der Blick in die Zeitung.

Una funzione sociale

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da Jean-Paul Sartre

Noi non vogliamo aver vergogna di scrivere, e non abbiamo voglia di parlare senza dire niente. Del resto, anche se ce lo augurassimo non ci riusciremmo: nessuno può riuscirci. Ogni scritto possiede un senso, anche se assai diverso da quello che l’autore aveva creduto di infondergli. Per noi, in realtà, lo scrittore non è né Vestale né Ariele: è “implicato”, qualsiasi cosa faccia, segnato, compromesso, sin nel suo rifugio più appartato.

Ragazzo X [estratto]

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di Flavio Santi

Andrea Pazienza

La vita quotidiana in Italia dal Settecento al Duemila

Intanto qui il tramonto è una fila
di fucili dritti al petto.
Lontana suona una sirena,
l’allarme o l’antincendio è scattato:
la vita è fatta per lo più (e per di più)
di gastroenteriti, pulsioni basse e banali,
eredità familiari: l’ansia di mio padre
mi è scesa dentro, come
aceto ha fatto effetto,
e adesso proiettato fuori, in mezzo a vipere
in tutto questo ambaradàn
manca qualcosa, mi sono detto,
e non di poco: manco io
com’ero nel 1819
quando scrissi l’Infinito.

Gilles Deleuze (Versione Italiana, trad. effeffe)

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Contre le nouveaux philosophes

Intervista a Gilles Deleuze

Che ne pensi dei nouveaux philosophes » ?

Niente. Credo che il loro pensiero non valga niente. Vedo due ragioni possibili a questo non valere nulla. Innanzitutto il loro procedere per grossi concetti, tanto grossi quanto vuoti. LA legge, IL potere, IL padrone, IL mondo, LA ribellione, LA fede. Possono perfino arrivare a fare dei mix pazzeschi , dei dualismi sommari, la legge e il ribelle, il potere e l’angelo.

Arminio uno-due

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di Franco Arminio

uno)
CONZA, NEL VENTICINQUESIMO ANNIVERSARIO DEL TERREMOTO

nel centro di conza nuova
ancora fervono i lavori,
ci sono giochi per bambini che non ci sono
e poi sculture d’arte moderna
senza ammiratori.