di Massimo Sannelli
1. La poesia di Amelia Rosselli era un urlo corporale, a tutti, attraverso una tecnica precisa. Oggi è diventata un fenomeno elitario: la sua potenza inusuale interessa veramente ad una minoranza dei lettori possibili. Nessun popolo ha veramente accolto Rosselli: o perché «pubblico disattento», come nell’incipit di Documento, o per una reciproca impermeabilità. La poesia antiborghese non è automaticamente una poesia populista: «tu non distribuire / pensieri nelle selve, ai poveri, ma ai / ricchi, dona tutto il mio sangue». Prima di tutto, si trattava di non sedere più ad una tavola conosciuta e non parlarne più la lingua. Quindi: aggredire tavola e lingua con uno scempio raffinato, sulla base di una disposizione millimetrica che fa parte per se stessa. Dunque il sangue di Rosselli appartiene ai ricchi, paradossalmente: non ai poveri, che lo conoscono per elezione, ma possono rifiutarlo.