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Scrivere è un martirio

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di Franco Arminio

Ho due problemi: il primo è che potrei morire da un momento all’altro. Il secondo è che prima o poi morirò. Voi non li tenete questi problemi? Oppure li tenete ma non pensate sia il caso di parlarne? La mia impressione è che voi teniate questi problemi, ma siete incapsulati in un’idea colta di voi stessi che vi impedisce di sbriciolarvi davanti agli altri. Male, molto male.

Laicità zero

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di Vincent Raynaud

Non è facile in questi giorni, per chi non vuole avere niente a che fare con la religione. Me ne rendo conto sempre più spesso e anche andando a votare. Cioè: accompagnando la mia compagna, che essendo italiana può votare lei (io non essendo italiano, ovviamente no). Qualche tempo fa si votava una seconda volta per scegliere il nuovo sindaco di Bolzano. (Le ultime elezioni sono state annullate, la destra aveva vinto per la prima volta, ma per soltanto 7 voti. In questo caso, non uso l’ufficiale “centro-destra”, perché questa coalizione è molto ma molto lontano dal centro).

FICTIONSCAPE. Splendori e miserie della fiction televisiva italiana #3

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di Giorgio Vasta

Riprendo dopo oltre un mese la pubblicazione delle interviste di Fictionscape. Nel frattempo il mio nuovo operatore telefonico, che non nomino, ha deciso la sorte della mia connessione.

A seguire la terza e ultima parte della conversazione con Giovanna Koch, che ringrazio ancora, sullo stato della fiction italiana contemporanea.

LA SCHIENA DEL PUBBLICO

GIORGIO. Vorrei sollecitarti su un ultimo punto.
Hai fatto riferimento alle produzioni sperimentali, e a come queste siano state nel corso del tempo un luogo di verifica dei “presentimenti” narrativi degli autori, nonché una sorta di punto di osservazione sulla specifica sensibilità del pubblico in un determinato momento.

Bacheca di dicembre 2005

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Costituzioni

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di Giuseppe Montesano

Purtroppo la verità, l’attitudine a cercare e a tentare di dire “la verità” non è un metodo. O forse per fortuna? Probabilmente se “dire la verità” fosse un metodo, una tecnica, diventerebbe presto uno strumento privilegiato di menzogna. Gli “studiosi” al servizio del Principe non sono mai mancati, e quando lo sono apertamente va ancora benissimo: li si identifica e si evita di scambiare i loro sofismi per ragionamenti. Esiste però qualcosa di molto peggiore: l’introiezione, da parte degli “studiosi”, dello stato di cose esistente, considerato come immutabile, poi come “tutto sommato” buono, e infine come necessità. Fino a che punto, del resto, lo studioso che si ritiene “sobrio” e “scientifico” e “oggettivo” è preda della sua stupidità, vale a dire delle sue illusioni su se stesso e il mondo? Non c’è scampo.

Sulla guerra civile ebraica e il nuovo profetico (2)

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di Marc Ellis*

L’attuale dissenso ebraico
Di fronte al bando del profetico da parte dell’ebraismo costantiniano, gli ebrei che dissentono dalle attuali politiche di Israele sono in una posizione difficile, forse impossibile. Come i teologi dell’Olocausto, anch’essi proclamano la fine dell’era rabbinica, o almeno dell’ebraismo rabbinico quale è stato praticato nella storia ebraica. Inoltre, come i teologi dell’Olocausto e la teologia costantiniana cui questi diedero origine, gli ebrei del dissenso affermano la centralità dell’Olocausto per l’esperienza ebraica contemporanea. È vero che, affermando che se la sofferenza dell’Olocausto giustifica Israele come stato-nazione per i sopravvissuti essa impone anche il rifiuto di causare sofferenza ad altri, gli ebrei del dissenso usano l’Olocausto per chiedere la fine delle sofferenze dei palestinesi. Ma questa posizione li chiude in una trappola, obbligandoli anche ad avallare la necessità di uno Stato di Israele fondato proprio sull’etica di sofferenza e potere che essi non possono non condannare.

Sulla guerra civile ebraica e il nuovo profetico (1)

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(È uscito il numero 12 della rivista Qui. Appunti dal presente. “Pause di riflessione” è il titolo di questo numero. Perché, alla maniera di pause nel ritmo delle pagine di diario che presenta (scritte, questa volta, in Italia, Croazia, Palestina, India, Thailandia, Laos, Vietnam), propone, appunto, riflessioni. Tre, diversissimi, i temi. Uno è “poesia e presente”. Un altro si potrebbe chiamare (…) “sulla guerra civile ebraica” (…). Il terzo tema è una domanda che abbiamo posto nel numero scorso della rivista: “la sinistra sa già tutto?”)

di Marc Ellis*

Tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo il sionismo era un movimento nettamente minoritario fra gli ebrei, avversato dalla maggior parte delle organizzazioni ebraiche religiose e laiche in Europa come in America. Anche durante e dopo il periodo nazista settori significativi dell’ebraismo rimasero indifferenti alla creazione di uno Stato ebraico in Palestina o la contrastarono attivamente. A uno Stato ebraico si opponevano persino sionisti che optavano per una concezione culturale o spirituale della patria ebraica.

La mia ricerca

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di Franco Arminio

Io parlo di me. Sono egocentrico e vanitoso. Scrivo per diventare famoso, per ricevere lettere e telefonate, per essere ammirato dalle donne.
Non mi importa molto di quel che fanno gli altri scrittori, in genere gli altri mi interessano solo quando si interessano di me.

Download-now / Roma

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un progetto di Marzia Migliora e Margherita Morgantin

__a cura di Francesca Comisso__

Fondazione Adriano Olivetti
Roma, Via Giuseppe Zanardelli 34

>>>Opening/Performance< << Martedì 6 dicembre 2005 alle ore 19.00

Lessico: Martirio

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di Raul Montanari

Tecnicamente, quello che sta soffrendo in questi giorni Adriano Sofri si chiama martirio.
Non conosco personalmente Sofri, non faccio parte della cricca abbastanza tediosa di quelli che possono permettersi di parlarne chiamandolo per nome. Suo figlio Luca è il marito della mia migliore amica e questo è l’unico legame indirettissimo fra noi. Mi piace molto di quello che scrive. Anche se forse, in tutti questi anni, l’osservazione più divertente e in fondo più rispettosa che ho mai letto a riguardo suo e della sua vicenda è stata che bisognava farlo uscire dal carcere, una buona volta, in modo da poter cominciare a dissentire senza riserve da quello che diceva nei suoi articoli.

Racconto Camorra, impreciso ma apologetico

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di Sergio Nazzaro

Le mani del killer: l’omicidio Fortugno, ha fatto riscoprire all’Italia l’esistenza della ‘ndrangheta. Come sempre ci vuole il morto ammazzato, ed anche eccellente. Durante le primarie del centro sinistra, davanti ad un seggio, le mani di un killer pongono fine alla vita del vice presidente di un consiglio regionale. Eppure la sera non è la prima notizia del telegiornale. Non si sa ancora se è possibile piangersi questo morto o meno. Forse è colluso o forse no. Per piangere e indignarsi serve ancora qualche ora. Eppure in un paese democratico, davanti ad un seggio che cerca di esprimere l’essenza della democrazia, un uomo ammazzato malavitoso o no, dovrebbe essere la prima notizia. Si fa difficoltà nelle redazioni a reperire qualche foto di Fortugno, per commentarla questa benedetta notizia, qualche ora dopo.

Ad Reinhardt, L’art-en-tant-qu’art

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La seule chose à dire sur l’art est que c’est une chose. L’art est l’art-en-tant-qu’art et tout autre chose est tout autre chose. L’art-en-tant-qu’art n’est rien d’autre que de l’art. L’art n’est pas ce qui n’est pas l’art.
Le seul objet de cinquante années d’art abstrait est de présenter l’art-en-tant-qu’art et, comme nulle autre chose, de le faire dans la seule chose qu’elle est seulement, la séparant et la définissant de plus en plus, la rendant plus pure et plus vide, plus absolue et plus exclusive – non objective, non représentationnelle, non figurative, non imagiste, non expressionniste, non subjective. La seule et unique manière de dire ce que l’art abstrait ou l’art-en-tant-qu’art est, est de dire ce qu’il n’est pas.

Fronte Sud/ Sui maestri

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Sul blog Lipperatura era stata ripresa la discussione che si è svolta qui da noi in bacheca. Loredana l’ha integrata con uno scritto interessante sui maestri. Segue un testo secondo me illuminante di un giovanissimo storico dell’arte che ho conosciuto a Parigi e che collabora a Sud.
effeffe

immagine di Frédéric PAJAK

SUI ‘MAESTRI’ NELLA STORIA DELL’ARTE
Riccardo Venturi

Faccia a Faccia con Salman Rushdie

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di Angela Bruno e vins gallico

Piazza Lesseps è tutta un cantiere. Per attraversarla ci tocca camminare sotto un tunnel che sembra la metropolitana (graffiti compresi). All’ingresso della biblioteca Jaume Fuster c’è il cartellone con il titolo dell’incontro Barcelona Any del libre – el valor de la paraula. Ci mettiamo in fila per recuperare un auricolare. C’è disponibile soltanto la traduzione in catalano.
È giù che si va per Rushdie?
Ruschì? Ci risponde l’addetto alla distribuzione degli auricolari, Qui c’è solamente la presentazione di un libro.

Fronte Sud/ Fuoco Amico

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Altan su :
http://www.focus-magazine.info
da Sud n°1

Ri-sentimenti a Napoli

di

Gianfranco Borrelli

Sempre hanno fatto sorridere (non più di tanto) quelli analisi sociologiche che hanno ricondotto Napoli e i napoletani nei percorsi della modernizzazione, dello sviluppo forzato; in realtà, si può con buone ragioni argomentare che il criterio più idoneo a spiegare lo scombino partenopeo è quello classico dell’anatomia della città (da Aristotele a Machiavelli), come a dire: la città è attraversata da conflitti permanenti, da antagonismi irriducibili, da divisioni che normalmente lacerano il corpo naturale della comunità (peraltro così intensamente popolata). Non si tratta in prevalenza di conflitti sociali: piuttosto contrapposizioni di carattere psico-fisico prodotte da razze sovrapposte, comportamenti e linguaggi diversi derivati da etnie molteplici, privilegi di antiche famiglie che si confrontano con nuclei miserabili (per cultura e per averi), prerogative di corpi/corporazioni manifeste o nascoste (massonerie, camorre, etc.), privilegi di professioni e mestieri bene preparati soprattutto nel raggiro dei concittadini: alla radice dei risentimenti sono innanzitutto queste dinamiche.

Sulla tortura – un miracolo, un universo

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di Gianluigi Ricuperati

Quando si parla di tortura, le questioni fondamentali hanno l’aspetto di domande pragmatiche. Che fare dei torturatori quando si passa da una dittatura a una democrazia? Come assicurare alla giustizia chi ha violato in modo così radicale e organizzato i diritti dell’uomo? Come venire a patti – anche filosoficamente – con il fatto che la Tortura sia stata parte integrante dei processi di gestione di un governo? Come venire a patti con il fatto che ci sia stata Tortura, che ci siano stati Torturatori, che ci siano stati Torturati? Qualche anno fa è uscito negli Stati Uniti uno straordinario libro intitolato A Miracle, a Universe – forse la migliore riflessione sul tema condotta negli ultimi tempi, ma anche qualcosa di più di una riflessione.

Monna Chisciotte

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di Davide Morganti

Napoli è una città non adatta alla guerra.

No, Napoli è una città buona per l’agguato, stretta com’è aizza i cecchini, invita all’aggressione, sollecita al corpo a corpo, esalta il tranello, non lascia respiro; è fatta di perforazioni e budelli, strettoie e angiporti; rende insopportabile il calore dell’altro.

Sui roghi

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di Andrea Raos

A qualche giorno dalla fine dei disordini (ora, cioè, che si è tornati alla piatta normalità delle circa cento macchine bruciate ogni mese nelle periferie parigine), è ormai chiaro che la trappola orchestrata da Nicolas Sarkozy e dai suoi ha funzionato in pieno. Ci sono cascati tutti: per primi i giovani devastatori, la carne da cannone; ma anche, più di loro, i cosiddetti partiti di opposizione, i movimenti antagonisti, gli scrittori, gli intellettuali; e soprattutto gli obiettivi primi della manovra, ossia i concorrenti interni (nei partiti di destra) di Sarkozy, ed il loro elettorato.

Trittico

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di Giancarlo Tramutoli

*
Ho sempre paura
a usare rime baciate:
un’improvvisa alitosi
potrebbe farle morire ammazzate.
15.11.02

Storia segreta del cinema asiatico

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Fondazione Prada
Via Fogazzaro, 36 – Milano
28 novembre – 1 dicembre 2005

La Fondazione Prada propone a Milano dal 28 novembre al 1 dicembre nello
spazio di Via Fogazzaro 36 una selezione della rassegna Storia Segreta del
Cinema Asiatico, già presentata alla 62. Mostra Internazionale
d’Arte Cinematografica (Venezia, 31 agosto – 10 settembre 2005).

Abbicì poetico (in prosa)

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di Valerio Magrelli

Esce in questi giorni, presso Luca Sossella editore, “Che cos’è la poesia?” di Valerio Magrelli (libro+cd della durata di un’ora, con musiche di Carlo Boccadoro). Un “contromanuale di poesia”, come lo definisce lo stesso autore, sotto forma di abecedario: ventuno voci, dalla A di “autore” alla Z di “zeppa”, più una premessa e un congedo, registrato dal vivo all’Auditorium Parco della musica di Roma il 13 maggio 2005. Ringrazio Luca Sossella per il permesso di riproduzione di due brevi voci di “Che cos’è la poesia?”
P.S.