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Cronache Pavesiane/ Nessun morda (in tre atti)

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Goya_Vieilles_ou_Temps_195_par_300.jpgImmagine,Goya

di
Francesco Forlani

Ouverture
In Dicembre, sfidando il tempo di una fila pazzesca e le paure delle autorità alle prese con la minaccia di una discesa in centro delle bande incendiarie della periferia Parigina, insieme a un’amica, sono andato a vedermi al Grand Palais la mostra dal suggestivo titolo:
“Mélancolie Génie et folie en Occident”
Di malinconico avevo ancora sul cappotto “Burberrys” , acquistato di seconda mano alla Roquette, solo i postumi del recente incontro col mio responsabile di conto alla BNP, Guillaume Lambert, che qui saluto. Eppure l’attesa fisica valeva quella psicologica, percorsa non solo da immagini di nuche davanti a me, ma anche dalla certezza che in quella stessa fila ci fossero più psicanalisti che a un convegno su Lacan.

Una lingua che “dice”

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di Gianni Biondillo

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È da sempre una (doverosa) ossessione filosofica dover cercare l’essenza di ogni cosa del creato. Ma è innegabile che l’ontologia sia una disciplina che molto ha caratterizzato il Novecento. Roman Ingarden, ad esempio, ne L’opera musicale e il problema della sua identità si chiedeva: dove sta l’opera musicale? L’esecuzione influisce sull’autonomia dell’opera? La musica, asseriva il fenomenologo polacco, ammette l’unicità dell’opera anche nella molteplicità delle esecuzioni perché la sua essenza stava, in soldoni, nello spartito musicale. Cosa dire allora di tutta la musica improvvisata (jazz, rock, ma anche classica), mai scritta su carta, e, per definizione, irripetibile, o sulla musica concreta impossibile da annotare sul pentagramma?

Che tutto torni

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di Stefano Zangrando

H. S.
in memoriam

Entrambi, all’improvviso, avevamo decisamente voglia di rivederci

All’inizio della scorsa primavera rividi finalmente Rachel, il più importante personaggio femminile dell’avventura metropolitana con la quale, quattro anni prima, avevo congedato la mia giovinezza. Fu un caso fortunato: l’avevo chiamata il sabato sera e mi aveva risposto da Lisbona, dov’era in vacanza con due amiche, dicendomi che il giorno dopo sarebbe arrivata in Italia, da sola, per lavorare una settimana sulle piste da sci. Non sentivo la sua voce da quasi due anni e mezzo.

Uno scrittore non è giovane, è uno scrittore

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di Luca Mastrantonio

Dal fantastico mondo dei blog letterari una modesta proposta nichilista. Su www.ilprimoamore.com, Tiziano Scarpa propone di abolire l’etichetta – di cui pure ha goduto quando era in un altro scaffale – di «giovane scrittore», un «espediente escogitato per indebolire la forza della scrittura ficcandola a forza dentro categorie generazionali, completamente astratte, senza nessun rapporto con la realtà. “Giovane scrittore”, “giovane scrittrice” sono marchi paternalistici che svolgono una doppia funzione» di «appetitosità commerciale» e «relegano le parole dei cosiddetti “giovani” in una specie di sacca secondaria, una serie B della letteratura e della società». Ha ragione da vendere, la giovinezza giovinezza primavera di belleeezza non può e non deve essere un valore in sé.

1° non singolo (sette poeti italiani)

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di Alfonso Amendola e Mariano Bàino

Esce in primavera il sesto volume dei Megamicri, la collana di poesia contemporanea pubblicata da Oèdipus Edizioni: “1° non singolo (sette poeti italiani)”. Una “non-antologia”, “un’antologia di meno” che presenta lavori di Alessandra Carnaroli, Giovanna Marmo, Giorgio Mobili, Angelo Petrella, Laura Pugno, Angelo Rossi e Antonello Tolve (introdotti da Aldo Nove, Tommaso Ottonieri, Clelia Martignoni, Mariano Bàino, Cecilia Bello Minciacchi, Giancarlo Alfano e Massimiliano Manganelli). Ringrazio i due curatori, autori della prefazione pubblicata di seguito, per il permesso di riproduzione.
P.S.

Dentro la gabbia d’uno zoo

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di Luciana Sica 

 zoo isabella santacroce.jpg(Ricevo da Massimiliano Governi e pubblico questa recensione uscita oggi su “Repubblica”. F.K.)

Isabella Santacroce è una che sa scrivere, anche se i suoi lettori e una buona fetta della critica ne riconoscono il talento mentre per altri – che la detestano, un po´ a prescindere – continuerà in eterno ad essere una mezza calzetta. E invece, la cifra linguistica spiccatamente personale ne fa un´autrice, la sua è una scrittura densa che altalena tra lirismo poetico e violenza espressiva, sempre in bilico tra una dolcezza estenuante e una crudezza che a tratti sconcerta. «Ipnotica, incantatoria, stupefacente», erano non a caso gli aggettivi usati da Cesare Garboli, che non esitava a definirla «una prosatrice di altissima qualità».

Cronache Pavesiane / Che tempo fa?

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di
Francesco Forlani

Io sono il numero sei, in famiglia. Se mi dicono “Sei” penso subito a Giacinto Facchetti. Ho sempre trovato l’eleganza di questo giocatore leggendaria insieme a quella del barone, Causio. Insomma il sesto figlio di una famiglia in cui padre e madre erano poco meno che ventenni durante la guerra. Anni settanta. Lavoravano entrambi e allora per tenerci a bada, sin dagli anni cinquanta, ha integrato la famiglia Assunta, detta Susunta, e per noi bambini Susù, come Pelè, Canè, Vavà.

La solitudine di Travis Bickle

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di Franz Krauspenhaar 

 855_taxi.jpgSono passati trent’anni da quell’unica volta che mi capitò di andare al cinema con i miei genitori, che erano ancora giovani: mio padre aveva ancora tutti i capelli neri e mia madre era bionda ed era ancora una bella donna; andammo a vedere Taxi Driver; l’altra notte non riuscendo a dormire e facendo zapping forsennatamente ho trovato, per un miracolo palinsestico, uno spazio d’interesse vero in quel turbinare in senso spesso contrario di canali inutili, e ho rivisto il film su Retequattro, rimanendo sveglio e fisso davanti al piccolo schermo come l’Alex di Arancia Meccanica, con gli occhi sbarrati, stanchi, brucianti, fino alle due e mezza del mattino; e dopo ho fatto fatica ad addormentarmi; e nel dormiveglia i temi dell’acqua, del sangue, delle luci artificiali, i colori accesi del fotografo Michael Chapman ricorrevano pulsanti nel sottosuolo della mia testa; ed è stato bello ma ancora una volta doloroso rivedere Taxi Driver, per l’ennesima volta; perché ogni volta che lo rivedo scopro qualcosa di tremendo che non ho ancora visto prima; è un pugno da K.O. ogni volta, che si rivela più duro per l’appunto ogni nuova volta.

Le macchine liriche: sei poeti francesi della contemporaneità (3)

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Terza e ultima parte (Dubois, Suchère) del dossier sulla poesia francese contemporanea apparso su “Nuovi argomenti”, cominciato qui e proseguito qui.

Sete di digiuno/Consolata Chiantelassa

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Giovanna Giolla mi ha telefonato per parlarmi di questo libro. Credo proprio che lo leggerò. Lei ne ha scritto su Repubblica. Ne parliamo qui?
effeffe

Quando soffri psicologicamente, pensi che nessuno capisca.
E’ stato tanto tempo fa. Adesso sono guarita.
Oggi sono entrata alla Libreria Scientifica di via Visconti di Modrone 8. Un libro mi ha catturato immediatamente: “Quando io vedevo suoni” di Consolata Chiantelassa.

La lingua provvisoria

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mg1287gen06.jpgDi Andrea Inglese

Giacomo Sartori ha pubblicato su NI una risposta a un articolo di Massimo Rizzante, sottolineando i diversi ostacoli contri i quali urta il romanziere italiano, condannato ad una lingua e ad un paesaggio culturale determinati. Vorrei estendere questo dialogo all’ambito della poesia. Ma anche mostrare un particolare approccio a quella lingua sui generis che è la lingua di “traduzione’.

La traduzione come critica della cultura
In un articolo del 1947 apparso su “L’Unità” (1), Pavese ripercorreva le ragioni della propria e della altrui attività di traduttore, svoltasi nel decennio dal Trenta al Quaranta, durante il fascismo. In poche pagine, egli chiarisce non solo l’esperienza circoscritta dell’intellettuale antifascista in lotta sorda contro il regime, ma fornisce una chiave di lettura più ampia per comprendere l’esigenza di tradurre letteratura in circostanze storiche che si possono ripresentare in luoghi e tempi diversi.

Epifanie amorali

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di Giorgio Tesen

La macinatrice di Massimiliano Parente è stato pubblicato nel giugno del 2005 dalla casa editrice peQuod. L’autore, trentacinquenne alla sua quarta opera, scrive per il settimanale di cultura “Il Domenicale” e, come recita una nota nel risvolto di copertina del volume “non è un giornalista”. C’è da aggiungere che l’autore pubblica un romanzo in un momento critico della produzione letteraria degli autori appartenenti alla sua generazione, critico perché negli ultimi due anni, sotto i colpi di un mercato letteralmente invaso dalle saghe epiche di hobbit & maghi e malgrado l’imperversare di codici & graal in salsa pariglia con vere e proprie ‘sezioni’ di librerie monotematicizzate, si è sviluppata una sensibilità del lettore nei confronti di romanzi come questo, buon segno anche perché il romanzo in questione non è l’esordio di un autore esordiente.

Febbraio a Bisaccia

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di Franco Arminio

la bella luce di febbraio.
quest’anno è mancata anche quella.
febbraio è stato avvolto e avvilito
da questa luce vecchia, dicembrina.
prima della fugace primavera
bisogna aggirare il muro di marzo
e le montagne russe dell’aprile.
il paese non è più la belva
di un tempo,
la bocca sdentata, l’umore spento,
sembra che più nulla ormai lo scuota.
io qui sono un fantasma
dentro la testa e dentro la mia casa,
mi sento come una madre
che guarda in una culla vuota.

 

Pane e Quotidiani

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Gigi Moncalvo, il giustiziere della rete querela i blog
di Adriano Padua

E’ dovere di ogni buon giornalista la difesa della libertà d’espressione. Gigi Moncalvo,capostruttura di Raidue ed ex direttore del quotidiano “La Padania”, ha un modo alquanto singolare di adempiere a questo dovere. Si prende la libertà di ostentare e maneggiare un’arma, seppur finta, durante la stessa trasmissione televisiva che apre e chiude facendosi il segno della croce. Ha firmato prontamente l’appello dell’associazione Articolo 21 per ricandidare Giuseppe Giulietti, noto per le sue battaglie contro la censura. Chiunque però scriva su uno delle migliaia di blog presenti nella rete internet, ed abbia ultimamente parlato di lui, in questi giorni comincia a temere l’arrivo a casa delle forze dell’ordine, per recapitargli una querela per “diffamazione a mezzo sistema informatico”.

A gamba Tesa/ Raiz

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DIETRO IL SUO CHADOR

di
Raiz

Il Grand Hotel Meridién Le President di Dakar, Senegal, è un palazzone in mezzo ad un giardino di palme e mangrovie alla periferia della città. A dispetto del nome altisonante e malgrado sia de facto il miglior albergo di questa capitale, è una struttura che sembra sempre sul punto di scomparire sotto i colpi del clima avverso.
Rispetto ai suoi omologhi al di qua del Mediterraneo non manca di nulla, ma la costante puzza di umido, il divieto di bere l’acqua dei rubinetti e gli scarafaggi che escono dai tubi del bagno sono un monito costante dell’Africa a questo corpo estraneo, tipica enclave europea che lotta per la sopravvivenza a suon di condizionatori, gruppi elettrogeni e guardie giurate.
Io e gli Almamegretta vi siamo stati ospiti nel 1998 in occasione di un concerto organizzato dalla Fao che aveva per obiettivo lo scambio interculturale tra Italia e Senegal in un momento in cui molti senegalesi attraversavano i nostri confini nazionali in cerca di reddito; per noi che avevamo messo al centro del nostro progetto musicale lo scambio tra culture diverse, fare questo viaggio a ritroso era quanto mai stimolante.

Lo scrittore intelligente

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di Sergio Garufi

dfw-sized.jpgPer lungo tempo ho creduto ciecamente all’interpretazione ufficiale di David Foster Wallace. Wallace è il Musil del terzo millennio!, l’ultimo grande mostro sacro della letteratura mondiale!, la mente migliore della mia generazione!, un classico contemporaneo!, un temporale d’intelligenza! E’ curioso come si possa dar credito per anni a queste panzane, come ci si lasci così facilmente gabbare dalla più enfatica propaganda critico-letteraria; eppure il carattere scopertamente agiografico delle interviste in ginocchio e delle recensioni adoranti avrebbe dovuto svelarne subito l’esagerazione e l’inconsistenza. Forse, ciò che gli nuoce maggiormente è proprio questo culto della personalità, questa canonizzazione in vita (Wallace santo subito!), per colpa della quale di una promettente parabola artistica si è fatto carne da macello accademico, materia per tesi di laurea ed encomi solenni. Ed è naturale che, giunti a questo punto – cioè al punto in cui il suo nome non si può più discutere, perché appartiene al pantheon dei grandi pur avendo poco più di 40 anni, e quindi esige uno spirito acritico, un atteggiamento fideistico di prona devozione -, oggi esprimere delle riserve su Wallace risulti blasfemo, equivalga a sputare nell’acquasantiera, tanto più se si intende intaccare il mito fondante sul quale è basata l’unanime ammirazione dei lettori: la sua prodigiosa intelligenza.

Qui non ho pianto

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di Christian Raimo

Quando mi risveglio dall’anestesia senza braccio, la prima cosa che penso è che se mi scappa da pisciare d’ora in poi dovrò tenere il pisello con il braccio destro, e non l’ho mai fatto. La stanza del limbo postoperatorio è illuminata da una luce avvolgente e materna, e anche il ronzio del neon ha un languore tutto familiare. Sono sdraiato su un letto da ospedale grande e rettangolare; mi hanno lasciato qui da solo, a contemplare i miei sensi ancora attutiti, che si risvegliano a poco a poco, il liquido anestetico è ancora in circolo, e io: mi sento così bene.

Poesia sporca

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di Ferreira Gullar

La città è dentro l’uomo
quasi come l’albero vola
nell’uccello che lo lascia.

[ traduzione misteriosa]

Le macchine liriche. Sei poeti francesi della contemporaneità (2)

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mg1224gen06.JPG A cura di Andrea Inglese e Andrea Raos

(Continuiamo la pubblicazione dei poeti francesi – Hocquard, Portugal, Tarkos – iniziata qui)

Emmanuel HOCQUARD. Nato nel 1940. Tra i suoi libri più recenti : Théorie des tables (1992), Un test de solitude (1998), L’invention du verre (2003), tutti pubblicati da POL. Ha tradotto Charles Reznikoff, Antonio Cisneros, Natacha Strijevskaia, Michael Palmer, Fernando Pessoa.

Il discrimine

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di Francesco Pecoraro

berlusconipique.jpgLo so che tornare e ritornare sempre sulla stessa questione può alla fine darci la nausea.
Ma il “mistero del presente” non ammette scorciatoie, tollera male le sintesi affrettate, richiede una continua messa a punto delle argomentazioni, fino al rischio della noia.
Ritorno sulla questione del rapporto tra Berlusconi (inteso, più che come una persona, come un “Pacchetto operativo completo”) e gli intellettuali italiani.

La Prima Fiamma

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del
maestro Furlen

francesco forlani tedoforo con scorta La sveglia è alle cinque e mezzo. L’incontro alle ore sei in corso Belgio novanta. In corso Belgio novanta per Torino 2006. La torcia non si deve spegnere nemmeno sotto pioggia, neve e vento fino a 120 km/h e il fuoco che sprigiona non deve superare i 10 cm d’altezza con un’autonomia di 15 minuti. Alta 765 mm, 108 mm di diametro e 1,850 kg di peso, è prodotta in 12.000 esemplari numerati. Mitico!! Furlen tedoforo!