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A Gamba Tesa/ Biagio Cepollaro

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foto di Philippe Schlienger

Blog Pensieri
di
Biagio Cepollaro

Il gesto non-collaborazionista
Ciò che fa di un gesto un gesto ‘non-collaborazionista’ non è il suo conformarsi ad un’ideologia ‘antagonista’, tutte le ideologie, proprio perché ideologie sono costruzioni menzognere che mimano uno spazio pubblico quando la verità amara dell’Occidente contemporaneo è proprio l’assenza dello spazio pubblico. Conta la motivazione del gesto, il suo stile, il milieu che lo ha generato: tratti sottili che assomigliano più ad una performance artistica che ad un proclama di principi. Il rifiuto del non-collaborazionista è così profondo, così radicato, antropologico, necessario, che è già diventato curiosità per il mondo così com’è, è già diventato disponibilità a trattare il resto come il prossimo: mondo tutto curvato sui giorni, consapevolezza della propria età, delle proprie ‘speranze di vita’.

Deandreide

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Oggi sono sette anni dalla morte di Fabrizio De André. Venerdì 13 gennaio, dopodomani, Radio Tre Suite dedicherà a Fabrizio De André un’intera serata, a partire dalle 20,20 circa e fino alle 22,45 (sempre circa). Andrea Bajani, Marosia Castaldi, Mauro Covacich, Diego De Silva, Nicola Lagioia, Giordano Meacci, Paolo Nori, Laura Pariani, Antonio Pascale, Christian Raimo, Dario Voltolini, che insieme anche a Evelina Santangelo, Antonio Franchini e Davide Longo hanno scritto ognuno un racconto che prende spunto dalle storie e dai personaggi di De André e che va a comporre il volume Deandreide (www.deandreide.it), leggerranno dei brani dai loro lavori. Gli Andhira si occuperanno della parte musicale.
Per chi vorrà regalarci un po’ di ascolto, noi siamo là.
Ciao a tutti,
g.

L’interludio di Bret

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di Franz Krauspenhaar

Ho sempre seguito i lavori di Bret Easton Ellis con grande interesse e ammirazione. Ellis è la prova vivente di due casi diciamo così umani che avvengono abbastanza raramente nel mondo della letteratura: uno scrittore che esce da una scuola di scrittura e diventa grande (invece che un onesto artigiano o un ottimo o meno ottimo sceneggiatore televisivo o un più avvertito lettore, come invece avviene nella maggior parte dei casi) e anche uno scrittore di successo planetario che è anche un grande scrittore, uno che fa letteratura ad altissimo livello.

A Gamba Tesa/ Manifesto Timido

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foto di Philippe Schlienger

Frammenti e articoli del manifesto del Comunismo Dandy
del
Maestro Francesco Forlani

Un signore sulla cinquantina, colle
ginocchiere e i roller mi si piantò davanti, nei
pressi della Place de la Bastille.
“Scusi per l’arco di trionfo?”
“Conosco la strada per l’arco”-risposi. E sparì
come una freccia.
Del trionfo neppure un lontano ricordo.

Articolo 2:

Lunga vita ai debitori

Da uno studio recente la cui veridicità difficilmente sarà messa in dubbio, si è scoperto che i debitori vivono almeno dieci anni in più rispetto alla media. In certi casi, per esempio , quando il volume dei debiti è ripartito equamente entro un gran numero di creditori si può arrivare fino a vent’anni di vita in più.

A Gamba Tesa/ Massimo Rizzante

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foto di Philippe Schlienger

LA PATRIA DEI LUOGHI COMUNI

di

Massimo Rizzante

Che fare?

Avevo quattro possibilità.
Primo: festeggiare il decimo anniversario delle «Vacanze dello spirito» in compagnia di alcuni «grandi protagonisti della cultura» – così recitava il depliant recapitatomi in portineria – in un rifugio d’alta montagna circondato dalle «vette più caratteristiche delle Dolomiti».
Il seminario era aperto a tutti coloro che erano in grado di leggere «un semplice articolo di divulgazione culturale». Una volta superato il test, la vacanza prevedva due incontri al giorno con uno dei «grandi protagonisti della cultura»: un ex-filosofo del pensiero debole, un economista del pensiero unico, un critico letterario celebre per i suoi giochi enigmistici. Nel pomeriggio si poteva scegliere tra il trekking e il cinema all’aria aperta. Alla sera ciascuno era libero di consacrarsi alla «scoperta della propria natura».

Busi in corpo 11

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di Flavio Marcolini

Lo si vede sovente in televisione, si ascolta talvolta alla radio, i suoi volumi s’addensano in libreria, ma per molti Aldo Busi resta una figura per molti versi sconosciuta e pochi sanno che la sua produzione letteraria ammonta a oltre una trentina di titoli estremamente variegati.
Chi volesse addentrarsi in questo monumentale corpus letterario a febbraio avrà finalmente a disposizione la prima monografia a lui dedicata, “Busi in corpo 11. Miracoli e misfatti, opere e opinioni, lettere e sentenze”, scritta da Marco Cavalli e pubblicata dalla casa editrice Il Saggiatore (pp. 476, € 19).

Biagio Cepollaro per Amelia Rosselli

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[Le coincidenze, davvero, non esistono. Nella “Bacheca” si parlava di Amelia Rosselli, e nelle stesse ore Biagio Cepollaro mi spedisce il testo dei suoi “blogpensieri”. Fra i quali uno, che parla di Amelia, è versione in prosa – non so se precedente o successiva – di una sua poesia che a me è sempre piaciuta moltissimo. Allora eccoli qui, prosa e verso. a.r.]

Che cosa chiedo ai critici dei critici

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di Giacomo Sartori

L’intervento di Giulio Mozzi “Che cosa chiedo alla critica letteraria”, mi è parso molto interessante, e condivido la maggior parte delle sue affermazioni. Ma nello stesso tempo devo confessare che qualcosa non mi torna. Perché naturalmente quando Giulio Mozzi si rivolge alla “critica letteraria” non è più il Giulio Mozzi lettore/scrittore/editore che pretende essere, ma è il Giulio Mozzi animatore di un importante blog. E naturalmente quando Giulio Mozzi animatore di cultura letteraria si rivolge alla “critica letteraria”, si rivolge in realtà – essendo quest’ultima solo un concetto astratto, e non essendo lui un don Chisciotte – a dei critici in carne ed ossa, all’insieme dei critici in carne ed ossa. E allora mi sembra che la problematica da lui sollevata non possa non essere inquadrata in un discorso più ampio, vale a dire nel tipo di rapporto che il suo blog, ma anche altri blog che si occupano di letteratura (per esempio Nazione Indiana), hanno e vogliono avere rispetto alla “critica letteraria” (giornalistica e accademica), intesa come concreto gruppo di operatori che sfornano via via dei concreti prodotti. La realtà è che, per il fatto stesso di esistere, Vibrisse e gli altri blog pongono delle richieste alla “critica letteraria” che vanno bel al di là – mi sembra – delle richieste esplicitamente formulate da Mozzi. Alle pertinentissime richieste di Mozzi-animatore, mi viene quindi spontaneo di affiancare alcune richieste – benevole e sinceramente rispettose nei confronti del lavoro da lui svolto – rivolte a lui e più in generale ai “critici dei critici”:

Uno che conta

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di Giancarlo Tramutoli


E pensare che in banca ci sono entrato vincendo un concorso da stenotipista. Una specie di stenografo elettronico. Che utilizza un pianofortino tipo Bontempi e prende accordi e acchiappa parole che poi te le metti a posto sul computer dove le hai sparate. Io che già da dieci anni scrivevo poesie. E come tutti quelli della mia generazione, sono stato massacrato dalla canzone di Venditti, quella che dice: Compagno di scuola ti sei salvato o sei finito in banca anche tu? Mentre qualche anno dopo ci si è messo pure Gino Paoli con Eravamo quattro amici al bar, che poi è vero che al bar questi parlavano di cambiare il mondo e che alla fine resta lui solo, l’anarchico poeta rivoluzionario nullafacente che uno pensa: «Ma ‘ste consumazioni come se le pagava?». Perché d’accordo che bisogna cambiare il mondo, ma quando ti fai una birra prima o poi qualcuno, anche se c’è stata la rivoluzione, il conto te lo porta.

I confini sono spessi, di Antonio Sparzani

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“Rosso, aranciato, giallo, . . .”, la cantilena dei colori dell’arcobaleno l’abbiamo nel lessico famigliare fin da piccoli. Se d’altra parte osserviamo da vicino una di quelle strisce colorate che spesso nei libri si trovano ad illustrare lo ‘spettro dei colori dell’iride’, individuiamo sì quei sette canonici, corrispondenti a nomi che la cantilena ci tramanda, ma, tra l’una e l’altra di quelle piccole zone nelle quali ci sembra di individuare il verde, o l’indaco, ve ne sono molte altre cui non sapremmo dare un nome, se non in qualche caso, prendendo magari a prestito i nomi fantasiosi suggeriti dall’arte, o dalla moda, o dai cataloghi dei colorifici. E non è facile segnare confini che delimitino l’uno o l’altro dei colori dai nomi conosciuti.
La notte è il periodo di tempo che va dal tramonto al sorgere del Sole e il giorno è il periodo che va dal sorgere del Sole al tramonto e queste sembrano belle proposizioni chiare e distinte, finché almeno non ci si pongono domande pervase da quell’ansia di precisione che l’ultimo mezzo millennio di quantitativa operosità ci ha ormai irreparabilmente trasmesso.

Guerriero

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di Piero Sorrentino

Il paradiso spunta da un imballaggio di cartone e scotch. Fialette di vetro che sembrano piccoli termometri tozzi, pieni di liquido chiaro e punteggiato da granelli bianchi, corpuscoli galleggianti e storti come quelli dei fermenti lattici. Lì dentro c’è l’Olimpo, l’Obiettivo, il Sogno, lì svetta la punta più acuminata del processo di accumulazione muscolare che tutti i giorni – in sottoscala fetenti o in lussuose beauty farm da 90 euro al mese – si ripete immutato da anni. Annidato in confezioni che sembrano progettate da un designer minimalista, in boccette panciute, in blister con vesciche di plastica trasparente che fungono da accogliente utero per pillole e pasticche colorate.

“L’isola di Telemaco” e altre poesie

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di Massimo Rizzante

L’isola di Telemaco

Vorrei prevenire i biografi:
questa è l’ultima volta che sono al mondo
come viceconsole, shogun o Gran Mogol. Che importa?
Del resto, viaggio.

Dentro una scatola

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di Mondo Marcio

(Ricevo da Massimiliano Governi e molto volentieri pubblico questo rap. F.K.)

Yeah Uomo….c’è qualcosa che non va uomo…NON C’E’ NESSUNO!
Rito:
Perchè vedi un po’ di anni fa/vedevo mamma e papà/dentro una scatola/dietro due psichiatri ed ero solo un bambino…un bambino!!/e dicono capita/ma non spararti frà/sfogliami l’anima/e vedrai che c’ero cosi vicino….cosi vicino!!!

A Gamba Tesa/ Con Brio

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foto di René-Jacques

Editoriale Uno
di Biagio Cepollaro

Poesia da fare, Numero Tre
http://www.cepollaro.it/poesiaitaliana/rivista/pf003.pdf

Ci sarà qualcuno, forse in una notte insonne, o al contrario, in un’ilare mattinata d’estate, che avrà voglia di parole nuove.
Quel qualcuno avrà lasciato alle spalle molte complicità e avrà cominciato a guardare in faccia alla sua paura di essere nessuno…

Allora con un piede fuori da questa paura e da queste complicità, comincerà a leggere. Leggere avrà la consistenza di un’azione e la poesia avrà realizzato il suo corpo nascosto, la sua praticità.
Come alzando la testa senza aver bisogno di andare impettiti.

Sulla strada per Carlos Paz

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di Marino Magliani

In Liguria quelli nati al fondo delle valli come me per guardare le cose devono sempre alzare gli occhi e allora scoprono le terrazze il verde degli orti che ascende a quello più azzurro degli ulivi poi una fascia boscosa e prativa gialla o verde anch’essa dipende dalle stagioni ma pietrosa pietrosa quanto basta da staccare il blu del cielo dall’azzurro degli ulivi che sta lassù più per i turisti che per noi a dire come una valle debba per forza morire in un pezzo di cielo o in un’altra valle.
Nella mia valle i nati al fondo delle cose li riconosci perché hanno la fronte sempre arrugata perché nella mia valle per guardare le cose si potrebbe alzare la testa e invece si alzano solo gli occhi.

Lo scrittore e l’attrice, un gioco di recitazione

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di Franz Krauspenhaar

“Bisognerebbe scegliere per moglie solo una donna che, se fosse un uomo, si sceglierebbe per amico”. Così sentenziava lo scrittore Joseph Joubert in tempi molto lontani dai nostri.

Virgolette

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di Marco Candida
Il centoquarantacinquesimo commento al post A cena (e a colazione, se possibile) con Eva pubblicato su Nazione Indiana da Giovanni Choukhadarian, è firmato da Emma e tra altre cose dice:

[…]
Per me gli asterischi sono come due puntine o due mollette poste ai margini di un post-it in carta riciclata.
Servono per appendere il post-it da qualche parte, anzi possibilmente davanti agli occhi di chi legge.
Il corsivo è parente stretto, le “.” probabilmente pure, il TUTTO MAIUSCOLO è il cugino maleducato, ma siccome corsivo, “.” e TUTTO MAIUSCOLO per ora hanno un aspetto più familiare dei *.*, si finisce col notarli di meno.
[…]

A Gamba tesa (ma non troppo)

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foto di Gisèle Freund

Fumare o non fumare ?
del maestro Francesco Forlani

A Giuliano Ferrara

E ’una manipolazione della memoria
molto inquietante, si cerca di imporre alla
nazione dei ricordi fabbricati ..
« Anche il passato in URSS è imprevedibile »
(detto popolare)

Hai smesso? Allora puoi prenderne una ”
Tom Waits a Iggy Pop in “Coffee and cigarettes”
di Jim Jarmusch

In un tempo in cui tutti parlavano della caduta del muro, o del comunismo, nessuno, salvo rare eccezioni, sembrava prestare attenzione a un nuovo mondo popolato abitato da nuove creature: gli ex fumatori.

La delegazione arrivò a Massa senza troppi casini

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di Duccio Battistrada

Lo dico subito. Io Pazienza non l’ho mai conosciuto. Sfiorato sempre, visto mai. Ci sono dei posti di Roma dove passo e dico: ecco, qui è quella volta che non l’ho incontrato. Perché non ho voluto incontrarlo. Come la biblioteca in Via della Gatta. Non andai all’inaugurazione della mostra, ci andai dopo e ancora bestemmio gesucristo di non essere stato uno dalla corsa facile e dal piglio disinvolto, per fregare – un attimo ci voleva, un attimo! – da quelle salette uno degli originali di Francesco Stella, una storia a colori su Frigidaire, colorata da lui, non dalla moglie o da chissà chi per far sembrare nuove storie concepite in un bianco e nero gelido e perfetto. La tavola con Betty Curtiss, due esse, figlio del popolo. Con i capelli disegnati uno a uno, mentre si accende una sigaretta. Da prendere Benjamin, W. per la collottola e sbatterglici la faccia contro a ripetizione come qualcuno fa coi gatti che cacano in salotto, allora, neanche qua c’è l’aura secondo te? Eh? EH?

Scrab

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di Gianni Biondillo

costantinopoli

C’è un tale, a Roma, che sul balcone di casa compone icone. A metà fra l’arte bizantina e il kitsch postmoderno.
Sembrano ex voto, cargo cult, icone sacre di un culto alieno. Restituisce dignità al residuo, allo scarto. Ready made estremamente complessi, organizzati per simmetrie ieratiche.

4 poesie

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di Alain Jouffroy

(un’altra poesia augurale (+3) e un altro augurio di buon anno per tutti; traduzione di A. I.)

Chi si lamenta della generale imbecillità è lui stesso
imbecille. Chi non smette di ripetere che la vita è assurda
e l’uomo marciume, spinge al colmo l’assurdità.
Abbiamo ingoiato questi beveraggi. E li abbiamo vomitati.
E il mattino sorge sui giovani alberi piantati
il giorno prima. La rete degli amici elude
il calcolo ignobile, la prudenza degli uni e degli altri.
Malgrado la generale degradazione, il sorriso
e la grande risata sono possibili. Le bambine si divertono
sulle spiagge. Si lasciano seppellire dai loro fratelli
o tentano di tenersi in equilibrio sulla testa. Questo
non diminuisce in nulla la criminalità che è di sbirri ed assassini.
Ma impedisce che si confonda il destino della specie
con una dittatura di sciacalli. Gli aeroplani sono
dirottati, degli innocenti bruciati vivi dentro gli aeroporti.
Ci sono anche ragazze palestinesi che giocano con l’aquilone.