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senza titolo

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di Massimo Sannelli

1. La poesia di Amelia Rosselli era un urlo corporale, a tutti, attraverso una tecnica precisa. Oggi è diventata un fenomeno elitario: la sua potenza inusuale interessa veramente ad una minoranza dei lettori possibili. Nessun popolo ha veramente accolto Rosselli: o perché «pubblico disattento», come nell’incipit di Documento, o per una reciproca impermeabilità. La poesia antiborghese non è automaticamente una poesia populista: «tu non distribuire / pensieri nelle selve, ai poveri, ma ai / ricchi, dona tutto il mio sangue». Prima di tutto, si trattava di non sedere più ad una tavola conosciuta e non parlarne più la lingua. Quindi: aggredire tavola e lingua con uno scempio raffinato, sulla base di una disposizione millimetrica che fa parte per se stessa. Dunque il sangue di Rosselli appartiene ai ricchi, paradossalmente: non ai poveri, che lo conoscono per elezione, ma possono rifiutarlo.

Libero?

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di Gianni Biondillo

Oggi ho avuto una giornata pesante. Non tanto per il lavoro, in fondo non ho fatto un gran che, ma per un colossale mal di testa che mi ha rovinato il pomeriggio. Colpa della digestione, lo so. Ho mangiato delle schifezze immonde. (In centro, a Milano, si tende a mangiare schifezze immonde, al costo di un pranzo da Chez Maxime.)
In ogni caso. Stasera, tornato a casa, col mio bel colossale mal di testa, ho ritirato la posta dalla casella (quella vera, intendo, non la posta elettronica). A me piace ricevere posta, mi sembra sempre che qualcuno mi pensi, che qualcuno mi voglia bene, insomma. C’era un po’ di tutto: bollette, una rivista di settore, una lettera della banca. E poi, infilata a forza per la sua dimensione, una busta, grande come un A4 (21, 29.7 mm). Su un lato c’era una piccola etichetta col mio indirizzo. Sull’altro lato c’era questo (cliccateci sopra):

Biscotti salati

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di Franz Krauspenhaar

tuc.jpgTutto cominciò a picchiare forte su sterno e cuore e cervello quando morì mio padre, al quale ho sempre cercato di assomigliare senza riuscirci. Mio padre per me voleva ben altro – mio padre, mio padre, lo nomino spesso, lo nomino troppo- voleva per me un avvenire radioso. Io avevo fatto molto per accontentarlo, mi ci ero messo d’impegno, non era difficile, pensavo, basta che segui le sue orme, sono ben disegnate, tu seguile e vedrai, mi dicevo. No, è andata come non m’aspettavo, tutt’altra cosa, tutt’altro giro, tutt’altre scene.

Poesia del 14 febbraio

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di Franco Arminio

posta elettronica: nessun messaggio.
telefonino e telefono: muti.
cassetta della posta: vuota.
non ci sarebbe da preoccuparsi,
sono ancora le dieci del mattino,
a quest’ora la gente lavora,
il mondo ti penserà più tardi,
magari ti arriverà
una lettera della banca,
quelle che non apri mai.

Maestri non Mostri

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IL SOGNO DEL MAESTRO

David Albahari
traduzione di Massimo Rizzante – fotografia: “Carota”, di Luca Anzani

a Danilo Kis
Carota - foto di Luca AnzaniNella notte tra il 13 e il 14 agosto del 1976 ho sognato, per la prima e ultima volta, Danilo Kis. Non ricordo se a quel tempo lo conoscessi già; in realtà, non ricordo affatto dove e quando l’ho conosciuto. Nel sogno, per quanto posso giudicare dalle note del mio diario, abbiamo scambiato solo qualche frase. Gli ho detto: «Mi piacerebbe parlarle». Danilo Kis mi ha risposto: «La prego».
È certamente possibile che il sogno sia stato molto più lungo e che io l’abbia dimenticato, o che al mio risveglio abbia intenzionalmente ridotto il suo contenuto a quelle due frasi insignificanti. Non c’è niente nelle note che precedono quella di quel giorno d’agosto che spieghi l’apparizione del sogno; non c’è niente nella mia memoria che mi fornisca una chiave supplementare. Eravamo in piedi o seduti? Si è inclinato verso di me o invece, a braccia conserte, è rimasto indifferente? E soprattutto: di che cosa volevo parlargli? E perché proprio a lui?

Uomo

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di Michele Monina

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[Il trasloco di Michele Monina pare biblico. E’ per questo che, di comune accordo, abbiamo deciso di pubblicare il suo articolo uscito su Diario il 20 gennaio scorso, al posto di un pezzo scritto apposta per NI. Per, diciamo, placare i sensi di colpa nei confronti di Andrea Barbieri, che chiedeva delucidazioni sul fenomeno Mondo Marcio in un suo commento (qui); sperando così di captare la sua benevolenza. Sicuramente non riuscendoci. G.B. ;-) ]

Milano, città del fumo. L’incontro con Mondo Marcio avviene in un angolo di strada, come dentro il testo di una sua canzone. È mezzogiorno, e ci si incontra per una colazione da Spizzico. Fuori è arrivata la prima neve, a rendere più ovattato il traffico prenatalizio di Corso Buenos Aires.

Le macchine liriche. Sei poeti francesi della contemporaneità (1)

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A cura di Andrea Inglese e Andrea Raos

[Leggere anche la seconda e la terza parte del dossier.]

Su tale scelta di testi tradotti si è espresso negativamente Alfonso Berardinelli (articolo 1 e 2). Noi gli abbiamo risposto difendendo le nostre ragioni (lettera 1 e 2).

Sei poeti soltanto non possono costituire di certo un paesaggio, ma neppure un semplice scorcio di poesia francese contemporanea. Ciò nonostante l’idea del paesaggio va salvaguardata, ma con un’opportuna correzione. È un “paradigma di paesaggio” quello qui proposto. In esso è possibile rinvenire dei tratti salienti comuni a un paesaggio ben più vasto e variegato.

Niente più culto dei morti nell’Italia del Novecento

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di Christian Raimo e Nicola Lagioia

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Io e Nicola eravamo stati amici – molto amici, stretti, sodali, soprattutto nei due anni in cui le cose stavano andando talmente a scatafascio che potevamo passare le ore a fare battute sarcastiche sul fatto che non avevamo i soldi per comprarci una corda da agganciare al soffitto.
In un’Italia divorata dalla crisi economica, nel maggio assolato e ventoso in cui per un periodo ci dividemmo un appartamentino a San Giovanni, le cose erano andate più o meno in questo modo: io ero depresso perché ero depresso e Nicola era depresso perché – fuori tempo massimo, nevrotizzato dai sensi di colpa – si stava sputtanando i pochi soldi che gli passava una web-agency facendosi nelle vene. Io lo guardavo con gli occhi abbacinati, abbozzavo meraviglia: preparare tutta quella roba lì, le bustine di cellophane, i filtrini di ovatta, il cucchiaino… Tutti i pulpiti su cui sarei dovuto salire per contraddirlo o almeno biasimarlo mi sembravano troppo alti, e del resto ero convinto che lui ce l’avrebbe fatta perché aveva una fidanzata, Betta, che nonostante tutto gli voleva bene, come lui era convinto che io mi sarei salvato perché avevo una famiglia che mi avrebbe fatto in qualsiasi evenienza da materasso protettivo; ma questo, appunto, non ce lo dicevamo.

È in edicola

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il n. 202 di “Poesia” (Crocetti), con il primo di due articoli di Marco Giovenale dedicati ad alcuni autori nati negli anni 1968-77. Il secondo testo uscirà in marzo. In entrambi è proposta una sezione antologica.
In questo numero di febbraio sono raccolti testi di Gian Maria Annovi, Elisa Biagini, Alessandro Broggi, Giovanna Frene, Florinda Fusco, Vincenzo Ostuni, Laura Pugno, Massimo Sannelli.

Il titolo dato a questo primo saggio e segmento antologico è legato al lavoro affrontato nel contesto di RomaPoesia 2005: Corpo, gelo, tempo, oggetti. Si tratta di un intervento in buona parte indipendente da quella occasione di incontro, ma che a vari campi tematici e riflessioni e discorsi lì impostati fa riferimento.

[ M.G., Questioni e generazioni. Alcuni autori nati negli anni 1968-77. Prima parte: Corpo, gelo, tempo, oggetti, in “Poesia”, a. XIX, n. 202, febbraio 2006, pp. 49-58 ]

La sciagura dei romanzieri italiani: risposta al comparatista Rizzante

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di Giacomo Sartori

1. Il comparatista

Massimo Rizzante è un (ottimo) comparatista, e nel testo pubblicato su Nazione Indiana (qui) ragiona da comparatista. A differenza del tassonomo, che classifica tutto, lottando anima e corpo contro la labirintica infinitezza del reale, e correndo a volte il serio rischio di prendere il proprio naso per una nuova interessantissima specie, il comparatista vola alto nei cieli. Con le sue potenti ali di grande rapace, che gli permettono di farsi un baffo delle ripide e perigliose scarpate che separano le varie vallette che incidono il paesaggio – punta con sicurezza sulle prede di proprio gusto: il suo acuminatissimo sguardo è rivolto alle prede più appetitose. Della fauna minore e dei vegetali che chiudono la catena alimentare nelle varie vallette gliene importa in fondo assai poco. Si potrebbe dire, con un’altra metafora, che la sua visione è quella di un raffinato gourmet, poco preoccupato di cosa si mangi nelle trattorie di second’ordine, sprezzantemente indifferente all’esistenza dei fast food.

Autobiografica

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Giancarlo Tramutoli

di Giancarlo Tramutoli

Ho cercato il mio ego in un pagliaio

ho infilato una cruna d’ago nel culo di un cammello

che è schizzato a razzo bello-bello

senza dire una parola (del resto

non era mai andato a scuola).
Ho fatto 70 volte 7 ed è uscito 490

ho indossato un saio in un pollaio

e nell’aia ho ballato un hully-gully.

Gentilissimo Alfonso Berardinelli

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di Gianni Biondillo

“Col mondo del potere non ho avuto che vincoli puerili:
temevo le ostriche, e alle guardie lanciavo occhiate di sottecchi;
nemmeno di una briciola d’anima gli sono debitore”
(Osip Mandel’štam)

 

Gentilissimo Alfonso Berardinelli,
è con vero piacere che le scrivo questa lettera (glielo dico da subito, per non farle perdere tempo) colma di dubbi e vuota di certezze assolute.
Non parlerò della polemica in atto fra lei e due dei componenti di Nazione Indiana, Raos e Inglese (dei quali mi fregio di un’amicizia non solo intellettuale ma anche personale). Ci hanno pensato loro ad argomentare con sicura efficacia le loro controrepliche.

Babbo Natale

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Piero Sorrentino intervista Nicola Lagioia

Da pochi mesi è in libreria Babbo Natale. Dove si racconta come la Coca-Cola ha plasmato il nostro immaginario (Fazi editore, pagg. 150, 13 euro). Qui la scheda del libro.

Replica a Berardinelli

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di Andrea Inglese e Andrea Raos

Ringraziamo Alfonso Berardinelli per aver risposto sul “Foglio” alla nostra lettera aperta. Lo ringraziamo, senza alcuna ironia, perché ha dimostrato così di credere ancora nel valore del dibattito culturale. Ha dimostrato che il confronto ha senso anche quando si annuncia aspro e scomodo. Anche quando nasce da un blog letterario e non sulle pagine di un qualche quotidiano o periodico di grande tiratura. Anche quando è proposto da persone che non possono far valere gli stessi suoi titoli, ma solo la bontà o meno dei loro argomenti. Le risposte che ci dà non ci hanno comunque convinto, ma ci indicano un percorso da compiere. Ci sollecitano insomma ad approfondire le nostre ragioni, questo ruolo di “passeurs”, di “spalloni della poesia” che per pura passione ci siamo trovati ad assumere. Cercheremo di mostrare anche sulle pagine di Nazione Indiana il valore e l’interesse di una certa corrente della produzione poetica francese.

Contro la libertà di stampa

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di Elio Paoloni

Un paio di settimane mi sono collegato al sito di una rivista di fumetti e ho sbattuto il naso, in home page, contro una vignetta ripugnante. Non era molto diversa da altre che si vedono in giro, accompagnate magari da titoli di quotidiano altrettanto disgustosi. Mi sono soffermato sulla raffigurazione del papa a quattro zampe, cercando di individuare la “novità”, di rintracciare una sfumatura divertente, l’arguzia che ci fa ammirare le pasquinate. Per quanto mi sforzassi, però, quella vignetta muta non mi strappava neanche un sorriso. Non sono credente (almeno “credo”) e per decenni ho utilizzato argomentazioni anticlericali però quella vignetta mi ha dato fastidio.

1991, in un libretto top secret l’Italia sognata da Fininvest

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di Gian Paolo Serino 

(Ricevo dall’autore e volentieri pubblico questo pezzo uscito quest’oggi sul quotidiano La Repubblica. F.K.)

Un documento esclusivo: Le sfide per affrontare il cambiamento, è un libro sino ad oggi rimsasto “top secret”, stampato in pochissime copie dall’ufficio relazioni interne Fininvest, e destinato unicamente ai massimi dirigenti del gruppo, che dimostra come Silvio Berlusconi non sia sceso in campo nel Gennaio del 1994, come ha sempre dichiarato, ma sin dal 1991. Un progetto, quello di “Forza Italia” che conferma lo stretto legame tra il Premier e le sue aziende. Le accuse di aver creato un “partito azienda”, che il Cavaliere ha sempre ricusato,  trovano nelle pagine di questo pamphlet diverse ed inquietanti conferme.

L’altro

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di Franz Krauspenhaar

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Francesco salì sul treno della metropolitana alla stazione di Sesto Marelli dopo aver passato due tormentose ore da quel simpatico soggetto del dentista, il Massimo Sanpelli, uomo di mondo e fine dicitore nonché psicologo che gli raccontava le stranezze dei suoi clienti – e soprattutto delle clienti – così che una volta Francesco, finita l’ennesima iniezione alle gengive, gli aveva detto: “Ottimo materiale per un racconto”, e da allora il Sanpelli s’era gonfiato il petto per la soddisfazione di essere diventato uno dei fornitori ufficiali di personaggi coloriti di uno scrittore, uno che dappertutto andava a caccia di stranezze, caratteri, colori, suoni, forme, e una volta trovate quelle forme colorate strane e sonore le replicava sulle pagine dei suoi romanzi, e la cosa era riscontrabile spesso perché Francesco era uno scrittore prolifico, ogni anno sfornava un romanzo nuovo e così entro aprile il Sanpelli avrebbe letto il nuovo libro e riconosciuto un cliente nei panni probabilmente di un assassino seriale o di un poliziotto corrotto o di una puttana.

Luigi Ghirri e l’atelier di Giorgio Morandi

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di Mauro Baldrati

ghirri-04.jpgIl fotografo è un viaggiatore, un nomade: durante i suoi viaggi attraversa territori, li esplora, cerca di scoprirne i segreti. La mostra che è stata allestita nella saletta ottagonale del Museo Morandi di Bologna ospita il viaggio di un grande fotografo in uno spazio estremamente piccolo e chiuso, l’inaccessibile studio del pittore Giorgio Morandi, il suo ‘guscio’.

Gli intellettuali esistono per doversi giustificare e Berardinelli lo fa

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Questo articolo di Alfonso Berardinelli è stato pubblicato da Il Foglio il 2/2/2006 a pag. 2 e può essere letto in originale negli archivi del sito www.ilfoglio.it. Lo riproponiamo qui integralmente.
E’ la risposta alla Lettera aperta ad Alfonso Berardinelli di Andrea Inglese ed Andrea Raos.

UNA RISPOSTA AL BLOG NAZIONE INDIANA

Gli intellettuali esistono per doversi giustificare e Berardinelli lo fa

Qualche giorno fa è comparsa sul blog La Nazione Indiana una “Lettera aperta ad Alfonso Berardinelli” di Andrea Inglese e Andrea Raos. E questo in risposta al mio articolo del 29 dicembre scorso nel quale criticavo, dopo aver detto qualcosa di buono su Pasolini, una serie di poeti francesi da loro tradotti e presentati con un apprezzamento secondo me eccessivo. Da questa lettera di Inglese e Raos cito alcuni punti, a cui mi sembra doveroso replicare qualcosa.

Ecco che cosa si scopre passando in rivista le riviste letterarie

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Questo articolo di Alfonso Berardinelli è stato pubblicato da Il Foglio il 29/12/2005 a pag. 2 e può essere letto in originale negli archivi del sito www.ilfoglio.it. Lo riproponiamo qui integralmente.
In risposta all’articolo, su Nazione Indiana è stata pubblicata una Lettera aperta ad Alfonso Berardinelli di Andrea Inglese ed Andrea Raos.

DIVAGAZIONI CARTACEE DI FINE ANNO
Ecco che cosa si scopre passando in rivista le riviste letterarie

IL VERRI, LO STRANIERO, MICROMEGA E NUOVI ARGOMENTI, TRA UN PASOLINI BIPARTISAN E I DISCUTIBILI POETI FRANCESI

Una nuova collana di poesia

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di Gherardo Bortolotti e Michele Zaffarano

La collana ChapBook è uscita in questi giorni per la Arcipelago di Milano (www.arcipelagoedizioni.com) con quattro titoli:

1.Marte ha bisogno di terroristi / K. Silem Mohammad
2.62 unità di prosa scritte da malato / Rodrigo Toscano
3.Scusi, la strada per Pondicherry? / Jean-Michel Espitallier
4.Davy Crocket o Billy the Kid avranno sempre un po’ di coraggio / Olivier Cadiot

Si tratta di piccoli libretti con testo a fronte, a basso prezzo, che presentano ognuno un testo di un autore straniero inedito in Italia. Mohammad e Toscano sono statunitensi, Espitallier e Cadiot francesi.